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I risultati della notte...

Post n°33 pubblicato il 12 Aprile 2008 da AJ31

All'AT&T Center di San Antonio si gioca un match dal sapore di playoff. A vincere sono i Suns che ringraziano la classe di Shaquille O'Neil e Steve Nash, finalmente grandi insieme. Il quarto, e decisivo, periodo della partita è tutto loro; 16 punti e 9 rimbalzi per l'ex centro dei Lakers mentre per il play nativo di Johannesburg i punti sono 9 (su 12 complessivi) ma gli assist, sommati a quelli del resto della gara, in totale fanno 10.

Duncan prova a tenere su San Antonio con 23 punti, cui si aggiungono i 20 di un sempre presente Tony Parker, ma gli Spurs cedono 13 punti negli ultimi 12 minuti e perdono la partita. Per la compagine di San Antonio si tratta della settima sconfitta interna stagionale.

Toronto-Milwaukee 111-93

Non è decisivo, Andrea Bargnani, ma i suoi progressi sono comunque sotto gli occhi di tutti. L'azzurro, nel match vinto contro Milwaukee che avvicina Toronto al traguardo dei playoff, parte dalla panchina ma gioca 23 minuti arricchiti da 10 punti, 4 rimbalzi e 2 assist. Mattatore della partita è comunque un super Chris Bosh, che di punti ne mette addirittura 32 (con 11 rimbalzi), anche se il miglior tabellino della partita è dei Bucks con Villanueva (38 punti e 12 rimbalzi).

Cleveland-New Jersey 104-83

Non stava bene, LeBron James. Causa mal di schiena, per il fuoriclasse di Cleveland gli ultimi giorni non erano stati particolarmente produttivi sotto il punto di vista dell'allenamento. Contro New Jersey, il fatto di non essersi praticamente allenato negli ultimi giorni non ha minimamente pesato. I Cavs se lo godono, lui punta la tripla doppia (33 punti, 8 assist, 7 rimbalzi), ma la manca per pochissimo. Intanto Cleveland, grazie a lui, vince e continua la corsa ai playoff.

Minnesota-New Orleans 90-122

Per gli Hornets c'era da riscattare la brutta prova contro Utah nell'ultima uscita e il compito di centrare la vittoria numero 55 in stagione, superando così il 54-28 di New Orleans del 1996-97. Missione compiuta. West e Stojakovic vanno sopra i 20 punti mentre per Chris Paul è doppia doppia con 19 punti e 16 assist.

 
 
 

Nowitzki porta Dallas ai PLAYOFFS

Post n°32 pubblicato il 12 Aprile 2008 da AJ31

Cinquanta vittorie stagionali e un posto assicurato per i playoff: Dallas ringrazia Dirk Nowitzki e la sua tripla della vittoria sulla sirena per domare Utah 97-94 in un elettrizzante finale. Deron Williams sigla la parità a quota 94-94 con un fortunoso canestro di tabellone dall'arco a 5.9 secondi dal termine, ma i Jazz si dimenticano incredibilmente il tedesco sul perimetro nell'ultima azione e vengono puniti dal movimento morbido di WunderDirk (32 punti alla fine per lui).

"Ma come hanno fatto a lasciare l'MVP libero per tirare?" si chiede un incredulo quanto sorridente Jason Terry. "E' stata una vittoria importantissima per noi: ora siamo ai playoff, e abbiamo raggiunto questo risultato contro lo scetticismo di molti".

C'è ancora un solo posto da definire a Ovest, e a giocarselo sono Denver e Golden State: Nuggets e Warriors si sono incontrati in nottata all'Oracle Arena di Oakland e le Pepite di coach Karl sono uscite corsare per conquistare in solitaria l'ottavo posto nella Western Conference (105-114 il finale). In una rotazione corta (solo 8 uomini sul parquet per Denver) già da clima post-season, a brillare sono stati, come sempre, Allen Iverson (33 punti e 9 assist) e Carmelo Anthony (25 punti e 9 rimbalzi): i Nuggets recuperano uno svantaggio di 15 punti accusato nel primo quarto e, con sole tre partite ancora in calendario, vedono lo striscione del traguardo play-off molto vicino.

