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Capitolo 15...1°p

Post n°110 pubblicato il 20 Maggio 2008 da potter4dgl
 
Tag: finale

La Vendetta del Folletto

Presto, la mattina seguente, prima che gli altri due si svegliassero, Harry lasciò la tenda per cercare, nei boschi attorno a loro, l’albero più vecchio, nodoso e dall’aspetto più tenace che riuscisse a trovare. Là, alla sua ombra, seppellì l’occhio di Malocchio Moody e contrassegnò la posizione incidendo una piccola croce nella corteccia con la sua bacchetta. Non era molto, ma Harry sentì che Malocchio avrebbe di gran lunga preferito questo al rimanere incastrato nella porta dell’ufficio di Dolores Umbridge. Ritornò poi alla tenda, aspettando che gli altri si svegliassero per discutere quale sarebbe stata la prossima cosa da fare. Harry ed Hermione pensavano che la cosa migliore fosse non rimanere da nessuna parte troppo a lungo e Ron era d’accordo, con la sola condizione che la loro prossima mossa li portasse a portata di un sandwich al bacon. Hermione rimosse per prima cosa gli incantesimi che aveva piazzato tutto intorno alla radura, mentre Harry e Ron cancellavano ogni segno o impronta sul terreno che potesse rivelare che si erano accampati lì. Poi si smaterializzarono, diretti verso i dintorni di una piccola cittadina provvista di negozi. Una volta che ebbero piantato la tenda al riparo di una piccola macchia di alberi e l’ebbero circondata di nuovi incantesimi difensivi, Harry si avventurò a cercare del cibo, nascosto sotto al Mantello dell’Invisibilità. Le cose, ad ogni modo, non andarono come aveva pianificato. Era a malapena entrato in città, quando un gelo innaturale, una cappa di nebbia e un improvviso oscurarsi del cielo lo fecero bloccare dove si trovava. “Ma tu sai produrre un fantastico Patronus!!” Protestò Ron, quando Harry tornò indietro a mani vuote, senza fiato e mormorando tra i denti solamente la parola “Dissennatori”. “Non sono riuscito… a farlo”, ansimo, stringendosi i punti sulla ferita al fianco, “Non sarebbe… venuto” Le loro espressioni costernate e contrariate fecero provare a Harry una forte vergogna. Era stata un’esperienza da incubo, vedere i Dissennatori che scivolavano fuori dalla loro nebbia, ancora distanti, e realizzare, mentre il freddo paralizzante gli stringeva i polmoni e un grido lontano gli riempiva le orecchie, che non sarebbe stato in grado di proteggersi. Ad Harry era servita tutta la sua forza di volontà per riuscire a smuoversi da quella posizione e scappare, lasciando i Dissennatori a scivolare ciechi tra i Babbani che non avrebbero potuto vederli, ma che avrebbero senz’altro sentito la disperazione che essi spargevano ovunque andassero. “Quindi siamo ancora senza cibo” “Sta zitto, Ron” scattò Hermione. “Harry, che cos’è successo? Secondo te perché non sei riuscito a manifestare il tuo Patronus? Ieri ci riuscivi perfettamente!” “Non lo so” Sedeva accasciato, in una delle vecchie poltrone di Perkins, sentendosi sempre più umiliato. Aveva paura che qualcosa, dentro di lui si fosse compromesso. Ieri sembrava un sacco di tempo fa: oggi avrebbe potuto essere di nuovo un tredicenne, lo stesso che era svenuto sul treno per Hogwarts. Ron diede un calcio alla gamba di una sedia. “Che c’è?” ringhiò verso Hermione. “Sto morendo di fame! Da quando mi sono quasi dissanguato, tutto quello che ho mangiato sono un paio di funghi!” “Allora vai e apriti la strada tra i Dissennatori” disse Harry piccato. “Lo farei, ma ho un braccio steccato, in caso tu non lo abbia notato!” “Ah, molto conveniente.” “E cosa vorresti dire con…?” “Ma certo!” gridò Hermione, picchiandosi una mano sulla fronte e zittendo gli altri due. “Harry, dammi il medaglione! Avanti” disse impaziente, schioccando le dita verso di lui, dato che non sembrava reagire, “l’Horcrux, Harry, ce l’hai ancora addosso!” Tese una mano e Harry si sfilò la catena dorata dalla testa. Nell’attimo in cui ruppe il contatto con la pelle, Harry si sentì libero e stranamente leggero. Non si era accorto per niente dell’impressione di viscido e del peso che aveva sullo stomaco, finché quella sensazione non era scomparsa. “Meglio?” chiese Hermione. “Sì, molto meglio!” “Harry,” disse lei, accucciandosi davanti a lui e usando quel tono di voce che Harry associava a quello che si usa quando si fa visita ai malati gravi, “non pensi di essere stato posseduto, vero?” “Cosa? No!” disse, sulla difensiva. “Mi ricordo tutto quello che abbiamo fatto e dove siamo stati da quando ce l’ ho addosso. Non saprei quello che ho fatto se fossi stato posseduto, non è vero? Ginny mi ha detto che c’erano volte in cui non riusciva a ricordare nulla” “Mm” disse Hermione, osservando il pesante medaglione. “Va bene, forse sarebbe meglio se non lo portassimo