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Urania Global Village Project

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L'evoluzione del progetto

Post n°3 pubblicato il 16 Settembre 2010 da rucal

L’evoluzione del progetto: Urania Global Village

Nei precedenti due post ho dato informazioni sul lavoro preparatorio, che mi auguro si possa concretizzare nell'URANIA Global Village Project. In questo post farò un po' di cronologia recente del progetto.

 Pare che il 2010 possa diventare un buon anno per questo progetto, che ho chiamato: URANIA GLOBAL VILLAGE PROJECT.

In verità, disperavo di potervi dar vita, specialmente dopo che Ivan Bellia aveva declinato la mia offerta di collaborazione. Confesso che in quell’occasione mi sono sentito deluso e un po’ amareggiato. Le cose sono andate così (si vedano i mail del 21/03/2010 e la successiva risposta del 1° aprile): in un messaggio del 21 marzo a Bellia e a Lanza proponevo di lanciare un progetto che già avevo proposto a Skylive anni prima (tanto per confermare il mio interesse pluriennale per queste problematiche), chiedendogli di munire uno dei loro telescopi di un teleobiettivo di 200mm e di digicam per dare la caccia a comete, novae, variabili, ecc.

 Nello stesso messaggio mi offrivo di scrivere degli articoli, riguardanti Skylive, per le riviste italiane, ma non solo, proponevo di lanciare insieme a loro il progetto “Caccia alla cometa”, infine, sostenevo l’opportunità di organizzare un convegno misto (professionisti/amatori) ottobrino sul tema dell’astronomia digitale.

La risposta di Bellia, arrivata una decina di gg dopo (1° aprile), era scoraggiante.

Nelle sue parole emergeva chiaramente l’intervento dei suoi colleghi, soprattutto quelli impegnati nell’area UAI (Bianciardi ecc.), che si erano dati molto da fare per stopparlo, con la scusa che i telescopi Skylive erano in corso di ricollocazione, perciò non sarebbe stato possibile programmare alcun progetto di ricerca per un bel po’ di tempo.

Invece, per quanto riguardava gli articoli che mi ero proposto di scrivere, l’offerta era stata declinata perché: “se ne occupa già Giorgio Bianciardi”, il ché è sorprendente,  infatti non si è mai visto un articolo di Bianciardi che parli di Skylive!

Bellia concedeva unicamente la disponibilità di Skylive  per fare delle osservazioni di transiti e mi esortava a segnalargli delle possibili collaborazioni per allargare “la nostra rete di telescopi in Italia e nel mondo”. Visto l’andazzo, da allora, non ho più contattato Bellia e Skylive.

 

Il 2 aprile, il giorno successivo alla risposta di Bellia, ho scritto un messaggio a Salvo Massaro (a Palermo, uno dei migliori esperti di software a livello nazionale che si occupano di programmi astronomici), chiedendogli se era disponibile a mettere in piedi una rete di telescopi in gestione remota per attuare i soliti progetti di ricerca (intendo soliti per noi tre quattro amici che ne parliamo da anni, gli altri sono Angelo Angeletti, Mirco Villi, ecc.).

Sapendolo molto preso con un sacco di progetti e di problemi lavorativi, non pensavo che Salvo rispondesse positivamente.

Il 6 aprile mi scrive due righe, piuttosto affannate, nelle quali mi chiede di pazientare perché ora è impegnato. Nel corso dello stesso mese di aprile  abbiamo uno scambio di mail sull’uso di RICERCA, il suo software, del quale mi ha regalato una copia.

In quei giorno Salvo mi informa della possibilità di gestire un Osservatorio astronomico, già esistente, a Monterosso Almo, in provincia di Ragusa. Ospita un Meade LX200 ed ha una cupola Gambato di 2,5m: forse è l’occasione che aspettavamo! Salvo sostiene che per automatizzarlo completamente, necessita di un investimento di alcune migliaia di euro (apertura e chiusura portelloni, sensori pioggia, ecc.), che il Comune di Monterosso, proprietario della struttura, al momento non ha. Inoltre, per poter rendere efficace il telescopio in ricerche di un certo spessore, è necessario munirlo di camera CCD e, a mio parere, di un paio di astrografi in parallelo con sensore CMOS tipo Canon Eos 1000D oppure la 450D o simili.

