Unione Pescatori
Unione Pescatori è un'associazione di Promozione Sociale nata a Manfredonia a seguito dell'iniziativa di alcuni pescatori. L'obiettivo di Unione è creare un dialogo costruttivo e consapevole che miri a superare la visione pessimistica della realtà in cui viviamo e disegnare un futuro ricco di opportunità.
Post n°12 pubblicato il 02 Aprile 2015 da matteo_conoscitore
PESCA: "MANFREDONIA 2020" INDICE: 1)Storia della pesca locale: la voce dei Pescatori (nel documento originario erano presenti schemi e tabelle, a richiesta possiamo fornire il materiale per una migliore comprensione)
1)Storia della pesca locale: la voce dei pescatori Il rapporto della nostra comunità con la pesca ha radici antichissime. Il nome Siponto secondo alcuni studiosi di greco sarebbe la traduzione di "posto dove abbondano le seppie", circostanza sostenuta con forza anche dal fenomeno che in passato vedeva sul litorale da Manfredonia a Zapponeta, in maniera abbondante, la disponibilità di seppia sulla battigia, senza un particolare sforzo da parte dell'uomo. Ad oggi spieghiamo questi fenomeni attraverso le conoscenze che ci arrivano dalla scienza: secondo gli studiosi il nostro golfo sarebbe una zona di riproduzione più unica che rara perché soddisfa tutta una serie di felici combinazioni come le correnti, le piante marine (in particolare posidonia) e il riparo dal mare aperto; un ecosistema delicato che si è sostenuto grazie a una serie di equilibri che col tempo noi esseri umani, seppure con le attività antropiche, abbiamo rispettato. Nel viaggio di dialogo costante intrapreso con la marineria di Manfredonia, noi di Unione Pescatori, abbiamo scorto delle differenze nei modi di praticare la pesca nel tempo; differenze queste che possono provocare una divergente visione nel rapporto con l'ambiente e l'ecosistema ad esso collegato. Negli anni, però, qualcosa è cambiato, e questa qualcosa prende il nome di progresso tecnologico, che ha permesso di produrre una notevole capacità di cattura e un aumento degli stock ittici presenti sul mercato. La visione dei consumi di massa ha imposto una nuova regola: "tu offri, poi qualcuno comprerà, forse". E allora la corsa alla pesca e direi "agli armamenti" è cominciata.
Oggi la pesca è in grave difficoltà per una crisi di settore quanto mai asfissiante. Una crisi che deriva da due ordini di ragioni interconnesse: Rappresentati i problemi di ordine macroeconomico, e per i quali poco si può fare a livello di politiche locali, ora invece ci occupiamo dei problemi locali del nostro settore: Il settore della pesca nostrana ha risentito degli effetti della crisi Nazionale, a nostro avviso, peggio delle altre marinerie per tutta una serie di problematiche di base che hanno appesantito notevolmente già un settore in difficoltà. Si stima che dal 2000 al 2014 il settore della pesca cittadina abbia contratto il numero dei battelli con un saldo negativo di circa -360, peggio di qualsiasi altra realtà italiana. In aggiunta a queste problematiche più di tipo tangibile, con gli anni abbiamo assistito a un inasprimento dei rapporti nel tessuto sociale, che evidentemente non ha aiutato la risoluzione degli stessi, anzi ha fatto piombare la marineria in uno stato di sfiducia generale, favorendo comportamenti di illegalità diffusa e insofferenza rispetto alle regole. Il quadro delineato a prima vista potrebbe sembrare sconcertante, ma l'osservazione e la conoscenza empirica sul territorio ci hanno fatto pensare esattamente la cosa opposta: ciò che in realtà può apparire un ostacolo immane, rappresenta semplicemente un punto di partenza e uno spunto operativo verso una vigorosa risoluzione delle problematiche.
