Creato da baubo_a il 11/04/2012

Baubo

eros e gioco

 

 

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Destabilizzazione - Reintronizzazione

Post n°13 pubblicato il 05 Settembre 2012 da baubo_a
 
Tag: baubo

 

 

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La fiaba del serpente verde e della bella Lilia (Goethe)

 

Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni cosa apparirebbe all'uomo come realmente è: infinita.  William Blake

 

Mi dici di scrivere, non so più scrivere su cose trite e ritrite

mi sembra di non aver niente da aggiungere.

Forse non vedo o non sento più neanche i giochi da fare

mi manca un centro e un fondamento.

A volte mi arriva una percezione della situazione e poi se ne va.

Se ne vanno modi di essere e di avvertire questa interazione.

S'è aperto un canale tra un mondo e un altro, spesso mi sporgo là

a volte ci casco dentro.

Sei dentro di me e molto sei presente

anche se passano e se ne vanno tutti i percorsi già fatti

come se non ci fossero più.

 

Mi viene in mente quello che hai scritto tu ma spostato quanto a contenuti.

Qualcosa resta fermo dentro di me, tanto svanisce

soprattutto non trovo la forza nelle situazioni.

O forse in questa non forza c'è la forza?

Mi sa di sì ma è assolutamente diversa da quella con cui si fanno le cose dall'io.

Forse non sono chiara - anzi per niente -

dovrei fare esempi di dove, su cosa, avverto questo.

 

La cosa che mi viene da pensare

è che dovrei definire una... A

... una... B... una... C

ovvero

cosa voglio vivere? (Sempre relativo a te - che stai davanti a me).

Non più quello che ho vissuto ma, cosa voglio vivere?

e dare fatti concreti, che desidero vivere.

E poi anche sentirmi dire: «Cosa vuoi vivere?».

E chiedere cose concrete.

 

Sento, sento che ci sei ma il vecchio non c'è, d'altronde non lo voglio.

E il nuovo non lo vedo, lo dovrei definire.

Forse non è il momento, forse non m'arrischio

forse non si può, forse è l'unica cosa che voglio.

Certo - se qualcosa dovessi tirare fuori - ovvero dovesse - da sola - uscire fuori

dev'essere molto molto concreta.

(Oddio come uso i verbi! Ma in questo strano mondo i tempi, che sono?)

 

Ah, sì, una cosa.

Come se fino a qua avessi giocato

ora - anche se sempre gioco sarebbe -

avrebbe ben altra serietà.

 

... Per Hillman Anima è l'archetipo della psiche; l'archetipo corrispondente all'istinto di riflessione di Jung... la coscienza quindi ha attinenza più con lo sguardo riflessivo che oltrepassa i luoghi comuni della realtà oggettiva, che con la sistematizzazione razionale di quest'ultima, l'io allora diviene uno strumento dell'anima, utile come dice Hillman per affrontare la quotidianità. Anima, che implica sempre l'anima mundi, l'anima del e nel mondo, ha bisogno di essere nutrita e ciò è altrettanto fondamentale del rafforzamento dell'io.

Occorre fondare la coscienza sull'anima, cioè sulla coscienza che non è egoica, adattata alla realtà come quella simbolicamente legata all'animus nel senso junghiano, ma è legata metaforicamente al femminile, alla fantasia, alle immagini che si ricorrono e si riflettono.

La coscienza fondata sull'anima deriva dalle immagini della fantasia, che per altro sono arcaiche, primordiali, discendendo dagli archetipi e che noi possiamo vedere riverberate caratteristicamente nel mito ed in particolare in determinati motivi (mitologemi) e in determinate costellazioni di persone impegnate in azioni (mitemi).[1]

"Anima, che implica sempre l'anima mundi, l'anima del e nel mondo".

L'orgasmo cosmico.

L'apertura dello spazio sopra il cielo. La possibilità di vivere in una nuova era e liberare l'inconscio. Viaggiare tra mani, visi e stelle. Se vogliamo uscire dall'impasse - ovvero continuare a viaggiare su Lei - con Lei - l'unica via è sentirsi Uno con Lei, con la Terra.

Un'unica grande psiché - fucina di forza.