La serata si conclude con il derby di Los Angeles: i Lakers passeggiano sui Clippers 106-78 con 16 punti di Kobe Bryant , 14 con 13 rimbalzi di Lamar Odom e 18 di Luke Walton dalla panchina. I gialloviola (54-25 di record) allungano su Phoenix alla testa della Pacific Division, ma continuano ad accusare una gara e mezza di ritardo su New Orleans ai vertici della Western Conference.

 
 
 

I Lakers volano

Post n°31 pubblicato il 28 Febbraio 2008 da AJ31

Nessun problema per i Lakers che superano i declinanti Blazers dopo averli fatti sfogare nel primo quarto. McMillan deve rinunciare alla stella Brandon Roy oltre al degente di lungo corso James Jones ( il miglior tiratore da tre della Lega dopo Jason Kapono). Non può dunque certo bastare il pur eccellente Alridge ( 24 punti per LaMarcus) contro gli assatanati Bryant-boys, sempre più in fuga nella Western Conference. A proposito di Kobe: tanto per cambiare decisivi gli 11 dei 30 punti del figlio di JellyBean nel quarto periodo dove i Lakers scappano via con un parziale di 9-0. Anche 9 rimbalzi e 7 assist per il divo giallo-viola. Della serie: se non gli danno l’MVP neanche quest’anno è uno scandalo. Il bello per Phil Jackson è che anche i comprimari stanno girando alla grande, persino Turiaf e Jordan Farmer ( che ieri ha eguagliato il suo career high con 21 punti) e per coach Zen in persona i miglioramenti del supporting cast vanno ascritti alle doti da leader del numero 24. Sarà un caso che tutti i power rankings oltreoceano mettano al top i lacustri? Kobe a fine gara ha dichiarato : " Abbiamo a mio avviso la miglior panchina della Lega. I ragazzi entrano in campo, giocano alla grande, si prendono i loro tiri e tutto funziona alla perfezione". L’estate scorsa sembra lontana un secolo.

Memphis Grizzlies-Phoenix Suns 113-127

Dopo la terribile scoppola patita coi Pistons, Phoenix cerca di ritrovare se stessa. Scontata per D’Antoni l’affermazione sui derelitti Grizzlies ( si salva solo Rudy Gay con 36 punti), si trattava di registrare gli automatismi intorno a O’Neal e saldare le prime crepe che si avvertono attorno al progetto Kerr. Shaq ha risposto con la prima doppia-doppia dell’era Suns, mentre Nash dettato il ritmo con 13 assist, suo record da quando in area pitturata c’è il corpulento ex Heat, ma a fine gara il due volte MVP ha lasciato trasparire un velato pessimismo sulla possibilità di ricomporre il mosaico per i play-off. Incoraggiante la prestazione di Boris Diaw, giocatore che nei play-off sarà chiamato a fare il salto di qualità: solida la prova del francese con 15 punti, 11 rimbalzi e 7 assist.

Houston Rockets-Washington Wizards 94-69

Non si ferma la marcia dei texani, nonostante la dolorosa defezione di Yao. Tredicesima vittoria consecutiva, e grande prova di orgoglio e maturità per i ragazzi di Adelman: ben 5 giocatori in doppia cifra (Scola, Landry, McGrady, Head, Alston), a dimostrazione che l’impianto di gioco dato dall’ex coach di Sacramento è solido, ben rodato e con un invidiabile ventaglio di opzioni al tiro. Dikembe Mutombo sotto le plance è stato encomiabile, ha rispolverato per l’occasione il piatto forte del suo repertorio ( ben 4 stoppate!) e la sua attitudine in difesa anche a 40 anni rimane da manuale: ma è chiaro che quando gli avversari saranno diversi dai Wizards orfani di Butler e Arenas l’assenza del cinese si farà sentire.