Rispetto alla sola risoluzione del primo problema, quello relativo al costo del carburante, sappiamo di innovazioni tecnologiche che permetterebbero un risparmio di costo di carburante. I due componenti della miscela vengono iniettati contemporaneamente nel motore diesel in composizione (percentuale) variabile in funzione della coppia richiesta. Principale caratteristica di questo tipo di conversione è il minimo impatto sul motore originario. Esso mantiene invariate le sue caratteristiche di base, rimanendo un Diesel. Il sistema si aggiunge come "slave" sul motore Diesel esistente assicurando: 2.2) La risposta dei depositi costieri di Gasolio Un'altra risposta che potremmo dare alla marineria di Manfredonia si sviluppa intorno al discorso dei depositi di Gasolio costieri. La Regione Puglia, per risolvere il problema del caro-gasolio, potrebbe prevedere la realizzazione di depositi costieri di carburante che dovranno essere gestiti dai pescatori in forma organizzata, attraverso una cooperativa o un'Organizzazione produttori, che diventerà l'unico referente commerciale per chi produce carburante. Questo meccanismo garantirebbe un notevole risparmio di costo derivante da tutte le intermediazioni perché la suddetta società si occuperebbe dell'acquisto direttamente dal "produttore primario". Tale proposta nasce dall'esigenza di estendere la logica della filiera corta non solo dal lato del "produttore", intendendo per questo tutta la filosofia del km 0, ma anche del "fornitore", da intendersi come fornitore di materie prime.
3)La rete della Grande distribuzione Organizzata Nazionale La chiave del successo delle aziende di distribuzione Ittica Nazionale è la necessita di trovare un fornitore adatto che possa rispecchiare due principi economici rilevanti: l'efficienza organizzativa e la gestione dei rapporti di forza. Può sembrare strano, ma il successo della gestione di queste leve è vitale per il sostendamento di tutti gli altri attori coinvolti nel settore economico, perché dalla giusta collocazione del prodotto scaturiscono ragionamenti più o meno profittevoli per tutti. C'è da fare, tuttavia, un passo indietro dicendo che negli anni il settore del fresco nazionale ha subito notevoli stravolgimenti. Possiamo indicare due momenti di eccezionale rilevanza ai fini dello svolgimento dell'analisi: Il grafico in basso evidenzia la quota di mercato e l'operatività della GDO nel mercato Europeo, una fotografia della situazione attuale : Nell'anno 2004 viene innaugurato il nuovo mercato ittico. Un struttura dotata di: 5 sale idonee per lo svolgimento dei meccanismi d'asta, uffici per le cooperative, ampio spazio parcheggio, celle frigorifere. Nello stesso anno nasce intorno all'affare del mercato ittico un consorzio dal nome Co.G.e.m.Im che aveva la funzione di occuparsi di tutte le procedure legate all'asta dei pesci (e non solo a detta dello statuto). Le proposte: Viste le grosse quantità che potenzialmente potrebbero passare per la nostra struttura un meccanismo di sola asta elettronica sarebbe insufficiente, per questo oltre all'asta elettronica sarebbe opportuno sviluppare aste ad ammassamento di prodotto. 5)Inoltre sarebbe necessario sviluppare due aste: una la notte, intorno alle 2 e una il giorno introno alle 14, in modo da dare al possibilità ad altri vettori di poter acquistare il pesce in maniera tempestiva; 6)Attribuire un" badge" a tutti gli operatori per l'ingresso nella strutture, sviluppare un servizio di sorveglianza dei parcheggi e attribuire responsabilità commisurate alle mansioni; 7)Legare l'importo di intermediazione delle attività alle performance del mercato, in ogni caso non superare il 5% (percentuale praticata al massimo in Italia) ; 8)Dotare il mercato di carrelli, bilance e un sistema di videosorveglianza; 9)Dare la possibilità ai ristoratori di poter pervenire all'acquisto del prodotto, a patto che superino determinate quantità negoziali. Questi sono gli interventi più urgenti, e per i quali i pescatori mostrano maggiore sensibilità, ma molto c'è da fare nel migliorare i meccanismi di funzionamento della struttura in termini di governance.
Il mercato ittico di Pescara ha sviluppato un'applicazione nella quale è possibile pervenire all'asta telematica, un innovativo sistema che permette la collocazione del pescato non solo fisica, quindi nel mercato, ma anche attraverso la rete. Il progetto è stato finanziato interamente dal ministero delle politiche agricole nell'ambito delle aste telematiche. Per filiera ittica si intende il percorso che il prodotto compie, dal momento in cui viene pescato fino al momento della sua consumazione; essa comprende dunque tutti i passaggi intermedi dalla fase di pesca fino alla vendita diretta, e nello specifico: pesca, manipolazione e conservazione del pesce a bordo, sbarco del prodotto e trasporto con veicoli refrigerati, prima commercializzazione, stoccaggio ed eventuale trasformazione, distribuzione e commercializzazione all'ingrosso e al dettaglio. La proposta Il caso: Il distretto ittico di Rovigo, istituito nell'aprile del 2003 dalla Regione Veneto, sfrutta le attività legate al delta del Po. Il distretto riunisce ben 2105 imprese attive nel 2012, conta 3736 addetti impiegati nelle attività di pesca e acquacoltura.
