...QUALCOSA DI ME
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HA-HA-HA
Il cellulare del parroco
Un americano visita Fossano (una città della provincia di Cuneo) e un amico gli spiega:
- Questa è la piazza dei martiri, la più grande.
- Oh, dove abito io sulla piazza più grande può atterrare un jet, risponde l'americano.
Davanti alla casa più vecchia, l'amico spiega:
- Questo è il nostro municipio!
L'americano:
Oh! Oh! Il nostro municipio e un palazzo nuovo alto 125 metri!
L'amico comincia a perdere la pazienza. Proprio in quell'istante suonano le campane del duomo.
- Cos'è questo suono?, domanda.
L'amico risponde:
- Ah, non ci badare, è solo il cellulare del parroco!
In confessionale
Una giovane si confessa:
- Padre, quando mi guardo allo specchio mi trovo bellisima. E' vanità?
Il confessore dà una sbirciata al volto della ragazza e risponde:
- No, figliola: è cecità!
Post n°115 pubblicato il 06 Aprile 2016 da dLupin
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In questo angolo del mondo digitale, Signore, ci sono centinaia di nomi, appiccicati alle pareti di una casa che esiste solo sullo schermo e nella mia fantasia. Li chiamo "amici", ma molti di loro li conosco poco, altri solo di vista, altri ancora sono poco più che volti (a volte nemmeno quelli!). Qualcuno non l'ho incontrato, qualcun altro vive dall'altra parte del mondo; con qualcuno condivido molto, con altri poco o nulla. Alcuni li ho scelti. Altri hanno scelto me. E ora sono qui, sulla mia home come sorelle e fratelli, posti sulla mia rotta virtuale. Te li affido, Signore, uno per uno. Ti affido le loro speranze, le loro paure, i loro progetti di felicità. Rendimi, per loro, immagine - sia pur sbiadita!- del tuo amore paziente e misericordioso. Rendimi amico vero, pronto ad ascoltare, a condividere, a esserci. Rendimi apostolo, capace di annunciare, anche sul Web il tuo Vangelo di salvezza. Ti ringrazio, Signore, per questo spazio immenso, per questa vita a colori, per questi incontri che forse non sono così casuali. Tuttavia, Signore, di chiedo di non lasciarmi affogare in questo mare di finta compagnia: risveglia in me il desiderio di uscire là fuori, di ascoltare voci reali, di abbracciare persone autentiche e stringere amicizie vere. Amen.
(di Patrizio Righero)
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Il falco pigro (Bruno Ferrero, Ma noi abbiamo le ali) Un grande re ricevette in omaggio due pulcini di falco e si affrettò a consegnarli al Maestro di Falconeria perché li addestrasse. Dopo qualche mese, il maestro comunicò al re che uno dei due falchi era perfettamente addestrato. "E l'altro?" chiese il re. "Mi dispiace, sire, ma l'altro falco si comporta stranamente; forse è stato colpito da una malattia rara, che non siamo in grado di curare. Nessuno riesce a smuoverlo dal ramo dell'albero su cui è stato posato il primo giorno. Un inserviente deve arrampicarsi ogni giorno per portargli cibo". Il re convocò veterinari e guaritori ed esperti di ogni tipo, ma nessuno riuscì a far volare il falco. Incaricò del compito i membri della corte, i generali, i consiglieri più saggi, ma nessuno potè schiodare il falco dal suo ramo. Dalla finestra del suo appartamento, il monarca poteva vedere il falco immobile sull'albero, giorno e notte. Un giorno fece proclamare un editto in cui chiedeva ai suoi sudditi un aiuto per il problema. Il mattino seguente, il re spalancò la finestra e, con grande stupore, vide il falco che volava superbamente tra gli alberi del giardino. "Portatemi l'autore di questo miracolo", ordinò. Poco dopo gli presentarono un giovane contadino. "Tu hai fatto volare il falco? Come hai fatto? Sei un mago, per caso?" gli chiese il re. Intimidito e felice, il giovane spiegò:"Non è stato difficile, maestà. Io ho semplicemente tagliato il ramo. Il falco si è reso conto di avere le ali ed ha incominciato a volare". Talvolta, Dio permette a qualcuno di tagliare il ramo a cui siamo tenacemente attaccati, affinché ci rendiamo conto di avere le ali. |
