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IL MIO PAESE

Post n°3 pubblicato il 05 Febbraio 2009 da beskersi

 

                Freschi  boschi, prevalentemente di faggio, limpide sorgenti, fiori selvatici dai delicatissimi colori, e poi l’autunno!, incredibile spettacolo della Natura.…. un tempo il mio piccolo paese era pieno di vita, “sciami” di ragazzi “liberi” lanciavano  grida di gioia, impegnati nel gioco del “nascondino” o lungo il fiume impegnati nella cattura di qualche pesce, anche per   rendere la cena meno povera.

            Muli ciondolanti sotto la pesante soma, scendevano dagli impervi sentieri delle nostre montagne, mucche al pascolo al gradevole rintocco dei loro campanacci, pecore al meriggio impegnate con la loro prole e accudite dai pastori, e poi tagliaboschi, carbonai, agricoltori e tutti gli altri paesani impegnati in lavori diversi, tutti e tutto  era finalizzato alla ricerca di mezzi per il migliore sostentamento delle proprie famiglie, a volte, al limite della sopravvivenza.

            Poi al tramonto, con la loro caratteristica andatura lenta e un poco “strascicata”,frutto di tanta fatica, uomini e donne, rientravano verso le loro abitazioni, ma prima si attardavano formando gruppetti, perché ognuno aveva qualcosa da raccontare, da chiedere, da suggerire, mentre noi ragazzi correvamo incontro ai nostri genitori, tutto pulsava di vita intensa.

            Poi i rintocchi dell’Ave Maria annunziavano la fine della giornata: il buio calava velocemente, il brusio e gli schiamazzi di noi ragazzi lentamente cessavano. Ognuno si avviava verso la propria abitazione. Ad una ad una le finestre incominciavano ad illuminarsi, diffondendo una  luce fioca, a volte soltanto quella tremolante della fiamma del focolare, tipica dell'epoca. Mia Madre ci attendeva sulla porta “gli animali li ho già governati io” diceva a mio Padre che teneva sotto il braccio un fascio di erba fresca per i conigli, “bene la mangeranno domani” aggiungeva  e la depositava presso lo “stalletto”; sul borgo calava il buio, il silenzio e la pace.        

            Poi la cena durante la quale si risolvevano anche i “battibecchi” dei figli, quindi noi più piccoli poco interessati agli argomenti degli adulti, presi dal sonno, appoggiavamo la testa sul braccio messo a mo di cuscino sulla tavola e ci addormentavamo in attesa del risveglio in un nuovo giorno, che sarà come quello di oggi e quello di ieri, sempre uguale e quindi Felice. Intanto il gatto già da qualche tempo si era acciambellato su una sedia accanto al fuoco.

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