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Buongoverno/Pronti, via.

Post n°280 pubblicato il 11 Maggio 2008 da varese.cittanuova
 

Nessuna conferenza stampa, niente incontri con i cronisti e neppure naturalmente squilli di tromba. Eppure Silvio Berlusconi il motivo per estrinsecare la sua gioia lo aveva: per la quarta volta ha dato vita ad un esecutivo battendo record e sconfiggendo scettici e detrattori. Il presidente del consiglio, però, ha suggerito di evitare dichiarazioni. “Limitate le dichiarazioni, per il governo parla il portavoce Bonaiuti”, ha osservato. Questo è, dunque, il basso profilo del Cavaliere: “Ora c’è solo da lavorare”.

Del resto Berlusconi brindando al Quirinale con i ministri e il Capo dello Stato ha spiegato a tutti quale deve essere la linea dell’esecutivo: “Ci aspetta un periodo difficile in cui dovremo compiere scelte delicate. In questi giorni - ha aggiunto secondo quanto viene riferito dai partecipanti alla cerimonia - ho incontrato diverse volte il Presidente della Repubblica e ci siamo trovati in sintonia sulla necessità di affrontare le emergenze”. Sul tavolo di Palazzo Chigi naturalmente il caso dei rifiuti e la questione Alitalia in primis. “Dovremo dimostrare grande responsabilità, ci sono attese enormi”, ha ribadito il capo del governo.

Buongoverno/Giovane e snello

Le critiche dell’opposizione al governo Berlusconi sono tipiche di una sinistra che, non riuscendo più a capire i problemi reali del Paese e dunque a farsene carico, la butta sul colore. Poiché anche i “media” mostrano da tempo di prediligere il colore rispetto alla sostanza, ecco il capogruppo Pd alla Camera, Antonello Soro, annunciare a Radio Anch’io l’offensiva mediatica della sinistra contro il nuovo governo. Un’offensiva fondata su ipocrisie e menzogne che vanno smascherate subito.

Se ieri i giornali hanno dato all’unanimità un giudizio positivo sul governo Berlusconi, mostrando di apprezzare la rapidità con cui è stata presentata la lista dei ministri al Capo dello Stato, il ringiovanimento dell’età media (52,48 anni) rispetto all’esecutivo Prodi (55,65), e l’autorevolezza di alcuni ministri collocati in posti chiave, ministri dotati di personalità ed esperienza interna e internazionale, oggi Soro e con lui altri esponenti dell’opposizione, con Il Riformista di rincalzo, cercano di rovesciare quei giudizi con annotazioni patetiche.

Il “governo con i tacchi” su cui si sofferma Il Riformista è un autogol serio per un giornale politico che pretende di essere autorevole e di dare la linea al Pd. Brutto segnale quando la frivolezza cerca di mascherare la mancanza di idee.

Ma il peggio viene da Soro, che giudica il nuovo governo nient’affatto snello, in quanto i 21 ministri del Berlusconi IV sono appena tre in meno del Prodi II (24). Non solo: a nome del Pd, Soro arriva a dire che il nuovo governo è una sorta di riedizione di quello del 1994, più o meno con gli stessi ministri.

È un peccato che, a Radio Anch’io, queste ipocrisie non siano state immediatamente rintuzzate e smascherate con i dati di fatto.

Il quarto governo Berlusconi è un mix di classe dirigente esperta e politicamente coesa, alla quale si affiancano dei ministri giovani che avranno modo di crescere in autorevolezza e diventare la classe dirigente del futuro. L’esatto contrario del governo Prodi, che metteva insieme tutto e il contrario di tutto, i riformisti e la sinistra antagonista, i teodem e i mangiapreti, con il risultato che si è visto: hanno litigato su tutto, ignorato i problemi dei cittadini e lasciato andare l’Italia alla deriva.

Non solo. Il governo Berlusconi, oltre ad essere mediamente più giovane di tre anni del governo Prodi (un dato che sarebbe bene non sottacere mai), comprende ben cinque ministri sotto i 40 anni, di cui una, Giorgia Meloni, con appena 31 anni, è la ministra più giovane nella storia della Repubblica, che fin dalle prime dichiarazioni ha mostrato di avere una maturità politica non comune.

Saper ringiovanire la classe di governo è un compito riuscito in Italia solo a pochi statisti. Valga per tutti ciò che fece Amintore Fanfani negli anni Sessanta, quando con l’operazione Mau-Mau insediò una nuova generazione di diplomatici poco più che trentenni prima alla Farnesina e poi nel mondo dell’informazione. Molti esponenti di quella rivoluzione sono ancora sulla breccia.

