Satine RougePensieri, filosofia e altre sciocchezze trascritti per alleviare la fatica del mio neurone sovraccarico |
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Le opere contenute in questo blog sono di proprietà dell'autrice, ai sensi della saggezza delle altre persone che mai si sognerebbero di spacciare per propria una cotale serie di immani cazzate.
Chiunque, senza il consenso dell'autrice (ma anche con), riproduca, anche solo parzialmente, i contenuti di questo blog, può essere soggetto alla pubblica derisione e all'internamento in un ospedale psichiatrico.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, anzi, non rappresenta una benemerita mazza, in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e senza alcuna logica che non sia quella del delirio del Neurone Eustorgio, pertanto non può considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della definizione data dallo Zingarelli di "prodotto editoriale".
Le immagini di questo blog sono, per la maggior parte, rubate dalla rete senza pudore alcuno, quindi, se i proprietari si sentissero in qualche modo offesi dall'uso che ne faccio, sono pronta a restituire il maltolto, appellandomi alla clemenza della corte e, soprattutto, all'infermità mentale.
Alcune immagini, invece, sono di proprietà della sottoscritta e si distinguono per essere quelle di qualità peggiore.
Se qualcuno avvertisse il disperato bisogno di utilizzarle per fini propri, prima di tutto mi arrovellerei per capirne il motivo, poi darei il benestare, a condizione di essere citata come autrice delle immagini in questione, per raggiungere il mio scopo di essere conosciuta in tutto il mondo come la peggior fotografa di tutti i tempi.
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Eppure una volta ci riuscivo. Anni fa, certo, però non decenni fa. In fondo, questo blog è stato aperto nel 2006. Dico, riuscivo a essere presente ogni giorno, a scrivere quasi quotidianamente, a visitare e commentare i blog amici. E lavoravo pure. Ora sono disoccupata - o forse casalinga, che fa molto retrò - e riesco a venire qui sì e no una volta la settimana e pure di corsa. Già, perché adesso sto scrivendo, ma non ho tempo di fermarmi per molto. Vero che oggi sono già andata a comperare il pane, ho portato fuori la spazzatura, raccolta differenziata compresa, ho fatto il ragù, coccolato il gatto miagolante e sistemato un po' di cose misteriosamente finite fuori posto dopo il weekend. Solo che devo ancora rifare il letto, spolverare, ritirare i panni asciutti e preparare la prossima lavatrice, fare la torta, riordinare la dispensa, sistemare negli armadi in camera da letto le scatole IKEA comprate sabato, pulire la cassetta del gatto e preparare la cena. Ah, ora che ci penso dovrei anche spazzare per terra. Quest'ultima faccenda rischio di doverla fare mentre sbrigo le altre, infilandomi la scopa proprio lì. Forse è meglio che mi sbrighi a iniziare, per evitare questo rischio. |
Post n°723 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da Satine_78
Nonostante il passare degli anni e l'inevitabile declino, ogni gennaio, imperterrita, mi dedico allo shopping dei saldi, più o meno fruttifero a seconda dei casi. Tralascio il fatto che, anche quest'anno, le borse con gli acquisti sono rimaste accatastate per giorni prima che avessi voglia di riporre il tutto, e vengo al punto che vorrei trattare oggi. I saldi non sono soltanto un utile passatempo atto a rimpolpare il guardaroba, ma anche una buona occasione per dedicarsi alla riflessione su concetti di alto livello intellettuale. In questo caso, osservando ciò che ho acquistato e ciò che ha attirato la mia attenzione nei negozi, nonché ciò che già si trovava in precedenza nei miei armadi, il mio pensiero si è concentrato sulla mia parte più profonda e spirituale. Poiché è già assodato che trascorrerò la mia eternità in un girone infernale, mi viene talvolta da chiedermi quale mi sarà assegnato. Certo non è facile, visto che i miei peccati sono innumerevoli, capire dove finirò, nè posso