Lacrime di donna (fonte non specificata) Un bambino chiede alla mamma: «Perché piangi?». «Perché sono una donna» gli risponde. «Non capisco» dice il bambino. La mamma lo stringe a sé e gli dice: «E non potrai mai capire...» Più tardi il bambino chiede al papà: «Perché la mamma piange?» «Tutte le donne piangono senza ragione», fu tutto quello che il papà seppe dirgli. Divenuto adulto, chiese a Dio: «Signore, perché le donne piangono così facilmente?» E Dio rispose: «Quando l'ho creata, la donna doveva essere speciale. Le ho dato delle spalle abbastanza forti per portare i pesi del mondo, e abbastanza morbide per renderle confortevoli. Le ho dato la forza di donare la vita, quella di accettare il rifiuto che spesso le viene dai suoi figli. Le ho dato la forza per permettele di continuare quando tutti gli altri abbandonano. Quella di farsi carico della sua famiglia senza pensare alla malattia e alla fatica. Le ho dato la sensibilità di amare i suoi figli di un amore incondizionato, anche quando essi la feriscono duramente. Le ho dato la forza di sopportare il marito nelle sue debolezze e di stare al suo fianco senza cedere. E finalmente, le ho dato lacrime da versare quando ne sente il bisogno. Vedi figlio mio, la bellezza di una donna non è nei vestiti che porta, né nel suo viso, o nella sua capigliatura. La bellezza di una donna risiede nei suoi occhi. Sono la porta d'entrata del suo cuore, la porta dove risiede l'amore. Ed è spesso con le lacrime che vedi passare il suo cuore».
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C'erano una volta, in un paese orientale, due bel lissime sorelle. La prima sorella andò sposa al re, la seconda ad un mercante. Con il passare del tempo, però, la mo glie del re si era fatta sempre più magra, sciupata e triste. |
A VOLTE BASTA PROPRIO POCO...
Un bambino voleva conoscere Dio.
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Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran vece: "Elì, Elì, lemà sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, Perché mi hai abbandonato?". (Dal Vangelo secondo Matteo) Gesù è il giusto abbandonato nelle mani degli empi, e nella sofferenza grida al Signore. Non invoca di non essere abbandonato, ma chiede perché è stato abbandonato. Così la preghiera del giusto, più che invocazione di aiuto, esprime il desiderio della presenza. La preghiera di Gesù è la domanda del perché della sofferenza innocente, della verità sconfitta, dell’amore inutile, La domanda di Gesù è la domanda dell’uomo, la domanda radicale e decisiva. Condividendo questa radicale domanda dell’uomo, il Figlio di Dio ha mostrato la sua solidarietà con l’uomo. L’ultimo grido di Gesù, perciò, non è stato solamente il grido della morte, il modo più umno di morire, ma il grido della preghiera, che è il modo più umano di pregare. (Bruno Maggioni)
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Da padre a padre. Caro Sig. Englaro... Ieri sono stato con il gruppo dei cresimandi a fare un ritiro all'Edimar (realtà educativa che accoglie ragazzi disagiati). Il mio amico Mario Dupuis (fondatore e presidente dell'opera) mi ha fatto leggere questa lettera aperta a Beppino Englaro scritta per ilsussidiario.net nel 14esimo anniversario della morte della figlia Anna, cerebrolesa grave. Lettera che è stata pubblicata anche nel quotidiano "il Riformista". Personalmente mi ha fatto riflettere tantissimo e in più punti devo ammettere che ho fatto fatica a trattenere le lacrime. "Carissimo sig. Englaro, le parlo da padre a padre. Ho avuto una figlia, Anna, cerebrolesa gravissima dalla nascita, colpita da asfissia neonatale, il suo cervello ha smesso di funzionare per sempre. Oggi ricorre il 14mo anniversario dalla sua morte, Anna è vissuta per 15 anni, non ha mai parlato, non ha mangiato, né bevuto da sola. Era nutrita attraverso la P.E.G. e per farla respirare dovevamo somministrarle ossigeno, ogni giorno aspirarle il catarro e drenare i suoi polmoni. Ho provato a dire "Anna è un dono di Dio, la vita ha un valore inviolabile", ma non mi bastava, perché quando la realtà appare in tutta la sua crudezza, vuoi capire che cosa hai davanti e cosa c'entra il limite con il tuo desiderio di felicità. Si passa dalla ribellione alla rassegnazione, ma la domanda sempre più assillante e implacabile era: come faccio a guardare tutto questo senza soccombere, senza diventare cinico e rinnegare che la vita ha un significato seppure misterioso? Ferito da questa impotenza ed incompiutezza, ma allo stesso tempo leale con queste domande, non volendo eluderle con facili risposte teoriche, mi sono "attaccato" a chi guardava Anna con una "strana" profondità e un'umanità diversa, che io, che ero suo padre non avevo. Questo è stato per me, all'inizio, motivo di grande disagio, fino a destare curiosità, percepivo che quella figlia lì, chiedeva qualcosa di profondo e di grande a me prima di tutto. Anna non si accontentava di essere trattata come figlia, non voleva essere ridotta al suo "stato", Anna voleva essere trattata come qualcosa di più grande; Anna