Creato da romanoscuri il 18/04/2008
Questo Blog nasce con l'intento di pubblicare il pensiero, anche quello più intimo, di una piccola anima.

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Messaggi del 12/08/2024

Voltare pagina

Post n°506 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Ormai ci siamo. Sta per arrivare un'altra volta la resa dei conti e presto mi toccherà voltare pagina, come tante altre volte è successo, con grande dispiacere per le cose belle che finiscono. Ma senza un termine non ci sarebbe la possibilità di nuovi inizi e quindi è bene che si possa concludere un ciclo per dare corso ad uno nuovo.

Che poi, pensandoci bene, raramente mi è capitato di desiderare una conclusione anticipata di un periodo di ferie. A dirla tutta non dovrebbe mai succedere, ma talvolta, nostro malgrado, siamo coinvolti in situazioni non pienamente rilassanti difficilmente recuperabili per quel che attiene la nostra volontà. In tali circostanze realizziamo con chiara evidenza di non poter fare altro che pazientare nell'attesa di eventi o situazioni migliori, anche se dentro resta l'amaro per qualcosa che abbiamo patito, che ha recato sofferenza, mentre le premesse iniziali potevano essere di tutt'altro auspicio.

Sono appena uscito dall'acqua. Il mare oggi sembra particolarmente pulito, morbido sulla pelle. Una gradevole carezza per il corpo che lascio piacevolmente cullare a galla da un quasi impercettibile moto ondoso che solo a riva si fa più spumeggiante e rumoroso con l'interminabile risacca il cui ritmico suono ha fatto da sottofondo assieme al vociare della gente e qualche sparuto trillio di cellulare mentre ci abbandonavamo alla scrittura o alla lettura sotto l'ombrellone.

Con questo capitoletto raggiungo quest'anno una specie di record personale. Ho sciorinato parole, imbrigliato pensieri, quasi con cadenza giornaliera in questo soggiorno ligure, raccogliendo così a distanza l'invito di qualche lettore che m'invitava a continuare a scrivere. Chissà, un domani, un altro libro potrà nascere da sé e forse più il periodare che dipingere potrà costituire la mia principale attività sopraggiunto il momento del ritiro dalla vita attiva lavorativa.

Ho sempre amato scrivere, chiaramente quando avevo in animo di farlo, senza per questo sentire questa attività come la vocazione della mia vita. Talvolta mi esprimo in maniera legnosa, leziosa, densa di fin troppi dettagli e particolari. Me ne rendo conto quando torno a rileggere quei capoversi dopo momenti di congruo distacco. La lettura non è più così automatica. Le parole non escono più dalla testa, quasi rimandate a memoria. Leggendo, le riassaporo quasi fossero concetti nuovi, una riga dopo l'altra e così individuo errori che neppure un'attenta revisione prima della pubblicazione era stata in grado di scovare.

Ma non importa. Ormai non mi scompongo più. Certamente  più corretto è quanto scrivo, più fluida è la comunicazione del mio pensiero che tiene alta la concentrazione del lettore non distratto da imperfezioni varie. Quel che più conta è per me riuscire a stendere qualcosa che non mi faccia mai provar vergogna per averla proferita. Anche se scrivo soprattutto per me stesso, mi piace pensare che ciò costituisca qualcosa di gradevole e utile anche per altri.

Troppe parole sprecate innondano la nostra vita. Stiamo diventando fin troppo abituati al trash e al volgare che con difficoltà pensiamo vi sia ancora spazio per la poesia, per un pensiero profondo che possa travalicare i confini della catena con una immagine del 'Buongiorno' da cui tutti ormai siamo costantemente bombardati.

 

 
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Il gusto del tatto

Post n°505 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Casi simili si erano già manifestati anche in passato. Deplorevoli nascite di bambini sordo-ciechi se n'erano già viste ed udite, ma quel che principió nell'area intorno ai Campi Flegrei assunse subito i connotati di una vera pandemia. I nuovi nati erano tutti sprovvisti di occhi e orecchie e pertanto irrimediabilmente incapaci di vedere e udire: nessun intervento chirurgico poteva porvi rimedio.