chiedere aiuto a Dante, che della materia se ne intendeva. Così ho pensato che trascorrerò in ciascun girone che mi merito parte della mia condanna infernale: un po' nel vento, un po' nel fuoco, un po' nel ghiaccio e così via. Di certo, ho riflettuto durante lo shopping saldifero invernale, passerò molto tempo in un girone che Dante non conosceva, ma che io sono certa che esista, o almeno esisterà appena arriverò di fronte a Lucifero. Il girone delle (ultra)trentenni non rassegnate. E' un luogo terribile, nel quale finiscono le donzelle che, passata la fatidica soglia dei trenta, ancora si ostinano a comprare vestitini sportivi color Big Babol e mutandine a righe con stampati animaletti di ogni genere. In questo girone infernale, le dannate sono costrette a portare sempre tailleurs, scarpe decolleté con tacco di quattro centimetri e borsetta a bauletto pitonata. Al collo un filo di perle e di perla sono anche i minuscoli orecchini. I capelli sono tagliati piuttosto corti e ipercotonati, ovviamente con méches bionde, il trucco è curato e privo di colori quali l'azzurro e il rosa. Non esistono pantaloni sbragati con tasche laterali, borsette fucsia con stampata Minnie, cappellini con visiera, scarpe da ginnastica, orecchini a forma di teschio dei pirati, capelli lunghi e liberi di svolazzare, magliette aderenti giallo fosforescente, lucidalabbra rosa alla fragola. Ecco, è in questo posto che finirò, ne sono sicura. E temo che ormai sia troppo tardi per redimermi e salvarmi. Quindi è meglio che domani vada a comprare un paio di pantofole a forma di coniglio o qualcosa di simile. Tanto vale approfittarne finché posso, almeno. |
Vorrei tanto essere Nina che vola tra le corde di un'altalena, presa dal vento alla schiena. Vorrei conoscere il suonatore Jones che mai offrì un pensiero non al denaro, non all'amore, nè al cielo. Vorrei vedere i mille papaveri rossi che vegliano Piero dall'ombra dei fossi. Mi accontento di continuare a viaggiare in direzione ostinata e contraria. E di aver scoperto cos'è l'immortalità: le tue canzoni. Grazie. |
Passate le feste, è ora di rimettersi all'opera. Dopo aver sistemato casa, disfando albero e presepe, eliminando stelline, pupazzetti di neve, angioletti vari, mi sembra arrivato il momento di ridecorare un po' anche il blog. Mi è stato fatto notare che qui dentro sembra ci sia un divano anni settanta, rappresentato nella fattispecie dal costume zebrato che il caro Stéphane indossa nella foto che lo rappresenta nel box dell'Uomo del Momento. Avendo occupato quel posto per un paio d'anni, si può dire dire che ormai il momento si è allungato un po' troppo, quindi ringrazio sentitamente Stéphane per la presenza e gli assicuro che continuerà a mantenere un posto nel mio cuore, con la speranza eterna che ritorni a gareggiare, e un posto nelle mie chiavi di ricerca, con la speranza eterna che continui a tenere per sè i fatti suoi riguardo ad un'eventuale fidanzata. Anno nuovo, Uomo del Momento nuovo. Per trovarlo, andiamo a pescare quindi nella mia nuova mania, le serie televisive di Fox. Mannaggia a me e a quando ho iniziato a vederne una, ora mi sembra di essere tornata ai tempi in cui vedevo soap opera e non riuscivo a perderne una puntata. Don't worry, be happy, c'è del buono anche in questa nuova (e speriamo temporanea) ossessione. Infatti, tra le varie serie che seguo c'è True Blood, che risponde alla vampiromania di questi tempi con una versione totalmente diversa dal romanticismo adolescemenziale di Twilight. Questa versione è riassumibile in: sesso, sangue & strafighi. Ed è proprio qui che andiamo a pescare il mio nuovo Uomo del Momento, nella persona dell'attore svedese Alexander Skarsgård. La motivazione di questa decisione è estremamente complicata, quindi, per evitare di avere un post lungo come l'attesa davanti all porta del bagno quando hai fretta, ho preparato un link dove si chiarisce la questione in ogni minimo dettaglio. Esauriente, vero? |
Post n°719 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da Satine_78
