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MA NON FINISCE QUI

Post n°53 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da MUSICANTE_0

sul forum di www.ammazzatecitutti.org. arrivano messaggi di solidarietà per Aldo e per tutti quelli di ammazzatecitutti tra tutti gli inteventi ci ha colpito quello di una persona (tale Francesco Rubino) che ci ha notiziati circa una situazione a noi fino a quel momento OSCURA....eccola:

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GIUSEPPE BOVA condannato dalla Corte dei Conti per aver perseguito INTERESSI MERAMENTE PRIVATI con soldi pubblici.

Dal QUOTIDIANO della CALABRIA di Sabato 28 Gennaio 2006 pag.15 oppure su www.ilquotidianocalabria.it

Condannati gli ex componenti della Presidenza del Consiglio regionale (Fedele, Borrello, Rizza, Pilieci e Bova)
«Regali di Natale a sbafo dei contribuenti»
Borse in pelle e penne Montblanc ai consiglieri. Scagionato il dirigente Lopez

di stefania papaleo

CATANZARO ­ Non erano gadget natalizi, ma strumenti di lavoro? E allora perché attingere dal fondo destinato alle spese di rappresentanza. Ma, soprattutto, quale vantaggio può aver riportato la Regione Calabria dall'uso da parte dei consiglieri regionali di penne e borse in pelle rigorosamente griffate? Nessuno. Solo danno. Non all'immagine, ma all'erario sì, per un totale di quasi 25 mila euro, tanto quanto la spesa affrontata dall'ex Presidenza del consiglio regionale per l'acquisito di gadget da distribuire in occasione delle festività natalizie del 2003.
Soldi della collettività e che, alla collettività, dovranno ritornare. Condannati a mettere mano al portafoglio proprio coloro che, nel novembre di tre anni fa, apposero la firma in calce alla delibera numero 248 che diede il via libera all'acquisto di 47 borse professionali in pelle pregiata "Nazareno Gabrieli" e 5 penne Mont blanc per una spesa complessiva di 23.755,000 euro. Si tratta, nello specifico, dei componenti l'ex ufficio di presidenza del Consiglio regionale Luigi Fedele, Antonio Borrello, Domenico Rizza, Francesco Pilieci e Giuseppe Bova, tutti giudicati responsabili di danno erariale dalla Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, presieduta da Domenico Oriani (consigliere: Rossella Scerbo; primo referendario: Domenico Guzzi).
Resta in piedi, dunque, la tesi accusatoria del sostituto procuratore generale Pierpaolo Grasso, rispetto alla quale il collegio giudicante si è discostato solo relativamente alla posizione del dirigente pro tempore del provveditorato del Consiglio regionale, Nicola Lopez, unico ad uscire indenne dalla singolare vicenda. Nel suo interesse, infatti, è prevalsa la tesi portata avanti dall'avvocato Raffaele Mirigliani e tesa a dimostrare l'assenza in capo al dirigente del potere-dovere ad intervenire su una scelta deliberata dall'organo assembleare, e rispetto alla quale Lopez si era limitato a dare corso alla procedura avviata.
Per il resto nulla ha convinto i giudici della bontà della delibera "incriminata". Costituitosi in giudizio anche per conto dei colleghi Fortunato Mirigliani, Michele Salazar e Marco Talarico, era stato l'avvocato Raffaele Mirigliani ad attaccare l'impianto accusatorio in tutti i suoi aspetti, evidenziando che nella vicenda presa in esame dalla Procura contabile non si poteva andare al di là di una responsabilità politica o estetica. Nessun danno all'immagine, men che meno all'erario, aveva incalzato il legale, puntando sull'autonomia che la legge '73 riconosce all'organo consiliare in questione. "Autonomia che non vuol dire libero arbitrio, non equivale a insindacabilità delle proprie scelte", aveva replicato seccamente il sostituto procuratore generale Pierpaolo Grasso, che, fermo sulla sua posizione accusatoria, aveva duramente stigmatizzato l'azione posta in essere dagli imputati con l'acquisto dei regali di Natale certamente non funzionali all'esercizio della rappresentanza e, quindi, con la destinazione del denaro pubblico a finalità ben diverse da quelle previste dal fondo al quale avevano fatto ricorso.
La spesa sostenuta, aveva spiegato, non può trovare giustificazione nelle spese di rappresentanza previste all'articolo 33, tenendo peraltro presente che l'articolo successivo vieta espressamente che tali spese possano consistere in mere liberalità o benefici aggiuntivi a favore dei dipendenti o dei componenti degli organi istituzionali o di altri organismi interni al Consiglio.
E i giudici gli hanno dato ragione, scrivendo nella sentenza che "l'imputazione a carico del bilancio pubblico di spese dirette a soddisfare interessi meramente privati degli amministratori non risponde a criteri di efficacia, efficienza e soprattutto di legalità dell'azione amministrativa. Non si tratta, quindi, di responsabilità estetica ­ hanno concluso ­ ma di responsabilità giuridica stricto-sensu, rigorosamente accertata in tutti i suoi elementi costitutivi". Amministratori all'erta, dunque, ed occhio ai "regali di Natale".

FINE QUINTA PUNTATA

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upmarine
upmarine il 20/12/06 alle 21:46 via WEB
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