6) La filiera corta e il km 0 Una delle manifestazioni più interessanti dell'autoimprenditorialità del pescatore può essere rappresentata dalla logica del Km 0. I produttori autonomamente possono pervenire alla vendita di prodotto fino a 100 kg, a patto che il pesce sia protetto dall'esposizione di raggi solari, rispetti le norme igienico-sanitarie e sia corredato a un documento che abbia una valenza fiscale. continua....
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Post n°11 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da matteo_conoscitore
Caro giornale,
Da molti anni Il settore ittico italiano vive di svariate problematiche di tipo macroeconomico, sulle quali è difficile incidere a livello locale, come ad esempio fattori di ordine strutturale, ovvero: caro gasolio, apertura dei mercati nazionali ai prodotti provenienti da paesi comunitari e non, e depauperamento della risorsa. Dando per certo questo stato di cose, e non potendo portare ulteriori rilievi rispetto alla risoluzione degli stessi, ora aggiungiamo un nuovo elemento. Un fattore poco noto, del quale non si sprecano molte colonne sui giornali, e per il quale pochi hanno veramente contezza, è la commercializzazione del prodotto. Il caso: Analisi del prodotto: Opportunità: La realtà e le debolezze: La visione: Le competenze: Unione Pescatori Manfredonia
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Post n°10 pubblicato il 08 Settembre 2014 da matteo_conoscitore
Il sistema capitalistico, nel quale siamo parte integrante, raramente come attori principali, molto spesso come pedine subordinate a un gioco più grande, ci impone termini come apertura, flessibilità e innovazione. Il vortice di continua instabilità politica-economico-finanziaria, manifestatosi in questi anni, richiede alle nazioni capofila come l'Italia, un continuo rinnovamento nel senso di innovare prodotti, processi e lavorazioni, pena, se ciò non accadesse, un declassamento non solo economico ma anche politico. La presenza di nazioni agguerrite, come la Cina e l'India, pronte a capitalizzare tutti gli sforzi fisici attraverso il sistema della produzione di massa, impongono all'Europa e all'Italia una maggiore attenzione verso fenomeni produttivi e organizzativi che accadono al di fuori dei nostri confini.
Basta aprire un qualsiasi quotidiano per sentire parole come crisi, tassi in picchiata, sistema Italia, domanda interna debole o stagflazione, ebbene questi sono tutti termometri sociali per capire lo stato della nostra economia. Molto spesso, noi italiani, non prestiamo molta attenzione a ciò che accade ai vertici decisionali, perché calati in una spirale di informazioni che ci bombarda sotto ogni aspetto della vita sociale. Saper valutare queste tre cose e' indispensabile per qualsiasi imprenditore accorto, studente universitario in procinto di compiere una scelta, e operaio specializzato in una industria solida, o anche semplicemente la singola casalinga che ha investito due euro in titoli di stato e così via, perché da queste informazioni otteniamo previsioni puntuali e certe sul futuro.
Detto questo, però, L'Unione Europea (lo stregone bianco per alcuni, una governante troppo severa per altri) chiede a tutti i paesi, entro il 2020 degli obiettivi importanti, che portino gli aderenti al trattato di Roma a fare un salto di qualità verso una migliore occupazione, ricerca e sviluppo, clima, efficienza energetica, integrazione sociale e riduzione della povertà.