E' la mia notte, finalmente: sto per partire in volo sulla mia Firebolt per distribuire dolci ai bimbi buoni e carbone ai cattivi: frugate nelle vostre coscienze per sapere a quale specie appartenete e cosa lascerò nelle vostre calze. Perché io sono una Befana vera e propria. La fatine modello Winx, seminude e troieggianti, non mi si addicono proprio. Anche quelle delle fiabe classiche, buone, belle e scintillanti non mi somigliano affatto. Ho scoperto di sentirmi molto meglio nei panni di Befana. Perché, sapete, le Befane sono davvero speciali. Magari mentono sulla propria età, ma non si sognano nemmeno di spendere una fortuna in creme antirughe o chirurgia estetica per restare eternamente e ridicolmente giovani. Le Befane non scelgono un uomo perché possiede un Mercedes, ma perché possiede un cervello, che, specie di questi tempi, è merce assai più rara. Certo, si preoccupano se non riescono più ad entrare in un paio di jeans, ma non per questo si nutrono solo di insalata scondita venduta nelle buste e, davanti ad una torta con la crema al cioccolato e la panna, mandano al diavolo i jeans e alla fine si leccano anche le dita. Le Befane cambiano la lettiera del gatto, portano fuori la spazzatura e puliscono il WC, perché sanno che chi si sente troppo superiore per compiti così umili, in realtà vale meno della spazzatura, del WC e della lettiera del gatto. Quando è sporca, ça va sans dire. Amano lo shopping (sono donne, non c'è niente da fare), ma prenderebbero a badilate tutti quei programmi che vogliono insegnar loro come ci veste adeguatamente, diventando snob e omologate ai dettami modaioli. No, grazie, loro lo sitle ce l'hanno già, ed è unico, per questo è sempre perfetto. Le Befane non si vergognano a farsi regalare dei Lego per Natale e, in un posto come Disnyland Paris, sanno divertirsi come se avessero 8 anni, perché chi da adulto non resta un po' bambino dentro, è come se fosse già morto. Le Befane sono le prime a prendersi in giro e a ridere di loro stesse, dei loro limiti, dei loro difetti e del loro essere irrimediabilmente Befane. Anche voi vi riconoscete in questo ritratto? Allora, in alto le scope e siatene fiere. E tanti auguri da una Befana. |
Visto che siamo solo al tre gennaio, direi che sono ancoraa in tempo per onorare la mia tradizione di formulare buoni propositi per il nuovo anno che inizia. Ah, già, prima dovrei fare un bilancio dei buoni propositi fatti per il 2011. OK, dunque... Li ho formulati? Probabilmente sì. Li ho realizzati? Probabilmente no. Bon. A posto. Passiamo al 2012. Io, Satine, in questo anno solare 2012 mi propongo di: 1 - Togliere la ragnatele dal blog e scriverci quotidianamente. 2 - Imparare il russo. O il giapponese. O l'arabo. O una qualunque lingua che non utilizzi l'alfabeto latino, quindi va bene anche il geroglifico, il cuneiforme o il demotico. 3 - Non diventare addicted di nuove serie trasmesse da Fox. 4 - Non trascurare la casa nelle tre settimane di Olimpiadi di Londra. 5 - Sopravvivere al 21 dicembre. |
... ETCIU'!!!!!!!!!! Ammazza, che polvere. Una non si può allontanare quei cinque, sei mesi da un blog e guarda qui che roba. Ragnatele, vetri opachi. arredi antiquati e coperti da uno stato di polvere spesso almeno dieci centimetri. Che disastro. Pensare che qui una volta c'era vita, c'era movimento, c'erano parole, immagini, cazzate... di tutto. Soprattutto c'ero io. Io che spesso in questi mesi ho pensato di ricominciare a scrivere, ma ogni volta ho lasciato che il pensiero passasse. Io che ho fatto altro, che ho vissuto molto al di fuori di questa realtà virtuale, che non ho scritto più. Mai. Da nessun'altra parte. Nemmeno la lista della spesa, visto che vado sempre a memoria (e, immancabilmente, dimentico qualcosa). E ora sono di nuovo qui. Non so bene perché, forse solo perché oggi avevo già il computer acceso e dovevo stare qui a fare compagnia al gatto aspettando che dormisse per poter iniziare a fare i mestieri. Forse perché è cominciato un anno nuovo. Forse per vedere se c'è ancora qualcuno che passa di qua. O forse solo per scrivere, perché mi sono accorta che, se non scrivo qui, non scrivo mai nemmeno la lista della spesa. E mi piacerebbe ricominciare. Non necessariamente a scrivere la lista della spesa. |