New Jersey Nets-Orlando Magic 92-102

Con quella faccia da Paperoga, Hedo Turkoglu non avrà l’appeal mediatico e il sorriso color avorio di mister kryptonite, ma è lui l’anima di Orlando. Il turco mette a segno 17 dei suoi 25 punti nell’ultimo quarto, 10 dei quali nel break che ha portato i Magic sul +7 a 2’55 dal termine (da 78-81 a 90-83) ed è il sultano dell’IZOD Center. Solidi anche i contributi di Howard ( cinquantesima doppia doppia stagionale) e di Rashard Lewis per i ragazzi di Van Gundy, sempre più lanciati verso la terza piazza a Est. I Nets proseguono le prove tecniche del dopo Kidd, anche se il migliore è stato paradossalmente chi del futuro dei Nets non dovrebbe far parte: un Vince Carter che con 26 punti e alcune giocate d’autore ha regalato sprazzi di un passato ormai lontano.

Milwaukee Bucks-Cleveland Cavaliers 105-102

Chi auspicava l’arrivo di Michael Redd a Cleveland ha di che mordersi le labbra: è stata proprio una sua tripla allo scadere a dare ai Bucks la terza vittoria di fila, spezzando l’equlibrio raggiunto poco prima dal solito canestro decisivo del Prescelto ( 35 punti per lui). Ma è stato sopratutto Mo Williams ( giocatore che se fosse arrivato a Miami l’estate scorsa forse avrebbe cambiato molte cose) a far male ai Cavs con 37 punti e una regia lucida e ispirata. Per i Cavs, prosegue l’apprendistato dei suoi quattro nuovi scudieri di King James ( peraltro nervosetto e isterico nel dopo gara con gli arbitri, speriamo non voglia imitare il suo idolo MJ anche in questo). Per loro ieri sera, 15/43 dal campo.

Minnesota Timberwolves-Utah Jazz 111-10

Inopinata caduta dei Jazz a Minneapolis, figlia di un eccellente ultimo periodo delle vedove Garnett. 22 punti per McCants e Jefferson, season high (20) per Foye e una grande difesa che ha costretto i Jazz a compiere venti palle perse bloccato i Jazz ad uno scadente 6/21 dal campo nell’ultimo periodo dove Boozer ha realizzato solo 5 dei suoi 34 punti. 18 e 9 assist per Williams e doppia doppia da 11+11 per Mimmo Okur.

Golden State Warriors - Seattle SuperSonics 105-99

I giovani Sonics fanno vedere le streghe agli astanti della Oracle Arena, partendo in quarta con Durant e Green sugli scudi e concludono in testa il primo quarto (32-27). Ci pensa poi Baron Davis a prendere le cose in mano, coadiuvato da un Monta Ellis da trentello. A Oakland però si festeggia non certo per la vittoria sui Sonics, quanto per l’infortunio di Yao, che rimette Houston al centro di una lotta play-off che sembrava destinata ad essere all’ultimo sangue solo tra Warriors e Nuggets.

Miami Heat-Sacramento Kings 107-86

Miami ha vinto una partita ( la seconda nelle ultime ventisette): che oggi nevichi in Florida? Shawn Marion trascina i suoi con 24 punti, e nel terzo quarto Sacramento si incarta al tiro ( 2/20) favorendo la fuga degli Heat. La prossima stagione qui è già incominciata.


 
 
 

Mercato esplosivo

Post n°30 pubblicato il 28 Febbraio 2008 da AJ31

Era da anni che non si registrava nel pianeta NBA un mercato così pirotecnico e maestoso, frenetico al limite della schizofrenia man mano che ci si avvicinava alla fatidica deadline. Un gigantesco bazar in cui si è visto di tutto : trade palesemente sbilanciate, un pacco speciale di campioni in partenza, fantasmi richiamati in vita (esemplare il caso di "Salamone" Van Horn), roster smantellati a 2/3 di regular season ormai in archivio...in questo teatrino è stato inopinatamente defilato Isiah Thomas, segno che forse la sua permanenza nella Grande Mela è davvero agli sgoccioli.