La pesca rientra tra le attività meritevoli di attenzioni da parte dell'Unione, se non altro perché è materia sua propria. L'Unione Europea richiede, anche in questo campo, un salto di qualità nel senso di innovare questo settore al fine di pervenire a una gestione della risorsa sostenibile nel lungo periodo. Innovare, però, significa lavorare in tal senso attraverso progetti credibili che forniscano al settore un reale vantaggio economico. Per realizzare tali obiettivi l'Unione degli Stati predispone risorse economiche al fine di sostenere le idee, finanziabili attraverso i fondi Fep, organizzati in forma di una sorta di "incubatori decisionali" nella scelta di cosa finanziare e cosa escludere secondo precise linee guida, in prima battuta i Gac (Gruppi di azione costiera) e di rimando, in ultima istanza dalla regione stessa. Questo è ciò di cui eravamo a conoscenza, quindi nulla di nuovo. E' però di questi giorni la notizia che oltre a queste forme di intervento che conoscevamo già, se ne aggiunge una nuova, promossa direttamente dal governo italiano per il tramite del mipaaf, che in occasione dell'expo di Milano finanzia idee del settore agroalimentare da sviluppare entro il 2015 per un valore massimo di 150000 euro, quindi occasione ghiotta per chi fa ricerca e sviluppa idee.
Ora che sappiamo essere presenti risorse, intenzioni e buoni propositi, di tutta "sta roba" credete che i cittadini e le organizzazioni, possano avere contezza o meglio consapevolezza?
Permane in me una forte critica rispetto a forme di finanziamento sui piani strategici di sviluppo locale, da intendersi non nello strumento in sé ma nel modo con il quale lo si porta avanti. Infatti queste iniziative d'intervento, seppur intraprese con le migliori intenzioni, non funzionano perché calate senza alcuna meditazione di base in sistemi difficili per tutta una serie di barriere all'ingresso (molto spesso barriere di pensiero dettate dall'ignoranza, ma non solo) e perché una volta messe in piedi, non prevedono o lo fanno sporadicamente, meccanismi di controllo ex post sull'effettiva validità dell'intervento. Infatti, in molte regioni del nostro amato mezzogiorno, e non solo, episodi spiacevoli riguardanti spartizioni di risorse senza aver adempiuto agli obiettivi programmatici si sono verificati e continuano a manifestarsi sempre più, basta semplicemente prestare attenzione agli organi d'informazione regionali per capire la portata degli eventi. Penso, e questo e' un pensiero del tutto personale, che si debba fare un lavoro di sensibilizzazione verso la legalità e il rispetto, inoltre servono forme di apertura verso il cambiamento, tali per cui generare e impiantare un forte sistema valoriale costruttivo. Aspetto, questo, molto difficile da gestire in termini di intervento diretto, a detta delle strutture di governo centrali, in virtù della scarsa propensione nella valutazione e/o rendicontazione di efficacia dei risultati in fase di report delle politiche. Tuttavia, se si vuol far funzionare una politica di crescita economica sui nostri territori, bisogna necessariamente prevedere una qualche forma educazione verso questi temi, altrimenti si rischia di arricchire i furbetti del quartierino, che in questo sistema ci sguazzavano (sin dai tempi della famosa cassa del mezzogiorno) e continueranno a farlo, visto il completo disinteresse della società civile e delle classi economiche, vere beneficiarie di tali provvedimenti.
Una possibilità concreta per adempiere alle necessarie linee guida, poc'anzi descritte, sta nel lavoro potenziale che le amministrazioni locali possono svolgere, in partnership con associazioni, organizzazioni di categoria e organi dello stato a tutti i livelli. Molti sono gli esempi eroici di amministrazioni lungimiranti (mi riferisco a regioni come Toscana o Emilia Romagna, ma senza spostarci troppo anche in Abruzzo) che hanno di fatto modificato pensieri e modi di fare propri della cultura nella quale erano inseriti, veicolando il tutto verso il valore della cooperazione e dello sviluppo consapevole.
Matteo Conoscitore UNIONE PESCATORI MANFREDONIA |
Post n°9 pubblicato il 20 Agosto 2014 da matteo_conoscitore
La pesca, insieme con altri pochi settori, e' una delle attività più rilevanti che il nostro territorio possa vantare. La tradizione della pesca sul nostro territorio affonda radici storiche profonde ed ha influenzato, plasma ed ha plasmato in maniera determinante la nostra identità, portandoci ad essere, oggi, quello che siamo.
Il settore attualmente comprende circa 180 motopescherecci, divisi tra grande e piccola pesca, quest'ultima identificabile per lo più in termini di stazza. Un settore che da assicura reddito a circa 400 famiglie e che si estende a tutto l'indotto, comprensivo di commercio e cantieristica.
