Creato da matteo_conoscitore il 30/06/2014

Unione Pescatori

Unione Pescatori è un'associazione di Promozione Sociale nata a Manfredonia a seguito dell'iniziativa di alcuni pescatori. L'obiettivo di Unione è creare un dialogo costruttivo e consapevole che miri a superare la visione pessimistica della realtà in cui viviamo e disegnare un futuro ricco di opportunità.

 

 

Aria di democrazia al profumo di mare

Post n°13 pubblicato il 26 Maggio 2015 da matteo_conoscitore
 
Foto di matteo_conoscitore

Ogni qual volta ci si avvicini a una scadenza elettorale cominciano a montare alcune domande alle quali la politica, in particolare quella locale non può sottrarsi. Una delle domande più ricorrenti a cui tutti noi almeno una volta nella vita siamo stati testimoni e/o parte attiva è: "sì d'accordo, capisco, comprendo quello che tu dici, a livello morale è giusto, ma...il lavoro?" "Riesci a promettere un posto per un mio parente?"


Come potrei dare addosso a una persona che sta chiedendo una cosa fondamentale come il lavoro, tutelata dalla costituzione (pensate al primo comma) e incoraggiata da qualsiasi civiltà moderna?

Certo, nessuno si sognerebbe mai di stroncare le speranze di un povero padre, dissanguato dalle continue richieste di denaro del figlio per l'ultimo maglioncino di Burberry, la macchina per la ragazz*, oppure per il cocktail in piazza, e in tutta sincerità forse nemmeno io lo farei.

Però vedete, dietro questo ragionamento c'è qualcosa di perverso, inquietante, avvilente, che ancora non riesco ad inquadrare bene, ma che i più chiamano sistema clientelare.
Empiricamente proverò ad elaborare il pensiero con un'ulteriore riflessione/provocazione.
Qualcuno ha mai pensato, in modo del tutto schietto che: se il politico promette a me, promette a mio fratello, e poi a mio cucino, c'è qualcosa che non va?
O meglio, se promette a tanti, a quanti riuscirà a dare effettivamente un posto di lavoro?

E allora un giorno ho spremuto un poco poco di più le meningi e sono arrivato a due conclusioni sarcastiche, vediamo se siete d'accordo:
1) O il politico riesce a inventare posti di lavoro così come un bambino dice le frottole ai genitori pur di saltare il lunedì scolastico;

2) oppure, in realtà, siamo di fronte al politico locale tuttofare, in particolare: imprenditore, agenzia interinale, sindacalista, e all'occorrenza ma solo in alcuni casi, ti segue pure per la messa in cassa integrazione.

Capite bene come un sistema così pervasivo di intromissione affaristica nelle libere sorti dell'economia sia una condizione del tutto scongiurabile, visto che sempre quando questo è accaduto ci si è trovati a peggiorare le cose anziché migliorarle. E vi dirò di più: un sistema così progettato sta diventando, o è diventato un gioco perverso, dove rimangono le promesse e non c'è garanzia di risultato.

Adesso però, vi svincolo da questo ragionamento, e racconto un pezzo della mia storia. 

Per un periodo sono stato presidente di una piccola associazione (senza purtroppo avere la dignità di una sede viste, come potrete immaginare, le ristrettezze economiche), della quale ero capo, e dove non mancavano momenti di riflessione con i soci.
Il mio ragionamento era di una semplicità disarmante. Adesso ve lo spiego. Avendo studiato il contesto locale e storico di Manfredonia, mi sono chiesto quale potesse essere una leva di sviluppo progettuale immediata, percorribile e poco impattante. Tutto mi portava a pensare che fosse la pesca, e infatti tutti concordano con me nel ritenere banalmente che sia coì, e pensate, è ancora così nonostante i tanti problemi di natura settoriale dei quali non voglio ammorbarvi. 
E allora preso da animo prospositivo, ho pensato: "Tu spieghi a tutti gli operatori del settore che col pescato si possono fare tantissime cose e hai fatto bingo". 
Non più tardi di un mese però ho sentito l'esigenza di condividere questa intuizione col mondo politico perché, a veder bene, le cose erano un tantino più complesse di come pensavo; e allora vado dall'assessore incaricato, dal direttore generale e poi dal senatore e poi ancora dall'altro assessore, fino al punto in cui ho pensato: "vuoi vedere che per il fatto di aver avuto una buona intuizione questa non è realizzabile?" Perché a voler pensar male dovrei dire: "certo, se risolvessero il problema del lavoro poi dovrebbero cominciare a risolvere altri problemi, e quì son cazzi, perché fintanto che si fanno promesse e se ne accontenta 1 ogni 100, la cosa è fattibile però quando si parla di sviluppo sostenibile legato alle attitudini del nostro territorio, questo richiede impegno, e l'impegno costa fatiche, e le fatiche servono solo se c'è un buon margine di probabilità di ottenere risultati da spiattellare qua e là nella campagna elettorale.
Capite bene allora quanto può essere difficile costruire il futuro quando manca la voglia seria di mettersi in gioco, realizzare un programma d'interventi sociali e culturali seri, e dove l'unico obiettivo percorribile sembra essere la promessa incondizionata e irrealizzabile col semplice obiettivo di strapparti un voto.

Ecco, a questo punto, temo di avervi spiegato i motivi perché l'aria di democrazia ha il profumo di mare.

M. Conoscitore

 

 

 
 
 

PESCA: "MANFREDONIA 2020"

Post n°12 pubblicato il 02 Aprile 2015 da matteo_conoscitore
 

PESCA: "MANFREDONIA 2020"


INDICE:

1)Storia della pesca locale: la voce dei Pescatori
2)Il quadro dei problemi
2.1) La risposta dei motori DUAL FUEL
2.2) La risposta dei depositi costieri di Gasolio
3) La rete della Grande distribuzione Organizzata Nazionale
4) La struttura mercatale di Manfredonia
5) Il concetto di economia di filiera e distretto produttivo
6) La filiera corta e il km 0
7) I marchi di qualità
8) Quadro sinottico dello sviluppo del settore Pesca
9) Le fonti di finanziamento: FEAMP 2014-2020
Conclusioni

(nel documento originario erano presenti schemi e tabelle, a richiesta possiamo fornire il materiale per una migliore comprensione)

 

