Creato da DimmiSeTiIntrigo il 03/02/2006

LU'LTIMO BACIO

Brucia sul viso come gocce di limone...Storie di Vita, di Amore e di Lussuria.

 

 

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Andrè

Post n°89 pubblicato il 21 Maggio 2009 da DimmiSeTiIntrigo
Foto di DimmiSeTiIntrigo

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I giorni della merla erano alle porte. Immaginai l'aria densa e fredda aldilà di quell'esile spicchio di luce che filtrava attraverso i drappi di velluto rosso, ornamenti imperiosi del mio talamo.
Ho sempre amato il rosso.
" Sei d'accordo con me? "
Il colore del sangue, della passione, dei tormenti e dei frutti prelibati.
" Non è forse rossa la spada che un uomo sguaina quando il Dio Marte gli colma gli occhi di desiderio? "

Ho un fremito al solo pensiero. Mi sento ossessionata. Basta un solo grande amante per un solo amore. Un vero amante, non banale, non potrei mai innamorarmi di un uomo sprovvisto di charme e di poesia. Turpi pensieri albergano la mia mente intrepida, la mia mano si allunga alla ricerca di calore, ma nulla. Nulla.
" Occhi cielo lindo dove sei?"

E' mattino nuovo.
Chi è realmente Occhi cielo lindo ?
Credete davvero che una donna si innamori del conto in banca di un uomo?
Ancora quell'ossessione nei mie pensieri!
Ho un fremito.  "Puttana"  me lo dissi senza tanti preamboli e senza nemmeno pronunciarlo.
Era bello il suo sesso. La sua era,  una storia come quella di tanti uomini cresciuti fra le rovine dei quartieri popolari e la puzza di vino di un padre violento.  Era dolce con me, dolce e violento allo stesso modo.
Era bello il suo sesso, profumava di sottobosco e mi sventrava le narici. Era bello Andrè.
La domenica aveva appena aperto gli occhi, ed io mi rigiravo fra le lenzuola senza trovar pace.
Firenze è magica la domenica mattina ma la mia voglia di oziare è più forte di ogni illusione.
La mia mente è nei suoi occhi.
" Occhi cielo lindo "
Andrè lo conobbi a Parigi una sera di novembre, viveva nella periferia della città, a nord, in una delle banlieue. Figlio di padre Arabo e di madre Spagnola, di lui mi colpì immediatamente quel suo sguardo da bastardo incallito, due occhi neri come la pece, ad ogni occhiata pareva ti dovesse sventrare come l’avvoltoio che si tuffa sulla preda oramai agonizzante. Fu per quello che gli diedi quel nomignolo che non rispecchiava minimamente il colore dei suoi occhi ma quello della sua anima. Un vino rosso italiano, aveva reso l'atmosfera di quella sera di certo l'incontro più elettrizzante della mia vita.
L'autunno è la mia stagione, malinconica ma non  priva di speranza, prima del grande sonno invernale.
Parigi è l'autunno, nei suoi fianchi adornati di antichi violini tsigani e le musiche stanche di bateau mouche, fra gli occhi impertinenti dei suoi tetti e l'imperioso aroma di caffè a Montmartre.
Ricordo ogni dettaglio, ogni singolo minuto di quella sera, scherzo fatale del destino che mi ha voluto donna e femmina senza remore.
Sera di pioggia e di fuoco.
Il fuoco che divampa nella pelle di una donna, quando in preda ad un delirio, lascia che la carne diventi cibo per iene e ne diventi il loro pasto quotidiano.
Godevo di quel supplizio. Piacere sublime per la mia mente e per il mio corpo.

" E tu la ricordi ancora quella sera? " 

" Ne ricordi ancora il profumo o hai dimenticato tutto? "
" Cos'e' un codice d'amore? "

Bastardo.
Adesso sono sull'orlo delle lacrime. I miei orgasmi sono divenuti tristemente freddi ed insensibili, solo riflessi condizionati. Ho smarrito la passione. 
Sto in mezzo a questo letto con le lacrime che cadono sul bordo del cuscino, dimenticando la stima che ho di me stessa. Non posso vivere cosi. Non posso fare a pezzi la mia anima alla ricerca della tua ombra. 

Quella lettera profuma ancora di muschio selvatico nei giorni di pioggia, quando il letto era un campo di grano ed il sole splendeva dentro di me, ed il tuo sesso gonfio riempiva il mio corpo ed i miei respiri erano il tuo crogiolo.
 Lo ricordo ancora bene il giorno che lo incontrai.
"L'appuntamento alla Defense è stato rinviato Madame."