Il settore in questi ultimi anni e' gravato da due tipi di crisi: 1) una di ordine macro, e per la sua le poco si può fare, in questa prospettiva rientrano fattori legati al caro gasolio e la scarsità delle risorse. 2) Una di ordine più micro e che attiene alle capacità dei territori di fronteggiare al meglio situazioni di stress quando venti di crisi la determinano. In quest'ultima ottica vi rientrano tutte quelle azioni volte a darsi un'organizzazione efficiente e funzionale rispetto alle esigenze di tutti i membri della filiera.
Unione pescatori opera su questo terreno ormai da 4 mesi e pone all'attenzione di tutti coloro vogliano interessarsi ai problemi della pesca alcune questioni fondamentali. Sappiamo che da qui a breve ci saranno le elezioni, e questo pare il momento giusto per formulare alcune richieste a tutti gli attori che svolgono o si candidano a svolgere un ruolo istituzionale sul nostro territorio.
Le questioni La prima questione attiene ai fattori climatici, da non intendersi come fattori metereologici, ma in una accezione più personale. Noi crediamo che i pescatori abbiano bisogno di una guida che li conduca in porti sicuri quando il maltempo ne pregiudica la navigazione, e questa metafora e' quanto mai giusta, e non solo nel mondo della pesca. I pescatori hanno bisogno di un capitano forte nel quale riconoscersi, un capitano che sposi e trasmetta alla marineria i valori del rispetto, della trasparenza e dell'uguaglianza (e questa frase mi catapulta a 150 anni fa, il che mi fa raggelare non poco il sangue). Un capitano che abbia le reali capacità di ascolto e impegno costante. In breve, la pesca ha bisogno di una persona capace ma anche di "un manager coi controcoglioni" (perdonate il francesismo), che sappia affrontare le sfide con coraggio, scaltrezza e astuzia. La nomina di tale persona dovrebbe avvenire in modo democratico, escludendo perciò le indicazioni della politica, se non confinate solo a un ruolo di consulenza generale e non particolare, in merito alle reali capacità tecniche. Le elezioni devono prevedere sempre la scelta tra due o più candidati presentati in forma assembleare, e devono essere perciò espressione diretta di tutti i pescatori, i meccanismi di rappresentanza mediata attraverso i presidenti delle cooperative sono una strada sbagliata per via delle specificità legate ai modi di consolidamento del potere. Responsabilizzare il pescatore e renderlo partecipe del suo futuro e' la richiesta che tutti i pescatori ci hanno posto, seppur in forma e modalità differenti.
Il secondo intervento e' collegato al primo, e si può sintetizzare nel seguente modo: se si decidesse di investire su una persona alla quale attribuire delle responsabilità, poi bisogna metterla nelle reali condizioni di poter operare, perché la sua candidatura non sia strumentale al favore e disfavore di qualcuno. E questo sistema e' tanto più vero quando ci caliamo nella nostra realtà, dove impera una visione eccessivamente partitocentrica negli affari. Quindi sarebbe auspicabile, da parte della politica, risolvere urgentemente il nodo del mercato ittico cittadino, in particolare il contenzioso sulla proprietà dello stesso, nel quale non dirò più nulla perché ormai di articoli ne ho spesi fin troppi sull'argomento. Sarebbe necessario studiare a tavolino meccanismi di governance adeguati e studiati rispetto al contesto di riferimento, escludendo a priori forme miste di controllo pubblico-privato, perché in queste non si manifestano in maniera chiara le responsabilità circa le scelte, basta vedere il fallimento di Co.Ge.M.I.M per capire.
Sistemato l'aspetto che riguarda la strutturazione interna del sistema di governance, adesso e' doveroso occuparsi dell'aspetto societario-legale della nuova struttura. La configurazione societaria che si presta meglio per il raggiungimento degli obiettivi e' il consorzio. Gli obiettivi in capo a questa visione dovrebbero consistere nello svolgimento dell'asta, la promozione di meccanismi di vendita diretta del pesce e l'acquisizione di un marchio di qualità, da inserire nel pescato affinché questo riceva una maggiore valorizzazione. In parallelo però, sarebbe essenziale affidare la sorveglianza e il controllo dello svolgimento delle aste direttamente in capo ai pescatori. L'idea è quella di far nascere due visioni interne e non configgenti tra di loro: una e' quella del pescatore che si auto organizza, e così facendo, determina meccanismi di fidelizzazione propri delle grandi società organizzate, e l'altra e' quella delle professionalità, qualità essenziali affinché i costi di gestione possano essere coperti in maniera coerente tra la visione "core" delle attività, ovvero servizi alla vendita e commercializzazione avanzata del pescato (da intendersi anche prima trasformazione e vendita diretta).
