Creato da redlight0 il 13/11/2007

U2WORLD

...quando la musica diventa una delle tue ragioni di vita...

 

 

Post n°14 pubblicato il 04 Aprile 2008 da redlight0

MLK.... everyone is equal under the eyes of God!!!

Visto che ultimamente la mia forza ispiratrice si è un po' spenta, volevo solo ricordare quest'uomo meraviglioso che in un colpo nel cielo di Memphis 40 anni fa' trovò la morte: grazie Martin Luther King per tutti gli insegnamenti che hai dato all'umanità!
 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da redlight0

TORMENTO ED ESTASI: WITH OR WITHOUT YOU PART 2

Come ho già probabilmente detto, With or without you è stata la canzone che mi aprì al mondo U2ico. Nel giro di pochissimo era diventata la hit mondiale, dall’America al paesino della Calabria  in cui stavo crescendo. Il perfetto connubio tra musica e parole colpì d’impatto il mio animo di adolescente. Il basso e la batteria insieme alla “Infinite guitar[1] di Edge entravano prepotentemente a far parte di me, così come i primi, tormentati amori. 

Ed è proprio un amore difficile, o forse impossibile quello che le parole di Bono mi suggeriscono.

On a bed of nails she makes me wait  
And I wait....without you

 

Su di un letto di chiodi lei mi fa aspettare
Ed io aspetto senza te

Twist of fate”, la svolta del destino favorisce l’incontro, ma il prosieguo è faticoso… la vita come la tempesta: si cerca di farla passare e di approdare a una meta. Ciò però non basta per raggiungere l’essenza, nonostante la si cerchi in ogni modo, persino nella negazione di se stessi (and you give yourself away)...

Through the storm we reach the shore
You give it all but I want more
And I'm waiting for you

With or without you
With or without you
I can't live
With or without you

 

 

 

Attraverso la tempesta raggiungiamo la riva
Tu ce la metti tutta, ma io voglio di più
Ed io sto aspettando te

Con o senza te
Con o senza te
Non posso vivere
Con o senza te 
   

  

L’urlo che giunge quasi alla fine della canzone è disperazione, ma anche liberazione e via via catarsi oppure sintesi fra facce diverse dell’esistenza: da ciò che si ha (Through the storm we reach the shore) a ciò si desidera (You give it all but I want more). Gli acuti di Bono svaniscono nella dolcezza della chitarra infinita di The Edge e nel cuore pulsante della batteria di Larry Mullen che sostituisce l’iniziale basso vibrante di Adam Clayton. Dal tormento all’estasi…



[1] Michael Brook, artista canadese che a metà degli anni ’80 inventò questo modo di suonare la chitarra. The Edge lo conobbe durante la realizzazione della colonna sonora del thriller di Paul Meyersberg Captive del 1986. Il chitarrista degli U2 portò con se durante il The Joshua Tree Tour un prototipo di questo tipo di chitarra, pericolosissima per i tecnici del suono –continuamente esposti alle scosse - ma efficacissima per mantenere una nota per un tempo “infinito”

 

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da redlight0

WITH OR WITHOUT YOU PART 1 ovvero GRAZIE GAVIN!!!

Se abbiamo avuto la fortuna di udire With or without you, se ancora oggi riteniamo che sia una delle più belle canzoni mai scritte da mano umana, lo dobbiamo a una persona ai più sconosciuta: Gavin Friday, al secolo Fionan Hanvey, che insieme a Guggi, Derek Rowen era membro, ai tempi della gioventù di Bono, del cosiddetto Village. Il padre di Bono, Bob Hewson, li definiva una specie di club “di ragazzi bizzarri. [1] Spesso li trovava riuniti a casa sua, al 10 di Cedarwood Road di Dublino. I ragazzi discutevano sul mondo che li circondava, sulla vita dei sobborghi di Dublino, sul conformismo imperante e sul loro modo di combatterlo rifiutando gli stereotipi della gioventù irlandese. Questo rifiuto dell’identità culturale significò per loro mettere ordine alle loro identità .A questo scopo, per prima cosa, cambiarono i loro nomi. Gavin, Guggi e… Bonovox: Paul Hewson diventò Bono proprio grazie ai suoi (ancora oggi) amici, che a spasso per le vie di Dublino, passando per Talbot Street, decisero che il loro amico doveva avere un nomignolo “rotondo”(per la sonorità dell’alternanza vocale/consonante)  e “intrigante” come l’insegna del negozio di cornetti acustici della traversa di O’ Connell Street.

