Creato da varese.cittanuova il 27/11/2006

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« L'INTOLLERANZA DEGLI IGNORANTII MODERNI FARISEI »

CHI GIUDICA I GIUDICI ???

Berlusconi: Prodi dica se condivide
le accuse di Mastella alla magistratura

“Quello che è successo al Senatore Mastella è di una gravità inaudita. Mi dispiace per lui e per sua moglie Sandra e rinnovo a tutti e due l’espressione della più convinta ed affettuosa solidarietà già espressa in Parlamento dall’onorevole Bondi a nome mio e di Forza Italia”.

Lo afferma in una nota il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. “Ma al di là dell’aspetto umano c’è un problema politico che è ancora più grave - aggiunge -. Il ministro della Giustizia ha detto oggi in Parlamento le stesse cose che dico io ormai da molti anni e che mi hanno fruttato gli attacchi non solo della magistratura, ma anche di tanta parte della maggioranza di governo”.

“Che faranno e che diranno adesso questi signori davanti alla drammatica denuncia del Ministro della giustizia? - si chiede il Cavaliere - La condividono? E come mai in Parlamento tutti hanno dato a lui la solidarietà che non hanno mai dato a me? Era finta e solo a parole o nasceva dalla condivisione di quel giudizio e di quella denuncia?”.

“E che dicono il Presidente del Consiglio e il Governo della ‘emergenza democratica’ - conclude Berlusconi -, della ‘giustizia ad orologeria’, del ‘pacchetto di mischia’ e della ‘trappola scientifica mediatico-giudiziaria’ denunciate in Parlamento dal loro Guardasigilli?”.

Mastella/È l’ora di dire basta

Un film già visto. Il provvedimento giudiziario che ha abbattuto il ministro della Giustizia, in cronometrica coincidenza con il suo intervento alla Camera sulla riforma della magistratura, ricalca quello che colpì il presidente del Consiglio Berlusconi nel giorno dell’apertura del convegno mondiale sullo stato della giustizia. La storia si ripete, ma con una differenza. Allora Berlusconi fu linciato dalla sinistra per aver reagito alla prima cannonata della persecuzione giudiziaria ai danni suoi e del centrodestra. La degenerazione dell’azione penale, ridotta ad arma impropria di lotta politica, fu esaltata in nome dell’indipendenza della magistratura e la reazione combattiva della vittima criminalizzata come vilipendio dell’ordinamento. A fare quadrato intorno a Berlusconi, per dargli la forza di resistere all’aggressione, furono gli elettori non la classe politica.

Oggi, invece, la denuncia degli abusi commessi da magistrati militanti, che ha accompagnato le dimissioni del ministro Mastella ha suscitato alla Camera un moto trasversale di solidarietà, con qualche distinguo nella maggioranza. Sarebbe auspicabile che fosse il segno di una politica meno avvelenata dallo spirito di fazione che vuole riprendere coscienza di sé e della minaccia rappresentata dall’impazzimento dei poteri corporativi. Come sempre accade, la creatura si ribella al suo creatore. Ora che viene colpita nel suo campo, la sinistra, che aveva creato un Golem in toga rossa per servirsene contro gli avversari, è costretta a prendere atto che la sua creatura è sfuggita al controllo e usa i poteri di cui dispone per le sue guerre private.

Oggi l’ordinamento democratico deve difendersi dall’unico golpe possibile: quello realizzabile attraverso l’abuso del codice penale in mano a magistrati fuori controllo.

Mastella, nell’appassionata requisitoria con cui ha motivato le dimissioni, in nome di affetti familiari divenuti ostaggio della guerra privata di una procura, non avrebbe potuto svolgere un intervento più efficace a favore della necessità di una vera riforma per l’amministrazione della giustizia.

 

·       Troppe intercettazioni telefoniche disposte senza giustificato motivo, manipolate e date in pasto all’informazione per creare casi giudiziari che non reggono alla prova del dibattimento.

