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« Che fantastico bambino! Amici carissimi »

Il bucato alla masseria

Post n°145 pubblicato il 25 Febbraio 2007 da dindinella

Mia madre viveva
in campagna, in una di quelle masserie del Tavoliere dove il grano correva a
perdita d’occhio e qua e là numerosi cespugli interrompevano la distesa del giallo e ospitavano cicale, grilli e uccelli canterini.

 

La masseria era
grande e la gente che l’abitava numerosa.

 

Il papà, il nonno
e gli zii, dall’alba al tramonto lavoravano nei campi, le donne accudivano gli
animali e badavano alle faccende domestiche. Mia madre e gli altri ragazzini:
le sorelle, i fratelli e i cugini aiutavano come potevano durante il tempo
libero dalla scuola e, in estate si divertivano a giocare nell’aia. I
maschietti più grandi andavano a pescare e a fare il bagno nel torrente al
confine della proprietà.

 

Due attività
impegnative delle donne di casa
mettevano in fermento anche i bambini: la
produzione del pane e il bucato.

 

Erano lavori
lunghi e faticosi perciò si facevano a settimane alterne.

 

La lavorazione
del pane era piacevole soprattutto in inverno: il calore del forno a legna
riscaldava il cuore di tutti e l’odore del pane fragrante, delle focacce, dei
biscotti e della teglia di coniglio e patate si spandeva per tutta la masseria
e faceva venire l’acquolina in bocca anche agli operai più lontani.

 

Ma in primavera e
in estate festa grande, soprattutto per
i più piccoli era il bucato.

 

Richiedeva un
giorno intero e le donne di casa si mettevano al lavoro a notte fonda.

 

Sistemavano i
panni a strati in una grossa conca di
zinco che aveva un foro sul fondo per fare uscire l’acqua. Sulla pila dei panni
mettevano un telo e vi cospargevano sopra della cenere e del sapone di
Marsiglia a scaglie.

 

Nel frattempo era
pronto un grosso pentolone di acqua bollente che veniva versata nella conca.

 

L’acqua che
usciva dal foro era il ranno. Esso veniva raccolto in un secchio, ribollito e
versato di nuovo sui panni.

 

 Quando i bambini si alzavano era ora di
risciacquare lenzuola, federe, tovaglie. Le massaie mettevano i panni in grosse ceste e tutti, grandi e piccoli,
in comitiva andavano al torrente.

 

I panni puliti si
mettevano ad asciugare stesi al sole sui prati e sui cespugli e quando si
ritiravano per piegarli e metterli nelle ceste emanavano un buon profumo.

 

Le ceste del
bucato diventavano delle comode portantine per i bambini più piccoli che o
dormivano o ridevano a crepapelle per il dondolio e i sobbalzi provocati dai
ragazzi più grandi.

 

A casa il bucato
veniva conservato nei cassoni tra sacchetti profumati di lavanda.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Commenti al Post:
cercandosperando
cercandosperando il 25/02/07 alle 22:24 via WEB
Ciao ti volevo fare un saluto e dirti che anche tu sei per me una piccola tessera del mio mosaico virtuale e ti invito se vuoi a leggere il messaggio n. 109 del mio blog..grazie e spero a presto
(Rispondi)
 
c.bruss
c.bruss il 28/02/07 alle 21:53 via WEB
..........buona notte, bruss
(Rispondi)
 
c.bruss
c.bruss il 21/03/07 alle 00:42 via WEB
passa a commentare il mio ultimo post.........buonanotte bruss
(Rispondi)
 
c.bruss
c.bruss il 25/03/07 alle 23:50 via WEB
Non è vero che i giorni di pioggia sono i più brutti: sono gli unici che ti permettono di camminare a testa alta anche se stai piangendo (Jim Morrison)........buona notte e buon inizio di settimana, bruss
(Rispondi)
 
blosky1974
blosky1974 il 07/04/07 alle 22:12 via WEB
BUONA PASQUAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
(Rispondi)
 
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