c'era per sfidare il mio solito modo - pur comprensibile e inevitabile - di ragionare e di reagire, che però censurava un fatto evidente: nella realtà c'è un quid che va oltre quello che vediamo. Se non ci accade qualcosa nella vita, non sappiamo dare un nome a questo "quid", ma ciò non toglie che ci sia. Era evidente che ci fosse in Anna qualcosa di più grande che non riuscivo a nascondere a me stesso solo perché non lo vedevo, mentre ciò che vedevo mi generava dolore. Così ho imparato a conoscere Anna in modo nuovo, diverso, se non fosse stato così, avrei detto come tutti: sarebbe meglio se non fosse sopravvissuta. Quando la realtà si presenta con il pungiglione della diversità e del limite esasperato, capisco che se uno non va fino in fondo, è costretto a rinnegare la realtà, ed è costretto a "staccare", perché non ce la fa a sopportare una cosa che non sa guardare. Non ce la fa, e così si nega l'esperienza più umana che un uomo possa fare, quella di provare a guardare il limite fino al punto di desiderare con tutto se stesso qualcosa, qualcuno che può abbracciarlo. Non è innanzitutto una questione di "fede" o di valori condivisi; per me è stata una questione di lealtà con ciò che mi accadeva. E' come se Anna mi dicesse: "Guarda papà che se il tuo cuore è fatto per un destino di felicità, allora è fatto per questo destino anche il mio, guardami così". Questa è una sfida da accettare, non ci si può nascondere, questa sfida è come un tunnel, va percorso tutto, la devi fare tutta la strada per poter fare un'esperienza di bellezza anche dentro lì, fino ad arrivare alla certezza di un destino di felicità dentro l'apparenza di morte. Tutto ciò mi ha cambiato fino al midollo delle ossa, Anna è morta nel momento in cui cominciava ad essere più usuale trattarla così: non come essere bisognoso di tutto, ma come una persona che per il semplice fatto che c'è, è segno evidente che c'è un Altro che la vuole e che la porta al suo destino di felicità. Altro che rassegnazione in attesa dell'al di là, perché questo destino di felicità era così evidente che chi, guardandola, ne prendeva coscienza, cambiava. Così è cambiato il mio modo di guardare tutto il reale, me stesso e i miei figli e non solo gli handicappati. è successo così anche a tutti quegli amici che ci aiutavano e che a turno venivano ogni giorno a casa nostra a darci una mano e a fare compagnia ad Anna. Così è nata Ca' Edimar a Padova: l'opera di accoglienza per adolescenti in difficoltà, dove viviamo in due famiglie insieme a 14 ragazzi, che per un certo periodo hanno bisogno di stare lontano da casa. Dove ogni giorno altri 60-70 ragazzi vengono a scuola di cucina. Gli amici di Anna da allora si dedicano ad opere di carità e accoglienza, tutto questo è nato dalla vita "inutile" di una bimba così! Non la voglio convincere di nulla con questa mia testimonianza, ma solo dirle che mai avrei mai potuto immaginare che da un dolore così sarebbe nato un germoglio di novità umana. È proprio vero che la realtà ci sorprende oltre quello che noi vediamo e decidiamo. È così inutile la vita di una figlia immobile, quanti si domandano oggi grazie ad Eluana il significato della loro vita, perché chiudere la partita? Mi perdoni se ho osato scriverle. Mario" |
Non ti auguro un dono qualsiasi Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo per divertirti e ridere, se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo non per affettarti a correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo non soltanto per trascorrerlo. Ti auguro tempo perchè te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo all'orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita! (Poesia indiana) BUON 2009! |
Nella S. Messa della notte di Natale, durante il canto del Gloria, compiremo un gesto significativo: collocheremo il Bambinello al suo posto, ossia al centro del presepe! Perché, in effetti, in qualsiasi posizione si trovi la grotta o la capanna il presepe si concentra su Gesù Bambino! Senza di Lui il resto non esisterebbe, non avrebbe senso… Ormai è chiaro: il presepe è il mondo, e senza Gesù il mondo scolora. Anzi diventa ridicolo, come sono ridicole le statuine girate verso la mangiatoia ancora vuota, prima che vi si metta dentro il Bambinello. Chi vive senza Gesù rischia di ridurre la vita a un teatrino finto, in cui ogni statuina pretende la parte del protagonista, con il risultato di una recita sconclusionata e mal riuscita. Non è forse questa una descrizione molto simile al nostro tempo che stiamo vivendo?
