Ogni qual volta ci si avvicini a una scadenza elettorale cominciano a montare alcune domande alle quali la politica, in particolare quella locale non può sottrarsi. Una delle domande più ricorrenti a cui tutti noi almeno una volta nella vita siamo stati testimoni e/o parte attiva è: "sì d'accordo, capisco, comprendo quello che tu dici, a livello morale è giusto, ma...il lavoro?" "Riesci a promettere un posto per un mio parente?"
Come potrei dare addosso a una persona che sta chiedendo una cosa fondamentale come il lavoro, tutelata dalla costituzione (pensate al primo comma) e incoraggiata da qualsiasi civiltà moderna?
Certo, nessuno si sognerebbe mai di stroncare le speranze di un povero padre, dissanguato dalle continue richieste di denaro del figlio per l'ultimo maglioncino di Burberry, la macchina per la ragazz*, oppure per il cocktail in piazza, e in tutta sincerità forse nemmeno io lo farei.
Però vedete, dietro questo ragionamento c'è qualcosa di perverso, inquietante, avvilente, che ancora non riesco ad inquadrare bene, ma che i più chiamano sistema clientelare.
Empiricamente proverò ad elaborare il pensiero con un'ulteriore riflessione/provocazione.
Qualcuno ha mai pensato, in modo del tutto schietto che: se il politico promette a me, promette a mio fratello, e poi a mio cucino, c'è qualcosa che non va?
O meglio, se promette a tanti, a quanti riuscirà a dare effettivamente un posto di lavoro?
E allora un giorno ho spremuto un poco poco di più le meningi e sono arrivato a due conclusioni sarcastiche, vediamo se siete d'accordo:
1) O il politico riesce a inventare posti di lavoro così come un bambino dice le frottole ai genitori pur di saltare il lunedì scolastico;
2) oppure, in realtà, siamo di fronte al politico locale tuttofare, in particolare: imprenditore, agenzia interinale, sindacalista, e all'occorrenza ma solo in alcuni casi, ti segue pure per la messa in cassa integrazione.
Capite bene come un sistema così pervasivo di intromissione affaristica nelle libere sorti dell'economia sia una condizione del tutto scongiurabile, visto che sempre quando questo è accaduto ci si è trovati a peggiorare le cose anziché migliorarle. E vi dirò di più: un sistema così progettato sta diventando, o è diventato un gioco perverso, dove rimangono le promesse e non c'è garanzia di risultato.
Adesso però, vi svincolo da questo ragionamento, e racconto un pezzo della mia storia.
Per un periodo sono stato presidente di una piccola associazione (senza purtroppo avere la dignità di una sede viste, come potrete immaginare, le ristrettezze economiche), della quale ero capo, e dove non mancavano momenti di riflessione con i soci.
Il mio ragionamento era di una semplicità disarmante. Adesso ve lo spiego. Avendo studiato il contesto locale e storico di Manfredonia, mi sono chiesto quale potesse essere una leva di sviluppo progettuale immediata, percorribile e poco impattante. Tutto mi portava a pensare che fosse la pesca, e infatti tutti concordano con me nel ritenere banalmente che sia coì, e pensate, è ancora così nonostante i tanti problemi di natura settoriale dei quali non voglio ammorbarvi.
E allora preso da animo prospositivo, ho pensato: "Tu spieghi a tutti gli operatori del settore che col pescato si possono fare tantissime cose e hai fatto bingo".
Non più tardi di un mese però ho sentito l'esigenza di condividere questa intuizione col mondo politico perché, a veder bene, le cose erano un tantino più complesse di come pensavo; e allora vado dall'assessore incaricato, dal direttore generale e poi dal senatore e poi ancora dall'altro assessore, fino al punto in cui ho pensato: "vuoi vedere che per il fatto di aver avuto una buona intuizione questa non è realizzabile?" Perché a voler pensar male dovrei dire: "certo, se risolvessero il problema del lavoro poi dovrebbero cominciare a risolvere altri problemi, e quì son cazzi, perché fintanto che si fanno promesse e se ne accontenta 1 ogni 100, la cosa è fattibile però quando si parla di sviluppo sostenibile legato alle attitudini del nostro territorio, questo richiede impegno, e l'impegno costa fatiche, e le fatiche servono solo se c'è un buon margine di probabilità di ottenere risultati da spiattellare qua e là nella campagna elettorale.
Capite bene allora quanto può essere difficile costruire il futuro quando manca la voglia seria di mettersi in gioco, realizzare un programma d'interventi sociali e culturali seri, e dove l'unico obiettivo percorribile sembra essere la promessa incondizionata e irrealizzabile col semplice obiettivo di strapparti un voto.
Ecco, a questo punto, temo di avervi spiegato i motivi perché l'aria di democrazia ha il profumo di mare.
M. Conoscitore