E’ iniziato tutto questa estate: mentre Kobe Bryant si esibiva in moine alle contender di mezza Lega, Danny Ainge rimodellava Boston all’insegna del "Think big". La spettacolare prima parte di stagione degli irlandesi scatenava un effetto domino a Ovest, il cui ferreo equilibrio ha oltretutto generato un’ansia emulativa senza pari. Los Angeles Lakers, Phoenix Suns e Dallas Mavericks si sono accodate con colpi blockbuster che infiammeranno i play-off, intrecciando rivalità personali e rancori (Tony Parker ha già lanciato il guanto di sfida a Jason Kidd tanto per dirne una) nella strada verso l’anello. Greg Popovych ha invece sigillato la sua mossa sulla scacchiera Ovest con la flemma di un Kasparov: sa che potrebbe bastargli la torre Kurt Thomas per dare scacco matto ancora una volta ai suoi nemici. Se per i Lakers la pratica Gasol è già ampiamente positiva ( non che ci fossero dubbi dato ciò è stato dato in cambio), Phoenix e Dallas sono le grandi incognite, protagoniste di una pericolosa scena da roulette russa in cui non potrà uscire tacca diversa dal titolo. In Arizona è bastata una partita da leader per la convinzione di aver trovato il grande vendicatore in O’Neal: l’Ercole che si prenderà la squadra sulle spalle per spezzare finalmente la maledizione degli Spurs. Per lui hanno smantellato il sistema di gioco più spettacolare della Lega, seguiti a ruota da Mark Cuban. Una volta capito che Nowitzki e soci sono come un pugile che non ha metabolizzato i due terribili k.o. con Miami e Golden State, il proprietario dei Mavs ha puntato tutto sul carisma di Kidd. Scommessa pericolosa, perché Dallas si ritrova con la coperta corta sotto canestro: ma solo per l’arrivo di un leader-motivatore come Jason passa il recupero di WunderDirk. A Ovest è andato in controtendenza soltanto George Karl, il quale ha posto il veto sull’approdo di Ron Artest per evitare che facesse saltare i fragili equilibri dei suoi Denver Nuggets. Un po’ di coraggio nel suo caso non avrebbe guastato

A Est invece le acque sono state decisamente più calme, intorpidite dalla schiacciante e disarmante superiorità iniziale di Pistons e Celtics. Fino all’ultimo giorno, con il colpo di teatro di una delle più cervellotiche e pachidermiche trade che si ricordino, quella tra Cleveland e Chicago (via Seattle). Ferry e Paxson hanno in sostanza agito con la pistola puntata addosso, essendo arrivati a fine del mercato con un pugno di mosche in mano. Il primo doveva sedare le lamentele di un sempre più depresso LeBron James. Il prescelto chiedeva soltanto Jason Kidd: si ritrova con mezza squadra cambiata a meno di due mesi dai play-off , con il declinante Ben Wallace che difficilmente regalerà quell’esplosività che Ilgauskas ahilui non ha mai posseduto. Coach Brown dovrà fare i salti mortali per far quadrare il cerchio in così poco tempo: sperando che James ripeta più volte la gara-5 coi Pistons di un anno fa...

Sconcerto a Chicago, in cui sono passati dal sogno di una notte di mezza estate ( Kobe), all’incubo di una guardia ininfluente e dal contratto pesante quanto un gambale di cemento nell’Hudson river, ( Larry Hughes). Nel derelitto Est, può però bastare a fare un po’ di strada. Paxson meriterebbe invece di essere appiedato seduta stante.

 
 
 

Incredibile Howard, Bibby agli Hawks

Post n°29 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da AJ31

Dwight Howard ha vinto la gara delle schiacciate dell'All Star Game dell'NBA. Il giocatore degli Orlando Magic sul parquet ha sfoderato anche il costume di Superman e ha battuto in finale il campione uscente Gerald Green, guardia dei Minnesota Timberwolves. Nella gara del tiro da tre punti, invece, secondo successo di fila per Jason Kapono dei Toronto Raptors, che ha sconfitto Daniel Gibson dei Cleveland Cavaliers.