Questo si ha solo abbracciando l'unico grande Inconscio disseminato in ogni nostro piccolo inconscio. Quando penetrare e farsi penetrare è non solo entrare in un corpo e lasciarsi possedere ma è entrare nella caverna - essere caverna. Sfoderare il raggio di sole, penetrare il tramonto sul mare fino, oltre, l'orizzonte.

Toccare una donna o prenderla, inseminarla di sperma o di forza - uguale - ma far passare il filo tra la galassia, il sole e la Terra. Quando allargo braccia e gambe, mi apro e lascio fare, guardare, prendere e o possedere. E vibro e trasmetto.

Quando lui si fa forma lancinante, si fa attrazione che non dà tregua e vince le resistenze, flette la schiena, inarca le reni, per entrare in me. Quando, avvolti da un flusso fetente e perverso apriamo le porte al tre.

E lei, lui, presiede, divide e condivide lo spazio del letto.

Un lui o lei che la psiche mi porta: la figlia, il figlio, il padre e la madre. L'amante, il bambino, il prete o il re. Chiunque sta nel mio immaginario che in questa o in altre vite ho incontrato, ho amato, preso o negato.

Fatto nascere o ucciso. Nutrito-sepolto-accolto e sfregiato.

Qualsiasi anima, qualsiasi sia il volto che oggi s'è dato.

Quando i gesti, le parole, i pensieri dilagano e chi mi dà il segnale è solo lei, la femmina, la fica. Lui, il cazzo. E vado, e seguo la spinta dal massimo della mia innocenza. Mi basta la parola, l'immagine, il gioco della fantasia per incontrare chiunque, non resistergli.

E farsi stritolare dalle forze di fonte con lui, lei, loro. Farne l'uno con me.

Lo incontro, lo prendo, nelle trame m'accendo. M'accascio stordita dai miei sentimenti: invidia gelosia possesso esclusività divisione separazione orgoglio tradimento schizofrenia dolore.

I miei mille e mille io che s'inalberano e m'ottundono il sentire.

E sventrano l'uno.

Ma il richiamo è alla Terra, è alla psiche ch'è uno. E ritorno... ricompongo.

Laceriamo il velo con gesti ancestrali che non sanno di schemi di leggi e morali.

La forza vitale, oscura e cieca che danza e fa il cosmo.

Ci prende. Ci dona a noi stessi.

Ci forgia, ci prova, ci usa e stritola in forze roventi e vulcaniche.

E lei, e lui, tra di noi, a fare la storia. A lacerare il velo, ad accogliere una psiche più grande di noi, dove l'uno - che non sa di confini - s'innalza maestoso ed eterno.

Fa viaggiare la Terra, il sole e le stelle.

E, come un utero rivolta se stesso e dona al mondo un bimbo che ride, così l'universo si dà in un respiro. Si contrae, si re-immerge in se stesso, ci porta con lui. E in un parto divino che la psiche ricorda, rinasce e ride il nuovo universo.

E il viaggio continua.

Sì, il viaggio prosegue ma oggi, riletto Baubo, so il passo avanti. So che alcune situazioni le desidero, altre no. Le ho attraversate, mi sono finalmente vista nella mia spinta del voler a tutti i costi scandagliare me stessa e integrare le mille parti della mia anima. Contenta di averlo fatto ma oggi e, caro Orso, questo te lo dirà ancor più Alicettina, desidero accanto a me il compagno che sa custodire in se stesso e con me quell’unità profonda che dalla mia psiche felicemente sventrata e una sono disposta a condividere.

Questo è il passo avanti che fa la differenza.

Aver perlustrato spazi condivisi tra persone oggi mi fa dire che l’unità, la pace, la vivezza e visibilità, la coerenza e coesione dello specchio di sé si ha solo quando due persone si scelgono e il dialogo profondo, unico dei corpi, diventa un abaton a due.

 

 

 


 

 

 

 

 
 
 
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Baubo

la dea dell'osceno

"Qui la Forza è intesa nella sua accezione di “eros” vissuto e osservato nella situazione della sessualità ma, come dice l’autrice alla fine del libro, essa, resasi percepibile e presente nelle modalità, nelle espressioni dei corpi e della sessualità, è sperimentabile e gustabile in ogni aspetto della natura, della persona, della vita sulla Terra e nel cosmo.

 

 

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