Ponendo dunque al centro dei nostri presepi il Bambinello proviamo a trovare il tempo per rivolgergli anche una domanda: «Perché sei nato, cosa vuoi da me, dalla mia vita?». Suggestiva la risposta che suggerisce Lambert Noben: Non so se tu sei d’accordo con me, ma nel mio cuore nasce anche questa risposta: “Voglio fare casa con te!”. Forse ti viene da sorridere… perché pensi che sia una risposta ingenua tipica dei bambini che ti chiedono di giocare a “mamma casetta” e invece c’è poco da prenderla alla leggera, perché in questa domanda c’è tutto il mistero dell’incarnazione e nella tua risposta ti stai giocando tutta la tua vita! L’evangelista Giovanni direbbe che questo Dio vuole porre la sua tenda in mezzo noi. Sì, questo Dio vuole fare casa con te!
È Natale: rimettiamo Gesù al centro del “presepe” e tutto girerà miracolosamente meglio! Torniamo semplicemente a riporlo al centro dei nostri affetti, impegni, progetti… della nostra vita e vedremo le nostre case tornare più “calde”, la nostra comunità più “evangelica” e il bene ritornare ad essere di tutti! È un augurio. Una certezza. Buon Natale! |
Domenica 23 novembre - Solennità di Cristo Re, durante la predica ho raccontato una storia per i più piccoli (che poi fanno bene anche ai grandi!) e un bambino di prima elementare mi ha dato questo disegno. Ha detto che mi ha disegnato (con il microfono portatile e la corona che mi sono messo in testa durante la predica... Grazie!!! |
(è la risposta di **** alla mail riportata al post n° 100) Grazie della bellissima mail, l'ho letta più volte e non la cancellerò. |
Post n°101 pubblicato il 12 Novembre 2008 da dLupin
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Post n°100 pubblicato il 06 Novembre 2008 da dLupin
Ho ritrovato tra i miei file una mail scritta nel dicembre 2003 ad un mio amico in risposta ad un suo SMS. Per ovvi motivi di privacy e per il segreto professionale del mio "lavoro" alcune parole, nomi o altri riferimenti potranno essere sostituiti da degli asterischi **** Ciao **** carissimo!!! **** Torno a ripeterti che sono contento di poter riallacciare i contatti con te e ti dico pure che sarei ancora più felice di rivederti! Cerco di rispondere al tuo sms: Provo curiosità sul perché di questa domanda, è la prima volta che un giovane me lo chiede… comunque non perdiamo tempo. Bhè… se fosse contento o meno questo bisognerebbe chiederlo a san Francesco, ma conoscendo il tipo e guardando le opere che ha compiuto direi proprio di sì! La figura di Francesco d’Assisi è sicuramente una tra le più affascinanti e conosciute nel mondo, ma non è stata né la prima né l’unica a “lasciare tutto”… Se hai visto qualche film su san Francesco o letto qualche libro, sai bene che a un certo punto della vita questo giovane: pieno di soldi, con un ottimo lavoro, tanti amici… e amiche (con le quali certo non si fermava ai semplici complimenti)… ad un certo punto ha fatto quel gesto che noi diciamo in una parola “lasciare tutto” e che forse suo padre non ha mai capito e perdonato. Era diventato matto? In un certo senso sì, come matti (agli occhi del mondo) lo siamo un po’ tutti noi preti, suore, frati, persone sposate o giovani che vanno in missione o dedicano la loro vita tutta per gli altri. Fondamentalmente Francesco era un giovane normale come lo sei tu e lo sono (?) io.Cercava la gioia! La sua giovane vita era alla ricerca di una felicità piena, vera… come una scarica elettrica che ti entra dentro e non ti lascia più, come un profumo che riempie la tua persona e lascia ovunque vai una scia irresistibile di pace, serenità e allegria! Non trovandola nella vita che conduceva e nelle cose che possedeva ha provato a cambiare rotta e cercarla altrove. Francesco ha fatto come l’uomo di cui si parla nel vangelo:
Un famoso cantautore cristiano (che ho conosciuto a Roma) ha musicato la parabola della perla preziosa. Prova a leggere il testo qui sotto… lui non solo l’ha musicata, ma ha cercato di renderla più attuale per i nostri giorni: Forse ti chiederai se per trovarla sia necessario veramente che tutti (anche chi non è prete o suora) debbano lasciare proprio tutto… Vero che fa anche a te un po’ d'impressione sentire che esistano delle persone capaci di lasciare i propri genitori, la casa, i possedimenti, le ricchezze… che scelgono di rinunciare ad avere un uomo o una donna come compagni di vita…? In realtà, se ci fai caso, il mondo è pieno di persone che “per…” lasciano la patria, la famiglia, la casa… Quello che fa la differenza tra questi e i vari “franceschi” è il motivo “per” cui sanno rinunciare a tante cose. C’è chi lo fa per il lavoro, chi per il cuore, chi per sentirsi pienamente realizzato… Francesco e tanti altri uomini e donne (sacerdoti, suore, missionari, laici…) sono coloro che hanno capito dove sta la vera gioia, hanno trovato la famosa perla e vogliono spendere la loro vita per aiutare anche gli altri a trovarla! Questo è anche il mio sogno che in parte sto già realizzando e che tra due anni mi vedrà impegnato a tempo pieno! Forse stai pensando: "Ma allora per trovare questa perla mi devo fare prete anch’io?". Non è questo il problema. La perla può trovarla chiunque! Basta capire che giusto valore attribuire alle cose. Dare importanza nella propria vita alle cose che veramente contano… insomma è un cammino di crescita non sempre facile (anche per noi) ed è per questo che ci sono persone come san Francesco che dedicano la loro vita nell’aiutare più persone che sia possibili a cercare e trovare la famosa perla della vita, della libertà e della gioia piena! Spero di aver risposto almeno in parte o sufficientemente alla tua domanda. A presto allora e che Dio ti benedica e ti doni pace sempre! |
Post n°99 pubblicato il 03 Novembre 2008 da dLupin
Disse un'ostrica a una vicina: "Ho veramente un gran dolore dentro di me. E' qualcosa di pesante e di tondo, e sono stremata". Rispose l'altra con borioso compiacimento: "Sia lode ai cieli e al mare, io non ho dolori in me. Sto bene e sono sana sia dentro che fuori". Passava in quel momento un granchio e udì le due ostriche, e disse a quella che stava bene ed era sana sia dentro che fuori: "Si, tu stai bene e sei sana; ma il dolore che la tua vicina porta dentro di sé è una perla di straordinaria bellezza". È la grazia più grande, quella dell'ostrica. Quando le entra dentro un granello di sabbia, una pietruzza che la ferisce, non si mette a piangere, non strepita, non si dispera. Giorno dopo giorno trasforma il suo dolore in una perla: il capolavoro della natura. Ognuno di noi ha sassolini nelle scarpe da togliere, ferite e momenti difficili da affrontare... Impariamo dall'ostrica e non ci sentiremo più "presi per il collo" da pesanti fardelli e insopportabili pesi, ma circondati da magnifiche perle! Personalmente la mia fede in questo mi aiuta molto, ma lo auguro a tutti anche a coloro che non credono o sono ancora in ricerca!
