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Post n°4 pubblicato il 28 Luglio 2013 da Dominus_Flamel
La camera era una raffinata serie di elementi di arredo e di suppellettili diversi abbinati con gusto e un senso equilibrato della misura. Certamente la mano di una donna era stata molto presente in tutti quei particolari, ne sentivo il tocco e il profumo, come il delicato posarsi degli occhi e la profondità di sensazioni che solo una donna raffinata aveva potuto infondervi. Magari lì aveva vissuto le ore più belle della sua vita, toccato ogni oggetto con le sue mani, respirato in quella stanza il profumo del vento.
Lì l'avrei vista spogliarsi con eleganza, immersa nei suoi giorni e nelle sue notti, amando e gemendo di una passione che si sarebbe tramandata a tutti coloro che come me tornavano ad abitare quelle stanze rapiti dalla bellezza del posto e del suo mare, così tanto vicino all'idea di un paradiso terrestre. Mi svegliai di buon'ora e di buon umore con la luce chiara e tiepida del mattino che filtrava dal balcone, tra le tende di lino smosse da un leggero venticello che portava l'intenso sapore del mare e gli odori delicati dei fiori di Santorini. Mi alzai ancora intorpidito dal sonno e dalla stancheza di una notte passata a rotolarmi nelle lenzuola e andai sulla veranda semicoperta da pergolato di glicine in fiore. Gli occhi ancora infastiditi dalla luce pian piano si abituarono e si lasciarono penetrare dalla vista del mare . "Potrei vivere qui per sempre" pensai ma sorrisi quasi subito di quelle parole Non ho mantenuto una promessa nè un proposito che fosse un mai, un per sempre, non per leggerezza o incapacita a legarmi alla parola data, ma perchè credo che la vita e il destino amino bleffare con i propositi e le promesse vincolanti degli uomini. Avrei vissuto per sempre in molti posti avrei amato per sempre molte donne e mai avrei pensato di vivere come ho visuto mai di scegliere ciò che ho scelto o dire le cose che a volte ho detto. Tutto ha una sua storia relativa e non vuol dire che ogni cosa puo essere disfatta ma che non possima essere mai sicuri della nostra forza se questa non è messa alla prova da una forza altrettanto maestosa, non possiamo mai conoscere fino in fondo noi stessi fino a quando qualcosa o qualcuno non costruisce nodi complessi intorno alle nostre mani e alle nostre caviglie. Solo allora sapremo, forse, quanta forza e quanto carattere abbiamo in noi stessi per renderci liberi o accettare di essere schiavi. Una mano mi sfiorò la schiena e si congiunse con l'altra intorno al mio petto. Sentii il suo capo sulla spalla, il calore della sua guancia sulla mia pelle e i capelli sciogliersi fino alle reni.
Aveva ancora il profumo della notte quell'odore del nostro visuto mischiato al sapore del mare e quel timbro unico che una donna sa di possedere, unica in ognuna di loro. "Potremmo vivere qui per sempre" disse rompendo il silenzio di quella stanza E io sorrisi nuovamente dentro di me... "Per sempre" ripetei sussurrandolo ta le labbra. Mi girai lasciando che il sole ancora stanco mi inondasse le spalle e la strinsi tra le braccia, la guardai negli occhi immergendomi nei suoi pozzi scuri e per un attimo mi smarrii in quelle profondità. Aveva un viso delicato, una voce chiara ma sempre incerta, una timidezza di fondo che la rendeva fragile e delicata come un fiore troppo a lungo tenuto al riparo del sole e del vento. "Domani parto ..." le dissi con tutta la sincerità che sentivo di possedere, non posso piu restare puoi venire via con me aggiunsi tra le labbra. Lei era rimasta a guardarmi e nei suoi occhi c'erano cose che scoprivo solo ora, c'erano abissi interminabili e montagne di un verde abbagliante, c'era il sole con la sua luce calda e c'era il buio con le su eombre. "Resterò qui ad aspettarti" mi disse e la sua voce per la prima volta era decisa, non più incerta ma delicata come sempre lo era stata. Mi diede un bacio e come era stato per suoi occhi in quel bacio vi trovai le delizie che non avevo trovato da tempo, il sapore di frutti dimenticati, i colori di quell'arcobaleno che avevo smarrito e che restavano offuscati dentro di me come maschere appese ad un filo di tenebra. La vidi immergersi nella penombra della stanza tra i color della sua carne, le movenze della sua pelle ambrata e il crine sciolto e nero, i seni tondi e il rosa dei capezzoli piccoli e irti come torri sospese nel vuoto. Appena un sottile ricciolo di peli sul suo pube che rapì il mio sguardo facendolo tremare. Si volse per un attimo come per sfuggire alle mie voglie e ancora una volta mi sentii ammaliato da quel corpo sfrontato. Capii cosa aveva dovuto sopportare Ulisse nel vedere e sentire le sue sirene sugli scogli bianchi, quanta smania e quanta foga nel suo sangue... tra i battiti ruggenti del suo cuore.