Il nuovo governo Berlusconi ha tutto ciò che serve per ricalcarne in positivo la funzione rivoluzionaria.

Veniamo infine al numero dei ministri (21), che per Soro e per la sinistra sono più o meno gli stessi del governo Prodi. Dov’è la svolta? Sostiene con faccia di bronzo il capogruppo Pd. Ovviamente finge di dimenticare che l’esecutivo Prodi, con 106 componenti tra ministri, viceministri e sottosegretari, è stato il più pletorico della storia repubblicana. Ma questo è il meno.

Ciò che va ricordato è che il governo Berlusconi avrà in totale 60 componenti, poco più della metà dell’esecutivo Prodi. Un numero, quello di 60 componenti, che è stato introdotto dall’ultima legge finanziaria del governo Prodi come risposta alle critiche sollevate dai media contro la casta.

Questo ridimensionamento dell’esecutivo è un fatto positivo, soprattutto in prospettiva, poiché cerca di mettere il governo italiano sullo stesso piano dei governi degli altri paesi europei. Ma è bene non dimenticare che negli altri Paesi europei non esistono due Camere con gli stessi poteri legislativi, come è ancora in Italia. Proprio per questo la riforma Prodi relativa al numero dei membri del governo è stato il classico carro messo davanti ai buoi, essendo ancora ferma alle intenzioni la riforma del bicameralismo. Vorremmo sbagliarci, ma è assai probabile che nel giro di poche settimane si scoprirà che un esecutivo di appena 60 persone risulterà del tutto inadeguato per seguire l’attività legislativa in due Camere con gli stessi poteri: basterebbe la contemporaneità di due sedute d’Aula, più la riunione di cinque o sei commissioni con le stesse competenze, per appurare che anche il ministero più dotato di sottosegretari non avrà esponenti di governo sufficienti per fare fronte ai lavori parlamentari.

Questo è il bel capolavoro combinato da Prodi per correre dietro ai critici della casta. Un pasticcio demagogico che è bene ricordare a chi oggi a sinistra continua a privilegiare il colore e il gossip salottiero alla sostanza dei problemi del Paese.

Niente da dire: siamo partiti con il piede giusto. Soprattutto con due connotati che dovranno diventare quelli distintivi del nuovo governo Berlusconi: sobrietà ed efficacia.

Sobrietà che significa poche chiacchiere, come richiesto dal Presidente, e molto lavoro di squadra. Poche o niente interviste, visto che c’è una voce autorevole del governo nella persona dell’on. Bonaiuti, e tanta applicazione nelle cose da fare. Oggi i giornali hanno esplorato i carnet di ogni ministro con le priorità dell’uno e dell’altro. Bene. A stabilire scaletta e priorità sarà comunque, in collaborazione con la sua squadra, il presidente Berlusconi, e questo è garanzia di efficienza. A cominciare dal Consiglio dei ministri convocato a Napoli, operazione non solo simbolica, ma tesa a testimoniare, e a concretizzare l’impegno del nuovo esecutivo per quella terra straordinaria martoriata dal malgoverno delle sinistre.

Sobrietà significa più lavoro dentro i problemi della gente. Il che non significa che non siamo orgogliosi di avere nella nostra compagine anche quella che la “Bild” ha definito il ministro più bello del mondo, cioè Mara Carfagna. Presto, ne siamo certi, il grande giornale tedesco potrà scrivere che il ministro Carfagna come le sue colleghe, non sono solo attraenti, ma anche efficienti. Il che, in un governo, conta certamente di più.

Sobrietà, significa anche stretto raccordo con le altre istituzioni come ha indicato il presidente Berlusconi, riferendosi in particolare al Capo dello Stato. La massima delle istituzioni, quella che in queste settimane e mesi che hanno portato l’Italia alle urne dopo la crisi di governo e quindi alla nascita del nuovo gabinetto Berlusconi, ha dimostrato sempre grande serietà, equilibrio e tempestività. Dalla sobrietà dell’atteggiamento, deriverà inevitabilmente l’efficienza dell’operare. Anche in questo l’impressione è che il nuovo governo sia partito con il piede giusto. Non certo perchè abbia potuto esprimere già una qualche azione concreta. Ma perchè il programma presentato dal presidente Berlusconi e confermato ad ogni occasione anche dopo il risultato elettorale, non si presenta come un libro dei sogni senza capo né coda come l’enciclopedia del centro sinistra di due anni fa. Si tratta di un programma fatto di cose concrete, di azioni mirate, di problemi prioritari individuati con precisione in modo da poter essere affrontati e risolti con rapidità ed efficacia. Anche i pochi flash di dichiarazioni del neo ministri si sono mossi ieri coerentemente in questa direzione.

