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Questione di formalità

Post n°96 pubblicato il 03 Marzo 2011 da Privilege_bg
 
Foto di Privilege_bg

Ero ancora un giovine virgulto, inesperto e spensierato, quando mi chiamarono ad assolvere il servizio militare di leva.

Nello splendore dei miei vent’anni mi presentai alla caserma di destinazione dove mi si aprì un mondo nuovo davanti; rigore esasperato, urla sguaiate degli addestratori, una valanga di formalità, tutto mi metteva in grande soggezione, figuratevi che avevo timore persino a chiedere di andare a fare pipì. Trascorso il primo periodo di addestramento mi assegnarono l’incarico di furiere ed attendente del signor capitano, un ruolo decisamente ambito e a suo modo bello perché a diretto contatto con il comando; avevo inoltre la possibilità di ottenere qualche privilegio il che non guasta mai. Il capitano era un ufficiale burbero e tutto d’un pezzo; con la sua voce e con gli ordini perentori che impartiva sembrava un tuono del cielo, mentre con il solo sguardo era capace di metterti ansia addosso. Ebbene, essendo quotidianamente a stretto contatto con lui, riuscii piano piano a prendere quel poco di confidenza che è concessa ad un umile subalterno militare di truppa. Tutti mi invidiavano per questo, perché nessuno poteva avvicinarlo e parlarci, io invece ero in qualche modo l’eletto.

Una mattina si presentò in ufficio e rintronando con grande enfasi mi chiamò al suo cospetto.

Preso dal panico, corsi da lui e mi schiaffai sull’attenti.

-“Comandi signor capitano!”

Mi spiegò che non era contento del comportamento del tenente Gambardella, suo primo ufficiale, il quale spesso spariva dalla circolazione senza essere più rintracciabile.

-“Caporale” aggiunse, “lei è il mio aiutante personale e mio uomo fidato”

A quel punto iniziai a gongolarmi un po’, mi sentivo quasi un pezzo grosso.

-“Le affido un compito” soggiunse;

-“Lei deve seguire il tenente Gambardella quando questi si assenta ingiustificatamente e deve capire cosa diamine combina. Di conseguenza poi deciderò se sarà il caso di punirlo o meno”.

-“Si signore, signor capitano!” risposi senza indugio.

Venne dunque la prima occasione nella quale dover seguire il tenente Gambardella come ordinatomi. Il giorno seguente mi chiamò a rapporto il capitano.

“Or dunque caporale, cosa ha riscontrato?” mi domandò in modo deciso.

-“Signore, il tenente ha preso la sua auto ed è uscito dalla caserma” risposi.

-“Accidenti, non basta!” tuonò possente il capitano. E aggiunse stizzito :

-“Caporale, esca dalla caserma e lo segua la prossima volta, ha capito?”

-“Si signore signor capitano!” risuonai.

Venne la seconda occasione e seguii il tenente anche all’esterno della caserma. Il giorno seguente il capitano mi interrogò :

-“Caporale, quali novità mi porta?”

-“Signore, il tenente ha preso la sua auto, è uscito dalla caserma ed è andato a casa sua” risposi.

-“Maledizione, non è sufficiente!” esclamò inviperito il capitano. Riprese poi a dirmi :

-“Senta caporale, lei deve scoprire cosa fa il tenente. Lo spii dalla finestra e mi faccia rapporto”.

Ero abbastanza preoccupato ormai, perché se avessi portato altre notizie sommarie avrei potuto subire personalmente tutte le ire del capitano; mi feci coraggio e la volta successiva cercai di spiare il tenente. La mattina seguente ero a rapporto dal capitano.

-“Caporale, mi auguro che oggi lei abbia notizie più precise” strillò con veemenza.

-“Si signore!” risposi impaurito.

-“Dunque mi racconti”, aggiunse il capitano senza quasi lasciarmi finire di rispondere.

-“Signore, il tenente ha preso la sua auto, è uscito dalla caserma ed è andato a casa sua e per tutta la mattina ha fatto l’amore con sua moglie” dichiarai terrorizzato.

-“Continuo a non capire perché lo faccia di nascosto alla mattina, durante l’orario di addestramento”, chiese tra sé e sé il capitano.

Fu allora che presi coraggio :

-“Signore” domandai con voce tremante, “posso darle del tu così ci capiamo meglio?”

Il capitano sbiancò in volto; maledetta questione di formalità!

 
 
 
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