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Post n°447 pubblicato il 07 Settembre 2019 da syd_curtis
Senza un fine (e senza i Verdena) non ci riesco a stare.
Post n°446 pubblicato il 06 Febbraio 2019 da syd_curtis
Tag: Hip Hop, Shabazz Palaces
Post n°445 pubblicato il 16 Giugno 2015 da syd_curtis
Tag: 2015, Courtney Barnett
Post n°444 pubblicato il 22 Febbraio 2015 da syd_curtis
Tag: 2015, Sleater-Kinney
Etichettatura seriale: “No Cities To Love”, [è] per il resto una divertita ma non particolarmente divertente sgroppata in cui il trio vuole suonare d’un fiato, senza compromessi – con una sensazione di martellamento monotono soverchiante nell’ascolto del disco. I riff della Brownstein perdono il loro elegante graffio Television per entrare in una più comune etichettatura seriale di stampo Black Keys, o Arctic Monkeys era-Josh Homme (“Bury Our Friends”, “Fangless”); la voce della Tucker sembra incatenata a una tonalità di mezzo appena scalfita da una versione doma del suo urlo. (Ondarock) Opinioni di cui si può far senza: intendiamoci, No Cities To Love è un gran bel disco, punk-rock tirato, piacevole, divertente, che rimetti su volentieri, più e più volte. La reunion delle Sleater-Kinney ci ha portato in dono una manciata di hit spaccaculo -su tutte, per il sottoscritto, la Price Tag che apre le danze- e in tante occasioni tutto ciò sarebbe bastato, pure con qualcosa d'avanzo. Tuttavia, la strada che conduce da un sincero apprezzamento alla trasformazione in oggetto di culto è lunga, e con pari sincerità ammetto di non aver capito cosa abbia spinto così tanta gente (cfr. le medie di AOTY e Metacritic -90 su 100- per credere) a intraprenderla. Insomma, capitemi: che per trovare una recensione un poco controcorrente si debba ricorrere ai soliti snobboni di Ondarock (come al solito esagerati nel senso contrario: scommetto che questo disco finirà nella classifica di fine anno dei loro lettori), mi pare francamente eccessivo.
Post n°443 pubblicato il 14 Febbraio 2015 da syd_curtis
Ombre conradiane: I suoni di “Endkadenz Vol. 1” sono densi e stratificati. Il fuzz attraversa ogni canzone e funziona come un laccio che tiene insieme una tessitura sonora complessa, dominata dalla batteria di Luca Ferrari, che costruisce un’ossatura solidissima su cui poggiare chitarra e basso spessi e rumorosi (“Un Po’ Esageri”, “Rilievo”, “Derek”). I tre del pollaio non hanno paura di ritmi franti e sincopati: “Sci desertico” spinge avanti il discorso iniziato in “Wow” con “Rossella Roll Over” e con “Mi coltivo”; “Rilievo” accelera e rallenta e accelera e gioca a spogliarsi fino a restare solo voce e percussioni per alcuni secondi di purezza primordiale, dopo i quali si riveste di elettricità abrasiva e distorta, disturbante e maestosa nel suo incedere, fino a una coda su cui un ritmo tribale getta la sua ombra conradiana. [Indie for Bunnies] Nebbia fitta: “Enkadenz vol.1" sarà anche un disco intelligente, aperto e sperimentale, ma mostra anche il lato del “non so che strada prendere”, una prova medio indecisa dove il tutto e di più fa massa ma poca sostanza – intesa come proposta -, un disco che ha un atteggiamento eroico e coraggioso, anarchico, ma fermamente in cerca di una vera “identità” che ora come ora si è data alla macchia. Una consapevolezza di gruppo annebbiata? [ShiverWebzine] Opinioni non richieste: EndKadenz (Volume Uno) è un disco enorme, scrive Valentina Ziliani, e verrebbe voglia di darle ragione e chiuderla qui: è necessario aggiungere altro? Giusto un paio di considerazioni, vah.
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Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:24
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:22
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il 28/07/2022 alle 01:20
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il 28/07/2022 alle 01:19
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:06