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Storia di Galatone e del Salento

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CONTRO L'OBLIO E L'INDIFFERENZA

Post n°35 pubblicato il 27 Gennaio 2015 da vittoriozacchino

LA  MEMORIA  CONTRO L’OBLIO E L’INDIFFERENZA

       Da 15 anni la  GIORNATA DELLA MEMORIA  esige una riflessione  

sugli orrori del nazismo, le vittime dei campi di sterminio, delle foibe triestine, e di altri luoghi dell’orrore come la Risiera di San Sabba, contro  le nefaste leggi razziali del 1938,e i mai dismessi atteggiamenti di intolleranza verso gli altri e i diversi.

Lungo il cammino dei secoli  gli Ebrei sono stati indiziati  di ogni male, costituendo un pericolo che doveva essere eliminato con ogni mezzo: da ciò la Shoah.

Velocemente dirò che la presenza ebraica nel Salento è attestata da oltre 15 secoli, da comunità numerose, intraprendenti e attive, ligie ai doveri fiscali, nelle città grandi e piccole, illustrate da eccellenti medici, scrittori, commercianti.

!5 secoli pure di pregiudizi, avversità, discriminazioni, spesso culminate in forti cesure, come quella del  1495 che vide l’invasione della giudea di Lecce da parte dei cristiani locali e l’imposizione al vescovo  M.A.Tolomei  di  trasformare la  sinagoga   nella chiesa di S.M.dell’Annunziata.

    Una pagina che aveva già alle spalle un  segno dell’odio  ai  giudei  nel   frammento di iscrizione sinagogale in eleganti caratteri del ‘400, trovata di recente graffita sull’architrave di una latrina  negli scantinati di Palazzo Adorno. L’esclamazione di Giacobbe della Genesi, NON E’ QUESTA LA CASA DI DIO?, dalla sinagoga ebraica di Lecce, era finita, non certo a caso,  nel cesso della sede della Provincia.

Anche per le istigazioni di prelati come   Fra Roberto Caracciolo, vescovo di Lecce nel 1485, il quale a mezzo delle  prediche accusava  gli  ebrei di aver  martirizzato  bambini, assassinato Cristo, profanato  l’Eucaristia.

Ma gli ebrei ebbero anche difensori saggi e aperti al dialogo  come Antonio  Galateo De Ferrariis il quale ne mise in luce i meriti  e i debiti di  altri popoli verso di loro. Galateo, è sicuramente la cerniera fra la tradizione ebraica quattro-cinquecentesca, e l’ondata di anti-ebraismo riesplosa con le leggi razziali del 1938, e subito dopo caratterizzata dai forni crematori dei campi di sterminio.

Nel celebre  De Neophitis, scritto per stimmatizzare la cacciata degli ebrei dal regno di Napoli nel 1511, e per valorizzare il consenso  che il duca di Nardò Belisario Acquaviva aveva concesso alle nozze di un proprio figlio naturale con una ragazza ebrea, Galateo elogiava la tolleranza delle genti salentine, di Galatone e di Nardò, fornendo a Benedetto Croce l’appiglio per opporsi alle leggi razziali; e  pubblicando finalmente il De Neophitis sulla Critica, legava senza esserne consapevole  le vicende ebraiche di antico regime quelle  post-belliche del 1944-45, e l’accoglienza  dei nostri nonni e padri ai  profughi di S.Maria al Bagno.

Il clima di ostilità agli Ebrei consegnato alle leggi razziali ante guerra,  è palpabile  anche in periferia: in un documento datato 2 maggio 1939 il podestà Vincenzo Moro, informava  il Prefetto della presenza a Galatone dell’unica famiglia di ebrei. E’il nucleo famigliare di Agranati Giacobbe, fu Salomone e fu Abalasia Ester, analfabeta di razza ebraica,nato il 1 gennaio 1864 a Seris(Turchia)  e gestore di una manifattura di tabacchi a Galatone.

Il suddetto Agranati è coniugato ad Esperti Maria nata a Lecce il 18.2.1859. Il documento podestarile segnala pure una sorella di Giacobbe, Agranati Sonculla vedova Cugno, nata il 20.6.1874 a Cavala (Grecia) e residente a Soleto col figlio Cugno Alberto Abramo a partire dal 1925.

         Ma ebrei vi sono anche altrove, a Lecce e provincia. Nel 1943 sono segnalate precettazioni di ebrei a scopo lavoro. Fra questi Cohen Mosè fu Sintow e di Faraggi Perla, nato a Salonicco il 23.11.1895, coniugato con Pino Amelia, greca di Nemsi. Si tratta,come è noto, di uno dei capi del CLN salentino. Il quale sicuramente è discendente di quel David Cohen  copista che nel 1460 copia a Nardò…..Altri pochi ebrei, per lo più donne che lavorano come domestiche, sono segnalati a Lecce, Cavallino,Uggiano la Chiesa. In quest’ultimo comune viene segnalato il rag. Rubichi Vincenzo  di Silvio e fu Raeli Adele con la moglie Nemni Maria di Bengasi.

La Memoria  è una riserva di passato destinata ai giovani. I giovani se ne devono appropriare per ricrearla e trasmetterla a loro volta. Non c’è futuro se non c’è stato passato: IL PASSATO E UN SEME’ DEL FUTURO O NIENTE.

Qualche anno fa i giovani galatonesi e salentini hanno avuto il privilegio di vedere de visu i luoghi dell’orrore di AUSCHWITZ. 

         Non solo la memoria dell’Olocausto, ma tante altre memorie da sottrarre all’oblio. Nelle nostre comunità anche piccole vi sono  grandi depositi di altre  memorie con cui confrontarsi. Memorie di uomini, di immagini,di monumenti,di libri,di stupri ai centri storici, causati da vandali metropolitani, di case che non esistono più, tutto un insieme di situazioni che oggi tendono ad evolvere, spesso, in maniera abnorme e distruttiva, memorie  di uomini e di donne sconosciuti che si trasformano in storia, diari, romanzi, albums, racconti autobiografici, i beni dell’arte e della cultura. Ma per apatia e indifferenza non abbiamo fatto uso giusto della memoria e siamo diventati  sempre più gente senza memoria,  quindi  priva di coscienza, complice di tante speculazioni, artefice dell’oblio.

Indichiamo ai giovani galatei e salentini il sacrificio di Aldo Moro, di Archimede Costadura e di Pippi Sabato uccisi a Cefalonia. Ma anche   i ricordi dei nostri cari, le foto sbiadite, i diari dimenticati in vecchie cassapanche, la fame, l’emigrazione, le bugie e le prevaricazioni dei nostri amministratori.

 Memoria non significa solamente ricordare, non dimenticare, non rimuovere, non obliare. Significa rispettare la vita passata, nutrirla, ravvivarla, conoscere quel che è accaduto anche nei nostri microcosmi, la vita dei  nostri antenati, le loro virtù e gli  errori, le loro gesta. 

E questo è compito dei  giovani. Che va portato, se occorre, fino  all’estremo della

 PALINGENESI, quella palingenesi immaginata dal grande poeta Giorgio Caproni:  

 

Resteremo in pochi.

Raccatteremo le pietre

Saremo altri, e punto

per punto riedificheremo

Il guasto che ora imputiamo a voi.

E ricominceremo.

Saremo nuovi.

Non saremo noi.

 

 

                  

 

 

 

 
 
 
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