Ero ancora un giovine virgulto, inesperto e spensierato, quando mi chiamarono ad assolvere il servizio militare di leva.
Nello splendore dei miei vent’anni mi presentai alla caserma di destinazione dove mi si aprì un mondo nuovo davanti; rigore esasperato, urla sguaiate degli addestratori, una valanga di formalità, tutto mi metteva in grande soggezione, figuratevi che avevo timore persino a chiedere di andare a fare pipì. Trascorso il primo periodo di addestramento mi assegnarono l’incarico di furiere ed attendente del signor capitano, un ruolo decisamente ambito e a suo modo bello perché a diretto contatto con il comando; avevo inoltre la possibilità di ottenere qualche privilegio il che non guasta mai. Il capitano era un ufficiale burbero e tutto d’un pezzo; con la sua voce e con gli ordini perentori che impartiva sembrava un tuono del cielo, mentre con il solo sguardo era capace di metterti ansia addosso. Ebbene, essendo quotidianamente a stretto contatto con lui, riuscii piano piano a prendere quel poco di confidenza che è concessa ad un umile subalterno militare di truppa. Tutti mi invidiavano per questo, perché nessuno poteva avvicinarlo e parlarci, io invece ero in qualche modo l’eletto.
Una mattina si presentò in ufficio e rintronando con grande enfasi mi chiamò al suo cospetto.
Preso dal panico, corsi da lui e mi schiaffai sull’attenti.
-“Comandi signor capitano!”
Mi spiegò che non era contento del comportamento del tenente Gambardella, suo primo ufficiale, il quale spesso spariva dalla circolazione senza essere più rintracciabile.
-“Caporale” aggiunse, “lei è il mio aiutante personale e mio uomo fidato”
A quel punto iniziai a gongolarmi un po’, mi sentivo quasi un pezzo grosso.
-“Le affido un compito” soggiunse;
-“Lei deve seguire il tenente Gambardella quando questi si assenta ingiustificatamente e deve capire cosa diamine combina. Di conseguenza poi deciderò se sarà il caso di punirlo o meno”.
-“Si signore, signor capitano!” risposi senza indugio.
Venne dunque la prima occasione nella quale dover seguire il tenente Gambardella come ordinatomi. Il giorno seguente mi chiamò a rapporto il capitano.
“Or dunque caporale, cosa ha riscontrato?” mi domandò in modo deciso.
-“Signore, il tenente ha preso la sua auto ed è uscito dalla caserma” risposi.
-“Accidenti, non basta!” tuonò possente il capitano. E aggiunse stizzito :
-“Caporale, esca dalla caserma e lo segua la prossima volta, ha capito?”
-“Si signore signor capitano!” risuonai.
Venne la seconda occasione e seguii il tenente anche all’esterno della caserma. Il giorno seguente il capitano mi interrogò :
-“Caporale, quali novità mi porta?”
-“Signore, il tenente ha preso la sua auto, è uscito dalla caserma ed è andato a casa sua” risposi.
-“Maledizione, non è sufficiente!” esclamò inviperito il capitano. Riprese poi a dirmi :
-“Senta caporale, lei deve scoprire cosa fa il tenente. Lo spii dalla finestra e mi faccia rapporto”.
Ero abbastanza preoccupato ormai, perché se avessi portato altre notizie sommarie avrei potuto subire personalmente tutte le ire del capitano; mi feci coraggio e la volta successiva cercai di spiare il tenente. La mattina seguente ero a rapporto dal capitano.
-“Caporale, mi auguro che oggi lei abbia notizie più precise” strillò con veemenza.
-“Si signore!” risposi impaurito.
-“Dunque mi racconti”, aggiunse il capitano senza quasi lasciarmi finire di rispondere.
-“Signore, il tenente ha preso la sua auto, è uscito dalla caserma ed è andato a casa sua e per tutta la mattina ha fatto l’amore con sua moglie” dichiarai terrorizzato.
-“Continuo a non capire perché lo faccia di nascosto alla mattina, durante l’orario di addestramento”, chiese tra sé e sé il capitano.
Fu allora che presi coraggio :
-“Signore” domandai con voce tremante, “posso darle del tu così ci capiamo meglio?”
Il capitano sbiancò in volto; maledetta questione di formalità!
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il 06/09/2016 alle 13:52
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il 28/02/2016 alle 14:37
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il 27/02/2016 alle 22:53