L’utilizzo di digicam ha un doppio vantaggio: hanno un costo contenuto rispetto alle camere CCD, e la loro superficie è assai estesa, così da coprire un FOV assai ampio, anche diversi gradi quadrati per ogni immagine.

E’ solo così che si può sperare, con buone speranze di successo, di fare scoperte di variabili, comete ed altri oggetti celesti. Pensando alla montatura LX200, mi è venuta l’idea di sostituirla con qualcosa di più adeguato, ovvero una montatura molto più robusta ed efficiente.

Il 10 giugno ne parlo con Boetto della Northek che sembra interessato a fornirci in comodato d’uso un paio di astrografi newtoniani di 108mm f/4 di loro produzione. Quando credo che l’affare sia concluso, la doccia fredda: disponibilità ritirata in men che non si dica!

Purtroppo si ha a che fare anche con situazioni così….

 

Nel frattempo avevo iniziato a scrivere un’ampia analisi del lavoro tecnico e scientifico che si sarebbe potuto realizzare a Monterosso, qualora si  fossero realizzate le modifiche strutturali progettate  da Salvo Massaro. Il progetto, denominato MAASS (Monterosso Almo All Sky Survey) è riportato in un documento utile anche nel caso che il numero di telescopi remoti si dovesse ampliare, cosa che mi auguro vivamente! (il documento è consultabile alla pagina: www.eanweb.com/Immagini_RELAZIONE_MAASS/ver_02_MAASS_Project.pdf).

Il 3 luglio invio la relazione a Salvo Massaro e a Marco Thomas.

Quest’ultimo è stato coinvolto nei nostri progetti grazie all’interessamento dell’amico Salvatore Albano. Thomas , che contatto in Skype  il 23 giugno, è uno dei titolari dell’azienda RP ASTRO. Marco, una persona molto attenta e capace, si interessa subito attivamente del progetto e si offre di realizzare una montatura adeguata allo S-C e degli astrografi previsti per Monterosso Almo.

 

In luglio cerco della strumentazione dismessa (esempio: lenti, obiettivi per astrografi, ecc.), ma comunque utile per il MAASS, eventualmente disponibile presso gli Osservatori INAF. Chiedo all’amico Mauro Dolci che, dopo una verifica nei magazzini di Collurania, mi dice che non c’è nulla di disponibile. Su suggerimento di Roberto Ragazzoni, dell’Università di Padova, il 14 luglio contatto il dr. Giuseppe Leto dell’Osservatorio Astrofisico di Catania, ancora però senza successo.

 

03 settembre: Mario Umberto Lugli mi comunica, per mail, che l’Accademia Nazionale di scienze di Modena non è interessata al progetto Moon Watch Party. E’ un peccato, cadono così alcune idee molto efficaci, quali la mostra delle carte lunari antiche e la diretta web della conferenza in italiano e inglese del prof. Alberto Righini. Non ci si rende conto dell’impatto che certe iniziative possono avere per il prestigio dei proponenti! L’idea che mi sono fatto è che Modena è ormai del tutto inattiva dal punto di vista astronomico, troppo svogliata, senza idee e senza obiettivi, sia a livello dei professionisti, o presunti tali, sia degli astrofili.

In questo stesso giorno ho aperto il blog dell’Urania Global Village Project (http://blog.libero.it/UraniaGV/) per stimolare l’interesse intorno al progetto. Ho inserito un primo post che rifà la storia del Borgo di Urania, che poi si è trasformato in quello attuale, l’URANIA Global Village. Ho dato notizia dell’apertura nella Newsletter e nel giro di 48 ore pare che ci siano stati una ventina di visitatori del blog, anche se non ci sono stati commenti.

Riconosco che l’argomento di un blog sulla storia di un progetto astronomico è astruso. Sono espresse idee innovative e, comunque, l’interesse dei non specialisti è cronicamente basso.

Sono sempre più convinto che l’astronomia, professionale ed amatoriale, in Italia, soffra molto e sia in netta fase calante, ed è entrata in crisi di idee e di progetti da almeno un decennio.

Intendiamoci, non è che manchino i progetti. E’ la validità di quelli proposti che è fortemente criticabile, perché ciò che appare chiaro è che tutti, nell’ambiente amatoriale, spingono sconsideratamente affinché si realizzino grosse strutture astronomiche.