1)Storia della pesca locale: la voce dei pescatori

Il rapporto della nostra comunità con la pesca ha radici antichissime. Il nome Siponto secondo alcuni studiosi di greco sarebbe la traduzione di "posto dove abbondano le seppie", circostanza sostenuta con forza anche dal fenomeno che in passato vedeva sul litorale da Manfredonia a Zapponeta, in maniera abbondante, la disponibilità di seppia sulla battigia, senza un particolare sforzo da parte dell'uomo. Ad oggi spieghiamo questi fenomeni attraverso le conoscenze che ci arrivano dalla scienza: secondo gli studiosi il nostro golfo sarebbe una zona di riproduzione più unica che rara perché soddisfa tutta una serie di felici combinazioni come le correnti, le piante marine (in particolare posidonia) e il riparo dal mare aperto; un ecosistema delicato che si è sostenuto grazie a una serie di equilibri che col tempo noi esseri umani, seppure con le attività antropiche, abbiamo rispettato.
Per Manfredonia le attività legate al settore hanno rappresentato un mezzo di sostentamento per molte famiglie, ma ridurre a ciò il nostro ragionamento sarebbe del tutto banale, infatti affiancato ad esso possiamo notare l'emersione di una vera e propria cultura identitaria che si trasmette di padre in figlio per generazioni e generazioni. Una cultura arricchita da saperi, miti, storie personali e ricordi leggendari che hanno fatto la fortuna dell'economia cittadina, e che ne siamo certi, continueranno ad avere un ruolo di spicco nello sviluppo Economico dell'Agroalimentare.

Nel viaggio di dialogo costante intrapreso con la marineria di Manfredonia, noi di Unione Pescatori, abbiamo scorto delle differenze nei modi di praticare la pesca nel tempo; differenze queste che possono provocare una divergente visione nel rapporto con l'ambiente e l'ecosistema ad esso collegato.
Per spiegare questo concetto mi avvalgo di un esempio che prendo dal mondo dell'arte. Come sappiamo tutti gli artisti creano un colore partendo dalla base, e questo di volta in volta, lo modificano a seconda di ciò che si vuole rappresentare. Negli anni il rapporto con la pesca si è modificato come la tavolozza del colore dell'artista. Inizialmente vi era una maggiore consapevolezza nei confronti dell'ambiente, tanto che i pescatori di lunga data avevano quasi un timore reverenziale nei confronti di questo, perché intuivano come la conservazione delle specie marine potesse servire alle nuove generazioni come mero mezzo di sostentamento; quindi s'intuisce come il valore altruistico era una regola morale, prima ancora che un modo di essere.
I primi pescatori, quelli che siamo abituati a vedere nelle foto ricordo, non possedevano motori sui battelli; si facevano trasportare dal vento e non conoscevano bollettini meteorologici. Permettevano alle onde di farsi cullare nelle notti di mezza estate, mentre erano in gruppo e si spalleggiavano l'uno con l'altro nelle notti d'inverno, utilizzando il profumo del mare come unico timone. Il vento, la pioggia e le correnti, dettavano le sorti delle battute di pesca: capitava una stagione di abbondanza, mentre spesso accadeva di non guadagnare nulla, e allora a quel punto ci si arrangiava. Non possedevano alcun mezzo materiale in più oltre a quello della mera sussistenza.
Quella degli inizi del 900 era una società semplice, ancorata intorno al valore della reciprocità e dell'aiuto costante; una cittadina che si stringeva intorno all'unica risorsa di cui poteva avere immediata disponibilità: la pesca.

Negli anni, però, qualcosa è cambiato, e questa qualcosa prende il nome di progresso tecnologico, che ha permesso di produrre una notevole capacità di cattura e un aumento degli stock ittici presenti sul mercato. La visione dei consumi di massa ha imposto una nuova regola: "tu offri, poi qualcuno comprerà, forse". E allora la corsa alla pesca e direi "agli armamenti" è cominciata.
Una corsa che ha permesso a tutti di farsi sedurre dalla smania del guadagno, di esserne parte determinante e preda al contempo, in ragione di un unico valore che univa tutti: la ricchezza.

 


2)Il quadro dei problemi

Oggi la pesca è in grave difficoltà per una crisi di settore quanto mai asfissiante. Una crisi che deriva da due ordini di ragioni interconnesse:
a) ragioni sistematiche di funzionamento del sistema/assetto produttivo nazionale; b) ragioni più squisitamente di ordine micro- competitivo.
Le prime possiamo riassumerle nei seguenti fenomeni che hanno interessato il settore già dagli inizi degli anni '90 e si sono protratti sono ad oggi:
1)L'aumento incondizionato e spregiudicato di uno dei fattori della produzione, il più importante, il gasolio. Si calcola che in soli 10 anni abbiamo assistito a un aumento di quasi il doppio del prezzo della risorsa, mentre la stessa spirale positiva non ha interessato i prezzi del pescato alla produzione, che si sono allineati quasi del tutto al valore inflattivo. Si stima in media che la voce di "costo carburante" nei bilanci delle imprese di pesca pesa per circa il 60-65% del fatturato medio annuo. La tabella in basso mostra il prezzo del carburante negli ultimi 18 anni, prendiamo però la sola colonna del prezzo industriale in quanto rappresentativa del prezzo alla produzione per il produttore.
2) Nell'ambito della sostenibilità e riproducibilità delle specie: secondo una ricerca Istat il valore della produzione del pescato dal 1991 al 2009 si è ridotto per il 22,36% per ciò che riguarda le specie di pesce. Per il 27,93%, invece, per ciò che riguarda i molluschi. Segno evidente che un'attività di prelievo dell'uomo incondizionata sull'ecosistema marino ha prodotto una riduzione della massa di pesce.
3) la perdita di potere contrattuale della rete grossismo nazionale, e di conseguenza dei mercati ittici, con una conseguente architettura logistica più spostata verso nuove formule di vendita, in linea con i miglioramenti delle tecnologie informatiche e di comunicazione.
4) una massiccia invasione di prodotti di import, provenienti da tutti gli stati del bacino mediterraneo e paesi in via di sviluppo dell'est del mondo. Questi prodotti caratterizzati dall'avere un prezzo unitario notevolmente inferiore in fase di approviggionamento, e incoraggiati da un corso monetario favorevole, hanno di fatto modificato le scelte dei consumatori in forza di un ruolo quasi monopolizzante della GDO nazionale.