Il terzo intervento riguarda le possibilità di abbattere il costo del carburante attraverso la costituzione di impianti costieri di approvvigionamento di carburante, in modo da abbattere in modo significativo tutti i costi in capo ad altri intermediari. Vorrei sottolineare che, anche in quest'ultimo caso, sarebbe necessario far nascere un consorzio di pescatori, che venga nominato democraticamente nella marineria, perché se ciò non accadesse, si determinerebbe nel lungo periodo una situazione paradossale, ovvero consegnare tutto nelle mani di un unico monopolista che detterebbe il prezzo e aggiungendo di fatto un altro anello alla filiera del gasolio, affare quantomai meschino.
La quarta questione chiama in causa gli intermediari che operano nella filiera del pesce della nostra cittadina. Il nascente consorzio dovrebbe prevedere meccanismi di inclusione e incentivazione degli intermediari nel sistema consortile, perché gli interessi della pesca devono passare necessariamente dai commercianti, attori essenziali per lo sviluppo. Questo, però, può e deve nascere ponendo alla base un progetto duraturo che vada nel senso di creare una grossa piattaforma logistica comune forte di capacità organizzative e materiali interne di penetrare nei mercati in maniera puntuale e redditizia. In questa prospettiva un team altamente qualificato e professionale da inserire nei rapporti con i mercati d'aste d'Italia, oltreché con la grande distribuzione organizzata si rende essenziale.
Un'ultima questione, che non è ultima perché meno importante, e' quella delle strutture di cooperazione. Unione pescatori vuole e chiede un unione di tutte le organizzazioni mutualistiche in un unica grande cooperativa per la grande pesca e un unica cooperativa per la piccola pesca. Meccanismo questo che potrebbe essere attuato facendo leva sui canoni di affitto per l'occupazione delle stanze nel mercato ittico, via via gradualmente decrescenti in base alle dimensioni crescenti della cooperativa. Inoltre ciò non basta, infatti per coloro che operano nel mercato, si richiede l'eliminazione delle attività burocratiche dell'asta, eliminando gran parte del lavoro manuale per la compilazione e trascrizione dei dati nelle bollette, grazie alle possibilità della telematica, ovvero tablet collegati a elaboratori centrali. Questi ultimi, in una visione di sistema, possano fungere non solo da adempimento fiscale ma anche da studio statistico interno con il fine di rafforzare i provvedimenti decisionali. Le professionalità in eccedenza delle cooperative potrebbero essere liberate e impegnate per la commercializzazione del prodotto nel consorzio, in modo da non perdere alcun posto di lavoro, invero di crearne dei nuovi.
I punti appena delineati, possono essere approfonditi solo se alla base c'è una forte consapevolezza intorno alla delicatezza di queste tematiche, perché le idee possono essere rappresentate in mille modi diversi, a patto che alla base vi sia una visione comune e costruttiva. La consapevolezza nasce solo se c'è informazione e voglia di lavorare tutti in maniera unitaria in questa direzione, la disgregazione certo non è utile. Unione nasce per compiere questo passo, ovvero accompagnare i pescatori verso la conoscenza dei fenomeni, perché lo sfruttamento e delle ingiustizie sono figli dell'ignoranza.
Per noi di Unione, non c'è colore politico ma solo voglia di confronto e dialogo su questi temi anteponendo il bene comune al resto del dibattito politico. Chiunque voglia, può fare proprie queste idee, magari migliorandole, in modo da creare una base comune di lavoro, senza pregiudizi e preclusioni legate a colori politici.
Da settembre Unione scriverà con tutti i pescatori e non solo, le nuove regole del mercato ittico.
UNIONE PESCATORI MANFREDONIA Matteo Conoscitore 3494380004 - matteosospiri@hotmail.it
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