 

·       Troppo lunghi i tempi dei processi, con le sentenze di assoluzione che non rendono giustizia a innocenti distrutti dall’esposizione alla gogna mediatica.

 

·       Troppo spirito omertoso nel modo come la corporazione esercita il potere di autogoverno riconosciuto dalla Costituzione con ben altri presupposti.

 

·       Troppa indulgenza nei confronti di “errori” giudiziari affrancati dal dovere di renderne conto in sede di responsabilità civile.

 

·       Troppa confusione nei ruoli indistinti tra magistrati giudicanti e magistrati dell’accusa, divenuta parte dell’anomalia italiana, senza riscontro negli altri ordinamenti.

 

Le conseguenze si vedono: un Paese senza giustizia. Senza sicurezza a causa di indagini giudiziarie che mettono una polizia deresponsabilizzata sotto il controllo di magistrati incompetenti. Senza la possibilità di sviluppare una dialettica politica che non sia ostaggio dell’irruzione, più o meno mirata, di uno sfrenato protagonismo giudiziario. O peggio. Fino a quando la politica tollererà uno stato di cose incompatibile con il normale funzionamento dei poteri democratici in un paese civile?      

Non è solo il ministro Mastella ad avere paura di una magistratura  che ha ormai travolto tutte le regole dello Stato di diritto e pretende di imporre a colpi di atti giudiziari la propria supremazia politica. Da quando è sceso in campo Berlusconi, con il conseguente accanimento giudiziario contro la sua persona e le sue aziende, si è avuta la nitida consapevolezza del pericolo che corre la democrazia quando un organo dello Stato opera per ragioni politiche e fuori dalle regole costituzionali e dei limiti della legge.

 

Il governo della Casa delle Libertà ha cercato in tutti questi anni di ricostruire le fondamenta dello Stato di diritto con una serie di importanti riforme strutturali. Il fatto che il governo Prodi non abbia perso tempo a smantellare la riforma dell’ordine giudiziario rappresenta, invece, il cedimento del potere democratico all’arbitrio delle procure, un cedimento di cui è oggi vittima lo stesso ministro.

 

La situazione è intollerabile e occorre uno scatto di responsabilità di tutto il parlamento perché si ponga mano finalmente a quelle iniziative indispensabili e urgenti per riportare l’ordine costituzionale e repubblicano nella vita del Paese.

 

 

Mastella/Bondi: ben misero dire Berlusconi aveva ragione

 

Sandro Bondi esprime “il disorientamento, l'incredulità, la preoccupazione, lo sconcerto che tutti oggi proviamo di fronte alle dichiarazioni del ministro della giustizia”.

Il coordinatore azzurro interviene in aula alla Camera dopo le dimissioni di Clemente Mastella. L'esponente di Forza Italia si rivolge a Franceschini per dire che non basta esprimere solidarietà perché “la giustizia è divenuta un problema, e i suoi rapporti con la politica rappresentano il cuore della democrazia”.

Sarebbe “misera cosa” dire che “avevamo avuto ragione” e ricordare che il dolore del ministro oggi lo hanno provato prima Silvio Berlusconi e altri nel centrodestra.

“Continuiamo ad aver fiducia nella magistratura e nella giustizia, e sappiamo che la stragrande maggioranza è indipendente. Dobbiamo gratitudine a questa magistratura”, sottolinea Bondi che però vuole “lanciare un grido d'allarme sullo stato del nostro Paese”.

“C'è un limite oltre il quale la crisi di un governo diventa crisi di un paese, crisi della democrazia, e questo limite lo abbiamo superato da tempo”.

Dopo la questione rifiuti e quella della visita del papa all'università “oggi l'arresto della moglie di Mastella farà il giro del mondo”, rimarca Bondi.

“Tutti quelli che hanno a cuore il futuro di questo paese devono dare qualcosa per impedire l’agonia. Se c'è ancora una classe politica degna di questo nome, si assuma la responsabilità per aprire fase politica nuova, dobbiamo riflettere se siamo in grado di prendere in mano il paese o rassegnarci a restare in balia degli eventi”.

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