Rappresentati i problemi di ordine macroeconomico, e per i quali poco si può fare a livello di politiche locali, ora invece ci occupiamo dei problemi locali del nostro settore:

Il settore della pesca nostrana ha risentito degli effetti della crisi Nazionale, a nostro avviso, peggio delle altre marinerie per tutta una serie di problematiche di base che hanno appesantito notevolmente già un settore in difficoltà. Si stima che dal 2000 al 2014 il settore della pesca cittadina abbia contratto il numero dei battelli con un saldo negativo di circa -360, peggio di qualsiasi altra realtà italiana.
I motivi di questi dati sono ravvisabili in:
1) Una posizione geografica sfavorevole del nostro porto, che accentua i problemi delle imbarcazioni che effettuano pesca d'altura, mentre incentiva relativamente le barche della piccola pesca artigianale. I motopescherecci, in generale, per arrivare sulla zona di pesca devono fare ore e ore di vela in più rispetto ai concorrenti nell'adriatico.
2) il venir meno di alcune pesche in deroga, ovvero "pesche speciali" come la pesca del Bianchetto e del Rossetto, attività che da sole potevano incidere sui bilanci delle imprese di pesca per circa il 40% del valore annuale di fatturato, e attività che svolgevamo a livello Nazionale quasi del tutto a livello esclusivo, portando sul mercato il 90% del prodotto. Attualmente siamo inseriti in un piano di gestione della pesca del Rossetto, che ha visto l'assegnazione di un monte di ore a disposizione per tutta la marineria di Manfredonia.
3) Una completa incapacità di lavorare in modo unitario sviluppando strategie e politiche nella direzione del massimo profitto per il pescatore. Attualmente la nostra distribuzione non riesce ad arrivare sui mercati di destinazione in maniera autonoma, affidandosi ad altri vettori, grossi grossisti del sud Italia, e allungando in questo modo la filiera produttiva.
4) l'incapacità di fornire figure professionalizzanti intorno agli affari della pesca hanno portato al fallimento di qualsiasi tipo di iniziativa lodevole (come ad esempio poteva essere la logica consortile), nella direzione di fornire un valore aggiunto alle attività e i servizi post-vendita.

In aggiunta a queste problematiche più di tipo tangibile, con gli anni abbiamo assistito a un inasprimento dei rapporti nel tessuto sociale, che evidentemente non ha aiutato la risoluzione degli stessi, anzi ha fatto piombare la marineria in uno stato di sfiducia generale, favorendo comportamenti di illegalità diffusa e insofferenza rispetto alle regole.

Il quadro delineato a prima vista potrebbe sembrare sconcertante, ma l'osservazione e la conoscenza empirica sul territorio ci hanno fatto pensare esattamente la cosa opposta: ciò che in realtà può apparire un ostacolo immane, rappresenta semplicemente un punto di partenza e uno spunto operativo verso una vigorosa risoluzione delle problematiche.


2.1) La risposta dei motori DUAL FUEL

Rispetto alla sola risoluzione del primo problema, quello relativo al costo del carburante, sappiamo di innovazioni tecnologiche che permetterebbero un risparmio di costo di carburante.
La prima proposta riguarda l'istallazione di motori Dual Fuel.
L'innovativa tecnologia DUAL FUEL consente di convertire i motori diesel in motori in grado di lavorare con una miscela di gasolio e metano.

I due componenti della miscela vengono iniettati contemporaneamente nel motore diesel in composizione (percentuale) variabile in funzione della coppia richiesta.
In qualsiasi momento è possibile utilizzare solo il gasolio oppure la miscela gasolio + metano (principio di piena reversibilità).

Principale caratteristica di questo tipo di conversione è il minimo impatto sul motore originario. Esso mantiene invariate le sue caratteristiche di base, rimanendo un Diesel.
Vantaggi:

Il sistema si aggiunge come "slave" sul motore Diesel esistente assicurando:
1.Riduzione costi combustibile
2.Stesse performances in termini di coppia/potenza e guidabilità
3.Conservazione della stessa Classe di emissioni (dove richiesto per HC, CO, NOx)
4.Autonomia estesa rispetto a quella originaria (aggiunta di un secondo carburante)
5.Switch back, ovvero possibilità di tornare a Diesel in automatico o mediante commutatore
6.Massima flessibilità di adattamento a varie tipologie di motori Diesel
7.Meno bombole di CNG rispetto ai veicoli CNG Monofuel

2.2) La risposta dei depositi costieri di Gasolio

Un'altra risposta che potremmo dare alla marineria di Manfredonia si sviluppa intorno al discorso dei depositi di Gasolio costieri.

La Regione Puglia, per risolvere il problema del caro-gasolio, potrebbe prevedere la realizzazione di depositi costieri di carburante che dovranno essere gestiti dai pescatori in forma organizzata, attraverso una cooperativa o un'Organizzazione produttori, che diventerà l'unico referente commerciale per chi produce carburante. Questo meccanismo garantirebbe un notevole risparmio di costo derivante da tutte le intermediazioni perché la suddetta società si occuperebbe dell'acquisto direttamente dal "produttore primario".

Tale proposta nasce dall'esigenza di estendere la logica della filiera corta non solo dal lato del "produttore", intendendo per questo tutta la filosofia del km 0, ma anche del "fornitore", da intendersi come fornitore di materie prime.

 

3)La rete della Grande distribuzione Organizzata Nazionale

La chiave del successo delle aziende di distribuzione Ittica Nazionale è la necessita di trovare un fornitore adatto che possa rispecchiare due principi economici rilevanti: l'efficienza organizzativa e la gestione dei rapporti di forza.

Può sembrare strano, ma il successo della gestione di queste leve è vitale per il sostendamento di tutti gli altri attori coinvolti nel settore economico, perché dalla giusta collocazione del prodotto scaturiscono ragionamenti più o meno profittevoli per tutti.

C'è da fare, tuttavia, un passo indietro dicendo che negli anni il settore del fresco nazionale ha subito notevoli stravolgimenti. Possiamo indicare due momenti di eccezionale rilevanza ai fini dello svolgimento dell'analisi:
1)Anni '80 caratterizzati dalla presenza quasi esclusiva della rete del grossismo locale che stringeva accordi, in genere a voce o per mezzo telefonico, con tutti gli attori della filiera Nazionale. In questa circostanza il valore della produzione era garantito dall'impegno dei singoli che possedevano un ventaglio di relazioni e una autonomia di trasporto; Parliamo di una società chiusa, che si affacciava da qualche anno all'integrazione dei mercati;
2)Anni 2000 ad oggi, la situazione è profondamente diversa. Allargamento dei mercati comunitari, importazioni di pesce da paesi Ue, affinamento della rete logistica e di trasporti mondiale e ruolo preminente della GDO nazionale ha modificato profondamente il contesto competitivo. In questa logica i mercati all'ingrosso/ittici hanno perso la funzione di catalizzatori di produzione, spinti anche dal processo tecnologico nella trasmissione delle informazioni e da mutamenti normative in materia di commercializzazione.

