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SCUOLA DI HOGWARTS

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prof. SHADOW

Direttrice della Casa

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e Babbanologia

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e Divinazione

prof. BLOSKY1974

Direttore della Casa

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e Creature Magiche

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Hogwarts

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 

 

 
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Cap 15...2°part

Post n°109 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

“Silente ha detto davanti a me che non aveva mai dato per scontato di conoscere tutti i segreti di Hogwarts. Ti ripeto che se c’è un posto in cui Vol…” “Ohi!” “TU-SAI-CHI, allora!” Gridò Harry, spinto al limite del suo autocontrollo. “Se c’è un posto che è stato davvero importante per Voi-Sapete-Chi, quello è Hogwarts!” “Oh, dai, andiamo,” lo schernì Ron, “La sua scuola!?” “Sì, la sua scuola! E’ stata la sua prima vera casa, il posto che dimostrava che lui era speciale, era tutto per lui e anche dopo che se n’era andato…” “E’ di Tu-Sai-Chi che stai parlando, vero? Non di te?” chiese Ron. Stava giocherellando con la catena dell’Horcrux attorno al suo collo: Harry fu colpito dal desiderio improvviso di afferrarla e strangolarlo. “Tu ci hai detto che Tu-Sai-Chi chiese a Silente di dargli un lavoro dopo che ebbe finito la scuola” disse Hermione. “Esatto” disse Harry. “E Silente penso che lui volesse tornare soltanto per cercare qualcosa, probabilmente un altro degli oggetti appartenuti ai fondatori, per trasformarlo in un altro Horcrux?” “Sì,” disse Harry. “Ma non ha mai avuto il lavoro, no?” disse Hermione. “Quindi non ha mai avuto la possibilità di trovare un oggetto dei fondatori e di nasconderlo nella scuola!” “Ok, allora,” disse Harry, sconfitto, “Lasciamo stare Hogwarts.” Senza nessun’altra idea, viaggiarono fino a Londra e, nascosti sotto al Mantello dell’Invisibilità, andarono in cerca dell’orfanotrofio dove Voldemort era stato cresciuto. Hermione rubò in una biblioteca e scoprì dai registri che il posto era stato demolito anni prima. Visitarono la zona e ci trovarono un palazzo d’uffici. “Potremmo provare a scavare nelle fondamenta…” suggerì Hermione semi esitante. “Non avrebbe nascosto qui un Horcrux,” disse Harry. Lo aveva saputo dall’inizio: l’orfanotrofio era stato il posto da cui Voldemort era stato sempre deciso a scappare; non avrebbe mai nascosto qui un pezzo della sua anima. Silente aveva mostrato ad Harry che Voldemort cercava la maestosità o una certa aura mistica nei suoi nascondigli; questo angolo dimesso e grigio di Londra era quanto di più lontano da Hogwarts si potesse immaginare o dal Ministero, o da un edificio come la Gringott, la banca dei maghi, con le sue porte dorate e i pavimenti di marmo. Anche senza nessuna nuova idea, continuarono a muoversi attraverso la campagna, piantando la tenda in un posto diverso ogni notte, per sicurezza. Ogni mattina si assicuravano di aver rimosso ogni indizio della loro presenza, poi partivano alla volta di un altro posto solitario e isolato, spostandosi con la materializzazione verso altri boschi, nelle crepe ombrose delle cime dei monti, nelle brughiere violette, sui crepacci coperti di ginestre e, una volta, in una baia sassosa e nascosta. Ogni dodici ore circa si passavano l’Horcrux, come se stessero giocando una qualche lenta e perversa versione del gioco delle sedie, nella quale temevano il fermarsi della musica, perché in cambio avrebbero ricevuto dodici ore di paura crescente e di ansia. La cicatrice di Harry continuava a pizzicare. Succedeva più spesso, notò, quando aveva addosso l’Horcrux. A volte non riusciva a evitare di reagire al dolore. “Che c’è? Che cosa hai visto?” domandava Ron, ogni volta che vedeva Harry fare una smorfia. “Un viso,” mormorava Harry, ogni volta. “La stessa faccia. Il ladro che ha rubato da Gregorovitch” E Ron si girava, senza fare alcuno sforzo per nascondere il suo disappunto. Harry sapeva che Ron sperava di avere qualche notizia della sua famiglia oppure del resto dell’Ordine della Fenice, ma, dopo tutto, lui, Harry, non era mica una specie di radio; riusciva a vedere solo quello che Voldemort pensava in quel momento, non poteva sintonizzarsi su qualunque cosa volesse. Apparentemente, Voldemort continuava ad affannarsi senza tregua sul volto dello sconosciuto giovane dalla faccia allegra, il cui nome e la cui posizione, Harry ne era sicuro, Voldemort non conosceva più di lui. Dato che la cicatrice continuava a bruciare e l’allegro ragazzo biondo ad ondeggiare allettante nei suoi ricordi, Harry imparò a nascondere ogni segno di dolore o di fastidio, dal momento che gli altri due non facevano che dimostrarsi impazienti alla minima menzione del ladro. Non che potesse del tutto biasimarli, visto quanto erano tutti alla disperata ricerca di un indizio che li portasse verso gli Horcrux. Mentre i giorni si trasformavano in settimane, Harry cominciò a sospettare che Ron e Hermione avessero delle discussioni senza e a