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Post n°97 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da dLupin
Dio solo può dare la fede, tu però puoi dare la tua testimonianza. Dio solo può dare la speranza, tu però puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli. Dio solo può dare l’amore , tu però puoi insegnare all’altro ad amare. Dio solo può dare la pace , tu però puoi seminare l’unione. Dio solo può dare la forza, tu però puoi dare sostegno ad uno scoraggiato. Dio solo è la via, tu però puoi indicarla agli altri. Dio solo è la luce , tu però puoi farla brillare agli occhi di tutti. Dio solo è la vita, tu però puoi far rinascere negli altri il desiderio di vivere. Dio solo può fare ciò che appare impossibile, tu però potrai fare il possibile. Dio solo basta a Se stesso , Egli però preferisce contare su di te. s. Elisabetta |
Post n°96 pubblicato il 09 Settembre 2008 da dLupin
Nella prima settimana di settembre, dopo un'estate intensa di attività, campi estivi con ragazzi/e di varie età e altre esperienze pastorali... sono riuscito a trascorrere 4 giorni al mare! Sono stati giorni di relax e ricarica! Ogni giorno avevo due appuntamenti fissi: dal mio posto ombrellone, mi alzavo dal lettino e andavo a sedermi sopra a degli scogli che entravano per una ventina di metri nel mare. Bellissimo nuotare, riposante prendere il sole ascoltando musica, ma stare seduto a contemplare il mare… ahhh! Il vento che mi sfiora, l’infrangersi delle onde sugli scogli sono note che producono una meravigliosa musica in me! Voglio ricordare semplicemente una tra le tante riflessioni che affioravano dal mio animo: Pensavo al mare come immagine della vita. Ebbene nel mare della vita ci sono persone che assomigliano alle barche o alle navi. Solcano il mare, sperano di trovare sempre il mare calmo, affrontano magari anche le tempeste e si dirigono verso la meta che desiderano. Mi chiedevo: ma questi che usano del mare per arrivare dove vogliono…conoscono il mare? Forse hanno studiato i comportamenti del mare per il loro fine… Ma nel mare, in quello profondo ci sono mai stati? Hanno mai provato a scendere in fondo al mare per vedere gli scenari meravigliosi che nasconde? Resto sempre più impressionato nel constatare durante la confessione o chiacchierando con adolescenti e giovani… come la superficialità sia una malattia in serio aumento! Che fatica trovare ragazzi e giovani con il desiderio di scendere in profondità! Sembrano accontentarsi di navigare la vita, scivolando sulla superficie del mare, ma non sono interessati (o semplicemente hanno paura o non sanno come fare) ad indossare l’attrezzatura da sub e calarsi nelle profondità del mare! Eppure, in fondo al mare, ci sono scenari meravigliosi, colori e paesaggi bellissimi! Basterebbe scendere… ma non basta un tuffo, non basta una nuotata… Scendere in profondità nella vita, andare a scoprire cosa ci sta sotto, chiedersi da dove vengo, dove vado…, il senso della vita! Chi si accontenta di vivere superficialmente, rischia di vivere in modo superficiale anche i rapporti più belli con le persone che ama… ma si potrebbe chiamare questo vero amore? Può dire di possedere la vita in pienezza, chi non sa essere una persona profonda? Non credo, come non può dire di possedere il mare in pienezza se si accontenta di sfioralo con la sua barca, o di giocare con lui sul bagnasciuga! Più una persona è profonda… più avrà spazio dentro di sé per coltivare l’amore da donare alla persona che ama! Più è profonda più avrà spazio per accogliere chi gli chiede un aiuto o una semplice amicizia. Più una persona è profonda, più sentirà di vivere la vita in pienezza! Insomma per citare il titolo di 2 canzoni si potrebbe concludere così: ognuno di noi dovrebbe fare uno “strano percorso” (Max Pezzali) quello “dalla pelle al cuore” (Antonello Venditti)… dalla superficie.. alla profondità! dLupin |
Post n°95 pubblicato il 18 Luglio 2008 da dLupin