Il grafico in basso evidenzia la quota di mercato e l'operatività della GDO nel mercato Europeo, una fotografia della situazione attuale :
4)La struttura mercatale

Nell'anno 2004 viene innaugurato il nuovo mercato ittico. Un struttura dotata di: 5 sale idonee per lo svolgimento dei meccanismi d'asta, uffici per le cooperative, ampio spazio parcheggio, celle frigorifere. Nello stesso anno nasce intorno all'affare del mercato ittico un consorzio dal nome Co.G.e.m.Im che aveva la funzione di occuparsi di tutte le procedure legate all'asta dei pesci (e non solo a detta dello statuto).
Il mercato viene dotato inoltre di un efficientissimo sistema tecnologico che doveva pervenire allo sviluppo dell'asta elettronica, costato circa 300000 Euro.
Tutto ciò non è mai entrato in funzione, nel 2013 il consorzio fallisce portandosi dietro 1.400.000 Euro di debiti. Attualmente siamo sottoposti a un processo di liquidazione coatta amministrativa.
Rispetto alle inefficienze organizzative della struttura mercatale potremmo scrivere un libro, ma preferiamo non farlo perché siamo intenzionati a rappresentare le opportunità più che apportare una critica sterile.

Le proposte:
1) Iniziamo con l'attivazione dell'asta elettronica in quanto questa fornisce le seguenti opportunità:
- migliora la trasparenza delle procedure di vendita;
- riduce rischi legati ad errori da carteggio;
- assicura al pescatore un prezzo equo rispetto alla produzione;
- abbatte i personalismi e le agevolazioni;
- assicura la pesatura del prodotto in modo veloce, sicuro e certo;
- abbatte caoticità, liti, contestazioni;
- migliora i rapporti con i pescatori;
- assicura igiene e equo trattamento;
- consente la vendita online del prodotto, sfruttando le potenzialità dell'e-commerce;
- consente di fornire in maniera corretta e puntuale i dati alle strutture che si occupano di sviluppare i piani di gestione

Viste le grosse quantità che potenzialmente potrebbero passare per la nostra struttura un meccanismo di sola asta elettronica sarebbe insufficiente, per questo oltre all'asta elettronica sarebbe opportuno sviluppare aste ad ammassamento di prodotto.

5)Inoltre sarebbe necessario sviluppare due aste: una la notte, intorno alle 2 e una il giorno introno alle 14, in modo da dare al possibilità ad altri vettori di poter acquistare il pesce in maniera tempestiva;

6)Attribuire un" badge" a tutti gli operatori per l'ingresso nella strutture, sviluppare un servizio di sorveglianza dei parcheggi e attribuire responsabilità commisurate alle mansioni;

7)Legare l'importo di intermediazione delle attività alle performance del mercato, in ogni caso non superare il 5% (percentuale praticata al massimo in Italia) ;

8)Dotare il mercato di carrelli, bilance e un sistema di videosorveglianza;

9)Dare la possibilità ai ristoratori di poter pervenire all'acquisto del prodotto, a patto che superino determinate quantità negoziali.

Questi sono gli interventi più urgenti, e per i quali i pescatori mostrano maggiore sensibilità, ma molto c'è da fare nel migliorare i meccanismi di funzionamento della struttura in termini di governance.


4.1) L'iniziativa del mercato ittico di Pescara e l'e-commerce

Il mercato ittico di Pescara ha sviluppato un'applicazione nella quale è possibile pervenire all'asta telematica, un innovativo sistema che permette la collocazione del pescato non solo fisica, quindi nel mercato, ma anche attraverso la rete. Il progetto è stato finanziato interamente dal ministero delle politiche agricole nell'ambito delle aste telematiche.
L'innovatività del sistema sta nel fatto che l'utente collegato al sistema non è più solo commerciate/grossista ma può essere un singolo consumatore o un ristoratore, attraverso l'ordine online.
5) Il concetto di economia di filiera e distretto produttivo

Per filiera ittica si intende il percorso che il prodotto compie, dal momento in cui viene pescato fino al momento della sua consumazione; essa comprende dunque tutti i passaggi intermedi dalla fase di pesca fino alla vendita diretta, e nello specifico: pesca, manipolazione e conservazione del pesce a bordo, sbarco del prodotto e trasporto con veicoli refrigerati, prima commercializzazione, stoccaggio ed eventuale trasformazione, distribuzione e commercializzazione all'ingrosso e al dettaglio.
Attualmente la marineria di Manfredonia fornisce un pescato che possiamo chiamare "Pescato in giornata" o "fresco Nazionale" e poco altro.
Limitare però la nostra visione dell'economia alla sola produzione del "fresco nazionale" è un po' banale perché non teniamo in debita considerazione i mutamenti sociali avvenuti nelle scelte del consumatore metropolitano. Noi come sistema produttivo rinunciamo a fornire un prodotto rispondente alle esigenze di mercato dei "nuovi consumatori", sempre meno capaci di poter gestire le fasi di pulizia del prodotto in maniera autonoma, e sempre più interessati ad acquistare prodotti di qualità certificata. Secondo un'evidenza di un noto istituto di ricerca, nell'ambito dei cambiamenti di preferenze dei consumatori, è emerso come il consumatore sia sempre più orientato verso una soluzione di prodotto trasformato, meglio se precotto.

