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CONSIGLIO DELLA SETTIMANA: NELLE TV OCCHIO AL TEMPO DI RISPOSTA

Post n°34 pubblicato il 19 Gennaio 2010 da Tekno_SHOPPER

Certo che stiamo diventando tutti un po' complicati, non vi pare? Sì perché effettivamente quando bisognava acquistare una TV un tempo bastava che si vedesse bene. Oggi... si salvi chi può: oggi guardiamo contrasto, angolo di visuale, frequenza di aggiornamento e chi più ne ha più ne metta.

Però noi non ci arrendiamo. Già! noi vogliamo restare senza dubbio sulla cresta dell'onda, e perciò facciamo anche i pignoli, e oggi in modo particolare. Perché? Perché vogliamo fare i conti in tasca ad una caratteristica assai peculiare dei più moderni flat TV: il famoso tempo di risposta.

Anzitutto vediamo cos'è: è infatti il tempo occorrente per completare il ciclo del frame ed essere pronto per il successivo, senza interferire con la frequenza di aggiornamento. Andiamo sul pratico. Prendiamo una normalissima lampadina ad incandescenza, la più classica, ed immaginiamo che sia un pixel. L'accendiamo, quindi la spegnamo. Che cosa stupida è questa direte, ma aspettate un attimo: se ci avete fatto caso, la lampada non si spegne immediatamente, vero? Cioè potremmo dire che da quando abbiamo tolto energia "ci mette un po'" a spegnersi. Ora, se volessimo rispettare i suoi tempi, prima di poterla riaccendere dovremmo aspettare che si spenga completamente. Il pixel funziona più o meno nello stesso modo. Solo che se si riaccende prima che si sia spento completamente, l'immagine presenterà un fastidioso effetto scia. E' quindi assolutamente importante che il processo di accensione e spegnimento del singolo pixel sia la più reattiva possibile, ma entro comunque alcuni limiti di accettabilità.

Ora, e qui stà il nocciolo del nostro disquisire odierno: qual'è il limite di accettabilità? La risposta è molto semplice: dipende dalla famosa frequenza di aggiornamento detta anche di refresh. Per capire meglio entriamo ancora di più nello specifico spiegando meglio anche cos'è quest'ultima. Per semplificare parecchio, senza peraltro dire stupidaggini, diciamo che è il numero di fotogrammi al secondo che vengono generati e riprodotti, e si misura in Hz (Hertz, oscillazioni al secondo primo). E' assolutamente chiaro a questo punto che ad una frequenza di aggiornamento corrispinderà un tempo di risposta che definiremo "necessario e sufficiente" per evitare difetti di percezione dell'immagine (tipicamente l'effetto scia), e in ogni caso rende anche evidente che un TV performante deve avere valori proporzionatamente performanti in modo imprescindibile.

Ma chiariamo con qualche esempio. Anzitutto per chiarire i termini diciamo subito che un Tv nasce di base con una frequenza di refresh di 50 Hz, che altro non è che quella della corrente elettrica distribuita in Italia. Nei vecchi CRT qesto era la norma in quanto il tubo catodico è di fatto un'enorme lampadina. Frequenze più elevate si ottengono pertanto "artificialmente", cioè né più né meno che con il software. In pratica il processore va a generare veri e propri fotogrammi intermedi, tanti quanti ne occorrono per replicare la frequenza voluta. Pertanto su un 100 Hz avremo un fotogramma artificiale su due, su un 200 Hz tre su quattro, su un 400 Hz sette su otto e su un 600 Hz undici su dodici. Tutto questo in definitiva corrisponde a 100, 200, 400, 600 fotogrammi al secondo. Quanto sarà pertanto il tempo di risposta necessario e sufficiente? Basta dividere un secondo per la frequenza di aggiornamento, ovvero 1/100, 200, 400, 600. Si ottenrranno così i ripettivi TNS: 10, 5, 2,5 e 1,7 ms (millisecondi: millesimi di secondo). Ciò vuol dire che per ciascun caso qualora vi fosse un tempo di risposta migliore, diremo che non guasta, ma nel contempo non serve. Ecco il punto, ed ecco perché per esempio sia Sharp che Samsung si siano fermato a 4 e 5 ms rispettivamente, quindi ottimi per ciò che necessita, in quanto Sharp lavora a 100 Hz (TNS 10 ms) e Samsung serie 8000/8100 a 200 Hz (TNS 5 ms, uguale all'effettivo quindi assolutamente adatto). Guarda caso invece per esempio Philips va dai 3 ad 1 ms rispettivamente per i 100 e 200 Hz di lavoro. Tanto di cappello, ma non serve allo scopo finale.

Tutto questo per evidenziare ancora una volta come certe cose vengano troppo spesso strumentalizzate ad hoc per far apparire un prodotto migliore di un altro, quando magari non è percettibile in quanto non necessario, se non per far aumentare il prezzo. E per la cronaca, quando vediamo un film ci tocca vederli come ce li passano. Una pellicola viaggia a 24 fotogrammi al secondo (24 Hz). Ecco perché anche al cinema le immagini veloci si percepiscono a scatti. A questo non c'è rimedio. Gli unici che han fatto qualcosa sono quelli di Sony con la serie Z5500 LCD che si autoadatta a questa particolare situazione.

Alla prosssima

Tschuss

 
 
 
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