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TAV: L'UNICO SCENARIO ORMAI POSSIBILE

Post n°155 pubblicato il 21 Novembre 2013 da Heart.and.Soul
 
Foto di Heart.and.Soul

Come mai nessuno ha le palle di dire che ieri a Roma, anche se sotto forma di violenza, è andato in scena l'unico degli scenari ormai possibili nell'argomento TAV? Che quella protesta trasformatasi in scontro, come era auspicabile del resto, è il risultato di 10 anni di "Si fa e basta", di continui appelli al dialogo e di campagne diffamatorie verso chi cercava di far valere tesi mai dichiaratamente bocciate. Dagli inesistenti vantaggi che si trarranno dalla realizzazione della Torino-Lione, ai rischi per la salute, ai costi spropositati dell'opera e al timore di infiltrazioni mafiose che, profittando delle grosse somme in gioco, possono trasformare un territorio ancora relativamente "sano" in un nuovo polo d'affari. 

Continuano a parlare di dialogo. Quale dialogo? Ho visto e letto di tutto in questi anni: tavoli di negoziazione-pantomima dove coi soldi hanno creduto di poter mettere a tacere tutto, promesse di favori più o meno onerosi. Se una cosa non la vuoi e te la impongono con la forza, con la stessa forza, se necessario, ognuno di noi ha il diritto di difendersi e/o di manifestare apertamente il proprio dissenso. Non è il "power to the people", il problema. Perché forse sarebbe stato diverso se ai valsusani avessero chiesto di spendere gli stessi soldi (ipotesi fantascientifica) per installare nel proprio territorio una complessa opera utile, ad esempio, a produrre energia pulita da qui ai prossimi quarant'anni. E non è soltanto la TAV, il punto. Non è essere contro la tecnologia, il progresso o chissà cosa. Anche perché, se dipendesse da quello, nessuno di noi, oggi, avrebbe la fortuna di poggiare il proprio culetto su morbide poltroncine che in 2h55' ti portano da Roma a Milano.

Il punto è che se il potere può essere in grado di imporre oggi la costruzione di una ferrovia che si può ritenere più o meno utile, prendendosi gioco delle correnti inverse, domani si rischia di essere in balia di qualsiasi evento solo perché le indicazioni che arrivano dall'alto sono e restano quelle uniche, sole e imperative per tutti. Il bello è che questa gente si sciacqua la bocca con parole nobili come DEMOCRAZIA tutti i santi giorni. Ringraziamo anche e soprattutto una fetta di classe politica. Sì, proprio quella che millanta da sempre l' "apertura" e che ne fa una bandiera illudendo i suoi elettori che il proprio colore sia quello "buono e giusto". La stessa che ha saputo trasformarsi in padre e padrone, all'occorrenza.

Anche per questo il movimento No-Tav, come tanti altri se ne stanno formando in Italia, è (nelle sue forme non deviate) soprattutto un movimento di cultura ideologica. Perché rappresenta il punto di snodo tra il tipo di società che siamo stati e quella che vorremmo essere. Il bivio che ci chiede di proseguire lungo la strada del "Zitti e mosca", del "da sempre calpesti e derisi" o di svoltare verso qualcosa che VERAMENTE profuma un po' più di democrazia?

Ieri, a Roma, anche se sotto forma di violenza, ha avuto luogo l'unico degli scenari ormai possibili.

E nessuno di noi ne è contento.

 

 
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