La proposta
Partendo dall'esperienza riscontrata nell'architettura industriale del nord Italia (e non solo) potremmo sviluppare il concetto di distretto produttivo per la lavorazione delle specie ittiche di qualità.
Creare un distretto significa intraprendere sul territorio tutte le fasi di produzione, trasformazione, confezionamento e trasporto del prodotto e collocare sul mercato altre tipologie di prodotto (fresco e decongelato sfuso, congelato sfuso, congelato/surgelato confezionato, conserve e semiconserve, secco, salato, affumicato).
Il mercato ittico di Manfredonia potrebbe ospitare delle start up, che abbiano l'obiettivo di sviluppare tecniche di produzione e/o prodotti innovativi, rispondenti con i gusti e le preferenze dei consumatori, al fine di implementare altri segmenti di mercati. Per agevolare tali imprese e metterle a sistema, nella logica distrettuale di sinergie produttive, sarebbe opportuno cominciare dapprima con laboratori di idee, e nelle fasi successive, attraverso un iter di selezione, valutare quali di queste idee possono essere possono essere fattibili in termini di economicità, organizzazione e spendibilità sul mercato dei prodotti.
Il concetto di laboratorio deve essere più identificabile come incubatore d'impresa, dove una nuova idea prende forma, avendo a disposizione varie competenze in materia di produzione, commercializzazione, logistica, comunicazione e discipline finanziarie. Il Comune di Manfredonia potrebbe proporsi come promotore di un dialogo tra mondo della ricerca e mondo delle imprese, attraverso spin-off specifici rispetto alle potenzialità agroalimentari offerte dal nostro territorio.

Il caso: Il distretto ittico di Rovigo, istituito nell'aprile del 2003 dalla Regione Veneto, sfrutta le attività legate al delta del Po. Il distretto riunisce ben 2105 imprese attive nel 2012, conta 3736 addetti impiegati nelle attività di pesca e acquacoltura.
Il distretto nasce come filiera della valorizzazione del prodotto e del lavoro della pesca, inserendo in tale logica tutte le attività del secondario e del terziario, attraverso l'integrazione e l'ampliamento delle attività. Una filiera che gestisce non solo i prodotti trasformati e che ha diversificato in proprio business attraverso il potenziamento di attività turistico-culturali o ricettive.

 

6) La filiera corta e il km 0

Una delle manifestazioni più interessanti dell'autoimprenditorialità del pescatore può essere rappresentata dalla logica del Km 0. I produttori autonomamente possono pervenire alla vendita di prodotto fino a 100 kg, a patto che il pesce sia protetto dall'esposizione di raggi solari, rispetti le norme igienico-sanitarie e sia corredato a un documento che abbia una valenza fiscale.
Il comune di Manfredonia, potrebbe impiantare/sviluppare internamente alla struttura mercatale o su apposite aree di vendita al di fuori della stessa delle postazioni coperte e corredate di tutti gli adempimenti igienico-sanitari, in modo da incentivare lo sviluppo di questa nuova frontiera di commercio.
Il potenziale innovativo di questa proposta non è ricercabile tanto nell'idea in sé, ma in quanto capace di essere integrata con altre iniziative associative, consortili mirate alla conoscenza delle potenzialità del prodotto ittico locale. In questa logica rientrano anche tutte le proposte integrative con altri settori economici della nostra cittadina: manifestazioni di interesse culturale, pescaturismo, sagre e altro ancora.

continua....

 

 
 
 

Il futuro della pesca è visione e progetto

Post n°11 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da matteo_conoscitore
 
Foto di matteo_conoscitore

Caro giornale, 


Leggo con molta attenzione e con vivo interesse gli articoli che da un po' di tempo a questa parte vedono rappresentati come centro d'interesse il tema della pesca. In molti casi questi articoli, pur fondati su basi di ragionamento interessanti, non forniscono una rappresentazione compiuta dei problemi, ma si apprestano a descrivere una situazione di contesto parziale e multiforme. Con la presente intendo dire due cose in più sul problema, senza fermarmi alla mera denuncia dello stesso, perché sono abbastanza sicuro che in passato tutti possiate aver letto qualcosa a riguardo.
Dobbiamo ora sviluppare un'analisi più profonda, più meticolosa e sotto certi aspetti propositiva.

Da molti anni Il settore ittico italiano vive di svariate problematiche di tipo macroeconomico, sulle quali è difficile incidere a livello locale, come ad esempio fattori di ordine strutturale,  ovvero: caro gasolio, apertura dei mercati nazionali ai prodotti provenienti da paesi comunitari e non, e depauperamento della risorsa.

Dando per certo questo stato di cose, e non potendo portare ulteriori rilievi rispetto alla risoluzione degli stessi, ora aggiungiamo un nuovo elemento. 

Un fattore poco noto, del quale non si sprecano molte colonne sui giornali, e per il quale pochi hanno veramente contezza, è la commercializzazione del prodotto. 

Il caso:
Immaginate di vedere la pesca locale come un'azienda, una grossa azienda, forse la più grossa che il nostro territorio può vantare. Cominciate a scorporare le attività in: 1) la produzione, la cui manifestazione si ha nell'operatività del pescatore 2) l'acquacoltura 3) la miticoltura, 4) la commercializzazione, con 2-3 commercianti di ragguardevoli dimensioni (definiti tradizionalmente iaddcher). 
Una vera e propria catena produttiva, capace di fornire un valore a ogni passaggio, quindi di creare ricchezza. 

Analisi del prodotto:
"L'azienda Pesca", oggi, sviluppa un unico prodotto: "pescato in giornata", il cui valore è potenzialmente molto redditizio perché opera nel settore del fresco nazionale, ma che per logiche di mercato perverse e per inefficiente organizzazione di filiera, passa per troppe mani, determinandone un valore alla produzione troppo basso. E le brutte notizie non finiscono quì, perché il suddetto prodotto, possiamo classificarlo come in fase di declino verso i mercati dei consumatori finali. In particolare negli anni, abbiamo assistito a una contrazione importante della quota di mercato del fresco a vantaggio di prodotti importanti, quindi sostituti perfetti, operanti sul mercato nazionale attraverso la logica della grande distribuzione organizzata. 
Un prodotto, inoltre, che a dispetto della nuova visione di tutela delle produzioni nazionali, attraverso marchi di origine o di qualità, non ne possiede alcuno, entrando in concorrenza ad esempio con qualsiasi "prodotto X" derivante da un "paese Y", senza che si possa fare nulla per fermare questo meccanismo.

Opportunità: 
"L'azienda pesca", così come pensata, commette un errore grossolano perché  non considera i bisogni di un'altra fetta importante di mercato: "i consumatori dei centri metropolitani", che non vogliono rinunciare alla qualità ma che preferiscono soluzioni commerciali più pratiche, spostando le loro preferenze verso il congelato, o meglio sarebbe precotto. Avere chiare queste assunzioni di base, appoggiate da una solida capacità manageriale, ci consente di intavolare discorsi ben più ampi, anticipando in maniera pronta e puntuale gli scenari di mercato, senza che questi possano trovarci impreparati.