Quando però ci si rende conto che non è stato predisposto un adeguato programma di ricerca e di divulgazione, allora ci si accorge che la strumentazione installata, volendo essere di uso generale ed universale, in realtà non serve a nulla e che la corsa allo strumento sempre più grande, specialmente per il non professionista, infila il progetto in vicoli ciechi spesso mortali per la vita stessa della struttura.

Pare che a S. Barthelemy sia in corso una ristrutturazione completa degli strumenti, e ciò la dovrebbe dire lunga sulla validità del progetto iniziale, che doveva puntare a creare una sorta di polo regionale didattico-divulgativo e, allo stesso tempo, doveva divenire un centro di ricerca per ambiziosi programmi astronomici, all’inizio per niente ben definiti.

Quando la struttura ha iniziato a lavorare ci si è accorti che parecchie scelte strumentali erano state fatte senza alcuna logica o criterio razionale. Personalmente sono stato sempre molto scettico su quella sfilza di telescopi in configurazione newtoniana che dovevano servire per la divulgazione, erano telescopi vecchi come concezione e poco adatti ad essere gestiti con facilità per accogliere un vasto pubblico di fruitori che si supponeva sarebbero arrivati a frotte per visitare ed utilizzare l’Osservatorio. Ma non mi convinceva neppure lo strumento principale, l’81 cm che mi pare abbia lavorato molto poco…

Ma ci sono altri esempi di progetti in corso che sfuggono da ogni logica culturale e scientifica. Uno di questi è stato promosso dall’UAI che pare voglia realizzare un mega Osservatorio sui monti Sibillini, dotato di un telescopio di 1 metro di diametro (!). La domanda è: riuscirà l’UAI a gestire un telescopio di queste dimensioni e di questo costo e a che cosa servirà? L’UAI non dovrebbe puntare sulla capacità di coinvolgimento delle associazioni e degli Osservatori affiliati, coordinandone il lavoro? Invece si mette a fare in proprio delle attività astronomiche non ben definite: divulgative, didattiche, di ricerca? O tutte e tre le cose insieme?

 

04 settembre: mi scrive Jacky Françoise sui due soliti argomenti: la collaborazione per il Moon Watch Party e la mia richiesta di verificare la disponibilità di ARECA ad ospitare un telescopio dell’UGV. Per il 18 settembre non ci dovrebbero essere problemi, salvo le condizioni meteo che sono difficili da prevedere con una certa sicurezza, sia in Italia, sia a la Réunion. L’installazione di un nostro telescopio in gestione remota è invece una questione complessa, soprattutto perché il club ARECA non dispone di un Osservatorio dell’Associazone. 

 

06 settembre: Mauro Amoretti mi richiama. E’ stato in ferie, ed ha letto solo ora il mio messaggio. Gli spiego che mi serve la consulenza di un commercialista per verificare che tipo di azioni attivare per mettere in piedi un’associazione culturale che possa gestire una serie di telescopi remoti. Mi consiglia di organizzarmi dal punto di vista tecnico e scientifico e di verificare la piega che prenderà il progetto nel giro di qualche settimana. Ci si regolerà in base a come si evolverà la situazione. Ad esempio, se ci saranno appoggi consistenti, si dovrà costituire l’associazione entro breve tempo e senza indugi.

 Nel corso della stessa giornata ho sentito Salvo Massaro, gli ho parlato dell’idea di mettere in diretta web le immagini a grande campo della Luna riprese a Palermo, confrontandole con quelle che provengono da S. Giovanni Persiceto, vedremo se i referenti di Salvo saranno d’accordo.

 

7 settembre: Jacky Françoise mi ha mandato il link di un bel video che riguarda l’automazione del suo Osservatorio a S. Paul, Réunion Island, http://www.astrorun.com/~fjacky/installations_saint-paul/kazthierry.mpeg . Con il cellulare iPhone si connette a una pagina web, con quale pilota l’apertura della copertura del telescopio: molto ben fatto, è davvero bravo! Ho fatto girare il link a tutti i possibili interessati. Mirco Villi scrive entusiasta: dice che sarebbe davvero bello riprendere a far ricerca di SN nell’emisfero australe, dove la probabilità di scoperta è ancora elevata!

 

8 settembre: Mi sento in Skype con Marco Thomas, parliamo della possibilità che un amico comune, Salvatore Albano, molto noto nell’ambiente degli osservatori visuali e nelle riviste di astronoma, possa realizzare una sorta di “servizio” giornalistico durante lo Star Party di St. Barthélemy. Mi sentirò domani con Salvatore per valutare questa opportunità. Mi pare che non ci sia nessuno che abbia pensato di mettere sul web, in diretta o differita, materiale su quello Star Party.

