Creato da io_david il 09/04/2007

il sole e le stelle

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Post N° 37

Post n°37 pubblicato il 21 Aprile 2007 da io_david

Stanotte è notte senza senso. Gli odori della cera arrivano alle narici, infastidendo il fumo delle canne. È da mezzora che ho voglia di vomitare. Una serata bastarda e sciropposa di niente. Le “Ceres” calde come piscio di lucertola e gli occhi addormentati fin dall’inizio. Ho solo voglia di vomitare e, porca puttana, non ci riesco. Mi tengo tutto dentro, mi sento ingolfato con un malloppo a tappo sullo stomaco. Uno schifo di nottata. Michi, la gatta dell’ultimo scorcio di follia, è ormai nel pensiero del suo medico preferito (o è commercialista?) ed è inutile guardare il display del cellulare, che tanto non ci trovo neanche la solita parola di sconforto. Sarà partita come al solito, urlante di festività familiari e di coccole rapprese. I compagni ormai si sono venduti tutti allo spettacolo della tristezza, compreso Don Chisciotte. Ed io invece sono qui a sognarmi il mattino, che la luce del mattino mi ha sempre sconvolto, eppure stanotte mi fa bene sognarla e aspettarla. Una notte che non mi piace, che sembra tutti dobbiamo divertirci ed a me, se mi devo divertire a comando, la cosa mi dà il voltastomaco e mi sale la nausea in bocca. Ho solo voglia di fumarmi un sigaro di quelli di quando il Fidel era tutto d’un pezzo e chiacchierava per ore intere, sfolgorandosi di quel rum micidiale e del fumo di una intera locomotiva, non questo vecchio moribondo, che si fa riprendere tentennante e gonfioso dalle telecamere della compiacenza. Che sembra lui di essere nel gobbo sconvolgente di una fiction di gusto scadente. Serie b, cazzo di una fine. Un sigaro ed un vomito da farmi rinascere nel fondo di un gabinetto senza speranza di pulizia. È una notte di strane follie. Tom concentra la sua attenzione sul flusso del vento e conta i denti alle bocche delle zucche illuminate, in fila perfetta sulle mensole e tra le bottiglie polverose di vini di infido benessere. E intanto mi parla di questa ultima conquista rumena, che è badante, ma sembra una troia. Ed io sono con lui a giocarmi sulla strada delle poesie tutta la sua credibilità di musicista in panne. Voglio dirgli che la sua ultima sonata di flauto mi fa il solletico al colon. E glielo dico, ma lui sta ridendo che è uno spettacolo. Grrrrrrrr, che schifo, neanche la provocazione va di moda. Ma sono tutti matti questi qui o sono io che ho rotelle che vanno a tre cilindri? Ho paura della risposta. Anzi ho terrore, autentico terrore doc. Però ho voglia di vomitare tutto il disprezzo per questa festa che non capisco, che vorrei cancellare dal senno della gente. Macchè, non ci riuscirò mai. Che niente è più gradito di quello che non ha significato. Così mi circonda e mi circonderà fino alle 6 del mattino, quando ci cacceranno a pedate dalla nebbia di questo incubo di posto. Eppure, come dice la saccente parlantina della Gioia, quasi professoressa di Storia, le origini sono nobili e complesse. Si, ma a me sta cosa non mi tocca, che conosco solo questa roba qui, della moltitudine, che è andare in giro bardati come folgori notturne a rompere le sacre serate di noi poveri cristi. Che con questo gruppuscolo di disadattati al mondo intero, da una vita mi accompagno cercando una strada giusta verso la santità. Senza trovarla, naturalmente. Ma una cosa l’ho capita: chi è santo dovrebbe sentirsi leggero e lirico e pulito ed invece mi sento il rigurgito della vodka di Finlandia, la migliore, e questa voglia di vomitare l’anima in fiamme. Eppure mi scorazzo, che ne ho ancora la forza, nella parte più buia del locale e ti scippo la paglia che ti penzola dalla bocca, per ritrovare il gusto di un fumo industriale e tabacchinico. Che sono 16 anni che non fumo più ‘sta roba, limitandomi al fumo delle mie cattedrali. Mi pare, adesso, di respirare cose proibite ed invece è solo una marlboro e per giunta light. Così mi giro verso il fondo del supergruppo, giocando di mistero e di prospettiva. Che faccio? Mi resta in fondo e mi muove assai lo sghiribizzo di voler mollare tutto il contenuto dello stomaco, stanotte, perché è una notte che non mi soddisfa e che odio e poi questo accecamento generale mi sta sulle punte. Mah. Quasi quasi vomito davvero. Fanculo........ Strafottiti.

 
 
 
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fino all’agognata agonia.
Io
come disse quel tale
“preferisco il rumore del mare”
(e scherzare)
come mi piace e pare.immagine
 

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