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Venticinque dischi per il 2011 (7)

Post n°188 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da syd_curtis
 

 

 

 

12.

Laura Marling
A creature I don't know

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In che territori siamo? Sappiamo che Marling è stata inserita nel movimento nu-folk britannico, assieme a gruppi come Noah and the Whale, Mumford and Sons e altri. In realtà, A Creature è un album (il suo terzo) che predilige l'elemento acustico, mette in fila un discreto numero di strumenti, chitarra, pianoforte, mandolino, batteria, violino/violoncello, contrabbasso, fiati, si muove in un ambito che è proprio del country-folk, ma spesso si sbilancia vivace in altre direzioni; si ascoltino le derive pop-jazzy dei primi due brani, la cavalcata elettrico-rock di The Beast, forse la canzone più suggestiva assieme a Sophia, altro esempio notevole di progressione armonica, un pezzo che si apre con lei e la sei corde e cresce fino a farsi rock sicuro. Tutt'attorno resiste il coté cantautorale, l'incanto della voce e lo struggimento della chitarra, rivestiti di una luce tutta nuova. Il resto della rece è qui.


Il video

 

13.

Fink
Perfect Darkness

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fin Greenall da Bristol, aka Fink, prosegue sulla stradicciola segnata dai quattro album precedenti, e noi lo seguiamo, fedelissimi e più che soddisfatti. La sua chitarra acustica, il finger-picking rapido e di tecnica eccellente, l'assenza di plettro tra le dita, le note pizzicate come su una classica. Fink utilizza elementi che potrebbero far pensare al folk, ma il tocco è moderno, con la voce pittoresca, quasi metallica, nervosa, poco melodica e in tono col suo stile di chitarra, che prevede continui spezzati, corde colpite col pugno, frequente palm muting, accordature non tradizionali. Gli ingredienti sono noti, l'acustico frammisto a quel po' di elettronica (pochissima in Perfect Darkness) che rimanda al suo passato di dj techno e alla città in cui è cresciuto, culla del trip-hop. Di suo ho sul cuore l'album del 2007, Distance and Time. Ci sono canzoni così belle. This is the thing, If Only, Trouble's What You're In, solo per citarne alcune.
Su Stereoboard hanno scritto che in Perfect Darkness c'è solo vocals, guitar, bass and drums e un po' di fluff, quel po' di leggero, sfumato, morbido che circonda l'intero album. Sono canzoni create con elementi essenziali, ma si portano dietro un'aura particolare, come luminescente. Fink canta appoggiando la voce sugli accordi, come fosse un prolungamento del suo finger picking. Ne esce un prodotto di fascino indecifrabile, in cui cogli che c'è dell'altro, ma non riesci a identificarlo. Fluff. O chissà che. Canzoni che non riesci mai a stringere completamente nel pugno.
Fink ha un senso innato della melodia, che non arriva però mai immediata, no. Ha bisogno di crescere, necessita di ascolti attenti, non fa da colonna sonora alla vita domestica o almeno non subito: ci vuole tempo, it takes time. Ma quando arriva e fa breccia, strane cose accadono. Si intorpidiscono le dita dei piedi, negli occhi un luccichio inconfondibile, un sapore sotto la lingua. Fluff.


Il video

 
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