Questa parentesi mi sembrava d’obbligo, per parlare del tesoro che ci ha regalato Gavin Friday. Mentre Brian Eno e Daniel Lanois, i produttori di The Joshua Tree, l’avevano scartata, Gavin “ la tirò fuori dal cestino dei rifiuti, le diede una forma e una struttura e fu l’unico a credere che potesse diventare un grande successo”[2].



[1] Eamon Dunphy, U2 Un fuoco indimenticabile, p. 94  Arcana Editrice, Milano 1988

[2] Da Bono, The Edge, Adam, Larry U2 By U2, p. 181 Rizzoli Editore, Milano 2006

 
 
 

L'ALBA DI THE JOSHUA TREE: SILVER AND GOLD

Post n°11 pubblicato il 17 Febbraio 2008 da redlight0

«Partii dunque per New York, dove nel frattempo Steve Lillywhite stava registrando coi Rolling Stones, mi invitò ad andarli a trovare durante le sedute di registrazione. (…) A un certo punto Keith (Richards)cominciò a suonare il piano e Mick cantava canzoni country. (…) Poi mi chiesero di cantare una canzone. Risposi: “non conosco canzoni di altri artisti”. Risero e dissero “cosa vuoi dire?” Risposi: “Non conosco nessuna canzone di qualcun altro. E, a dirla tutta, da ragazzi abbiamo provato a suonare qualche vostra canzone e non credo vi avrebbe fatto piacere sentirci” (…) Fu allora che mi resi conto che gli U2 non avevano alcuna tradizione, venivamo da un altro pianeta. La nostra musica non aveva radici – né blues né gospel, né country – eravamo post-punk. I nostri punti di partenza erano stati il “New musical express” i Joy Division, i Kreaftwerk, i Penetration e i Buzzcocks. Era una situazione strana. Keith disse: Non conosci il blues?” Risposi: “Non solo non lo conosco, ma addirittura lo detesto”. Rimase sorpreso: “ Cosa vuoi dire?”. Risposi: “ Dalle mie parti chiunque suonasse il blues non era altro che una rottura di scatole in dodici battute, insomma significava che era a corto di idee originali”. Replicò: “Allora non hai mai sentito il blues. Quando sentirai il blues non ti annoierai, ne sarai intimorito”.

A un certo momento, nelle ore seguenti, Keith prese un 33 giri e ne mise su alcuni di John Lee Hooker e Robert Johnson. (…) Mi fece sentire questi dischi e mi sembrarono la fine del mondo, più punk-rock di qualsiasi altra cosa con cui ero cresciuto. Stavo ascoltando un brano di John Lee Hooker e chiesi: “Chi suona la batteria?”. “E’ il suo piede”, disse Keith, “stava solo pestando sulle assi del pavimento.” Ero fuso. Andai via con la testa che mi girava, tornai nella mia stanza d’albergo da solo e scrissi “Silver and Gold”, cercando di applicare quello che avevo appena sentito al progetto imminente, il disco anti-apartheid. Il giorno dopo chiamai Keith e gli chiesi: “Posso fare un salto? Ho una canzone che mi piacerebbe farti sentire, magari ti va di suonarci la chitarra”(…) Registrai una versione acustica di questa mia prima canzone blues con Keith Richards e Ronnie Wood. Ronnie suonò la chitarra slide con un coltello a serramanico, lui è davvero uno dei chitarristi slide di sempre. Un giornalista di nome Robert Palmer mi avrebbe portato nei campi di cotone del Tennessee e mi avrebbe mostrato il vero blues così come ancora lo si vive. E quella era “Silver and Gold”»

Questo racconto di Bonovox, tratto dal libro "U2 by U2"servirà a introdurre The Joshua Tree, il disco che ha portato gli U2 alla celebrità, il disco che il 9 marzo dello scorso anno ha compiuto 20 anni (...portati benissimo a mio avviso...), il disco nel quale i quattro irlandesi hanno iniziato il loro controverso rapporto con l'America...

 
 
 

IN A LIFETIME

Post n°10 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da redlight0

1985, un piccolo tuffo nel periodo ancora precedente a The Joshua Tree, una collaborazione importante con una grande voce d'Irlanda, Maire Brennan. 

Unless the sound

Has faded from your soul

Unless it disappears

Selfish storm

Hold on the inside

(torn asunder)

One life

In the storm

In a lifetime

 

A meno che il suono

Sia svanito dalla tua anima

A meno che scompaia

Tempesta interiore

Aggràppati alla tua interiorità(lacerata e maltrattata)

Una vita

Nella tempesta

Nel tempo di una vita

Pochi versi per uno stato d’animo… l’invito ad aggrapparsi alla propria interiorità malgrado la lacerazione l’abbia distrutta… occorre una vita per farlo…

 
 
 
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