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« Ginecoantologia (antolog...Convivio 27 feb 2011 »

25 feb 2011

Post n°156 pubblicato il 06 Marzo 2011 da Egure
 

  Sfoglio le pagine

della tua pelle e

ne sgrano il desiderio.

Per spaccare

come il cuore di una pesca

il tuo respiro.

Braccia serrate o

dal ventre slabbrate

come ricce ghirlande

di petali sfioriti.

Rose di porcellana

posano negli occhi

un torso di donna.

 (G. Gualtieri, Fiore sorgi dall'ombra, 2011, rose con tecnica del bitume, olio su legno cm 20x24)

 

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Commenti al Post:
against_myself
against_myself il 07/03/11 alle 17:20 via WEB
Tra la vivida presenza del desiderio e la malinconia del ricordo... in questo spazio la pittura è come la poesia, non vi è differenza. Grazie cara amica, poesia stupenda. Un caro saluto, G.
 
Egure
Egure il 09/03/11 alle 18:35 via WEB
Felice ti sia piaciuta; sono in un periodo assai fertile di immagini, sensazioni e parole. A dire il vero avevo scritto quasi a seguito dell'altra questo brano, e poi molti altri, di tema totalmente diverso. Tutti ancora da riportare qui, ma il dovere mi chiama..a presto, buona serata,e.
 
Egure
Egure il 09/03/11 alle 18:43 via WEB
Due parole sui due testi che accompagnano il bellissimo dipinto floreale che ho inserito. Il flusso delle parole rievocano in una continua metafora la morfologia del fiore accomunata a quella di una donna seminuda e giacente. Volevo trasmettere a colpo d'occhio questa fantasia anatomica intravista nel soggetto botanico. I due fiori speculari alle grazie di un corpo femminile in scorcio: occhi, narici, labbra, seni, costole, arti.
 
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INFO


Un blog di: Egure
Data di creazione: 17/06/2005
 

MICHELANGELO,RIME

O notte, o dolce tempo, benchè nero,

con pace ogn'opra sempre'al fin assalta;

ben vede e ben intende chi t'esalta

e chi t'onor ha l'intelletto intero.


Tu mozzi e tronchi ogni stanco pensiero;

chè l'umid'ombra ogni quiet'appalta,

e dall'infima parte alla più alta

in sogno spesso porti, ov'ire spero.


O ombra del morir, per cui si ferma

ogni miseria, a l'alma, al cor nemica,

ultimo delli afflitti e buon rimedio;


tu rendi sana nostra carn'inferma

rasciughi i pianti e posi ogni fatica,

e furi a chi ben vive ogn'ira e tedio.

 

NON PAGO DI LEGGERE!

Si dice che la donna sia mutevole: è così: ma tu sei sempre tu nella tua mutevolezza,

come quel rivolo immutabile d'acqua che cade,

sempre uno dalla sorgente all'abbraccio nella palla immutabile sempre rinnovato e sempre

in moto dal principio alla fine miriade di gocce d'acqua e tu - per questo io ti amo - sei la cascata che pur muovendosi custodisce la forma.

Randolph Henry Ash, Ask to Embla.

 

VLADIMIR. V.MAJAKOVSKIJ


POESIE

 

 

DINO CAMPANA - BATTE BOTTE

Ne la nave

Che si scuote,

Con le navi che percuote

Di un'aurora

Sulla prora

Splende un occhio

Incandescente:

(Il mio passo

Solitario

Beve l'ombra

Per il Quai)

Ne la luce

Uniforme

Da le navi

A la citta'

Solo il passo

Che la notte

Solitario

Si percuote

Per la notte

Dalle navi

Solitario

Ripercuote:

Cosi' vasta

Cosi' ambigua

Per la notte

Cosi' pura!

L'acqua (il mare

Che n'esala?)

A le rotte

Ne la notte

Batte: cieco

Per le rotte

Dentro l'occhio

Disumano

De la notte

Di un destino

Ne la notte

Piu' lontanto

Per le rotte

De la notte

Il mio passo

Batte botte.

 

SAVE THE ARTIC - GREENPEACE

ANNA ACHMÀTOVA

POESIE  

Strinsi le mani sotto il velo oscuro...   
(Da
Sera)
 

Strinsi le mani sotto il velo oscuro...
“Perché oggi sei pallida?”
Perché d’agra tristezza
l’ho abbeverato fino ad ubriacarlo.

 

 

 

Come dimenticare? Uscì vacillando,
sulla bocca una smorfia di dolore...
Corsi senza sfiorare la ringhiera,
corsi dietro di lui fino al portone.

Soffocando, gridai: “E’ stato tutto
uno scherzo. Muoio se te ne vai”.
Lui sorrise calmo, crudele
e mi disse: “Non startene al vento.”

1911

 

SIRIA 2012

Profezia


Alla patria scavata nella nostra vita come la tomba

alla patria narcotizzata, assassinata

giunge dal nostro letargo millenario, dalla nostra storia paralizzata

un sole non venerato

che ucciderà il signore delle sabbie e delle cavallette,

il tempo che germoglia nel suo deserto

che rinsecchisce nel suo deserto

come la creazione

un sole che ama la strage e la distruzione

si leva dietro questo ponte.

(Adonis)

 

IL COLORE DEL MELOGRANO.

Il colore del melograno.

1968, regia di Sergei Paradzanov.

"Palazzi di cera del mio amore,

come salvarli dalla tua fiamma rossa?"

-Poesia armena medievale-

 

 

ASSOCIAZIONE COLTIVIAMO LA CULTURA IN GENERE

ASSOCIAZIONE DALLA LETTERATURA AI DIRITTI UMANI

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