proposito di lui. Diverse volte si erano zittiti improvvisamente quando Harry era entrato nella tenda e, per due volte, li aveva trovati raccolti a poca distanza da lui, con le teste vicine mentre parlavano svelti e sottovoce. Entrambe le volte avevano smesso di parlare appena si erano accorti che Harry si stava avvicinando e si erano affrettati a sembrare occupatissimi nel cercare legna o acqua. Harry non riusciva a smettere di pensare che avessero accettato di seguirlo, in quello che ora sembrava un inutile e caotico viaggio, perché pensavano avesse qualche piano segreto che avrebbe rivelato loro strada facendo. Ron non faceva nessuno sforzo per nascondere il suo pessimo umore e Harry cominciava a temere che anche Hermione fosse piuttosto irritata dalla sua guida inadeguata. In preda alla disperazione, cercò di pensare ad altri luoghi dove trovare gli Horcrux, ma il solo che continuava a venirgli in mente era Hogwarts e, siccome nessuno degli altri pensava fosse possibile, smise di suggerirlo. L’autunno avanzava sulle campagne mentre le attraversavano: ora piantavano la tenda su tappeti di foglie cadute. Nebbie naturali si unirono a quelle prodotte dai Dissennatori; il vento e la pioggia si aggiunsero agli altri fastidi. Il fatto che Hermione fosse diventata più brava a identificare i funghi commestibili non poteva più compensare il continuo isolamento, la mancanza della compagnia di altre persone o la loro totale ignoranza di quello che stava succedendo nella guerra contro Voldemort. “Mia madre,” disse Ron una sera, mentre sedevano nella tenda, sulla riva di un fiume nel Galles, “può far apparire cibo buonissimo dal nulla” Punzecchiò di malumore i pezzi di pesce carbonizzato e grigiastro nel suo piatto. Harry lanciò automaticamente un’occhiata al collo di Ron e vide spuntare, come si era aspettato, la catena dorata dell’Horcrux. Riuscì a combattere l’impulso di insultare Ron, il cui atteggiamento sarebbe, lo sapeva, migliorato un po’ quando fosse arrivato il momento di togliersi il medaglione. “Tua madre non può far apparire cibo dal nulla,” disse Hermione. “Nessuno può. Il cibo è una delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione Elemental…” “Oh, puoi parlare in inglese, per favore?” disse Ron, togliendosi una lisca di pesce da in mezzo ai denti. “E’ impossibile procurarsi il cibo dal niente! Puoi Evocarlo se sai dove si trova, puoi trasformarlo, puoi aumentarne la quantità se ne hai già un po’…” “…Beh e allora non disturbarti ad aumentare questo, è disgustoso” disse Ron. “Harry ha preso il pesce e io ho fatto del mio meglio! Mi rendo conto che sono sempre io quella che finisce per doversi occupare del cibo; probabilmente perché sono una ragazza, immagino!” “No, è perché sei quella che dovrebbe essere più brava con la magia!” sparò indietro Ron. Hermione saltò in piedi e qualche pezzo di luccio arrosto scivolò dal suo piatto fino a terra. “Puoi cucinare tu domani, Ron, puoi trovare tu gli ingredienti e puoi cercare di incantarli fino a renderli qualcosa che valga la pena di essere mangiato e io starò seduta qui e farò smorfie e mi lamenterò e poi vedrai come te la…” “State zitti!” disse Harry, balzando in piedi e tenendo alte entrambe le mani. “State zitti, subito!”  Hermione sembrava oltraggiata. “Come puoi stare dalla sua parte, praticamente non cucina mai…” “Hermione stai zitta, sento qualcuno là fuori!” Stava ascoltando attentamente, con le mani ancora sollevate, avvertendoli di non parlare. Poi, sopra allo scorrere e al gorgheggiare delle acque scure del fiume accanto a loro, sentì di nuovo delle voci. Si girò a guardare lo Spioscopio. Non si muoveva. “Hai lanciato il Muffliato sulla tenda, vero?” sussurrò ad Hermione. “Ho fatto tutto quanto,” sussurrò lei a sua volta, “Muffliato, Antibabbani e gli incantesimi di Disillusionamento, tutto quanto. Non dovrebbero essere in grado di sentirci o vederci, chiunque siano” Pesanti rumori di qualcosa che scalpicciava e raspava, uniti al suono delle pietre e dei rami che venivano spostati, rivelarono loro che diverse persone stavano risalendo lungo il pendio scosceso e legnoso che scendeva verso la stretta riva in cui avevano piantato la tenda. Estrassero le bacchette, in attesa. Gli incanti che avevano piazzato tutto intorno a loro dovevano essere sufficienti, nella quasi totale oscurità, a proteggerli dalla vista dei Babbani così come delle normali streghe e maghi. Se invece questi erano Mangiamorte, allora forse le loro difese stavano per essere messe alla prova dalla Magia Oscura per la prima volta. Le voci si alzarono di tono, ma senza per questo diventare più comprensibili, mano a mano che il gruppo di uomini raggiungeva la riva. Harry valutò che chi parlava fosse a meno di sei metri più in là, ma il rumore del fiume faceva sì che fosse impossibile dirlo con sicurezza. Hermione afferrò la borsa di perline e cominciò a rovistare; dopo poco ne estrasse tre Orecchie Oblunghe e ne tirò una ad Harry e una a Ron, che si infilarono in fretta uno dei filamenti color carne nelle orecchie e fecero passare l’altro capo fuori dall’entrata della tenda.

 
 
 
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