La realtà e le debolezze:
C'è da dire che le sfide sono ardue perché il settore del fresco nazionale è un terreno dove sono presenti innumerevoli competitors diffusi più o meno in maniera omogenea su tutta la penisola, pronti a fornire, a pochi passi dalla zona di produzione, le stesse qualità di prodotto, vanificando in questo modo km di strada gommata (che costituiscono la nostra debolezza in termini di costo); senza parlare poi delle continue campagne di comunicazione che invitano, giustamente, al consumo del pesce locale, attraverso la logica del km 0. 

La visione:
Allora, se tutte queste "cosette" che sto raccontando possono corrispondere a verità, anche solo velatamente, abbiamo il dovere di piazzare un prodotto valorizzato, che possa essere collocato nel posto e nel momento desiderato, senza dover essere ostaggio di logiche distributive strane.
"L'azienda pesca", allora, dovrebbe arricchirsi di disponibilità strumentali, prodotti innovativi, ma anche di imprenditori operanti nel settore della trasformazione industriale, che abbiano le capacità per sviluppare un prodotto innovativo rispecchiante gusti e preferenze delle nuove fette di mercato. 
Le nostre imprese (pescatori, iaddcher e tutto il modo che gira intorno), quindi, hanno necessità di compiere un salto qualitativo verso la produttività ragionata, un salto che prima ancora di essere produttivo, ahimè, deve essere culturale, nella direzione di un lavoro finalizzato alla creazione di strutture di pensiero condivise e a passo con i tempi.
Tradotto in termini pratici, visione che più mi affascina: dobbiamo progettare in modo minuzioso prodotti, sviluppando analisi sui bisogni, sui modi di  produzione, trasformazione, logistica, trasporto, e arrivo nei mercati di destinazione, il tutto nella logica di integrazione delle parti, come se avessimo a che fare con una "grande famiglia allargata" i cui componenti devono unire le forze per superare le difficoltà.
E allora vedremo che la chiave più logica per mettere su tutti questi propositi, sarà necessariamente la forma d'imprese distrettuale, la stessa che negli anni 80 ha modificato il contesto competitivo italiano di molte regioni del centro-nord, la stessa nella quale una moltitudine di imprese ittiche del Veneto hanno costituito formalmente sotto la denominazione di " distretto ittico della provincia di Rovigo" una grande realtà produttiva ecosostenibile e integrata, capace di lasciare sul proprio territorio 27 miliardi di euro e oltre 3500 posti di lavoro.

Le competenze:
Uno dei tratti più sconvolgenti che la nostra cultura produce è un generale sistema di persone "falsamente saccenti", che non permettono l'emersione delle idee, anzi deprivano e mortificano coloro che lavorano sulle aggregazioni sociali di base, a favore della distruzione di qualsiasi iniziativa lodevole.
Dobbiamo essere consapevoli di ragionare negli anni della globalizzazione e dei consumi di massa; anni nei quali la gestione degli affari deve essere necessariamente affidata a persone che abbiano un profilo rispondente verso l'interpretazione dei problemi, nella logica aziendale di pensiero: "l'uomo giusto al posto giusto" e non il "prepotente giusto al posto sbagliato", perché non possiamo vivere più di espedienti; o si capisce questo, oppure il settore riceverà nei prossimi anni ulteriori stangate pronte a far assottigliare ancora il mercato locale, portando come conseguenza al ribasso i volumi di vendita e l'occupazione.

Unione Pescatori Manfredonia
Matteo Conoscitore (u feggje d Crescion)
3494380004 - matteosospiri@hotmail.it

 

 
 
 

Il sistema della pesca: una riflessione più ampia

Post n°10 pubblicato il 08 Settembre 2014 da matteo_conoscitore
 
Foto di matteo_conoscitore

Il sistema capitalistico, nel quale siamo parte integrante, raramente come attori principali, molto spesso come pedine subordinate a un gioco più grande, ci impone termini come apertura, flessibilità e innovazione. Il vortice di continua instabilità politica-economico-finanziaria, manifestatosi in questi anni, richiede alle nazioni capofila come l'Italia, un continuo rinnovamento nel senso di innovare prodotti, processi e lavorazioni, pena, se ciò non accadesse, un declassamento non solo economico ma anche politico. 

La presenza di nazioni agguerrite, come la Cina e l'India, pronte a capitalizzare tutti gli sforzi fisici attraverso il sistema della produzione di massa, impongono all'Europa e all'Italia una maggiore attenzione verso fenomeni produttivi e organizzativi che accadono al di fuori dei nostri confini.

 

Basta aprire un qualsiasi quotidiano per sentire parole come crisi, tassi in picchiata, sistema Italia, domanda interna debole o stagflazione, ebbene questi sono tutti termometri sociali per capire lo stato della nostra economia. Molto spesso, noi italiani, non prestiamo molta attenzione a ciò che accade ai vertici decisionali, perché calati in una spirale di informazioni che ci bombarda sotto ogni aspetto della vita sociale. Saper valutare queste tre cose e' indispensabile per qualsiasi imprenditore accorto, studente universitario in procinto di compiere una scelta, e operaio specializzato in una industria solida, o anche semplicemente la singola casalinga che ha investito due euro in titoli di stato e così via, perché da queste informazioni otteniamo previsioni puntuali e certe sul futuro.

 

Detto questo, però, L'Unione Europea (lo stregone bianco per alcuni, una governante troppo severa per altri) chiede a tutti i paesi, entro il 2020 degli obiettivi importanti, che portino gli aderenti al trattato di Roma a fare un salto di qualità verso una migliore occupazione, ricerca e sviluppo, clima, efficienza energetica, integrazione sociale e riduzione della povertà.

 

La pesca rientra tra le attività meritevoli di attenzioni da parte dell'Unione, se non altro perché è materia sua propria. L'Unione Europea richiede, anche in questo campo, un salto di qualità nel senso di innovare questo settore al fine di pervenire a una gestione della risorsa sostenibile nel lungo periodo. Innovare, però, significa lavorare in tal senso attraverso progetti credibili che forniscano al settore un reale vantaggio economico. Per realizzare tali obiettivi l'Unione degli Stati predispone risorse economiche al fine di sostenere le idee, finanziabili attraverso i fondi Fep, organizzati in forma di una sorta di "incubatori decisionali" nella scelta di cosa finanziare e cosa escludere secondo precise linee guida, in prima battuta i Gac (Gruppi di azione costiera) e di rimando, in ultima istanza dalla regione stessa.