Siccome tutti in quel luogo nascevano affetti dalla medesima malformazione congenita, si pensò dapprima che questo fosse favorito da un incremento dell'attività radioattiva del luogo. Poi, quando altri casi cominciarono a manifestarsi anche in altre regioni dell'Italia, si prese ad abbandonare la teoria del fattore ambientale in favore di quello epidemiologico. Anche perchè dapprima in maniera sporadica, ma poi sempre più diffusa, la cosa stava inspiegabilmente capitando, a macchia di leopardo, un po' in tutto il mondo.

Incredibile, ma vero, non riusciva a venire al mondo nessuna nuova creatura umana se non affetta da tale grave malformazione. Tanti gridarono al complotto. Numerosi furono quelli che attribuirono alle vaccinazioni per il Covid l'origine di questa piaga. Ma l'accusa non stava in piedi dal momento che ne erano colpite anche famiglie che si erano sempre tenute lontane da quel genere di vaccini.

Qualche essere, in verità in numero e frequenza più elevata del normale, fu soppresso ben prima di giungere al limite di gestazione per poter intraprendere questa scelta. I più, facendo buon viso a cattivo gioco, accoglievano i nuovi nati con tutto l'amore possibile e, del resto, cosa si poteva fare di diverso?

Questi figli, a parte il fatto che non vedevano, né udivano e di conseguenza non parlavano, crescevano del tutto normali. Anzi, sembrava che, come una sorta di compensazione, godessero tutti di ottima salute e raramente si ammalavano, come invece era stato normale per le altre generazioni. I nuovi nati erano connotati dall'avere un fiuto ed una sensibilità tattile particolarmente sviluppati.

Le nuove tecnologie erano in grado, man mano che essi crescevano, di garantire loro una certa autonomia ed indipendenza. Potevano circolare senza restare vittime di pericoli banali che un normodotato avrebbe potuto invece individuare facilmente e con un certo anticipo.

Ma ormai era chiaro per tutti che quello sarebbe stato il destino dell'intera umanità, visto che da decenni non si vedeva, né si sentiva parlare di un infante venuto al mondo con occhi e orecchie.

Quelli che erano stati per lungo tempo i grandi peccati capitali dell'umanità in modo quasi naturale cominciarono a dileguarsi. Si capiva bene che in un mondo popolato soltanto da esseri menomati e per ovvie ragioni in numero inferiore rispetto ai decenni precedenti dove la popolazione mondiale non aveva fatto altro che aumentare, adesso le cose erano decisamente mutate e si era imposto un ordinamento differente che non era difficile da mantenere perché era la ragione fondante di un vivere più fluido lontano da inutili orpelli.

Impossibilitati nel distinguere appieno le diversità e varietà della specie umana, tanti conflitti vennero meno. Le guerre ormai erano cessate da tempo perché non si vedeva più il motivo di alimentarle, né si sentiva la necessità di intraprenderne di nuove. La fiorente industria bellica, che aveva ampiamente prosperato fino alla metà del XXI secolo, di necessità fu convertita nella produzione di ausilii per la sicurezza della persona. Sicurezza in senso fisico per prevenire potenziali pericoli ambientali e non per fronteggiare insidie perpetrate da altri esseri umani perché non se ne vedeva proprio la ragione, né si sentiva il bisogno di intraprendere l'illecito in siffatto genere di condizione.

Gli avi non avrebbero potuto immaginare quel tipo di umanità sorta come una maledizione, ma evolutasi poi come una benedizione. La cultura del passato, basata soprattutto sulle immagini e sui suoni, venne spazzata via da diffusi allestimenti per esperienze sensoriali di tipo tattile. Per i nuovi nati le carezze e gli abbracci erano i soli modi di educare alla vita. Non vi erano colori, né rumori nei loro sogni e, non conoscendo la differenza, non agognavano il luminoso passato dei loro padri.

