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LA GUERRA ......continua

Post n°11 pubblicato il 26 Gennaio 2011 da beskersi

 

Poco tempo dopo l’Eccidio, improvvisamente, ci fu ordinato di lasciare il Paese. Il fronte era vicino e le truppe di occupazione volevano la zona libera da civili, prevedendo una forte resistenza alle truppe Alleate a seguito delle fortificazioni della linea Gotica o Verde come fu ribattezzata.

Fu una notizia drammatica: dove saremmo andati?, con che mezzi? .Purtroppo non ci fu molto da tergiversare e quindi tutto il Paese si radunò attorno ai pochi uomini, sfuggiti all’Eccidio  perché nascosti e decidemmo che al mattino seguente saremmo partiti tutti assieme.

Ci alzammo molte presto, scesero in paese anche i miei fratelli dal bosco dove erano nascosti, mia Madre era preoccupatissima di dover lasciare la casa e tutto quel poco che possedevamo, ma soprattutto aveva il terrore che i propri figli, renitenti alla chiamata della Repubblica di Salò, fossero requisiti dai nazisti durante il viaggio o a qualche posto di blocco.

Oramai però la guerra aveva la sua conclusione segnata  e quindi anche le truppe nemiche capivano che l’epilogo era vicino, erano svogliate e non più aggressive, quindi, tutto andò per il meglio.

Dicevo che ci alzammo molto presto, prendemmo poche cose, l’unico mezzo di trasporto era un carro trainato da due mucche da latte e un piccolo “barroccino”, che soldati compiacenti ci misero a disposizione, e ciò per tutto il Paese, poche cose quindi per ciascuna famiglia. Ricordo che mia Madre mi disse di liberare tutti i nostri animali da cortile “qualcuno potrebbe salvarsi” disse  “e se torniamo…:”. Aprii le stie dei conigli che contenti si sparsero per la vicina boscaglia e quindi i polli e le anatre, quest’ultime, credendo le accompagnassi al fiume come facevo ogni giorno, mi  seguivano, le scacciai in malo modo  “povere bestiole che avranno pensato di me” in quella occasione.

Proprio mentre stavamo partendo mia mamma tornò velocemente verso la casa, infilò la chiave nella serratura dell’uscio tolse le mandate e tornò verso di noi “ho aperta la porta, almeno i soldati per entrare non la sfonderanno ” disse; altre sue amiche fecero altrettanto. Partimmo tra la disperazione di tutti, dopo pochi chilometri, gli assali delle ruote della “treggia” per niente oliate, incominciarono a spandere un odore di legno bruciato, prontamente fu versata acqua sulle ruote e riprendemmo il cammino, per poco perchè ci fermammo  presso un Podere vicino a Marradi; lì dormimmo ma non molto, nella notte il cielo si illuminò come per incanto. Per la prima volta sentii la parola “bengala”. “Sentirete tra poco che musica” disse qualcuno, non sò cosa volesse dire, ma lo capii ben presto! Il rombo inconfondibile di un aeroplano che va in picchiata, rumore a me già noto,  e poi mille paurosi scoppi di bombe e mitraglie. Ma già alla sera ci avevano imposto di evacuare nuovamente. Ancora come “zingari” procedemmo tra la polvere e l’incertezza, finche ad un bivio stradale gli adulti decisero che era meglio separarci in gruppetti e ognuno seguire il proprio istinto.

Il nostro gruppo si fermò presso un conoscente di alcuni paesani, detto “Madonnino” e lì rimanemmo per circa due mesi;  dormivamo in una capiente cucina, tutti in fila allineati sul pavimento con poche coperte. Il fronte ci raggiunse molto presto, le truppe di occupazione non ci infastidirono, chiedevano soltanto di non essere sabotate nei loro interessi militari, ma non tardarono ad arrivare, nella zona,  cannonate e le mitragliatrici si sentivano oramai vicine. Decidemmo di oltrepassare il fronte e far ritorno a casa.

Mia Madre preparò una “infornata” di pane e lo fece seccare e quello fu il “carico” di un mio fratello durante il ritorno, poi  confezionò altri fagotti con indumenti e coperte  che assegnò ad ognuno di noi e aggiungendo:”se dovremo sostare almeno ci sarà cibo e riparo per qualche giorno” .   

 Ripensando ai tanti e tragici momenti passati negli ultimi mesi, e in particolare dopo la scomparsa di mio Padre, devo ammettere che mia mamma , fu molto accorta e previdente, seppe risolvere incredibili e difficili situazioni, pur nella sua pochissima istruzione ed esperienze del genere.

         L’attraversamento della “prima linea” avvenne, fortunatamente, senza incidenti: non una cannonata o semplice colpo di fucile.  Ricordo che fummo seguiti con cannocchiale da un militare tedesco dalla torretta di una abitazione  mentre  attraversavamo la pendice di una collina, senza però nessuna conseguenze.

        Arrivammo poco dopo in territorio già occupato dalle truppe alleate. Giganteschi camion, imponenti cannoni,cingolati di ogni genere, cataste di materiale bellico, cose mai  viste. Io trasportavo le ultime tre galline rimasteci e proprio appena giunti tra le truppe amiche, un soldato ci chiese di cedergliene una, “le abbiamo salvate dai tedeschi ed ecco che ce le mangiano gli alleati” commentammo, fu così, ma in compenso il soldato tornò con una “bracciata” di carne e margarina in scatola e un filone di pane bianchissimo che gradimmo particolarmente. Alla sera eravamo già al nostro amato Paese.

      Nessuna traccia dei nostri animali liberati, davanti alla nostra casa una montagna di terra e in cima, gettata come un oggetto inutile, la vecchia amata Singer che mia madre raccolse  con amorevole cura e che depose in luogo sicuro e asciutto. La casa era occupata da truppe e lesionata nel tetto. Riabbracciammo alcuni Paesani che ci avevano preceduti e dormimmo presso uno di loro nella sua capiente cucina, tutti allineati sul pavimento proprio come da “Madonnino”, ma su materassi, con coperte, vivi e liberi!.

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