Creato da TamaraRufo il 03/07/2007
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L'arrivo

Post n°10 pubblicato il 04 Luglio 2007 da TamaraRufo
 

Mario sorrideva benevolo, non cercava più attorno, né si fermava però sugli occhi interrogativi di Silvia che invece non smettevano di osservarlo arrangiando un appiglio per meglio assonare le proprie sensazioni incoerenti.

Incuriosita e tesa la ragazza notava che l’uomo non finiva mai di parlare, a voce alta per farsi sentire, le raccontava di lui e di amici, di lavoro e di altro, di tutto tranne di ciò che lei avrebbe voluto ascoltare  – Cosa aveva intenzione di fare?

Arrivarono a destinazione discorrendo del loro carattere, Silvia si sentiva sulla difensiva, scorreva con l’indice il bordo del sedile davanti e si guardava bene dal non perdere mai la sua compostezza. Il guidatore – le era sembrato – ogni tanto le rivolgeva qualche occhiata d’interesse.

“Numero 1963” disse Mario mentre percorrevano un vialone alberato di chissà quale zona della città, erano arrivati.

Silvia chiese all’autista quale numero avrebbe potuto chiamare volendo allontanarsi da lì.

“Andiamo bene…” alle sue spalle sentì Mario che la commentava con disappunto.

In effetti voleva andarsene, lui l’aveva condotta in un quartiere della città che non conosceva. Era lontana da casa e nessuno sapeva dov’era, la paura stava prendendo il sopravvento, poteva capitarle di tutto.

Guardò verso l’edificio e vide una bella palazzina alta nove piani, una struttura signorile e moderna, dovunque fosse il rione era di un certo livello, lo dimostravano la cura dei giardini e dei viali, le ampie terrazze dei palazzi.

Accompagnando con un gesto della mano Mario la esortò ad entrare, il cuore le si fermò, si ritrovò nell’appartamento senza più ricordarsi se avessero preso l’ascensore o se fossero saliti per le scale. Non avrebbe saputo dire a che piano si trovassero.

Aveva compiuto il secondo salto, dopo averlo seguito in taxi davanti al portone d’entrata si era detta – ormai sei arrivata fin qui, sarà un rischio ma ora continua.

Mario si muoveva con frenesia nell’appartamento, non appena avevano varcato la porta prese ad attraversare da una parte all’altra la sala accogliente e spaziosa che gli si era aperta davanti, di nuovo stava cercando qualcosa.

“E’ molto carino qui” disse Silvia, non trovando altre parole oltre una frase ovvia, pensava stonasse di meno del silenzio.

“E’ di Carla” rispose lui, finalmente le nominava la sua donna, finora non vi aveva ancora fatto cenno, Silvia non sapeva se quella sera avrebbe fatto o meno anche la sua conoscenza.

Sull’idea però non voleva soffermarsi, non era sicura che incontrarla così presto le avrebbe davvero fatto piacere. Silvia fantasticava su tutto in quel frangente ma non riusciva realmente a badare a qualcosa, era troppo confusa, era troppo tesa.

“Avevi detto d’avere sete”, le stava offrendo un bicchiere di vino e quel tono destò in lei un’insana battaglia, non sapeva se doveva perdersi e stare a vedere oppure ascoltare le elucubrazioni che la sua formazione le ricordava. Ma la vera questione era che lei non si fidava, anzi non capiva come potesse fidarsi così facilmente, le sembrava addirittura una favola razionalizzare che lei stessa si trovava davvero con un uomo mai visto in un posto che nessuno sapeva. Aveva paura, aveva i sensi all’erta, ma non capiva bene perché ancora qualcosa la tratteneva. 

Rideva.

“Bevi il tuo vino” la sollecitava Mario, “vieni qui, mettiti davanti a me”.

Silvia sorseggiò per alcuni secondi il liquido scuro e poi si portò dove lui le aveva indicato.

Mario iniziò a sussurrarle parole attente e chiare, delicatamente le sue mani scorsero sugli occhi di lei, volevano privarla del contorno. Silvia teneva gli occhi chiusi, mentre lui le parlava di ciò che doveva sentire e con estrema facilità, cingendole le mani – tanto che lei si sorprese – le chiese di piegare le ginocchia e di restare così davanti a lui.

Silvia testualmente obbedì, traendo un profondo respiro  assolutamente silenzioso, nella speranza di non trovarsi con le spalle al muro ma di dare un senso alla ricerca che l’aveva condotta fino a quel punto.

 

Continua…

 

 
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