addosso. Potremo tenerlo nella tenda e basta” “Non lasceremo quell’Horcrux appoggiato in giro,”dichiarò Harry con fermezza. “Se lo perdessimo, se fosse rubato…” “Oh, va bene, va bene,” disse Hermione, mentre se lo infilava al collo e lo nascondeva sotto il colletto della camicia. “Ma faremo dei turni per portarlo, così nessuno lo terrà troppo a lungo” “Grande,” disse Ron, irritato, “e adesso che abbiamo scoperto questa cosa, possiamo, per favore, trovare qualcosa da mangiare?” “Bene, ma andremo da qualche altra parte a cercarlo,” disse Hermione, con una mezza occhiata verso Harry, “non ha senso restare in un posto se sappiamo che ci sono Dissennatori tutto intorno” Alla fine si sistemarono per la notte in un campo sperduto, che apparteneva ad una fattoria isolata, dalla quale erano riusciti a ottenere uova e pane. “Non è rubare, vero?” chiese Hermione con voce preoccupata, mentre divoravano uova strapazzate su pane tostato. “Non dopo che ho lasciato un po’ di soldi sotto la madia in cucina, vero?” Ron alzò gli occhi al cielo e disse, con le guance imbottite di cibo, “E-mmio-ee, ii ‘reoccupi oppo. Ilassati!” E, in effetti, era molto più facile rilassarsi, con la pancia piacevolmente piena: il battibecco sui Dissennatori venne dimenticato tra le risate, quella notte, e Harry si sentì allegro, persino speranzoso, mentre si avviava a fare il primo dei tre turni di guardia. Quella era la prima volta che si scontravano col fatto che una pancia piena significasse buonumore e quella vuota invece uno pessimo e deprimente. Harry era quello meno sorpreso dalla cosa, dato che dai Dursley aveva passato periodi di vera fame. Hermione se la cavò abbastanza bene, in quelle notti in cui non riuscivano a scovare altro che bacche o biscotti raffermi, magari la sua pazienza era un po’ più fragile del solito e i suoi silenzi un po’ più ostinati. Ron, invece, era sempre stato abituato a consumare tre deliziosi pasti al giorno, forniti da sua madre o dagli elfi domestici di Hogwarts, e la fame lo rendeva sia irragionevole che irascibile. Ogni volta che la mancanza di cibo coincideva con il suo turno di portare l’Horcrux, Ron diventava immediatamente sgradevole. “Allora, che facciamo ora?” era il suo ritornello costante. Lui non sembrava avere nessuna idea, ma si aspettava che Harry ed Hermione se ne venissero fuori con qualche piano, mentre lui se ne stava seduto e si lamentava della mancanza di cibo. Di conseguenza, Harry e Hermione passavano ore inutili per cercare di decidere dove avrebbero potuto trovare gli altri Horcrux e come distruggere quello che già avevano. Le loro conversazioni si facevano sempre più ripetitive, dato che non avevano nessuna nuova informazione. Dato che Silente aveva detto ad Harry che credeva che Voldemort avesse nascosto gli Horcrux in posti importanti per lui, continuavano a recitare, come una specie di cupa litania, i nomi di quei luoghi in cui sapevano che Voldemort aveva vissuto o era stato. L’orfanotrofio dove era nato e cresciuto, Hogwarts, dove era stato educato, Magie Sinister, dove aveva lavorato una volta finita la scuola, poi l’Albania, dove aveva passato i suoi anni d’esilio: questi posti erano alla base delle loro congetture. “Ma sì, andiamo in Albania. Non dovrebbe volerci più di un pomeriggio a setacciare l’intero paese” disse Ron sarcasticamente. “Non può esserci niente laggiù. Aveva già fatto cinque Horcrux prima di andare in esilio e Silente era certo che il serpente fosse il sesto”, disse Hermione. “Sappiamo che il serpente non è in Albania, di solito sta con Vol…” “Non ti avevo chiesto di smettere di dirlo?” “Va bene! Il serpente di solito sta con Tu-Sai-Chi, contento?” “Non particolarmente” “Non me lo vedo a nascondere qualcosa da Magie Sinister,” disse Harry, che aveva spiegato questo concetto molte volte prima di allora, ma che voleva dirlo di nuovo solo per rompere il silenzio sgradevole che si era creato. “Sinister era un esperto di oggetti delle Arti Oscure, avrebbe riconosciuto subito un Horcrux” Ron sbadigliò energicamente. Reprimendo un’improvvisa necessità di tirargli qualcosa, Harry proseguì faticosamente col suo ragionamento: “Continuo a pensare che potrebbe aver nascosto qualcosa ad Hogwarts” Hermione sospirò. “Ma Silente lo avrebbe trovato, Harry!” Harry ripeté l’obiezione che continuava a tirare fuori a supporto della  sua teoria.

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Commenti al Post:
beautifulgirl18
beautifulgirl18 il 20/05/08 alle 21:56 via WEB
CIAO..TI RICORDI DI ME?ADESSO NON VIENI PIù A TROVARMI?...PASSAVO DI QUA PER UN SALUTO...CIAOOO
 
 
potter4dgl
potter4dgl il 21/05/08 alle 20:34 via WEB
certo che mi ricordo di te tesoro.......arrivoooooooooooo da teeeeee
 
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