Si fermò sull'uscio della porta che dava in un piccolo corridoio spoglio, lo sguardo basso le faceva ricadere i capelli sulle tempie nascondendole il viso. La raggiunsi da tergo, entrambi nudi nel silenzio dei nostri corpi e nel rumore molesto dei pensieri. Le cinsi i fianchi con le braccia e la bacia sul collo, mi persi nei suoi capellie e nelle orecchie le sussurrai il mio desiderio. Le sue mani presero le mie e le portarono ai suoi seni mentre la sua testa si muoveva come ammaliata da un canto suadente, il respiro si fece basso e suoni gutturali di tanto in tanto irruppero come strali nelle mie tempie. Allargò le gambe e portò avanti il busto, le reni siinarcarono in avanti e i suoi seni sembrarono esplodere nelle mie mani. Eravamo chiusi nella nostra fortezza di carne io in lei e lei in me come una lama nel suo fodero caldo, immersi nella pioggia delle nostre umide passioni vibrammo ... come la luce del tramonto sulle foglie degli alberi e le creste vespertine sul mare di Santorini... DOMINUS_FLAMEL
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Post n°3 pubblicato il 26 Luglio 2013 da Dominus_Flamel
La incontrai a Tokio sul vagone della metropolitana che scorreva in superficie, era arrivata portando con se un profumo acerbo e dolce allo stesso tempo. Chiusa in un abitino stretto color pesca e un piccolo cappellino bianco con teneri ricami e merletti di pizzo. I capelli di un nero abissale annoccati all'indietro con una treccia finemente elaborata che lasciava scoperto il bianco di una nuca delicata come il suo collo liscio e magro.
Si sedette facendosi largo tra gli sguardi della gente con eleganza tenendo sempre lo sguardo basso. Pose una mano sul sedile e notai i guanti di un bianco accecante poi disse qualcosa che non riuscii a cogliere e attese che rispondessi ma io mi ero gia perso tra il raffinato accento che usciva dalle sue labbra rosse. La sua voce mi penetrò la testa, un richiamo carico di una sensualità potente, una musicalità vibrante a me sconosciuta, dolce e chiara ma appena un soffio, come il canto di un uccello timido e intirizzito dal freddo. Piegò le ginocchia e lasciò scivolare le anche sinuose sulla seduta. Mi accorsi che ero perduto in quei suoi movimenti misurati ma mai artefatti vagavo in una dimensione fuori dal tempo come un ombra che si posa sul mondo per la prima volta e ne avvolge ogni suo mistero. La guardai fissa nel viso e lei pur mantenendo basso lo sguardo si accorse del mio interesse... Credo di averla vista arrossire, un leggero velo di rosso le pennellò le guance mentre continuavo a studiarne i lineamenti come un pittore nel pieno della sua creativa visione. Mi concentrai sul petto e su quel suo ansimare misuravo il gonfiarsi del seno sotto gli ansiti idel suo respiro e capii che era in soggezione cosi pian piano volsi lo sguardo al di la del vetro del finestrino. I palazzi scorrevano via come pile di simulacri imbiancati dal sole ma dentro la mia testa l' immagine di lei si era impressa come una formella di argilla tra le mani di uno scultore. I suoi occhi scuri rigati di nero il naso piccolo e regolare le guance pallide e una bocca muta che sapevo avrebbe saputo cantare inni alla gioia e far perdere di senno qualsiasi uomo che su quel treno stava dividendo i miei stessi pensieri.