Che si può scrivere dopo due settimane di silenzio che non era nemmeno silenzio elettorale? Che in questo periodo non ho voglia di scrivere? O di pensare a cosa scrivere? Forse, anche se, in effetti, qualcosa da scrivere ogni tanto mi viene in mente, ma poi lascio perdere, quindi probabilmente è vera la prima. Non ho nemmeno scritto che sono stata a Londra, proprio nel weekend referendario, quindi non ho fatto il mio dovere di cittadina e non mi posso prendere una piccola parte di merito per il successo dei referendum, pur essendo riuscita nell'impresa di convincere mia suocera a recarsi alle urne, azione che non compiva probabilmente dagli anni '80 o giù di lì. Anyway, I'm back. Senza voglia di scrivere comunque e senza più l'entusiasmo per questo posto. Forse ne vorrei solo uno nuovo e potrei ritrovare l'istinto scribacchino, forse dovrei vedere qui uno scopo leggermente più elevato che non scrivere una marea di cazzate, forse è solo l'estate e passerà, tornerà settembre e con lui la voglia di ghiaccio (già un po' rianimata dalla bella notizia della riammissione alle gare del signor Plushenko) e quella di scrivere. O magari domani mi sveglio e scorpro di aver tanto materiale da mettere in questo blog e di non poterne fare a meno. Tutto è possibile, o quasi. Nel frattempo, dovessi non tornare presto, passate una buona estate, possibilmente non a Londra, che lì l'estate non esiste proprio. |
Meno male che è finito. E non credevo che sarei mai arrivata a penserlo. Di che parlo? Del corso di pattinaggio su ghiaccio. Da non credere, vero? Non che il pattinaggio non mi piaccia più, ci mancherebbe, ma tutto quel che è successo, durante le ultime settimane, inerente al saggio di fine corso, è riuscito a spegnere il mio entusiasmo. Infinite discussioni che non portano da nessuna parte, insegnanti poco più che bambine che si contendono le luci della ribalta (manco dovessero competere con Yu-Na Kim per l'oro olimpico), corsisti menefreghisti che una volta ci sono alle prove e tre volte no, corsisti troppo esaltati che si credono talenti incompresi sbocciati troppo tardi. Siete ridicoli. Tutti, dal primo all'ultimo. E detto da una che non sapeva nemmeno più il nome di sua sorella dopo aver incontrato Lambiel dovrebbe farvi riflettere. Almeno però so perché faccio (facevo?) il corso di pattinaggio: per divertirmi, per praticare uno sport che adoro, pur sapendo di essere scarsa (di più: indecentemente scarsa). E voi siete riusciti a farmi perdere l'entusiasmo che avevo. Bravi. Ci sono quattro mesi o giù di lì prima che i corsi ricomincino e ho tutto il tempo di sbollire, passare oltre e ricominciare. Dovessi farlo ora, però, direi: no, grazie, io passo. Col pattinaggio ho chiuso. Chissà se basteranno quattro mesi a farmi cambiare idea. |
Dovrei essere contenta. Sì, in effetti un po' lo sono. Quello che è successo a Milano e Napoli (e non solo, badate, bene, non solo lì) può bastare per essere almeno un po' felici. "Un po'" però non riesco a toglierlo. Non del tutto. Perché ho già sperato, creduto, aspettato che le cose cambiassero già varie volte e non è successo nulla. Anzi, no, non è vero. Le cose sono poi effettivamente cambiate. In peggio, ça va sans dire. Epocale l'ultima figura di merda planetaria al G8, sulla quale stenderei un velo pietoso. Adesso vediamo. Per oggi facciamo un piccolo brindisi, giusto per godersi almeno il momento di gloria e aspettiamo quel che succederà. Con in testa l'idea fissa che passa il tempo e ho sempre meno voglia di aspettare che in questo povero Paese in rovina ci sia un'opportunità per chi se la merita e non per chi la dà via al più potente. Anche perché al mondo ci sono tanti altri Paesi in cui questo è realtà e non utopia. |