Questo è ciò di cui eravamo a conoscenza, quindi nulla di nuovo. E' però di questi giorni la notizia che oltre a queste forme di intervento che conoscevamo già, se ne aggiunge una nuova, promossa direttamente dal governo italiano per il tramite del mipaaf,  che in occasione dell'expo di Milano finanzia idee del settore agroalimentare da sviluppare entro il 2015 per un valore massimo di 150000 euro, quindi occasione ghiotta per chi fa ricerca e sviluppa idee.

 

Ora che sappiamo essere presenti risorse, intenzioni e buoni propositi, di tutta "sta roba" credete che i cittadini e le organizzazioni, possano avere contezza o meglio consapevolezza? 

 

Permane in me una forte critica rispetto a forme di finanziamento sui piani strategici di sviluppo locale, da intendersi non nello strumento in sé ma nel modo con il quale lo si porta avanti. Infatti queste iniziative d'intervento, seppur intraprese con le migliori intenzioni, non funzionano perché calate senza alcuna meditazione di base in sistemi difficili per tutta una serie di barriere all'ingresso (molto spesso barriere di pensiero dettate dall'ignoranza, ma non solo) e perché una volta messe in piedi, non prevedono o lo fanno sporadicamente, meccanismi di controllo ex post sull'effettiva validità dell'intervento. Infatti, in molte regioni del nostro amato mezzogiorno, e non solo, episodi spiacevoli riguardanti spartizioni di risorse senza aver adempiuto agli obiettivi programmatici si sono verificati e continuano a manifestarsi sempre più, basta semplicemente prestare attenzione agli organi d'informazione regionali per capire la portata degli eventi.

Penso, e questo e' un pensiero del tutto personale, che si debba fare un lavoro di sensibilizzazione verso la legalità e il rispetto, inoltre servono forme di apertura verso il cambiamento, tali per cui generare e impiantare un forte sistema valoriale costruttivo.  Aspetto, questo, molto difficile da gestire in termini di intervento diretto, a detta delle strutture di governo centrali,  in virtù della scarsa propensione nella valutazione e/o rendicontazione di efficacia dei risultati in fase di report delle politiche. Tuttavia, se si vuol far funzionare una politica di crescita economica sui nostri territori, bisogna necessariamente prevedere una qualche forma educazione verso questi temi, altrimenti si rischia di arricchire i furbetti del quartierino, che in questo sistema ci sguazzavano (sin dai tempi della famosa cassa del mezzogiorno) e continueranno a farlo, visto il completo disinteresse della società civile e delle classi economiche, vere beneficiarie di tali provvedimenti.

 

Una possibilità concreta per adempiere alle necessarie linee guida, poc'anzi descritte, sta nel lavoro potenziale che le amministrazioni locali possono svolgere, in partnership con associazioni, organizzazioni di categoria e organi dello stato a tutti i livelli. Molti sono gli esempi eroici di amministrazioni lungimiranti (mi riferisco a regioni come Toscana o Emilia Romagna, ma senza spostarci troppo anche in Abruzzo) che hanno di fatto modificato pensieri e modi di fare propri della cultura nella quale erano inseriti, veicolando il tutto verso il valore della cooperazione e dello sviluppo consapevole.

 

Matteo Conoscitore

UNIONE PESCATORI MANFREDONIA 

 
 
 

Interventi programmatici per la politica

Post n°9 pubblicato il 20 Agosto 2014 da matteo_conoscitore

La pesca, insieme con altri pochi settori, e' una delle attività più rilevanti che il nostro territorio possa vantare. 

La tradizione della pesca sul nostro territorio affonda radici storiche profonde ed ha influenzato, plasma ed ha plasmato in maniera determinante la nostra identità, portandoci ad essere, oggi, quello che siamo. 

 

Il settore attualmente comprende circa 180 motopescherecci, divisi tra grande e piccola pesca, quest'ultima identificabile per lo più in termini di stazza. Un settore che da assicura reddito a circa 400 famiglie e che si estende a tutto l'indotto, comprensivo di commercio e cantieristica.

 

Il settore in questi ultimi anni e' gravato da due tipi di crisi:

1) una di ordine macro, e per la sua le poco si può fare, in questa prospettiva rientrano fattori legati al caro gasolio e la scarsità delle risorse. 

2) Una di ordine più micro e che attiene alle capacità dei territori di fronteggiare al meglio situazioni di stress quando venti di crisi la determinano. 

In quest'ultima ottica vi rientrano tutte quelle azioni volte a darsi un'organizzazione efficiente e funzionale rispetto alle esigenze di tutti i membri della filiera.

 

Unione pescatori opera su questo terreno ormai da 4 mesi e pone all'attenzione di tutti coloro vogliano interessarsi ai problemi della pesca alcune questioni fondamentali.

Sappiamo che da qui a breve ci saranno le elezioni, e questo pare il momento giusto per formulare alcune richieste a tutti gli attori che svolgono o si candidano a svolgere un ruolo istituzionale sul nostro territorio.

 

Le questioni

La prima questione attiene ai fattori climatici, da non intendersi come fattori metereologici, ma in una accezione più personale. Noi crediamo che i pescatori abbiano bisogno di una guida che li conduca in porti sicuri quando il maltempo ne pregiudica la navigazione, e questa metafora e' quanto mai giusta, e non solo nel mondo della pesca. I pescatori hanno bisogno di un capitano forte nel quale riconoscersi, un capitano che sposi e trasmetta alla marineria i valori del rispetto, della trasparenza e dell'uguaglianza (e questa frase mi catapulta a 150 anni fa, il che mi fa raggelare non poco il sangue). Un capitano che abbia le reali capacità di ascolto e impegno costante. In breve, la pesca ha bisogno di una persona capace ma anche di "un manager coi controcoglioni" (perdonate il francesismo), che sappia affrontare le sfide con coraggio, scaltrezza e astuzia.

La nomina di tale persona dovrebbe avvenire in modo democratico, escludendo perciò le indicazioni della politica, se non confinate solo a un ruolo di consulenza generale e non particolare, in merito alle reali capacità tecniche. Le elezioni devono prevedere sempre la scelta tra due o più candidati presentati in forma assembleare, e devono essere perciò espressione diretta di tutti i pescatori, i meccanismi di rappresentanza mediata attraverso i presidenti delle cooperative sono una strada sbagliata per via delle specificità legate ai modi di consolidamento del potere. 