Alzò lo sguardo per un attimo e i suoi occhi penetrarono i mie, fu in quell'istante che sentimmo entrambi che una fune era stata legata ai cardini delle nostre vite e che si era tesa con forza. Lentamente eravamo scivolati uno nell'altro come acqua di una cascata nel fondo di una pozza. Si alzò come turbata e io glielo lessi in faccia mi alzai con lei nel silenzio che ci avvolgeva, frugò in borsa come disperata ma nulla stava cercando se non il coraggio e il pensiero che stava smarrendo. Sarebbe scesa di li a poco e di li a poco io sarei rimasto su quel treno per non rivederla mai più. Le posi una mano sulla borsa senza dire nulla mentre qualcuno di sbieco lanciava uno sguardo in attesa di un finale aperto su quell'attimo che avrebbe cambiato per un pò tuttala mia vita.
I suoi occhi prima nervosi sembrarono quietarsi il suo sguardo si levò verso il mio mentre le sue labbra sembrarono più gonfie, aperte come attraversate da un alito del suo respiro che profumava di menta. Non disse nulla solo un piccolo suono quasi impercettibile e fece per andarsene tornando ad abbassare lo sguardo tra la gente. Non ho mai contrariato il mio istinto ma ho sempre seguito la mia indole e i miei desideri. Mai ho lasciato che la vita mi passasse innanzi senza tentare di prenderne la mia parte e cosi anche questa volta non lasciai che quella goccia cristallina scivolasse via nelle acque di quel fiume per correre al suo mare. Scesi con lei e con lei rimasi un anno. Ricordo ancora il suo profumo di spezie e il suo tattoo sul suo delta di venere una chiave con un sole una chiave che apre le tutte le porte quelle del cuore e quella della vita... Dominus_Flamel
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Post n°2 pubblicato il 24 Luglio 2013 da Dominus_Flamel
Ho passato dieci anni della mia vita nella cabina di un aereo. Un muso affusolato di metallo, vetri temperati e super resistenti, neri bottoni , levettte e cloque e tutti quei quadranti a colorare l'aria pressurizzata. Quasi una parte di me, se ci penso, come in me è entrato quel cielo sempre azzurro oltre le nuvole erranti. Pochi sprazzi di grigio qualche scroscio di pioggia a rendere gli animi dei passeggeri pieni di quella tensione che a me, ivece, non mi è mai appartenuta. Eppure ho visto cieli stellati e notti buie come nel midollo di una tenebra e mai ho pensato che tutto sia destinato a finire ...a polverizzarsi come pulviscolo di stelle. Ho attraversato tante strade in questi anni, città diversissime e distanti tra loro per cultura, per lingua e costumi. Mi sembra di aver vissuto tra le stelle piu di quando quelle stelleho attraversato, certamente di striscio a anni luce ma le vedevo piu vicino di quanto le abbia viste quasi ogni altro mortale.