Una volta scrivevo tanto. Molto di più. Ogni giorno, o quasi. Adesso passa una settimana, se va bene. E non mi viene in mente niente comunque. Allora, che faccio qui oggi? Boh. Un po' gioisco per l'inculata presa da Berlusconi&Moratti il risultato elettorale di Milano, un po' penso che c'è ancora il ballottaggio e, in questo Paese, non si sa mai. Questa mattina ho portato il gatto dal vet. Tragedia. Non per il vet, perché lì fa abbastanza il bravo, ma per il viaggio in auto chiuso nella gabbietta. Io lo lascerei anche libero, non fosse che me lo ritrovo immancabilmente tra i pedali e non è cosa bella rischiare un incidente e vedere i Carabinieri che scrivono nel verbale che la causa dell'incidente è un gatto tra i pedali. Questa sera, invece, pattinaggio extra perché siamo indietro nella preparazione dello spettacolo di fine corso. A vedere tutti i casini che detto spettacolo ha comportato, comporta e comporterà, sembra che stiamo preparandoci per una gara olimpica. Una sana via di mezzo tra il partito del "chissenefottedelsaggio" e quello del "ilsaggioèunaquestionedivitaodimorte" non guasterebbe. Il problema è che non posso fare un partito da sola. Altro? Beh, Roma per fortuna è ancora in piedi, quindi può rimanere Città Eterna, almeno fino al 2012, poi si vedrà. Altro ancora? No, non c'è altro, per oggi. It's just another (un)ordinary day. |
Ma guarda un po'. Non si fa in tempo a distrarsi un attimo che quasi ci si perde una previsione di catastrofe. Per oggi, 11 maggio 2011, ad esempio, era stato previsto un terremoto a Roma in grado di distruggere l'intera città. La previsione non è stata fatta da Giacobbo, come si potrebbe immaginare, ma da un sedicente pseudosismologo deceduto nel 1979, quindi, in caso di errore, sarebbe anche abbastanza difficile cercare di fargli notare che ha predetto una gran cazzata. Va beh. Sta di fatto che ormai non bastano più i Maya e il 2012, il CERN e l'LHC, i metoriti vari che dovrebbero sfiorarci nei prossimi anni. Io, in ogni caso, sono abbastanza al sicuro, vivendo a 600 o 700 kilometri di distanza dalla Città Eterna, che rischia di perdere il suo aggettivo nel caso oggi venga rasa al suolo, però sono comunque leggermente indispettita. Insomma, in quasi 3000 anni di storia, Roma deve proprio essere distrutta nella settimana in cui ci si giocano gli Internazionali di tennis? |
Questa settimana, forse per espiare i mondiali di pattinaggio, sono già andata due volte in piscina. Che brava, eh? Ieri nuotavo contando le vasche fatte e pensando: dai che hai quasi finito, poi vai a casa e ti vedi Djokovic-Nadal-Federer in successione! Nel mentre, arriva dagli spogliatoi una ragazza, più o meno la mia età, forse, non lo so, ero abbastanza lontana e anche abbastanza annebbiata dal cloro, ma sembrava abbastanza giovane (SI', SONO GIOVANE ANCHE IO, VA BENE?!?). Noto che indossa il mio stesso costume. Non che mi debba stupire: un comunissimo costume comprato da Decathlon, chissà quanti ce ne sono in giro. Solo che, in genere, a noi donne rosica parecchio quando c'è un'altra vestita allo stesso modo, fosse anche solo con un comunissimo costume da bagno comprato da Decathlon. E invece no! Il mio primario istinto di donna-con-un-vestito-uguale-ad-un'altra non si è presentato all'appello e io ho continuato a nuotare tranquilla e beata, in pace col mondo e senza lanciare strali contro l'ugualcostumizzata. Forse su questo fatto ha inciso la mia osservazione che, rispetto a lei, quel costume io lo riempivo molto meglio sopra e molto, molto meno sotto. Lo so, sono una stronza epocale. Però non ho mai detto di non esserlo. |
