Creato da tommaso.mt il 26/07/2010
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IMMIGRAZIONE: DA PIAGA A RISORSA SOCIO-ECONOMICA

Post n°6 pubblicato il 26 Luglio 2010 da tommaso.mt

Nell..arco di un solo secolo, quello appena trascorso, la società italiana ha subito una radicale
trasformazione: da Paese di emigranti è divenuta Paese di immigrati. Nelle città di oggi (non solo
nelle grandi metropoli ma anche a Lecce e nella nostra Galatina) ci si confronta con una moltitudine
di razze e di culture, le più diverse e le più lontane. Chi cerca riparo da guerre civili scoppiate nei
loro paesi di origine, chi la speranza di ..fare fortuna.. o nel nostro territorio o nel resto del
continente occidentale, e chi è vittima di interessi personali di qualcuno (ritorno economico per chi
svolge attività illecite). La cronaca nera è sempre piena di avvenimenti che vedono coinvolti gli
immigrati a danno degli italiani (furti, violenze fisiche, ecc.). Il leitmotiv monotono che risuonava
nelle prime pagine dei quotidiani nell..estate del 1998 era proprio l....emergenza clandestini..,
provocando una escalation normativa culminata nei vari decreti flussi, e da ultimo nella Legge n. 94
del 15 luglio 2009 con la quale è stato qualificato reato l..immigrazione clandestina.
Il presente contributo, che non entra nel merito di queste scelte né esprime giudizi di sorta,
vuole piuttosto stimolare una seria e profonda riflessione sul fenomeno, dopo aver analizzato il
rapporto del C.N.E.L. (Consiglio Nazionale dell..Economia e del Lavoro) presentato il 22 luglio del
2009 e riguardante il mercato del lavoro nel 2008 e nel primo trimestre dell..anno in corso, a
dimostrazione che, oggi più di ieri, parlare di immigrazione non è così facile e sbrigativo.
Nel 2008 la popolazione italiana ha superato la cifra di 60 milioni di abitanti, con 3,9 milioni
di immigrati, dall..inizio del decennio, che rappresentano il 6,5% dei residenti totali: il 20% di loro
sono romeni, divenendo la presenza più numerosa sul nostro territorio. La maggiore fecondità delle
donne immigrate (2,1 figli) rispetto alle donne italiane (1,3 figli) consente di riequilibrare la
struttura demografica della popolazione per fasce di età in favore delle classi giovanili e adulte. Il
sud, decisamente più giovane rispetto al resto d..Italia, ha una crescita alquanto contenuta perché
rappresenta, per lo straniero, una tappa intermedia verso il nord e gli altri Paesi continentali.
Oggi la popolazione italiana con oltre 65 anni rappresenta il 30% di coloro che hanno l..età da
lavoro e, ipotizza l..ISTAT, con un flusso di ingresso pari a 200 mila immigrati l..anno, si arriverà
nel 2051 ad un..incidenza del 61%; se non si realizzeranno i flussi ipotizzati, sempre nel 2051, il
75% (rispetto a chi ha l..età da lavoro) avrà più di 65 anni. La riduzione della popolazione attiva
comporterà una grossa lacuna nell..offerta di lavoro nel lungo periodo, lacuna che dovrà essere
colmata con l..ingresso di forze straniere, e non basterà più il numero di ingressi l..anno ipotizzati
dall..istituto di statistica. Anche i tassi di partecipazione delle donne nel mondo del lavoro sono
incrementati per l..opportunità, data loro proprio dai flussi migratori, di trasferire sul mercato alcuni
servizi domestici e di assistenza (basti pensare alla cura dei genitori anziani o malati affidata alle
badanti) altrimenti svolti in economia.
La consistente limitazione dei flussi migratori, soprattutto durante questo periodo
caratterizzato da una profonda crisi economico-finanziaria, incide non poco sulla sostenibilità del
nostro sistema Paese che sta ricevendo un aiuto sostanziale dall..immigrazione. Il calo contenuto
dell..occupazione (- 204 mila unità) nel primo trimestre del 2009, rispetto allo stesso periodo dello
scorso anno, è da attribuire alla manodopera straniera (+96 mila uomini e + 126 mila donne) che ha
meno difficoltà nel trovare altre opportunità di lavoro rispetto agli italiani. Nel secondo trimestre,
invece, la riduzione dell..occupazione è risultata di 378 mila unità, da attribuire prevalentemente ad
un aumento dell..occupazione straniera (+184 mila unità) dovuto alla loro maggiore presenza sul
nostro territorio (+307 mila unità) (Bollettino Economico n. 58, ottobre 2009, Banca d..Italia).
Secondo uno studio condotto dalla Caritas di Roma, con il supporto della Provincia di Roma e
dell..INPS nel 2007 e che abbraccia un periodo di osservazione che va dal 2005 al 2020, il
fenomeno dell..immigrazione consentirà persino di poter sostenere il nostro sistema pensionistico,
proprio perché la loro età media di 31,3 anni contro i 44 anni della popolazione italiana (fonte
ISTAT al 01/01/2005) farà sì che gli immigrati saranno esclusivamente contributori e non fruitori di
prestazioni pensionistiche. A livello europeo, basti citare l..esempio della Spagna, dove il Ministero
del Lavoro ha pubblicato il rapporto sulla Strategia nazionale delle pensioni nell..ottobre del 2008,
con il risultato che il sistema pensionistico iberico non entrerà in deficit, a causa
dell..invecchiamento della popolazione, fino al 2029, e questo grazie soprattutto ai contributi degli
immigrati.
La società italiana sta cambiando volto. Le scelte della politica nazionale non possono non
tenere conto di queste analisi e di questi dati. L..evoluzione degli eventi ci obbliga a trovare un
punto di incontro che porti ad una maggiore integrazione tra noi e la popolazione immigrata,
sicuramente nel rispetto della legislazione vigente sul nostro territorio e della loro cultura e
costume. In prospettiva, dobbiamo avere la consapevolezza di riconoscere il grande contributo che
viene dalla presenza degli stranieri, non solo per la crescita demografica, ma soprattutto per quella
economica e sociale dell..intera collettività.

Tommaso Manzillo

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