Responsabilizzare il pescatore e renderlo partecipe del suo futuro e' la richiesta che tutti i pescatori ci hanno posto, seppur in forma e modalità differenti. 

 

Il secondo intervento e' collegato al primo, e si può sintetizzare nel seguente modo: se si decidesse di investire su una persona alla quale attribuire delle responsabilità, poi bisogna metterla nelle reali condizioni di poter operare, perché la sua candidatura non sia strumentale al favore e disfavore di qualcuno. E questo sistema e' tanto più vero quando ci caliamo nella nostra realtà, dove impera una visione eccessivamente partitocentrica negli affari.

Quindi sarebbe auspicabile, da parte della politica, risolvere urgentemente il nodo del mercato ittico cittadino, in particolare il contenzioso sulla proprietà dello stesso, nel quale non dirò più nulla perché ormai di articoli ne ho spesi fin troppi sull'argomento. Sarebbe necessario studiare a tavolino meccanismi di governance adeguati e studiati rispetto al contesto di riferimento, escludendo a priori forme miste di controllo pubblico-privato, perché in queste non si manifestano in maniera chiara le responsabilità circa le scelte, basta vedere il fallimento di Co.Ge.M.I.M per capire.

 

Sistemato l'aspetto che riguarda la strutturazione interna del sistema di governance, adesso e' doveroso occuparsi dell'aspetto societario-legale della nuova struttura. La configurazione societaria che si presta meglio per il raggiungimento degli obiettivi e' il consorzio. Gli obiettivi in capo a questa visione dovrebbero consistere nello svolgimento dell'asta, la promozione di meccanismi di vendita diretta del pesce e l'acquisizione di un marchio di qualità, da inserire nel pescato affinché questo riceva una maggiore valorizzazione. In parallelo però, sarebbe essenziale affidare la sorveglianza e il controllo dello svolgimento delle aste direttamente in capo ai pescatori. L'idea è quella di far nascere due visioni interne e non configgenti tra di loro: una e' quella del pescatore che si auto organizza, e così facendo, determina meccanismi di fidelizzazione propri delle grandi società organizzate, e l'altra e' quella delle professionalità, qualità essenziali affinché i costi di gestione possano essere coperti in maniera coerente tra la visione "core" delle attività, ovvero servizi alla vendita e commercializzazione avanzata del pescato (da intendersi anche prima trasformazione e vendita diretta).

 

Il terzo intervento riguarda le possibilità di abbattere il costo del carburante attraverso la costituzione di impianti costieri di approvvigionamento di carburante, in modo da abbattere in modo significativo tutti i costi in capo ad altri intermediari. Vorrei sottolineare che, anche in quest'ultimo caso, sarebbe necessario far nascere un consorzio di pescatori, che venga nominato democraticamente nella marineria, perché se ciò non accadesse, si determinerebbe nel lungo periodo una situazione paradossale, ovvero consegnare tutto nelle mani di un unico monopolista che detterebbe il prezzo e aggiungendo di fatto un altro anello alla filiera del gasolio, affare quantomai meschino.

 

La quarta questione chiama in causa gli intermediari che operano nella filiera del pesce della nostra cittadina. Il nascente consorzio dovrebbe prevedere meccanismi di inclusione e incentivazione degli intermediari nel sistema consortile, perché gli interessi della pesca devono passare necessariamente dai commercianti, attori essenziali per lo sviluppo. Questo, però, può e deve nascere ponendo alla base un progetto duraturo che vada nel senso di creare una grossa piattaforma logistica comune forte di capacità organizzative e materiali interne di penetrare nei mercati in maniera puntuale e redditizia. In questa prospettiva un team altamente qualificato e professionale da inserire nei rapporti con i mercati d'aste d'Italia, oltreché con la grande distribuzione organizzata si rende essenziale.

 

Un'ultima questione, che non è ultima perché meno importante, e' quella delle strutture di cooperazione. Unione pescatori vuole e chiede un unione di tutte le organizzazioni mutualistiche in un unica grande cooperativa per la grande pesca e un unica cooperativa per la piccola pesca. Meccanismo questo che potrebbe essere attuato facendo leva sui canoni di affitto per l'occupazione delle stanze nel mercato ittico, via via gradualmente decrescenti in base alle dimensioni crescenti della cooperativa. Inoltre ciò non basta, infatti per coloro che operano nel mercato, si richiede l'eliminazione delle attività burocratiche dell'asta, eliminando gran parte del lavoro manuale per la compilazione e trascrizione dei dati nelle bollette, grazie alle possibilità della telematica, ovvero tablet collegati a elaboratori centrali. Questi ultimi, in una visione di sistema, possano fungere non solo da adempimento fiscale ma anche da studio statistico interno con il fine di rafforzare i provvedimenti decisionali. Le professionalità in eccedenza delle cooperative potrebbero essere liberate e impegnate per la commercializzazione del prodotto nel consorzio, in modo da non perdere alcun posto di lavoro, invero di crearne dei nuovi.

 

I punti appena delineati, possono essere approfonditi solo se alla base c'è una forte consapevolezza intorno alla delicatezza di queste tematiche, perché le idee possono essere rappresentate in mille modi diversi, a patto che alla base vi sia una visione comune e costruttiva. La consapevolezza nasce solo se c'è informazione e voglia di lavorare tutti in maniera unitaria in questa direzione, la disgregazione certo non è utile. Unione nasce per compiere questo passo, ovvero accompagnare i pescatori verso la conoscenza dei fenomeni, perché lo sfruttamento e delle ingiustizie sono figli dell'ignoranza. 

 

Per noi di Unione, non c'è colore politico ma solo voglia di confronto e dialogo su questi temi anteponendo il bene comune al resto del dibattito politico. Chiunque voglia, può fare proprie queste idee, magari migliorandole, in modo da creare una base comune di lavoro, senza pregiudizi e preclusioni legate a colori politici.

 

Da settembre Unione scriverà con tutti i pescatori e non solo, le nuove regole del mercato ittico.

 

UNIONE PESCATORI MANFREDONIA

Matteo Conoscitore

3494380004 - matteosospiri@hotmail.it

 

 
 
 
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