Recupero questo vecchio album di Nick Cave and the Bad Seeds (del 2004) sull'onda lunga di un concerto dei Grinderman visto nell'Ottobre scorso e della nostalgia canaglia che ne è seguita, e anche a causa di certi buchi nella discografia di Cave che volevo chiudere (in effetti il disco rientra tra gli ascolti perduti, cosa di cui prima o poi vi dovrò pur parlare).
Che dire, avevo sempre sospettato cose orribili di quest'album, e ancora mi chiedo da cosa avessi ricavato il pregiudizio. Dopo lunghi e meditati ascolti (si dice così?), posso scrivere che: a) è composto da due parti, due cd, ma non pare che possa essere considerato un concept, a quel che se ne legge in giro (vi lascio un buon numero di link su metacritic, se amate approfondire); b) non è affatto male; c) il vero disco sottotono di Cave non è questo (ne avrà mai realizzati, mi chiedo?).
Nei dettagli, per quel che mi riguarda salterei a pié dispari la seconda parte, il disco numero due (The Lyre Of Orpheus), perché mi pare non aggiunga nulla alla discografia di Cave, e anzi rimandi al periodo di smarrimento (vero o presunto tale) di inizio Duemila, circoscritto a No more shall we part e Nocturama. Riecheggia il Cave crooner-style, fortunamente sostituito, prima che fosse troppo tardi (di ciò sono fieramente convinto), dal progetto Grinderman, che ci ha riconsegnato il rocker-grintoso-che-avevamo-tanto-amato (benché ogni paragone con i Tempi Eroici sia azzardato, ma di questo parlerò a tempo debito, lo prometto solennemente :-).
The Lyre Of Orpheus è un disco per quei fans (sono pur'io tra loro) che si inteneriscono ogni volta che rispunta il vocione di Nick e risuonano le note del suo pianoforte, che non possono fare a meno di tornare col pensiero e il sentimento alle Murder ballads e a The boatman call, per tacer di cose più antiche. Fatti salvi dunque i sopracitati fanz, ciò che rimane dell'album di Nick è la prima parte (Abattoir Blues), un anticipo, a parer mio, di ciò che sarebbe seguito lì a poco, ovvero il sacro fuoco di Grinderman. Ricompare infatti la chitarra e ricompare la grinta, quell'aggressività che in Nocturama, tanto per dire, se n'era rimasta sopita (mai spenta, tuttavia, e si confrontino i quindici minuti di Babe, I'm on Fire).
Abattoir Blues è un gran bel sentire, in particolare Hiding all away, riconciliazione con un Cave in gran forma, ritmo spezzettato, chitarre dissonanti e vocione cupo; e ancora la title track, un blues costruito su un elementare giro di basso e batteria ripetuto all'infinito; e perché no la spinta di Get ready for Love e il finale elettrico di Cannibal's Hymn: ogni brano, credetemi, è una piccola riscoperta.
Va anche ricordato che è il primo disco senza Blixa Bargeld: non una perdita di poco conto.
Gradimento: 7+
Link:
Sito, MySpace, Metacritic, una sorta di Fan Club con dettagli su tutti gli album di NC, Ondarock (un sette dagli spocchiosoni di OR è merce assai rara)
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:24
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il 28/07/2022 alle 01:22
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il 28/07/2022 alle 01:06