Thesexybride2
«Fai conto di essere una maratoneta. Stai correndo con i tuoi amici e le tue amiche. A un certo punto capisci di avere una buona gamba, un bel passo, di poter andare più veloce, e allora decidi di seguire questa tua forza. Di convertirti al tuo talento. Dopo un po' che corri, ti accorgi di aver staccato il gruppo. Ti giri e ti scopri sola. Loro sono indietro, tutti insieme che ridono, e tu sei sola con te stessa. Siccome non riesci a reggere questa solitudine, rallenti finché il gruppo ti raggiunge e, negando il tuo talento, fingi di essere come loro. Rimani nel gruppo. Ma tu non sei così, non sei come loro. Infatti anche lì in mezzo ti senti comunque sola.»
Scrivo per il piacere di farlo, non mi interessa la gloria ne i saluti tanto per dir qualcosa, non credo all'amicizia decantata con troppa facilita' in questo mondo, se qualcuno è interessato a leggere è libero di farlo spendendo il tempo necessario senza fermarsi alle prime tre righe, non sopporto la superficialita', l'ipocrisia ed il finto buonismo, preferisco di gran lunga un commento critico ma costruttivo o il silenzio, capisco che sia piu' semplice fermarsi all'immagine piuttosto che usare il cervello.
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Post n°233 pubblicato il 06 Marzo 2009 da blackmamba78
Un' età di scelte e di indecisioni, i trentacinque anni. Se ne accorge Francesca, che una sera decide di cominciare a scrivere, per raccontare innanzitutto a se stessa che cosa sta accadendo nella sua vita. Perché scrivendo, dice, «scopro cose di me in maniera più evidente». «Io è da un anno che cerco di lasciare mio marito e non ci riesco», annota, quasi incredula. Forse sta vivendo la «vita addormentata» di una Biancaneve che ha mangiato la mela avvelenata, mentre intorno a lei c' è chi invece prende decisioni sconvolgenti: come il vicino di casa, un uomo dalla vita difficile e precaria, che «ieri si è buttato di sotto ed è morto». Così inizia il racconto La mela rossa di Fabio Volo. Francesca, una donna che si trova a una certa età e si sente priva di sensazioni, di emozioni. Vorrebbe lasciare il marito Andrea, ma non lo fa perché pensa "e se dopo mi pento? Cosa faccio? Ho quasi 40 anni, poi è difficile costruire di nuovo un' intimità, un rapporto...». Ho notato che le donne hanno questa fortissima capacità di sopportare. Loro imparano a sopportare prima il padre, poi il marito, il lavoro...» Ritornano quindi anche in questo racconto i temi più amati da Volo, la crisi generazionale, la svolta, la ricerca di qualcosa di vero da vivere: ma i trentenni che dicevano di voler «cambiare la vita immediatamente, totalmente, radicalmente», forse stanno crescendo, e da trenta-quarantenni hanno imparato a frenare. Insomma, come Nico in Esco a fare due passi, anche Francesca si trova a un punto della vita in cui si domanda «Che cavolo faccio qui?». Ma invece di rispondere come la figura drammatica e coraggiosa di Federico in Un posto nel mondo, gridando «Voglio prendere in mano i fili della mia vita. (...) Voglio scendere, capire ciò che voglio realmente», Francesca esita. «Perché la paranoia di Francesca - riprende a spiegarci lo scrittore - e di tutti, oggi, è rimanere soli. Diventare vecchi e non avere nessuno. Lo dice, infatti, "A volte mi dimentico che la vita è solamente una". Ed è tutto così veloce che alla fine ti giri e dietro di te c' è come un unico giorno, un giorno solamente, che è sempre quello». Ma forse Francesca teme di diventare quel tipo di donna che un altro personaggio di Volo, il Francesco detto Checco del romanzo È una vita che ti aspetto, metteva tra le esperienze poco felici in amore e definiva «una donna secondo turno»: «Quelle che intorno ai venti-venticinque anni si erano sposate e (...) verso i trenta si erano separate. La categoria "donne secondo turno" offriva donne con meno pretese, più disilluse e con la sensazione di aver perso qualcosa in quegli anni di matrimonio». Somiglia in effetti un po' a Checco, la protagonista: senza le ansie del ragazzo, ma con lo stesso stupore di chi cerca ogni indizio dei propri sentimenti («Voglio essere onesta e leale fino in fondo»), mostra tutti i tic di una certa «femminilità», non meno tipici di quelli maschili; anche se lo fa con l' ironia che è la cifra stilistica di Volo. Sono i passaggi più lievi e comici: quando nell' elenco dei motivi per cui non lascia il marito, Francesca infila anche il fatto che le spiace «diventare una serie di aggettivi: l' ex moglie, la stronza, la-senza-cuore-che-mi-ha-piantato-all'improvviso-dopo-quasi-sei-anni-dimatrimonio». Francesca scoprirà che "la felicità è nata gemella", amando un altro uomo, Lorenzo. Un risveglio dei sensi che insegna per contrappunto come certi rapporti, invece, siano come la «mela rossa» del titolo: «Tu la prendi (...) e non ti accorgi che pian piano sparisci, ti annulli, diventi una sonnambula». «Sì, la mela rossa è questa - conclude Fabio Volo -: io e te stiamo insieme, ci amiamo, e tu vuoi andare a New York per un lavoro. Ma io ti dico "no, ti amo, rimani". Significa avere potere sulla vita di un altro, ma fargli un danno invece di aiutarlo a essere se stesso». E chissà se Francesca troverà il coraggio di cambiare vita o accetterà ancora la mela rossa del sopore sentimentale.
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S'ì fosse foco, arderei 'l mondo;
s'ì fosse vento, lo tempesterei;
s'ì fosse acqua; ì' l'annegherei;
s'ì fosse Dio, mandereil'en profondo
s'ì fosse papa, sarè allor giocondo,
che tutt'i cristiani imbrigherei;
s'ì fosse 'mperator, sa che farei?
a tutti mozzerei lo capo a tondo
s'ì fosse morte, andarei da mio padre;
s'ì fosse vita, fuggirei da lui:
similmente faria da mi'madre
s'ì fosse Cecco, come sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre :
e vecchie e laide lassarei altrui.
(De Andre' / Quello che sono)
Via del Campo c'è una graziosa
gli occhi grandi color di foglia
tutta notte sta sulla soglia
vende a tutti la stessa rosa.
Via del Campo c'è una bambina
con le labbra color rugiada
gli occhi grigi come la strada
nascon fiori dove cammina.
Via del Campo c'è una puttana
gli occhi grandi color di foglia
se di amarla ti vien la voglia
basta prenderla per la mano
e ti sembra di andar lontano
lei ti guarda con un sorriso
non credevi che il paradiso
fosse solo lì al primo piano.
Via del Campo ci va un illuso
a pregarla di maritare
a vederla salir le scale
fino a quando il balcone ha chiuso.
Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
(De Andre' / Cosa ho sudato)