La voce all'altro capo del cellulare era quella di Monsieur Dupont, un noto gallerista d'arte di Parigi.
Insieme avremmo dovuto discutere alcuni dettagli organizzativi sulla mostra dei miei dipinti che da li a qualche settimana si sarebbe tenuta in uno dei piu famosi atelier d'arte di tutta Parigi.
" Maledizione"  Esclamai fra me e me.
Ero già sul metrò e la notizia mi stizzì parecchio.
Indossavo un tailleur grigio con una gonna sopra il ginocchio, strettissima, che mi stringeva i fianchi come una guaina, sotto delle calze autoreggenti velate antracite.
Sopra una camicia bianca volutamente un po sbottonata e la giacca corta del tailleur, che lasciavano intravedere il mio fiero decoltè. Scarpe nere con tacco generoso e un filo di argento alla caviglia. Il solito profumo rendeva l'idea della mia femminilità.
" E adesso? " Pensai che sarei dovuta scendere alla stazione successiva e riprendere il metrò in direzione opposta, ma qualcosa mi impedì di farlo.
Ero una donna in carriera. Mangiavo uomini a colazione con burro e marmellata.  Parigi, New York, Tokio erano diventate le mie città.
Firenze però era casa.
Mi ci rifugiavo nei giorni peggiori, chiedendole un abbraccio materno.
Ho sempre amato le sue colline fuori porta, immergermi fra il profumo intenso dei castagni e l'odore aspro del mosto selvatico. Mania di onnipotenza. Eppur la fragilità di una donna si pesa dal suo rapporto con l'amore. Ed io ero fragile. Nessun amore sulla mia agenda di appuntamenti.
Me ne stavo a rimirar su quel pensiero, aspettando la prossima stazione, quando lo vidi. Ebbi un fremito, una scossa che mi inquietò. Di uomini ne avevo avuti, anche troppi, ma vi giuro che in quell'istante ebbi la certezza che quello sarebbe stato un grande amore.
Venderei l'anima al diavolo per poter tornare indietro nel tempo e rivivere un solo giorno della nostra storia.  Andrè è stato l'unico uomo che avessi mai conosciuto che amasse il sesso come me.
Depravato, vizioso e selvaggio, non conosceva tabù e non era per nulla infastidito da odori e sapori.
Giocava e non si stancava. Paragonabile al miglior equino da monta arabo. Uno stallone purosangue.
Il suo membro leggermente arcuato e di notevoli dimensioni era stato di certo gioia e delizia di chissà quante puttanelle da strada.
" Bastardo."  Mille volte te l'ho urlato mentre mi prendevi e  mi rendevi una donna felice.
" Bastardo "  lo direi ancora mille ed ancor mille volte mentre quei tuoi occhi corvini mi succhiano il midollo per poi sputarlo su questo pavimento freddo.
Mi passò davanti senza neanche degnarmi di uno sguardo. Il suo profumo mi inchiodò al suolo.
Pareva uscito dall'Olimpo. Un vero e grande Dio primitivo voglioso di giovani vergini da immolare al suo cospetto, era davvero bello e decisi in quel preciso istante che sarebbe stato mio. 
Cosa mi spinse non lo saprei dire. Istinto? Ragione? Follia?  Amore?
Adesso mi chiederete cosa c'entra l'amore con tutto questo?
Già cosa c'entra. Esiste forse un codice in amore? Esiste davvero?
Potreste voi davvero affermare che non fu l'amore che mi spinse a restare sul quel metrò?
Potreste davvero voi affermare che l'amore non genera quel seme di follia che spinge una donna a far cose che nemmeno nei suoi sogni più oscuri riesce ad immaginare?
Il tempo passava ed io avrei dovuto escogitare qualcosa per attirare la sua attenzione.

Sulle note di The man I love cercai di raccogliere tutte le forze, asciugai le lacrime con un kleenex trascinandomi fino al bagno. Si dice che al mattino i demoni spariscano. Mi specchiai non riconoscendo il mio volto, mi sembrò piuttosto quello della strega di Biancaneve.
" Tutti hanno qualcuno, tu no, tu sei sola."

" Tutti hanno qualcuno da abbracciare, da sentire sulla pelle, da vivere, tutti tranne tu, tu sei sola."
Di colpo il pensiero dell'amore ti assale come un predone del deserto scippandoti quella poca dignità che ti ritrovi. E ti fermi a pensare e vorresti odiare, ricordare solo il male. 
Invece ti sommerge il pensiero di quando il sorriso era l'alba lucente, in cui il cuore era preda dell'amore e tu eri felice e non puoi dimenticare.
Mi immersi nella doccia facendo scorrere quel getto di acqua calda sul mio corpo, mi lasciai raggiungere da un brivido. Le sue mani carezzevoli erano un ricordo troppo piacevole per non esserne preda, cosi come la sua bocca indomita, fin troppo spavalda sempre esploratrice di lande sconosciute mentre si posava sulla mia pelle dorata. Riuscire a percepirne il suo stupore mentre riscopriva lo stesso profumo di donna, della sua donna, mi mandava in estasi.   
Tornai col pensiero a quel giorno.
Escogitare era imperativo.
In pochi minuti qualunque pensiero mi parve di una banalità estrema, tutto fuorchè la cosa più semplice.
Mi avvicinai a lui con fare disinvolto e lo sguardo intriso di desiderio, e senza troppi preamboli pronunciai in un ottimo francese:
" Monsieur le andrebbe di posare nudo per me? "

Dovetti sembrargli un po matta a giudicare dal suo sguardo basito.
" Piacere Mademoiselle Violante, sono una pittrice. Sono Italiana."