 

 
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Baia del silenzio

Post n°504 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Ed anche per oggi due bracciate a rana e a dorso le ho inanellate. Ieri sera abbiamo fatto una passeggiata fino a Sestri e così ci siamo resi contro che Cavi Borgo è tutto un altro tipo di vacanza al mare. Inizialmente tutto quel brulichio di gente e soprattutto il lungomare da non contendere alla ferrovia mi son sembrati quanto di più desiderabile. Poi, dopo una breve sosta contemplativa proprio nel centro della Baia del Silenzio e a seguire breve seduta su una panchina circolare che interrompe una trafficata via pedonale, mentre lentamente rientravamo verso la nostra temporanea residenza, sono arrivato alla convinzione che la nostra vacanza riservi un quid che si differenzia da un soggiorno che, senza nulla togliere al bellissimo e frequentato litorale adiacente, in realtà contituisce un modo di vivere un tantino usuale e stereotipato, visto tante altre volte e che forse, sempre immersi in un frenetico tran-tran, non consente un vero distacco dal turbinio di vita che quotidianamente trascorriamo a casa.

Nonostante non lo sia, la vera baia del silenzio mi sembra di trovarla più qui che al centro di quella perla della villeggiatura ligure in cui è effettivamente incastonata. Ma non voglio passare per la volpe che disdegna l'uva solo perché fuori portata. Probabilmente in questo mio giudizio entra in ballo anche l'età meno giovanile ed un mancato desiderio di esibirmi in passerelle ed andirivieni che non hanno soluzione di continuità con quelle vissute il resto dell'anno in tanti centri cittadini.

Che poi non sarei proprio il tipo perennemente immerso nella tranquillità e nel placido fluire della vita, sempre padrone del mio tempo, e connotato da una congrua aura meditativa. Sono insomma perennemente dibattuto fra due posizioni antitetiche, quella più calma e placida di mio padre e quella più frenetica ed energica di mia madre e, anche se in modalità totalmente differenti, è a lei che somiglia molto la mia attività lavorativa.

Rientrando dal lavoro mi capitava spesso di anticipare la telefonata quotidiana a papà, rimasto ormai vedovo. Mi succedeva di raccontargli che avevo fatto più tardi del solito per essermi fermato ancora un po' in ufficio, per risolvere un problema oppure portare uno sviluppo software ad uno stadio di compiutezza maggiore, se proprio non era davvero possibile concluderlo entro sera. E dopo avermi ascoltato, mio padre sentenziava in maniera incontrovertibile che per il lavoro era buono anche il giorno dopo.

Mentre mia madre spesso faceva tardi e le sue giustificazioni riguardo al fatto che c'era da fare, si smontavano di fronte a quanto ribatteva poi suo marito: "Se non le lasci lì, ce ne sono sempre di cose da fare". E per una madre di famiglia e donna di casa, questo è terribilmente sempre vero.

Ma il lavoro per mamma era anche una grande ragione di vita, il senso vero dell'esistenza per lei che lo affrontava con grande dedizione e vero spirito di servizio. Per cui, chi scegliere? Nessuno dei due! O meglio, il buono che c'è in entrambi perché "due is meglio che uan", come recitava una vecchia pubblicità di gelati.

 

 
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Il profumo del tempo

Post n°503 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Dovrei allentare la presa, lasciar perdere questa insistente voglia di continuare ogni poco a scrivere qualcosa. Ma è quasi una ineluttabile necessità questa che mi porta sovente ad aprire sullo smartphone l'app del blocco degli appunti dove mi piace condensare qualche capoverso prima di farlo approdare nell'etere su questo o quel portale, anche a beneficio di una più allargata condivisione social.

Mi domando se non sarebbe preferibile indugiare un po' nella noia del dolce far niente e provare ad inspirare, dilatando bene le nari, il profumo del tempo fatto di ampi e allargati momenti di consapevole fermo ad una vita fin troppo accelerata come magistralmente argomentato nelle pagine del libro scritto dal filosofo coreano che sto leggendo lentamente in questo periodo, ma che meriterebbe di essere meditato ancor più profondamente per assimilare concetti a cui i più non sono troppo abituati perché non riusciamo a dominare la complessità della vita, se non con spiegazioni semplici e talvolta triviali che tutto sommato finiscono per non aggiungere nulla a quel che già sapevamo. Dovrei provare insomna a farmi avanzare qualcosa e vedere se, non avendo niente da dire, del tempo ne rimane, come canta bene Dalla nella canzone in cui scrive all'amico e dove i concetti espressi restano mirabilmente immortali e attuali.

