TAMARA DONATI

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DESERTO ... i colori del silenzio

Post n°4 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da tamara.donati
 

Il Il deserto è il luogo geometrico da cui tutto si irradia.

Qui in principio era il silenzio, l’inizio e la fine di tutti i suoni possibili.

Il Grande Nulla.

 

Deserto deriva dal verbo latino “deserere”, ovvero lasciare, abbandonare.

Il deserto quindi è la metafora romantica dell’essere umano che, mediante l’abbandono (ossia la spoliazione) dalle sovrastrutture culturali, si avventura al centro di se stesso nella speranza di cogliere il vero senso e il valore autentico dell’esistenza. Il deserto simboleggia così uno stato di purificazione e rigenerazione dell’essere: senso di pace e di appagamento, bisogno di solitudine in grandi spazi aperti, necessità di vivere a stretto contatto con la natura nelle sue forme più intense, come aprire una porta chiusa su un magico giardino dell’Eden.

Il deserto è un “luogo dello Spirito”, dove il rapporto sacrale: natura / uomo / Dio si manifesta nell’immensità di un ambiente affascinante quanto ostile. Non esiste luogo più adatto alla preghiera di esso: Giovanni Battista si recò nel deserto della Giudea a predicare il battesimo e la remissione dei peccati; e là, presso il fiume Giordano, battezzò Gesù. Lo Spirito, poi, condusse Gesù nella solitudine del deserto per prepararsi alla sua missione.

Il deserto nella sua purezza, nella sua immensità e nella sua apparente immutabilità è anche il simbolo dell’infinito e dell’eterno. Per questo il filosofo Filone di Alessandria scrisse: “la sapienza è amica del deserto”. Per questo i Tuareg, ancora oggi, insegnano che il deserto fu dato da Dio agli uomini perché vi ritrovassero la loro anima.

Il viaggio nel deserto è quindi stimolo profondo alla conoscenza di altri mondi.

L’impressione che si prova trovandovisi immersi è che il mondo stia ruotando insieme a noi, dominato da un perfetto equilibrio, in totale sintonia con l’ambiente. E’ sentirsi vivi e antichissimi, inspiegabilmente legati ad una oscura memoria primordiale. Il corpo e l’io spariscono lentamente per essere solo terra-cielo, vento e battito del cuore. E sono il vento e la sabbia i veri padroni del deserto, inesorabili nel cesellare dune, sculture di pietra e giochi d’erosione: un mondo condannato ad un destino minerale in cui la magica reminescenza di un fiore, la rosa del deserto, ne è la poetica stravaganza.

Il deserto è anche territorio abitato da una grande quantità di popoli con riti e miti tutti da scoprire, le cui feste colorano le dune di gente, danze e musica.

Poi, d’improvviso, è il silenzio...

 

 

In questo particolare ciclo di opere il deserto e la figura umana si fondono assieme, respirano e palpitano all'unisono, divengono un unico Spirito. Le superfici sono mosse, in calde e luminose tonalità, e accolgono figure espresse in linee sinuose che vibrano in armonia con lo spazio, lo compenetrano, vi si espandono, si dilatano. Gli impasti sabbiosi, che compongono ogni singola opera, contengono alcuni granelli di sabbia di quei deserti che fino ad oggi ho incontrato costituendo il legame ideale fra l'esperienza diretta: il viaggio, e il vissuto interiore, emozionale, che si traduce simbolicamente in immagini.

 
 
 
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