Passiamo poi a parlare dell’Urania Global Village Project. Marco è disposto ad acquistare un LX200 di 30cm, per fare i primi test del sistema. Si pensa di recuperare un telescopio usato che RP ASTRO provvederà a sistemare e ad adattare per un gestione automatica remota di buon livello tecnologico, con il software RICERCA 4. Lo strumento dovrà lavorare in equatoriale, dovrà disporre di due astrografi di 200/300 mm di focale con due digicam CMOS a 12 o 14 bit. Sul 30cm monteremo invece un CCD classico. Marco sistemerà il telescopio, farà dei test in laboratorio, poi vedremo di piazzare lo strumento in montagna. Ha anche proposto una bellissima idea: mettere il telescopio presso un astrofilo che sembra ben predisposto (un suo cliente); la cosa interessante è che potrebbe essere installato a St. Barthélemy! In Italia dovrebbero essere alloggiati due strumenti in remoto alle due estremità della Penisola, in Val d’Aosta e nella punta più meridionale della Sicilia.

Si è anche parlato di una installazione nell’altro emisfero. Abbiamo preso atto che gli amici de la Réunion al momento non hanno una sede sociale: stanno discutendo della possibilità di realizzare un Osservatorio dell’Associazione, ma prima di avere una struttura funzionante dovrà passare almeno un paio d’anni. Marco suggerisce di contattare delle strutture esistenti, ad esempio qualcosa di simile al Tivoli Farm, in Namibia, http://www.tivoli-astrofarm.de/tivoli_astrofarm.htm. E’ un’ipotesi sicuramente da verificare e molto valida dal punto di vista scientifico.

Rimaniamo d’accordo su di un paio di punti fondamentali che devono essere approfonditi:

 

-          chi farà parte del team dell’UGV Project? 

-          E’ credibile l’ipotesi di rendere attivo il progetto, almeno con un solo telescopio, già nel gennaio del prossimo anno?

Nel corso della serata ho parlato con Salvo Massaro che sta completando la versione 4 di RICERCA, che potrebbe essere distribuita già entro settembre. L’ho aggiornato a proposito delle chiacchiere fatte con Thomas, ovviamente è assai interessato, perché l’idea di poter gestire tre telescopi in remoto è davvero grandiosa. Mi ha anche detto che Gambato ha fatto un preventivo per automatizzare la cupola dell’Osservatorio di Monterosso: speriamo che il Comune abbia le risorse per eseguire i lavori!

 

10 settembre: Per rispondere alla prima domanda, rimasta aperta l’8 settembre, penso si possa affermare senza ombra di dubbio che il team di gestione del progetto UGV sarà di livello adeguato. Fino a questo momento, benché non sia ancora stato lanciato un appello per un “arruolamento” in grande stile, possiamo contare sull’apporto di Salvo Massaro, Roberto Musmeci, Angelo Angeletti, Mirco Villi, lo scrivente e Marco Thomas. Con questi nomi in ballo, è garantita una buona copertura di ogni aspetto del progetto, sia per quanto riguarda il livello tecnico/scientifico sia per gli aspetti organizzativi e di comunicazione. In altre parole: questo è un gruppo in grado di realizzare e far funzionare al meglio UGV Project! Le esperienze dei singoli lo confermano: Salvo Massaro e Roberto Musmeci stanno lavorando da oltre un decennio su software avanzati di astronomia. Il loro software di punta, RICERCA, è prossimo alla quarta versione. Angelo Angeletti ha le più ampie competenze scientifiche per gestire programmi astronomici avanzati; Mirco Villi è uno dei più noti scopritori di SN, grandissima esperienza e grandi capacità! Marco Thomas è co-titolare della RP ASTRO ed ha vent’anni di esperienza nel marketing. Infine, chi scrive, si occupa di astronomia da oltre quarant’anni.

La seconda domanda riguardava l’operatività reale già del progetto, con almeno un telescopio, già a partire dal gennaio 2011. Se tutti rispetteranno l’impegno, e faranno la loro parte, è certamente possibile. Mi sbilancerei anche un po’: credo che nel 2011 si potranno  fare anche le prime scoperte!

 

 
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