L'intento originario non era quello però di sciorinare pensieri troppo elaborati e, pertanto, dopo l'usuale divagazione che mi è caratterialmente congeniale, provo a convergere rapidamente verso l'obiettivo che mi ero mentalmente dato e cioè quello di raccontare alcuni aspetti della mia vacanza.

Quest'anno, diversamente dal precedente, abbiamo pensato che per noi fosse meglio un servizio full di pensione completa. Avevamo ricordo di un'ottima cucina nell'hotel in cui abbiamo soggiornato e volendo evitare di restare in spiaggia nelle ore più assolate e calde, abbiamo corso il rischio di un ampliamento della massa grassa il cui rimorso abbiamo subito allontanato col pensiero di poter godere inoltre di una gradevole e prolungata pennichella in stanza a seguire.

Se è previsto un pranzo più leggero ed essenziale, durante la prima colazione, buffet permettendo, mi piace assaggiare un po' di tutto iniziando col salato e concludere poi col dolce, senza esagerare per non alzare troppo la glicemia che è sempre bene mantenere entro il limite di normalità. Ho quindi dovuto operare una scelta oculata e concentrarmi soltanto su alcune cose irrinunciabili. Nella ciotola metto una punta di cucchiaino di tutti i semini a disposizione, su cui poi adagio qualche rondella di cetriolo e spicchio di pomodoro e pochi tocchetti di frutta già sbucciata. Addolcisco il tutto con un paio di cucchiaini di marmellata di mirtilli e di lamponi ed una porzioncina di miele in favo che non mi lascio mancare quando lo trovo in hotel. E poi sommergo il tutto con una confezione di yogurt bianco.

Il cappuccino me lo preparo in maniera diversa da come la macchinetta è predisposta per l'erogazione. In prima battuta faccio scendere, uno dopo l'altro, due espresso che completo fin quasi al bordo della tazza con del latte bianco di cui posso fermare a piacere la distribuzione.

Non sto elargendo consigli sul fai da te: sto solamente elencando le mie abitudini che generalmente mantengo immutate per tutta la vacanza e a cui non apporto cambiamenti correttivi se a tale combinazione corrisponde poi una risposta positiva dell'organismo nell'arco della giornata ed anche in seguito. Per pranzo e cena mi piace invece variare il più possibile. Se c'è pesce, e qui una portata è sempre nel menu ad ogni pasto, mi oriento su quello perché è bene approfittarne, vista anche la varietà che a casa non è sempre così comodo da attuare.

Credo di aver detto tutto, forse anche di più. Ho l'indice indolenzito a furia di tappare sull'angusta tastiera del cellulare. Beh, sempre meglio che aver le dita imbrattate d'inchiostro per l'intinzione della penna d'oca nel calamaio. E con questa rievocazione d'altri tempi, si conclude, quasi in maniera circolare, questa dissertazione tra il serio ed il faceto sul tempo da vivere.

 

 
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Acqua shoe

Post n°502 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Siamo stati in questo posto di mare anche lo scorso anno. Dopo aver portato Maria Luisa in quel di Roseto degli Abruzzi per tanti anni, ora che la cara zia Pina, gestore dell'albergo presso cui eravamo soliti soggiornare, ha tirato, come si suol dire, i remi in barca e cessato l'attività, ci siamo orientati verso i luoghi dove mia moglie veniva a passare alcuni momenti dell'estate con la sua famiglia, quando era più piccola e poi grandicella ormai.

Eravamo venuti in visita da queste parti anche in altre occasioni, ma una vacanza al mare non l'avevamo ancora collocata finché lo scorso hanno abbiamo fatto una prenotazione estemporanea mentre tornavamo a Saltria dopo una passeggiata nei pressi dell'Alpe di Siusi. Matteo ed io ci dividiamo la casa che i genitori ci hanno lasciato in eredità al paese dei nonni paterni e visto che ormai mio fratello era andato in pensione, ho pensato fosse buona cosa concedergli di prolungare le sue ferie in quel di Livemmo. Non avendo desiderio di andare in altri posti particolari, a me piaceva l'idea di accontentare Maria Luisa e farla ritornare per qualche giorno nei luoghi densi di ricordi vissuti in gioventù e sperimentare anch'io una vacanza da queste parti.