NBA IN EUROPA - Nel frattempo David Stern non si è nascosto, e nella tradizionale conferenza stampa alla vigilia dell'All Star Game, tenutasi in nottata, il "commissioner" della NBA ha spiegato che la lega professionistica nordamericana del basket, con i suoi "eroi" popolarissimi in tutto il mondo, intende davvero estendersi in Europa. Non più con tourneè a base di amichevoli ed esibizioni, come quelle dell'ottobre scorso al PalaLottomatica fra Boston Celtics e Toronto Raptors e fra gli stessi canadesi e la Virtus Lottomatica Roma, ma con una vera e propria "divisione europea" e cinque squadre in lizza a tutti gli effetti nel campionato. Il progetto, secondo Stern «da realizzare da qui a dieci anni, insomma entro il 2018», prevede inizialmente l'ingresso di tre team con base a Roma, Madrid e Berlino: «Stiamo studiando la questione in modo approfondito, e molto più serio che in precedenza - ha detto Stern - perché il nostro obiettivo è l'espansione globale. Comunque non ci saranno altri annunci al riguardo a breve scadenza».

GLI IMPIANTI - Il punto chiave per l'uomo che dirige la NBA è le creazione di impianti adeguati. Stern ha sottolineato che «a Londra ce n'è uno» (serve per le Olimpiadi del 2012) e per questo, ha fatto capire, anche la capitale britannica verrà inserita nella lista delle città che potrebbero avere una squadra. «Ma anche il sindaco di Roma (Walter Veltroni, che però ora si è dimesso n.d.r.) è pronto a far costruire un nuovo impianto per il basket nella sua città», ha aggiunto Stern. Poi ci sono «progetti ben precisi anche a Berlino, da definire entro la fine del 2008»

QUESTIONE REAL MADRID - Dopo aver ricordato che, a suo tempo, venne firmato un protocollo d'intesa, ma non vincolante, per un futuro ingresso del Real Madrid nella NBA, Stern ha precisato che «il Real fa parte di un progetto, e potete star certi che se questo club ha un programma del genere anche il Barcellona si farà sotto».

OLTRE LE 30 FRANCHIGE - Il "commissioner" ha poi voluto chiarire che le squadre europee che entreranno a far parte della Nba entro il 2018 non andranno a sostituire team già esistenti, ma «saranno un'aggiunta». Incontreranno almeno per due volte durante la stagione regolare tutte le avversarie. Attualmente la NBA è composta da 30 formazioni divise in due "conference", Est ed Ovest, a loro volte composte da tre divisioni di cinque squadre per ciascuna delle due zone. L'unica franchigia attualmente non statunitense è quella dei Toronto Raptors. Per rimarcare il concetto che per stare nella NBA ci vogliono impianti dalla capienza adeguata, Stern ha poi fatto l'esempio dei Supersonics, che dovranno emigrare da Seattle (probabilmente verso Oklahoma City) perché non hanno sufficiente seguito di pubblico, e lo stesso rischiano gli Hornets, perché i 12.645 spettatori che seguono di media questa squadra a New Orleans non sono ritenuti abbastanza: il club deve portare la sua media (e ciò varrebbe in futuro anche per le squadre NBA targate Europa) a 14.700, altrimenti per questa squadra è previsto l'ennesimo "trasloco".

MERCATO - Intanto, fra All Star Game e annunci di Stern, c'è spazio anche per il mercato che rimarrà aperto fino al prossimo 21 febbraio. È ufficiale il trasferimento di Mike Bibby agli Atlanta Hawks. La franchigia della Georgia si è assicurata il playmaker, ottenuto dai Sacramento Kings nell'ambito di un'operazione che prevede il trasferimento in California di Anthony Johnson, Tyronn Lue, Shelden Williams e Lorenzen Wright. I Kings si sono assicurati anche una seconda scelta nel draft 2008. Bibby, 30 anni a maggio, ha saltato per infortunio le prime 36 partite della sua decima stagione da professionista. Il play sta recuperando da un intervento ad un legamento del pollice sinistro. Nei 15 match disputati con i Kings, Bibby è stato schierato per 12 volte titolare. Ha messo a referto in media 13,5 punti (40,6% al tiro e 39,3% da 3), 5 assist, 3,7 rimbalzi e 1,3 palle rubate.

 
 
 
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Data di creazione: 10/11/2007
 

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