VERO O FALSO?
Condizionamenti sociali e autenticità. Illusioni. Le maschere allo specchio. Correre verso la moralità comune o verso se stessi?
Ma chi siamo realmente?
Vi siete mai chiesti se davvero la vostra vita vi ha portato lungo il cammino ad essere realmente quello che volevate essere?
Io credo che tutti noi, almeno in parte, abbiamo sacrificato sull'altare della "moralità comune", per vergogna e paura di essere giudicati ed abbandonati, la nostra vera autenticità, i nostri desideri più pofondi, la vitalità interiore più vera.
Chi o che cosa hanno potuto fare tutto ciò?
Il nostro giudice interiore, che influenzato da tutto ciò che ci circonda (la cultura, la religione, il gruppo a cui apparteniamo, la nostra famiglia,..) ci condanna e reprime ogni volta che proviamo a solcare rotte non tracciate e già percorse dai più.
Una collezione di tante maschere, gaudenti e tristi, lussuriose e sante, dionisiache e apollinee, incorrutibili e dissolute, vicine una all'altra, da indossare ad ogni buona occasione!!
Ma davvero il mondo, i valori e il nostro Io sono tutti in bianco e nero? Il bene ed il male, il giusto e lo sbagliato?
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di J. e W. Grimm
Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera bimba!
E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato: - Stelle d'oro, aiutatemi voi!
E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei. L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.
- Ho fame - sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba; - ho tanta fame!
- Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
- Ma, e tu?
- Ne cercherò dell'altro.
Il vecchio allora la benedisse: - Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina. trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo; non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.
- Hai freddo? - le domandò l'orfanella.
- Sì, - rispose l'altra - ma non ho neppure un vestito.
- Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
- Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei... vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d'oro.
E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna, presso una capanna dove pensava di riposare la notte, e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano una dopo l'altra come punti d'oro luminosi. L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito. Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana; già ne aveva riconosciuti i contorni.
- Ah sì! - pensava: - se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati. Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono; sfamerei gli affamati, vestirei i nudi... Mi vestirei - disse guardandosi con un sorriso; - io mi vestirei perché, davvero, ho freddo.
Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso. La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina. Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro, cadevano a migliaia attorno a quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
- Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!
Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva: - Benedetta! Benedetta!
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