Per uno che ama la sabbia fine, la ghiaiolina nera che si trova qui e che al sole diventa rovente più che nelle spiagge dell'Adriatico e indolenzisce i piedini delicati come i miei, non è stato di primo acchito un approdo entusiastico. Ma poi fai l'abitudine ed apprezzi anche gli spazi più contenuti e ristretti e così realizzi che mentre altrove un ombrellone in terza fila può essere una chimera difficilmente raggiungibile, qui è pure l'ultima fila e quando la calura è eccessiva ti puoi addirittura riparare sotto il palco del bagno che di necessità è sopraelevato.

Lo scorso anno, visti gli abbondanti marosi e l'impetuosa risacca che spiega con chiara evidenza il passo poetico in cui si descrive come urla e biancheggia il mare, non sono mai entrato in acqua se non per bagnarmi i piedi volutamente o addirittura passivamente quando le onde sospingevano la bianca spuma delle loro creste fino sotto i lettini della seconda fila di ombrelloni.

Quest'anno mi son lasciato tentare e acquistato stamane un confortevole paio di scarpette da mare che i miei piedi hanno calzato come un guanto di velluto, mi son buttato subito in acqua. Ho voluto approfittare della spiaggia ancora deserta a quest'ora e forse lo sarà anche oltre perché non è domenica e chi non ha ferie da queste parti oggi lavora. Maria Luisa avrebbe voluto trattenermi adducendo qualche debole motivazione legata al fatto che non erano ancora trascorse le canoniche due ore di tempo dalla colazione. Ma adesso circolano teorie diverse e reputo che questa regola si possa contravvenire senza problemi. Soprattutto dopo la visione del film della mirabile impresa della nuotatrice che ha attraversato a nuoto il mar dei Caraibi da Cuba fino alle coste della Florida e per forza di cose era costretta ad alimentarsi in acqua per non invalidare la prova.

Ma se è l'acqua gelida che dobbiamo temere, oggi non c'è questo pericolo. Il mare è talmente caldo che la notte non si raffredda per nulla e così, superate le prime candide alte onde, l'acqua diventa repentinamente profonda e nuotando pochi metri al largo si può godere di una superficie praticamente piatta. Poche bracciate avanti e indietro, un po' a rana e soprattutto a dorso, come piace a me perché riesco a recuperare bene il fiato restando per un attimo fermo col ventre rivolto verso l'azzurro.

Neanche il tempo di far fiorire qualche rughetta sulle punte delle dita e son già fuori a distendermi sul lettino a fianco della consorte che nel frattempo, mentre scrivo, si è un po' appisolata e recupera col riposo le energie spese nell'ultimo periodo. Dormi, amore mio. Sigillerei le tue labbra con un bacio, sol che questo non ponesse prematuramente fine al tuo ristoro.

 

 
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Sesso e samba

Post n°501 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Come altre volte in cui mi metto di fronte ad un foglio bianco, più virtuale che reale, non so bene se riuscirò ad imbastire al meglio la trama dei pensieri che si stanno affollando in testa e premono per venire allo scoperto con una urgenza tutta loro. Ci provo e vedremo quel che succede.

È da ieri, da quando ci siamo messi in viaggio per venire al mare, che mi frulla in testa quel, per certi versi impertinente, "sesso e sambra" che impazza come un ennesimo tormentone fra le canzoni del periodo. Tale accoppiata l'ho usata esplicitamente ieri in comparazione e a seguire il binomio "spuntino e spiaggia" postato poi sul social con a corredo una foto della consorte che beatamente si deliziava con una focaccia farcita.

Senza scadere nella lussuria più smaccata e volgare, trovo formidabile l'abbinata di queste due parole che sprizzano prorompente gioia di vivere come lo sono l'amore fra due persone e un ballo carioca.

Ma quel che dovrebbe essere un complemento, una sorta di ciliegina sulla torta che esalta un dolce già di per sé completo ed abbondante, rischia di diventare non il mezzo, ma il fine di una affannosa ricerca della felicità che conduce soltanto a trovare un appagamento effimero ed incompleto.

E questo mi pare per lo più vero per le nuove generazioni che sentono di essere state trascurate e di non aver ricevuto da chi le ha precedute l'esempio giusto ed i valori fondamentali per non temere ora di essere in balia degli eventi e non avere i giusti anticorpi per affrontare le incombenti minacce che pressano insistentemente dall'esterno.