È un altro governo Berlusconi, ma nulla è più come prima. Non l’approccio ai problemi, né il rapporto con l’opposizione parlamentare e con le forze sociali. E nemmeno l’atteggiamento di quell’establishment che ama considerarsi il “consiglio di amministrazione della Nazione”. In forza delle circostanze, si realizzano le condizioni che, al tempo della guerra fredda, erano affidate alla dottrina strategica “dell’orlo dell’abisso”. Consistente nel far crescere i problemi di ardua soluzione fino al punto estremo, oltre il quale prendeva consistenza la minaccia nucleare. Nel caso italiano, il Paese è stato portato sull’orlo dell’abisso senza che nessuno volesse portarcelo. Una fatale conseguenza dell’automatismo di egoismi dissociativi fuori controllo da parte della politica e degli stessi “opinion leader”. La possibilità di cascarci dentro è ormai evidente per tutti, e impone un soprassalto del senso di responsabilità di ciascuno.

Il risultato è quel certo clima di disponibilità reciproca, simboleggiato dall’eccellente rapporto tra i vertici istituzionali. La cerimonia del giuramento al Quirinale, e la prima riunione del Consiglio dei ministri, hanno richiamato l’attenzione su un clima nuovo tra i due presidenti, dello Stato e del governo, che va ben al di là dell’etichetta istituzionale. Il nuovo contesto favorisce il gioco di sponda tra Quirinale e Palazzo Chigi, finalizzato, nel rispetto delle reciproche prerogative, alla fluidificazione della ricerca della soluzione dei problemi. Si offre così a Napolitano la possibilità di esercitare appieno il suo ruolo costituzionale di ammortizzatore, nel superiore interesse della Repubblica, degli urti che accompagnano la dialettica tra maggioranza parlamentare e opposizione. Rientra nel quadro l’atteggiamento collaborativo assunto dal sindacato, per bocca di Epifani. È anche possibile che il nuovo clima di distensione induca le frange estremiste a mettere la sordina al proposito di cercare in piazza una sorta di rivincita per la disfatta elettorale dei loro referenti partitici.

Il completamento della compagine ministeriale con la nomina dei viceministri e dei sottosegretari, si accompagna con la scelta di prendere di petto il catalogo sterminato dei problemi nazionali.

A cominciare dal mantenimento dei primi impegni presi con gli elettori: abolizione dell’Ici sulla prima casa, detassazione degli straordinari, un piano per affrontare in radice lo scandalo dell’immondizia in Campania, la crisi di Alitalia.

Senza trascurare l’approccio al problema dei problemi: quella riforma istituzionale, indispensabile per la governabilità del Paese sul modello delle democrazie funzionanti, che fornirà il decisivo banco di prova dei buoni propositi dell’opposizione. Mentre il galoppo sfrenato del prezzo del petrolio ricorda a tutti che bisogna fare i conti con l’abisso in cui il Paese rischia di precipitare.

Dopo il giuramento al Quirinale, il governo Berlusconi IV è pienamente in carica, potendo varare qualsiasi provvedimento. La fiducia che il Parlamento gli conferirà la prossima settimana completerà poi il processo che segue alle elezioni, formalizzando il rapporto con il nuovo Parlamento. Prima ci sarà però il passaggio dal Consiglio dei ministri previsto per lunedì per la nomina di viceministri e sottosegretari. Dopo la fiducia comincerà l’attività operativa del nuovo esecutivo, a partire dal Cdm che si terrà a Napoli.

Sottosegretari e viceministri - Nel Consiglio dei ministri previsto per lunedì il governo nominerà un massimo di 37 sottosegretari (la legge prevede infatti un massimo di 60 membri del governo e, con il premier Berlusconi, ci sono già 21 ministri e due sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti). Ad una parte dei sottosegretari sarà conferita la delega di viceministro.

Fiducia - Martedì alle 10 il presidente del Consiglio Berlusconi farà le dichiarazioni programmatiche alla Camera. Poi andrà in Senato a consegnare il testo. Il voto di fiducia a Montecitorio è previsto per mercoledì 14 maggio, mentre quello a Palazzo Madama per giovedì 15 alle 13.

Consiglio dei Ministri - La prima riunione operativa del Cdm, quella programmata a Napoli, è sempre in cima ai pensieri del presidente del Consiglio ma non è stata ancora fissata. Nei prossimi giorni sarà messa a punto una agenda nazionale più dettagliata tenendo conto anche di questa priorità.

 
 
 
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