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"Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all'odio e al terrore" C.Chaplin

Creato da UnitedFilm il 01/03/2009

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Nota del Redattore

Non sono una giornalista cinematografica, non ho mai studiato il settore in modo approfondito e l'esperienza me la son fatta a suon di pellicole dalla più tenera età;

non sono una santona, i miei gusti son del tutto opinabili e quasi sempre sufficienti ...

insomma, per capirci: lo faccio per diletto!

 

 

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La gatta sul tetto che scotta

Post n°4 pubblicato il 14 Marzo 2009 da UnitedFilm
 

Titolo Originale: Cat on a hot tin roof
Anno: 1958
Genere: Drammatico
Durata: 108 minuti
Regia: Richard Brooks
Attori principali: Elizabeth Taylor, Paul Newman, Jack Carson, Burl Ives
Premi: 7 nomination agli Oscar (tra cui Miglior film, Miglior regia, Miglior attore Paul Newman, Miglior attrice Elizabeth Taylor)

Plot in breve: Brick Pollitt, ex atleta alcolizzato e infelice, sposato con una donna con la quale si rifiuta di dormire, fa visita all'autoritario padre per il suo 65° compleanno. Verranno a galla molti nodi esistenziali.

Tante cose si potrebbero dire di questo film.
Prima di tutto si può cominciare dal ricordare che è tratto dal dramma teatrale di Tennessee Williams, talentuoso scrittore incline a tematiche intense (Un tram chiamato desiderio e Improvvisamente l'estate scorsa sono due tra i suoi maggiori successi); poi si potrebbe dire che a livello cinematografico il film risente molto della sua genesi: alcune inquadrature e la struttura stessa della ripresa sono teatrali, così come la recitazione degli attori.
Potrei anche parlarvi dei temi qui affrontati, ma mi ci vorrebbero ore perchè nella sera del compleanno di Harvey non solo Brick scopre se stesso: anche il fratello Gooper, la moglie Maggie - quella gatta che vive come su un tetto che scotta e non sa come imparare a starci sopra - e lo stesso Big Daddy impareranno ciò che la vita vuole insegnargli.Potrei anche dire che questa rappresentazione anni 50, purgata da ogni piccola licenziosità possibile per evitare il temutissimo codice Hays, tralascia tanti aspetti del dramma originale e ne sminuisce un po' le tematiche (parlare di omosessualità nell'America tutta vialetti e casalinghe era decisamente poco possibile).Potrei infine concludere dicendo che è davvero un peccato che a Paul Newman non abbiano dato l'Oscar per questa interpretazione: intenso, misurato e magistrale. Ed anche bellissimo - il che non guasta.
Sì: tante cose si potrebbero dire di questo film e alcune ne ho dette. Non mi resta che dirvi di vederlo: ne vale la pena, credetemi!

Voto: 9
-la valutazione che non raggiunge la vetta è data dal finale un po' brusco che poco si armonizza con l'andamento complessivamente lento del film-

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Commenti al Post:
Bluemonet1977
Bluemonet1977 il 15/03/09 alle 18:07 via WEB
Un anima introspettiva e naturalmente indagatrice come la nostra non resta indifferente dinnanzi a certi palcoscenici*-^ Lo vedrei e rivedrei all'inverosimile...l'assenza di confronto sincero con il padre-padrone, che mai era riuscito a comprendere il proprio figlio; sempre invadente ed aggressivo nella forma, pesante nel violentare con parole che mai potranno "avvicinarsi" e confortare quella profonda solitudine...il non riuscire a "toccare" la moglie, l'assenza di un dialogo e di una compagna, che inevitabilmente conduce al rinchiudersi dentro di sè ( o nella fallace illusione dell' estasi artefatta della bottiglia)....alla continua ricerca di un qualcosa che giustifichi la propria Vita, per riuscire a superare quelle sconfitta "esistenziale", che non provava da "invincibile" atleta...ne vale la pena davvero...con l'occhio lucido per la sua inquietante Verità...uno specchio che scruta fin dove non t'aspetti...molto in profondità...sin troppo...
 
 
UnitedFilm
UnitedFilm il 23/03/09 alle 18:58 via WEB
hai espresso con parole ben più raffinate delle mie ciò che questo film lascia in bocca... non aggiungo altro! :)))))
 
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