Nella sperimentazione individuale di un percorso di vita, ci si conforma per lo più a quel che il gruppo nello specifico, o la massa in generale, segue senza necessariamente metabolizzare nel profondo le esperienze vissute e capire se esse portino avanti verso un robusto percorso di crescita o invece alimentino a più riprese un senso d'insoddisfazione, per non dire di frustrazione, che induce poi a cercare sempre nuove e più spericolate emozioni nel vano tentativo di tener lontana la noia del vivere.

Questo genere di riflessione è forse più tipico di un'età più avanzata come può essere la nostra, la mia. Ma non voglio e del resto non sarebbe giusto, bensì superficiale, attribuire ai nostri figli una spensieratezza vuota fatta di pochi pensieri. La loro è forse solo una forma di miopia per non essere in grado di mettere a fuoco ciò che conta veramente e di cui noi tutti non avremmo chiara conoscenza se in qualche modo non ci fosse stato rivelato dall'alto. Ma ora, per trarne pieno e vero beneficio, serve un'azione individuale di fede e fiducia e questo diventa complicato da attuare perché noi più grandi abbiamo tralasciato di instillare questi sentimenti facendo venir meno la nostra dedizione ed il nostro esempio.

 

 
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Un dono inaspettato

Post n°500 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Stiamo riposando all'ombra di un generoso albero, dopo aver terminano la bella visita al Castello di Varano. La guida, con tanto di costume da rievocazione storica, nel salutarci ci consiglia una buona osteria dove andare a spendere il nostro pranzo domenicale. Telefono, ma non hanno posto, a meno che ci vada di aspettare fino alle 14. Va benissimo! Rispondo così, facendo seguire il mio nome come conferma.

 

Non mi va di impegnare il tempo residuo facendo una visita a Dallara che da queste parti richiama tanti appassionati sportivi. Mi accontento di scattare alcune foto in esterno che immediatamente posto sul noto social. Poi ritorniamo nelle adiacenze dell'osteria dove un piccolo borgo sembra promettere una gradevole visita finché non sopraggiunga l'ora propizia per desinare. 

Mentre ci muoviamo a piedi fra i vicoli del gradevole piccolo centro abitato, ho pure modo di partecipare a qualche scambio di celia nel gruppo WhatsApp degli ex colleghi. Approdiamo così ad un angolo frondoso dove è comodo posare le terga e farsi distrarre dal rumore delle cicale e da qualche timido cinguettio di pennuti appena sbocciati alla vita.

Ho lasciato l'auto lungo un vialetto assolato. Dico a Maria Luisa di starsene comodamente seduta mentre vado a recuperarla. Sotto l'ampia chioma ci sta anch'essa. Non si raggiungono le temperature che a casa patiscono gli amici, ma una rinfrescatina alle lamiere dell'automobile di certo non guasta. 

Quando torno, noto subito che Maria Luisa ha al suo fianco delle prugne disposte su un foglio di carta da cucina. Ci portiamo sempre della frutta al seguito durante le nostre gite, ma questa volta non era stato così. Resto un po' stranito. Che abbia allungato le mani su un albero da frutto? Non è da lei...

Mentre scendo dall'auto mi dice che è uscito un signore dalla casa accanto e le ha lasciate, stupito però di non trovare anche me. Sono buonissime! Vorrei ricambiare, ma cosa offrire? Mi viene in mente che nel bagagliaio ho sempre qualche copia del libro. Ne prendo uno e poi vado a bussare alla porta del generoso dispensatore di susine.

Apre un signore ricurvo, ma portatore di un ampio sorriso. Gli porgo il libro come scambio per la sua generosa offerta. Lui ringrazia molto contento e chiede se l'ho scritto io. Non posso negarlo e pare così ancora più contento. Giusto il tempo di questa breve relazione ed è già ora di desinare: andiamo, presto!

 

 
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Il fuoco dentro

Post n°499 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

 

Ho provato un fuoco dentro, in tanti momenti e a più riprese nella vita, che credevo mi dovesse spingere ad agire e a fare grandi cose. Ma a questa mia insistente aspirazione interiore non seguiva poi alcuna azione concreta che potesse portarmi in una direzione piuttosto che un'altra. Restavo, insomma, perennemente in ascolto di un segnale che potesse indirizzarmi in maniera chiara verso il perseguimento di uno scopo per cui il mio fattivo contributo sarebbe stato fondamentale per raggiungerne la realizzazione completa.

