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Venticinque dischi per il 2011 (8)

Post n°189 pubblicato il 24 Gennaio 2012 da syd_curtis
 

 

 

 

10.

J Mascis
Several shades of why

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi ha avuto la giovinezza segnata dal frastuono melodico del piccolo Dinosauro sa cosa intendo quando scrivo che i primi accordi acustici di Listen to me e l'accenno della voce nasale, che più nasale di così non si può, di J Mascis fanno scorrere di lato alle orecchie l'intera vita di ascoltatore di alternative rock o come diavolo lo vogliamo chiamare. C'è talmente tanta bellezza, tanta sgangherata (e inconsapevole, quindi ancora più bella) poesia, tanta indecifrabile nostalgia in queste tracce, da far andare in tilt tutti i recettori. J Mascis ha scritto il suo primo vero disco acustico (lo so, lo so, ce n'è un altro di tanti anni fa, ma questo è cosa diversa, proprio per gli anni che si sono messi in mezzo nel frattempo), lo ha cantato in un tour minimalista con la patata in bocca e il cavallo dei pantaloni alle ginocchia, ha sparso intorno brandelli, frattaglie di dinosauro, con la solita faccia da cazzone stordito e menefreghista, ci ha fatto molto bene e molto male tutto in una volta sola e bisogna, giocoforza, essergliene grati. Non c'è molto altro da aggiungere. Da tenere da parte per tutti i giorni di pioggia. Uno stralunato resoconto live, qui.


Il video

 

11.

The Bongolian
Bongos for beatniks

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Duns dixit: Bongos for Beatniks è un disco strepitoso, parecchio cool (una vita che aspettavo l'occasione per usare l'aggettivo), immagino serate con martini bianco a bordo piscina, stecchino orrido tra i denti, peli sotto le ascelle, sorrisi sdentati o guasti alla shane mcgowan, donne in bilico su tacchi da vertigine, smalto e talloni rosso fuego, occhiali scuri, cravattino.
Il dischetto, ripeto, è strepitoso, divertente che più proprio non si potrebbe. Se volete, dalle parti nostre ci sono i
Calibro 35 che si avventurano in territori simili. Batteria forsennata come per i pimpe, fiati meno invasivi, tastierine hammond in bella vista e tocchi giusti giusti di campane, violini, chitarrucce jazzy, tutto ciò che fa vintage (secondo aggettivo atteso da mo'). Meno acid dei pimpe, molto più rilassato, ma dio del cielo che classe, che bellezza. Bongos for beatniks. Se devo (devo?) citare i pezzi migliori, beh, dico che ho trovato irresistibili a qualunque ora del giorno jackies half nelson e lauren's the clock maker, per tacere di quel give it to me (on the left side)  del cui testo segue esatta traduzione. Il resto della rece, è qui.



Il video

 
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