Il suo sguardo, mi sembrò correre da dentro i miei occhi fino in fondo all'anima. Mi avvolse un misto di eccitazione e paura, tremai, ma non lo diedi a vedere.
Mai dare soddisfazione ad un uomo, mai farti vedere nuda, ti amano fino alla morte e poi ti trattano come una cosa del passato.
" Potremmo parlarne a cena che ne dice? Conosco un buon ristorante italiano a Montparnasse "

Annuì e avvicinandosi al mio orecchio mi rispose:
" Solo se mi promette di non tremare "
" Brutto figlio di Puttana" pensai.
Lo conoscevo da pochi minuti e gia mi scrutava l'anima.
Mi spiazzò e ne ero felice.

L'appuntamento con Andrè era fissato per le 21,00 sotto la torre di Montparnasse.
Mi preparai per la serata con gran cura. Profumai il mio corpo con un'essenza alla mirra, che amavo tanto.
Agganciai il reggiseno, graffiandomi più volte con l'ultimo gancetto a disposizione.
Il pensiero di un gioco perverso fece per un istante capolino. Lo lasciai dissolvere.
Indossai l'intimo e sopra un abito nero trasparente che lasciava intravedere le forme sinuose del mio corpo. Volevo stimolare il suo lato voyeristico senza esser troppo provocante, prolungare il più a lungo possibile il suo piacere visivo.
Mi guardai allo specchio trovandomi irresistibile.
Cenammo, davanti ad una bottiglia di Amarone, lasciando che la conversazione prendesse una piega decisamente pericolosa.
Poi.. E poi... "Felice, come una puledra al pascolo con la madre, con balzi veloci corre la Baccante."
- " Vorrai vedere ciò che devi dipingere "

Le sue parole erano un chiaro segno di sfida.
" Dove volevo arrivare"
" Ero disposta a giocare su quel terreno infangato e scivoloso ?"

Il mio mondo era fatto di pennelli, tele e colori.
Il suo sembrava un ritratto in bianco e nero, uomo degli eccessi e delle mancanze.
"Fino a che punto sarei stata capace di reggere il confronto con tanto nero?"

A volte le cose si fanno solo per comprendere i propri limiti ed oltrepassarli.
Risposi con un sorriso accattivante.
" Ma certamente mio caro Occhi cielo lindo "

Fu la prima volta che lo chiamai cosi.
Mi guardò apprezzando ma non avrebbe mai compreso il significato vero di quel nomignolo.
Ci avviammo al mio appartemento sito in Rue Delambre.
Sentii una vampata di calore partire dal mio sesso ed arrivare dritto al cervello. 
Il vino cominciava a far effetto ed anche la mia fantasia, salimmo le scale di quell'antico palazzo.
Il cuore pulsava, correva all'impazzata.
Giunti in casa, mi affrettai ad accendere delle candele. Amo la luce fioca. Scelsi con cura anche l'aroma dell'incenso.
Ci versammo due vodka lisce e continuammo la conversazione rimasta in sospeso.
Ci ritrovammo a ridere e scherzare per cose di poco conto.
Devo ammetterlo quell'uomo mi prendeva.
E fu notte di passione. Le sue mani scivolarono lungo il mio corpo, con lentezza estenuante. Lame affilate che tagliavano con minuzia chirurgica ogni minimo centimetro della mia pelle.
La sua lingua un bisturi affilato.
E poi mi prese con tanta e tale forza da lasciarmi senza fiato. Urlavo senza sosta il mio piacere.
Lasciavo che i miei umori fossero per lui bevanda da Santo Graal.
E fu cosi per tutta la notte.  
Andrè.. " Mio cielo lindo "
Il mattino seguente non lo trovai fra le lenzuola, una sensazione di vuoto si impossessò di me, mi alzai, avevo bisogno di un caffè, consapevole che non lo avrei più rivisto.
Un biglietto sul tavolo destò la mia curiosità.
" Grazie per la notte meravigliosa." 
Poi un numero di telefono e una scritta. " Chiamami "
Preparai il caffè senza tralasciare il mio animo gioioso.
Fu un buon caffè dall'aroma intenso e vagamente amaro.
Lo avrei chiamato?   Avevo un senso di paura per ciò che provavo.

 

 
 
 
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