Creato da SERGIOSIMONI il 22/09/2008
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Bidelli e Carabinieri »

IL MIO MAESTRO UNICO

Post n°1 pubblicato il 22 Settembre 2008 da SERGIOSIMONI

Il mio maestro unico

 

Anch’io ho avuto un maestro unico. Era un bravo maestro.

Di lui mi ricordo tante cose: una in particolare mi ha accompagnato per tutta la vita.

Era una giornata di sole in primavera avanzata.

Dieci minuti prima di mezzogiorno ci ha accompagnati fuori in cortile. Non capitava spesso.

Anche la ginnastica la facevamo tra i banchi: ci faceva alzare in piedi, ognuno di fianco al proprio banco, e ci faceva una serie di esercizi per la mobilità articolare.

Quel giorno ci portò fuori, ci dispose in modo che ognuno potesse vedere la propria ombra e poi ci fece aprire le braccia.

A mezzogiorno in punto ci disse:

- Ora il sole è sopra di noi. Guardate la vostra ombra: il sole è a sud. L’ombra della vostra testa vi indica il nord, il braccio destro è l’est e il braccio sinistro è l’ovest.

Poi tornammo in classe e, guardando la cartina dell’Italia, ci fece aprire nuovamente le braccia e ci spiegò che quella cartina era stata fatta con la stessa logica: guardando verso Nord e girando le spalle al Sud, con l’est a destra e l’ovest a sinistra.

Da allora quando guardo una cartina mi accorgo che porto sempre dentro di me quella spiegazione che ha un profondo significato metaforico: le spiegazioni del mio maestro (“unico”) hanno lasciato il segno dentro di me.

Dalla storia alla geografia, dall’italiano alla matematica ciò che so è stato il naturale sviluppo di quanto ho appreso negli anni delle elementari.

 

Anche mia madre era maestra e di lei mi ricordo tante lezioni: a casa non smetteva di essere maestra ed ogni situazione era per lei una occasione per insegnare e per me per apprendere.

Mia nonna mi ha insegnato a non lasciare niente nel piatto (altra grande metafora) e a dire con lei il rosario in latino; avevo appena imparato che subito ho dovuto imparare a dire le orazioni in italiano.

Mio nonno era analfabeta. Anche di lui mi ricordo alcune lezioni: mi ha insegnato a giocare a carte, mi ha insegnato che si può vivere anche essendo ignoranti, ma che è meglio essere istruiti.

 

E così sono diventato anch’io maestro, ma non sono mai stato un maestro unico.

Non erano più i tempi del maestro unico.

Era la fine degli anni settanta, la L.517 (la legge delle classi aperte, delle schede di valutazione, dell’inserimento degli handicappati) era appena entrata in vigore e, tramite il lavoro di team, le attività didattiche vissero una intensa stagione di sperimentazione.

Si facevano i gruppi di lavoro con le più disparate attività (dalla creta allo sbalzo del rame, dalle danze popolari al laboratorio teatrale, dalle ricerche sul territorio all’orto didattico, dal laboratorio fotografico alle settimane verdi); si sperimentavano attività per gruppi di livello alternate ad attività di recupero di gruppo ed individualizzato; molte attività si svolgevano a classi aperte.

Molte di queste attività hanno trovato nuova linfa nell’uso delle nuove tecnologie che dagli anni novanta in poi si sono diffuse nelle scuola elementare: dall’uso delle macchine fotografiche digitali alle riprese video, dai primi personal computer all’uso di internet.

 

Nella scuola di oggi, dove io faccio il Dirigente Scolastico, la pluralità docente è lo strumento attraverso il quale l’offerta formativa si fa più ricca ed articolata. Grazie alla presenza di diversi insegnati è possibile offrire numerose possibilità di crescita.

Nella  mia scuola, nel 2008, i bambini apprendono molte più cose di quelle poche ed essenziali che si apprendevano un tempo:

  • Dalla prima alla quinta si impara l’inglese: con un approccio didattico centrato sulla comunicazione orale l’apprendimento della lingua si articola in una organizzazione che, partendo da una sola ora settimanale in classe prima, arriva alle 3 ore settimanali in terza, quarta e quinta. 

  • Tutte le classi usufruiscono del laboratorio di informatica: anche qui si parte da un uso strumentali con semplici programmi di scrittura fino alla costruzione di ipertesti e all’utilizzo delle enormi potenzialità che il personal computer consente.

  • Tutti gli alunni svolgono attività motorie: partendo da un approccio psicomotorio ed attività di acquaticità in piscina nelle prime classi, si arrivano a sperimentare attività presportive diversificate nelle classi conclusive (dallo sci da fondo, alla pallamano, dal tennis al minivolley)

  • Le classi terze e quarte sviluppano un progetto di educazione ambientale con interventi di esperti in classe ed uscite con percorsi didattici sul territorio.

  • In tutte le classi si organizzano uscite didattiche con visite a musei, monumenti, aule didattiche decentrate ed i ragazzi intraprendono percorsi didattici presso teatri, centri culturali, chiese, parchi e strutture culturali ed artistiche del territorio.

Tutte queste attività sono un importante arricchimento formativo che consente ai ragazzi, una volta rientrati in classe, di rielaborare le esperienze vissute.

 

Forse chi vuole il maestro unico non sa tutto questo o, se lo sa, pensa che tutto questo sia tempo perso; forse si pensa che gli insegnanti che accompagnano i ragazzi in piscina o al museo siano dei “fannulloni” che, pur di non stare in classe a fare un dettato, cercano un modo diverso di “perdere il tempo”.

Svolgere le attività didattiche che ho descritto è molto più faticoso che restare in classe a fare il dettato, ma è questo il modo nuovo di fare scuola: è questo che ha consentito alla nostra scuola elementare di primeggiare nelle classifiche europee.

Ci vogliono far credere che un ritorno al passato, con alcuni forti segnali come il grembiule ed il voto in condotta, sia la soluzione ai problemi della scuola italiana.

Io che ho avuto un maestro unico (a cui so di dovere larga parte delle cose che ho imparato) credo che questo sarebbe soltanto un grande passo indietro.

 

Io invito il ministro Gelmini a trascorrere una giornata nella mia scuola.

So che ci sono scuole in Italia dove l’ampliamento dell’offerta formativa si riduce alla mezzora quotidiana in più dalle 12.30 alle 13.00, senza mensa e senza attività didattiche decentrate. E questo il modello che si vuole generalizzare?

Nella mia scuola il raddoppio dell’organico del Tempo Pieno è quello che ci vuole per assicurare 2 maestri unici ad ogni classe. Le 40 ore non sono soltanto un raddoppio del tempo scuola, ma sono ore piene di attività formative.

 

Vogliamo azzerare questi 40 anni di tempo pieno e tornare alla scuola di 50 anni fa?

 

A proposito… mi sono dimenticato di dire che il mio maestro (maschio) abitava all’ultimo piano della scuola;  che il bidello, che pure abitava nella scuola, nel pomeriggio intratteneva i bambini che tornavano a giocare nel cortile della scuola; … ah dimenticavo anche di dire che nessuno aveva la televisione in casa e al giovedì si andava al bar a vedere Lascia o raddoppia.

E’ questo che si vuole? 

 

Sergio Simoni 

 

 

 

 
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