Riemergo dal letargo informatico primaverile, quasi una settimana senza accendere il computer. Considerando che è l'unica mia fonte di informazione perché schifo quasi ogni tiggì, ho scoperto praticamente per caso perfino che hanno seccato Bin Laden. Sempre che sia vero, ovviamente. Mi sono perfino persa il matrimonio dell'anno, del secolo, del millennio, dell'era geologica, quello tra Uilliam Uinsor e Cheit Salcazzocomesichiama. Cosa ho fatto, allora? Ho guardato i mondiali di pattinaggio. Sì, praticamente ho fatto solo quello da mercoledì. Disertando completamente la piscina, tra l'altro. Non tentate però di farmi il mazzo per la pigrizia:secondo voi mi sarei dovuta perdere una delle pochissime gare di pattinaggio trasmesse in TV per sfantecarmi i maroni in piscina? Ma via! Le faccende domestiche sono state, come dire... rimandate a data più consona. In fondo, si è trattato solo di quattro giorni di gare (almeno, quelle che era possibile vedere in TV, ma non fatemi aprire una polemica sulla questione, please!): l'anno scorso, a febbraio, in due settimane di Olimpiadi invernali, la casa è rimasta mooolto più abbandonata, no? Solo giovedì sera e sabato mattina sono uscita dal mio stato larval-divanistico e mi sono persa alcuni pezzi di gare, ma in quel caso era doveroso: dovevo andare a lezione di pattinaggio io. Praticamente, una settimana sul ghiaccio, più virtualmente che fisicamente, ma pazienza. Finiti i mondiali, finisce il letargo e ricomincio a cercare di rendermi utile al mondo. Come? Ah, ok, non sono utile al mondo. Pazienza. Tanto, questa settimana c'è il torneo di tennis di Madrid da vedere. |
Ieri sera, non so bene a partire da che genere di discorso, l'Eroe ed io ci siamo trovati a parlare di sogni. Non nel senso di desideri e aspettative, nel senso di sogni, quelli che si fanno quando si dorme. Va beh, lasciamo stare, comunque, dicevo, parlando di sogni e raccontando alcuni sogni fatti più o meno recentemente, mi sono resa conto di come sia più facile ricordare sogni brutti, angoscianti, addirittura spaventosi, rispetto a sogni belli e rassicuranti. Per dire, mi ricordo perfettamente di aver sognato più volte insetti schifosi che mi assalivano, ma non mi ricordo di aver mai sognato di trombare con Ewan McGregor. Magari perché non l'ho mai sognato (peccato), ma magari è solo che non ricordo di averlo fatto (peccato comunque). Secondo l'Eroe dipende dal fatto che i brutti sogni ti lasciano un'impressione più marcata, proprio perché scavano nelle tue paure e insicurezze, quindi tendi a ricordarli più facilmente. Può essere, ma io ho un'altra teoria. Apparentemente, ti verrebbe da pensare che sia meglio ricordarsi i bei sogni che non quelli brutti. Sembra una cosa logica, a prima vista. Quindi, in sostanza, meglio svegliarsi felici di essere usciti da un brutto sogno, che svegliarsi delusi rendendosi conto che il bel sogno era solo tale. Come ho sviluppato una simile rivoluzionaria teoria? Pensando a quanto rimarrei male svegliandomi dopo aver sognato di trombare con Ewan McGregor. |
Post n°707 pubblicato il 18 Aprile 2011 da Satine_78
E' ora di concludere i racconti sul weekend bruxellois, anche perché, ancora un po' che la tiro lunga, più che di racconti si potrebbe cominciare a parlare di rievocazione storica. Cosa c'è di meglio, per chiudere in bellezza, che narrare tutte le divertenti amenità che ti possono capitare in soli tre giorni di viaggio? Tipo il classico gruppo casinista e rompicoglioni che, sull'aereo, è come Vodafone: tutto intorno a te. Oppure le biglietterie automatiche della metropolitana, che accettano solo moneta o carte di credito locali e tu, non avendo nè l'una nè l'altra, te la fai a piedi fino ad una stazione, per fortuna (si fa per dire) lontana solo pochi kilometri, dove si trova una biglietteria con esseri umani in grado di accettare anche una banconota e di darti perfino il resto. In compenso, hai avuto l'enorme fortuna, l'ultimo giorno (quando avresti dovuto vedere il Museo del Fumetto) di ritrovarti davanti al Manneken Pis (una fontanella costituita da un bimbetto che piscia, famosa per motivi a me del tutto ignoti) durante la (suppongo) quotidiana cerimonia di vestizione dello stesso, con tanto di banda e canzoncina popolare in fiammingo, lingua che, grazie al cielo, non conosco. E come dimenticare di aver avuto in dotazione la camera 666? Forse anche all'albergo sapevano che stavano accogliendo una nota coppia di peccatori destinati alla dannazione eterna. Comunque, per buona misura, si sono premurati di farci ritrovare nel cassetto del comodino un Vangelo bilingue, magari sperando in una conversione, anche se tardiva. Infine, citazione meritoria per il pilota del volo di andata, che, appena prima del decollo, si produce nel solito discorsetto su tempi di volo, dati tecnici, condizioni meteo, eccetera. Con una simile competenza scentifica, invece che il pilota, avrebbe potuto fare la meteorina al TG4. Solo nel caso in cui fosse stato una bionda ventenne con una quarta di tette, ovviamente. |