E così passavano i giorni, i mesi, gli anni nella vana attesa di qualcosa di veramente eclatante che io aspettavo dall'esterno e che desse per me il seguito ad una accelerazione di eventi che avrebbero puntato tutti in maniera sempre più spedita nella diezione giusta, come l'attrazione gravitazionale riporta velocemente sulla terra gli astronauti dopo un periodo di fluttuazione nello spazio. 

Ho provato momenti di reale angoscia nel constatare l'inesorabile scorrere del tempo mentre nulla sembra accadere. Il permanere inoperoso alla Fortezza Bastiani in attesa dell'arrivo dei Tartari che mai sarebbe avvenuto, se non dopo la dipartita per raggiunti limiti di servizio, è per me una metafora della vita che tante volte ho citato e che ho considerato perfettamente calzante con la mia esistenza.

Però adesso che un lungo tratto di cammino è stato percorso e per cui, guardandosi indietro, uno potrebbe trovare ragioni per disperarsi nel caso in cui abbia davvero sprecato il tempo che gli era stato concesso per metterlo a frutto, inizio invece a provare una sensazione nuova di pace e contentezza perché mi sembra di vedere che le cose sono andate per il meglio.

Quei giorni che trascorrevano inesorabili nell'errata sensazione di non combinare nulla di buono, in realtà procedevano spediti nella tessitura della trama di una vita pienamente vissuta.

 

 
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Mi piace questa foto perchè...

Post n°498 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Se lo avessi ancora, questo scatto sarebbe finito nell'album dal titolo esattamente uguale a quanto scritto sopra.

Stavo rientrando a casa dopo una cena fuori con mia moglie. Le propongo di fare due passi fino ad arrivare in piazza del Duomo. Mentre camminiamo lungo la via che sbocca proprio davanti, vedo le nostre  sagome proiettate da un faro di luce sul muro d'angolo proprio davanti a noi. Mi viene istintivo scattare una fotografia e titolarla: "Di noi non resterà che un'ombra".

Resto poi sorpreso nel vedere che una crepa nel muro sembra dare forma ad un braccio della consorte. La posa ha per me un fascino misterioso e particolare. Inutile dire che l'ho subito condivisa a destra e a manca.

 

 
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Cicale

Post n°497 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri

 

Ho dormito poco e mi sono svegliato presto. Come ieri, ma era venerdì e così sono andato in ufficio di buon'ora. Chi ben comincia è a metà dell'opera e c'è sempre qualcosa che si può completare o un bug da fissare.

Oggi invece ho deciso di andarmene un po' a spasso percorrendo l'usuale itinerario che mi porta fin sulle rive del Po lasciando velocemente il centro abitato di una ancora deserta e sonnecchiante Cremona, magari agglutinata tutt'attorno alle piazze del centro storico dove si tiene l'usuale mercato del sabato.

Sto percorrendo la via del sale di cui ho parlato anche nell'ultimo capitolo del libro. Ripenso alla stesura originale in cui scrivevo di non essere un esperto e pertanto di non sapere per quante pertiche si dilatava il mio sguardo osservando i campi attorno. Con rammarico convengo che dovevo lasciare un ben più efficace "dilata lo sguardo" e non "allunga lo sguardo" come poi ho cambiato nella stesura finale.

Chissà quale giudizio potrebbe dare Cinzia del mio scritto. Mi fermo un attimo all'ombra e le mando via Messenger un messaggio per annunciarle che vorrei farle avere una copia, per lei che so essere un'accanita e valida lettrice. Leggerò con calma la sua eventuale risposta. Mi accorgo che non le ho mai scritto in privato neppure un breve saluto e quindi potrebbe non ricevere una notifica istantanea, senza considerare che a quest'ora qualcuno potrebbe ancora riposare.

