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Au Revoir Simone - Verses of comfort, assurance & salvation (2005)

Post n°12 pubblicato il 20 Novembre 2010 da syd_curtis
 

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Su Au Revoir Simone ho talmente tante cose da raccontarvi che temo di esserne sopraffatto e non so decisamente da cosa cominciare. Questa è dunque la prima parte di tre a loro dedicate, e comincia con il loro primo disco, versi di conforto, fiducia e salvezza: ciò che l'opera promette è ciò che mantiene.

Partiamo, via, dai dati minimi. Au revoir Simone, è universalmente noto, sono tre ragazze di Williamsburg, Brooklyn, New York, (il quartiere bohemienne della musica, vedi tanto per gradire Williamsburg, Musica nella città di Dio, capitolo del bel libro di Paolo Cognetti dedicato alla Grande Mela, New York è una finestra senza tende). I loro nomi: Heather D'Angelo, Annie Hart e Erika Forster. Hanno sfornato sino a ora tre dischetti a cui è stata appiccicata l'etichetta di electronic dream pop, un pop melodico, languido, non ballabile, fatto di tastiere synth casio molto vintage, di una drum machine e delle loro voci svenevolissime e leggerissime.



Di Au Revoir Simone gradisco, prima d'ogni altro angoletto, il côté melanconicamente surreale o surrealmente (oh dio, orribile, scusate) melanconico. Il nome del gruppo, si sa, proviene da una battuta contenuta nel primo film di Tim Burton, Pee Wee's big adventure. Il personaggio principale, Pee Wee Herman, adulto bambino o bambinone adulto, incarna se volete lo spirito della band: alle prese con una realtà che lo supera inevitabilmente per complessità e inestricabilità, la vive come se fosse altrove, la sperimenta, ne è sopraffatto e reagisce con un'alzata di spalle, coltivando il surreale in un vasetto che tiene sul davanzale. Credo che questo approccio vagamente spettrale eccetera sia giusto o perlomeno lo sento consono, qualora si intenda raccontare (ciò che chiamiamo a fatica) la realtà, il suo spettro, in termini -scusate il turpiloquio- artistici.



Questo primo mini-album (poco meno di mezz'ora di musica) si apre con una delle loro canzoni più belle, quella Through the backyards che racconta di-un-sogno-che-si-avvera-basta-il-desiderio-sotto-un-ciliegio-e-baby-aiutami-per-favore-a-capire-che diavolo-è-questo-giochetto-da-ragazzi-questo-bacio-i-brividini-che-ti-lasciano-breathless-con-la-luna-che-s'abbassa-a-salutarci: è una filastrocca caramellosa che lascia storditi, con quel psssst di sottofondo che non si capisce da dove provenga. Belli i due video da youtube ispirati a questa canzone, no?

Dal cortile dei vicini si passa alla melodia elementare, basica, fischiettabile, immediata di Where you go e poi ancora alla canzone più bella di quest'orribile inverno (insieme alla Best Winter di Mcrae), Winter song. La ascolto mentre cammino su un tappeto di foglie gialle e il cielo è solatio, finalmente: è venerdì mezzogiorno e la vita è passabile. Sopportabile, capite?
Poi nel mezzo c'è del ritmo delizioso, Hurricanes e The disco song, che mi ricordano nella rilassatezza, nell'indolenza della voce le mai abbastanza rimpiante Marine Girls di inizio Ottanta, declinate in elettronica. E la chiusura languidissima e spanish di And sleep al mar:

El dulce aroma de ron/On your breath/
Acercate a mi/Come closer/Siempre me acordare
.

Dio, siamo già ai rimpianti, avevo fatto conto di preservarli per il terzo post, per il gran finale: le tre ragazze passarono un par d'anni fa da Milano, Casa 139, e le persi, accipicchia; ma ricapiterà, statene certi, e sarò lì sotto da solo o in compagnia a batter le mani e i piedi.

Tre cose ancora da segnalare, la bella recensione di Pitchfork ; il video di Stay Golden, eseguita camminando per strada a Brooklyn (imperdibile!), per La Blogotheque. Il blog di Heather D'Angelo (la signorina qui accanto), appassionata di astrofisica, come spiega spiritosamente ella stessa: "Quando non mi esprimo attraverso le mie varie competenze musicali, sono una segreta scienziata ossessionata dalla ricerca della vita su altri pianeti. A questo scopo ultimo, sto lavorando a poco a poco a una laurea in astrofisica presso la Columbia University, al ritmo assiduo di un semestre ogni due anni, che è, per inciso, correlato al ciclo di produzione dei nostri album".
Sempre dal blog di Heather, una citazione che merita di essere riprodotta: "Nella vita ci sono due tipi di fisici: il primo, si dedica alla Fisica perché nei primi anni di vita c'era qualcosa che non andava nella sua radio; il secondo, si dedica alla Fisica perché nei primi anni di vita c'era qualcosa che non andava con Dio".


Gradimento: 7,5


 

 
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