Molte persone considerano veri viaggiatori solo coloro i quali sono capaci di immergersi totalmente nella cultura locale, ivi comprese le tradizioni culinarie. A volte può risultare però difficile: per esempio, quando a Londra vedi gente che mangia patatine fritte sorseggiando caffelatte, te ne freghi di essere considerato un vero viaggiatore e passi oltre molto volentieri. Fortunatamente, a Bruxelles, le patatine fritte le servono con le cozze: magari sarà un accostamento che ai gastronomi puristi potrebbe far storcere il naso, ma a me è piaciuto, e molto. Fin qui, nessun problema: le patatine fritte non sono esattamente ciò che viene prescritto nelle diete, ma io non sono mica a dieta, le mangio anche in Italia e, in più, non te ne danno certo una porzione così corposa da farti sfiorare da alcun pensiero. I problemi cominciano quando gusti un'altra specialità tipicamente belga: si tratta sempre di patatine fritte, questa volta senza cozze, vendute, come dire, "al cartoccio", tipo le caldarroste a novembre a Milano, per capirci. Lì la porzione è molto più rilevante e, pur avendo rifiutato ogni tipo di salsa, una più unta dell'altra, inizi a pensare a quante vasche dovrai fare in piscina, la tuo ritorno, per smaltire. Ancora però sei ottimista: ma sì, vado a nuotare un paio di volte in più e me la cavo senza problemi. Il pensiero ottimista svanisce però molto presto, cioè quando ti ritrovi davanti alla più implacabile arma di cellulite di massa mai pensata da mente belga: la gaufre. Dicesi gaufre una cialda delle dimensioni di una tegola di ardesia della Val Camonica. E dello stesso peso specifico. Della Val Camonica, intendo. Già così, da sola, basta guardarla per far partire la ola dei trigliceridi. E vorrai mica essere così egoista di farli festeggiare da soli? Dove li lasciamo il glucosio e il colesterolo? Ecco quindi che la cialda viene guarnita con tutto - e sottolineo tutto - ciò che di umanamente ingrassabile esiste sulla faccia della Terra: da una colata di cioccolato belga fuso, denso e bollente come la lava dell'Etna, ad un montarozzo di panna montata tanto alto da far concorrenza al Matterhorn. A quel punto, non hai più scampo: pensi a tutto l'inverno trascorso tra la noia di kilometri fatti nell'acqua clorata, alle torture subite in palestra dalla tua insegnante di pattinaggio, ai rischi corsi dalle tue rotule - e da ogni altro osso del tuo scheletro - sul ghiaccio e sai che è stato tutto inutile, che anche per quest'anno la prova costume andrà a farsi fottere. Ti consoli solo pensando che, fortunatamente, la vacanza al mare ancora non l'avevi prenotata. E anche pensando che almeno le gaufres son proprio buone. |
INFO
L'UOMO DEL MOMENTO
ALEXANDER SKARSGARD

Anno di nascita: 1976
Paese d'origine: Svezia
Professione: Attore
Perchè è l'uomo del momento: Trovate qui l'esauriente motivazione
SATINE @ SOUTH PARK!
DA RILEGGERE, PER NON PRENDERMI SUL SERIO
IL TERMUOMETRO
L'attuale predisposizione di Satine nei confronti del sesso maschile (appartenenti alla lista sottostante esclusi) è:
Lizzie Bennet
Style
LA MIA LISTA NOZZE
I signori presenti nell'elenco, se dovessero trovarsi a passare di qua, sono cortesemente invitati a lasciarmi il loro contatto.
- McGregor, Ewan
- Bloom, Orlando
- Bova, Raoul
- Brody, Adrien
- Butler, Gerard
- Clooney, George
- Damon, Matt
- Depp, Johnny
- Evans, Chris
- Farrell, Colin
- Garcia Bernal, Gael
- Jackman, Hugh
- Lambiel, Stéphane
- Law, Jude
- Leto, Jared
- Macfadyen, Matthew
- Marsden, James
- Murphy, Cillian
- Pitt, Brad
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