Mi avvicino alle vaste distese piantumate che circondano il corso fluviale e subito vengo investito dall'intenso frinire delle cicale. E così mi vien voglia di trovare una panchina all'ombra su cui mettermi a sedere per provare a raccontare, tappando con l'indice soltanto sullo schermo del cellulare, di analoghe situazioni in cui durante l'estate sono stato immerso altre volte nell'assordante rumore prodotto da questi sciami d'insetti.

È abbastanza naturale richianare ricordi dell'infanzia, di quando ancora abitavamo alla Cascina Rocchetta. La sera uscivamo sull'aia a conversare coi vicini che si affacciavano sulla medesima corte; si guardava la luna piena brillare in cielo che rendeva il buio della sera inoltrata meno intenso e pauroso per me piccino; salutati dall'intenso ed insistente frinire, si rientrava in casa per andare a dormire.

Altri ricordi di cicale, con un grande balzo temporale, li colloco negli anni al mare in quel di Roseto degli Abruzzi, dove spesso ci soffermavamo all'ombra di pini marittimi in questo o quel parco cittadino. I bambini si sbizzarrivano un po' sulle altalene, le giostre, gli scivoli e Santina e io amabilmente conversavamo prima che la truppa familiare rientrasse in stanza a riposare.

E questo identico rito si è ripetuto poi anche negli anni successivi con Maria Luisa, anche se una più grandicella Alessandra non aveva più desiderio di svagarsi con noi sotto le stesse fronde. Quegli aghi di pino e sassolini che poi in seguito abbiamo continuato a calpestare da soli perché i figli, ormai diventati grandi, sceglievano in autonomia dove andare a trascorrere le proprie vacanze.

Ed oggi altre cicale mi rimbombano in testa e col loro sgraziato ritmo, che talvolta cala e poi riprende più energico di prima, conciliano e favoriscono in qualche modo la stesura di un altro capitolo. Auguri Piero, auguri Paolo. Giugno ormai giunto al capolinea consegna messi incerte ad un preoccupato agricoltore. La vita seguita e anch'io riprenderò il cammino. Ho ancora tante cose da vedere.

 

 
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La vita e le occasioni mancate

Post n°496 pubblicato il 12 Agosto 2024 da romanoscuri


Mentre passeggio in direzione degli argini del Po, mi viene in mente di chiamare al telefono un caro parente lontano che non sento da tempo. La sua voce squillante mi conforta subito riguardo al suo stato di salute e glielo dico. Lui subito mi rimbecca ed attribuisce la "pimpanteria" all'ora prossima al desinare. Non è scontato, penso e ribatto io, ma è buona cosa potersi approcciare a tavola con un certo appetito che talvolta nell'età avanzata viene a mancare non poco e avvolge l'essere umano in una ineluttabile svogliatezza.

Proseguendo nella conversazione, mi racconta un poco per sommi capi le attività della figlia e del genero e accenna pure a qualche progetto per l'estate dove avrebbe desiderio di poter combinare una breve visita all'amato Livemmo, teatro di bellissime passeggiate quando gli anni erano ancora verdi.

In quel mentre sto fiancheggiando un gruppetto di signore e signori ben vestiti assiepati su una panchina e di fronte uno di loro col cellulare in mano che si gira e con un gesto mi fa esplicita richiesta di supporto per uno scatto fotografico così da potersi aggiungere agli amici.

Ho il viva vice inserito e pertanto si dovrebbe capire che sono impegnato in una conversazione telefonica. Non mi va di mettere in attesa il mio interlocutore e quindi indicando il cellulare con un gesto che vuol sottilineare meglio il mio essere impossibilitato, sfilo davanti a loro, in verità fra me e me un poco contristato per aver declinato l'invito a fotografarli.

Pochi passi più in là, mentre proseguo la chiacchierata telefonica, arrivano invece improvvisi i saluti sollecitati dall'altro capo della linea e così, chiusa la comunicazione col parente, mi volgo indietro per vedere se sono ancora in tempo e rendere tardiva disponibilità.

L'assembramento si è da poco sciolto e ora si stanno già muovendo in direzione opposta a me, via dalla panchina attorno a cui si erano disposti per mettersi in posa. Peccato, sarà per un'alta volta. Troveranno sicuramente in altro luogo qualcuno più pronto e disponibile che riuscirà ad immortalare tutti quanti nella medesima inquadratura.

 

 
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