Le donne che ho incontrato però hanno sempre avuto per me la costante della bellezza, il ripetersi di un infuso di affinità e modi d'essere che sapevo riconoscere al primo sguardo. Mi bastava incrociare gli occhi per sentirne i pensieri piu nascosti. Le orientali sembrano le piu distanti fra tutte le donne, ma solo all'apparenza. Sono misteriose icone di una rara bellezza, mi hanno sempre conquistato, più di quanto abbia saputo fare io all'inizio. Quel loro raffinato intendere quella misurata eleganza dei costumi e i movimenti del corpo simili a una danza dimenticata dagli uomini occidentali. In oriente ho vissuto tre anni, Giappone, Corea, Thailandia e altre roccaforti del femminino perfetto, dove il linguaggio del corpo è linguaggio dello spirito, dove il sesso non'è un podotto di consumo, anche se incontri schiere di invertebrati attirati da una libidine inesplosa nei propri confini dovuta alla incapacitàdi relazionarsi con le proprie donne.
No...qui la pelle segue il tocco delle dita, emana un energia che fa vibrare le corde dell'anima, il corpo si flette ai comandi della voce come una musica che incanta. Gli occhi ti cercano, scandagliano rovistano con grazia ogni centimetro di te e insegnano quella misteriosa arte d'amare che i piu hanno dimenticato. In oriente ho imparato a usare l'Olfatto. In quest eterre dove il sole nasce benedicendo il respiro di ogni essere ho imparato che le mani, i piedi e come ogni brandello della mia pelle ha le sue corde, quell'intenso vibrare che chiamo il Tatto. In questo angolo di mondo cristallino ho imparato l'importanza sconosciuta del Respiro. Perche vivere non'è solo un inzufflare aria nei polmoni ma è ascoltare il ritmo del propio respiro, l'esigenza di un rinnovo di ogni singola parte di noi stessi, attraverso il bisogno di vita da profondere con ciò che che ci dispensa ilcreato. Le ho rispettate quelle donne che si piegano come giunghi sotto una carezza sul capo, docili le ho ammansite e col sorriso mi hanno ripagato, servizievoli, mai senza dignità si sono date, sempre offrendosi con grazia ai piaceri della carne, nutrendo il mio spirito come credo abbiano fatto anche loro.
Non sono schiave, non sono bambole sono donne che amano e riconoscendo un ruolo che le rende appagate nell'offrirsi, nel soddisfare sapendosi soddisfatte da un obbedienza che le rende piene di piacere, concentrando la loro arte di intrattenere e di soddisfare il proprio uomo come una geisha il proprio amante. Dominus_Flamel
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Post n°1 pubblicato il 23 Luglio 2013 da Dominus_Flamel
Ho viaggiato molto nella mia vita, per lavoro e per piacere, a volte l'uno era conseguenza dell altro. Ho visto Paesi diversi incontrato gente di ogni lingua e amato Donne di tutte le razze. Ho un carattere deciso a tratti molto forte sono un bell'uomo, perchè nasconderlo, desiderabile e intrigante, so cosa voglio e non lo nascondo nè con il linguaggio del corpo nè con quello dell anima. So di essere così e lo sa l'altra meta del cielo quelle meravigliose Creature che ho incontrato in ogni angolo della terra. Ho impato da piccolo a conoscerle le osservavo cercando di penetrarne i pensieri e crescendo ho accarezzare i loro sogni colmando di doni i loro desideri.
Sono acque gorgoglianti in cui nuoto senza sosta toccando i loro corpi pieni di un energia sconosciuta poichè ogni donna è un universo sempre pulsante un mare sempre pronto a bagnare le sue rive Le amo senza ipocrisia, senza schemi e finzioni quando ne accarezzo i capelli ne sento il profumo del petto ascolto il loro cuore e disegno la loro carne con la mia passione penetrando la loro mente e raccogliendo i loro desideri piu nascosti. Ne piego il volere come si flette un fiore al comando del vento colmo le mie voglie come uno stallone tra giumente in estro lego i loro corpi lasciandoli liberi dai nodi avvvinte e docili reclinano il capo non per costretta sottomissione ma per appartenenza e fiducia al caldo traversare delle mie onde. DOMINUS_FLAMEL
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