Lo strano percorso Nel suo Album firmato interamente a suo nome e non più con il logo 883, Max Pezzali parla dei temi di sempre: Amore, Amicizia, Malinconia, Libertà filtrati dalla sua esperienza personale. Si tratta di un lavoro più intimista, in cui l’autore guarda dentro di sé, rilegge il suo passato e si sente così in grado di dare anche qualche consiglio di vita ai giovani. La canzone che qui presentiamo parla di un passato che non può tornare, la strada imprevedibile, gli incontri, gli addii, il sentire il bisogno di raccontare che c’è un tempo per ciascun evento della vita. “C’è un tempo per i baci sperati, desiderati…”: questa espressione sembra riecheggiare il testo biblico di Qoelet, che osservando la storia e il mondo afferma che: “c’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per abbracciare e un tempo per allontanarsi, un tempo per conservare e un tempo per gettare, un tempo per tacere e un tempo per parlare, un tempo per amare e un tempo per odiare…” (Qo 3,1-8). Questa legge è inscritta in quel microcosmo che siamo noi. La nostra storia personale è segnata da varie tappe che ne scandiscono il cammino, la crescita. In questa crescita ha una grande importanza la dimensione affettiva. Il bisogno di amare e di essere amati ci accompagna fin dal primo momento che veniamo al mondo e gradatamente trova forme di espressione sempre più adeguate. Così dal bisogno di protezione tipico del bambino si passa al bisogno di amicizia, di relazionalità, di tenerezza e di affetto propri degli adolescenti, e poi dei giovani e degli adulti. “C’è un tempo per i primi sospiri tesi insicuri, finché l’imbarazzo va via”: davanti alle novità, al non ancora conosciuto e sperimentato normalmente abbiamo un po’ paura, siamo insicuri. E’ solo aprendoci con coraggio e coinvolgendoci in prima persona nella nuova esperienza che possiamo vincere ogni timore e pian piano acquistare sicurezza in noi stessi. In questo senso le esperienze nuove della vita ci fanno maturare, dandoci maggiore consapevolezza delle nostre potenzialità, dei nostri doni e anche dei nostri limiti. E’ la dialettica del confronto che ci cambia: confronto con noi stessi, con gli altri, con la storia, con l’ambiente in cui viviamo. “Lo strano percorso di ognuno di noi che neanche un grande film potrebbe descrivere mai per quanto è complicato e imprevedibile per quanto in un secondo tutto può cambiare niente resta com’è”: la nostra vita è un libro vivente che noi scriviamo giorno per giorno, fatto di momenti belli e anche difficili, di tappe che rimangono come pietre miliari nel nostro cammino. E’ un percorso “strano” perché non sempre va come noi vorremmo. Ci sono gli imprevisti, le battute di arresto, le deviazioni, le sorprese, i tagli con il passato che a volte ci fanno soffrire… Ma tutto questo significa crescere! “C’è un tempo per il silenzio/assenso: nella fase della crescita è importante scoprire il valore del silenzio, che non è semplicemente l’assenza di parole o di suoni a volte frastornanti come quelli delle discoteche, ma è lo spazio per ritrovare se stessi e per riappropriarsi della propria vita, per andare fino in fondo là dove puoi trovare Dio. E’ importante, infatti, crescere avendo dei punti fermi che ci orientino nelle piccole e grandi scelte senza cadere in balìa delle mode e degli avvenimenti. “sembra inutile cercare tanto e alla fine è tutto qui per tutti è tutto qui”: rinunciare a cercare il senso della propria esistenza, ad andare in profondità, a volare più in alto è un po’ come darsi la zappa sui piedi perché ci condanniamo ad essere infelici. La vera felicità non sta “tutta qua” ma nella ricchezza della sua interiorità, nella capacità di scoprire Dio nascosto nelle cose, nella bellezza del creato, nella tua stessa vita che è il regalo più bello che hai e che non puoi buttare via. “C’è un tempo per qualcosa sul viso, come un sorriso che non c’era ieri e oggi c’è”: la vita ci riserva anche gioie profonde che dobbiamo vivere fino in fondo. Dopo la notte c’è il giorno, dopo il buio c’è la luce, dopo la prova e il dolore c’è la pace e la gioia, dopo la solitudine c’è il sole dell’amicizia. “Lo strano percorso” è l’avventura stupenda della tua vita che tu devi vivere fino in fondo! E allora: “vivi la libertà di essere libero, vivi la gioia di essere felice, vivi la tristezza di essere sconfitto, vivi il dolore dei rimpianti, vivi la forza per affrontare le difficoltà, vivi il profumo dei tuoi ricordi, vivi la vittoria dei tuoi sogni. (M.Cannavale) PER RIFLETTERE: ð Nel tuo cammino di crescita quanta importanza ha la dimensione affettiva? ð Qual è la tua reazione davanti alle novità e agli imprevisti della vita? ð Per te cosa significa crescere? ð Come vivi il silenzio? ð Quali sono le gioie più grandi della tua vita? Come le hai vissute? |
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