Creato da viaggincanto il 14/05/2009
Viaggi-incontro nel deserto

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Racconto di un'esperienza nel Deserto - 10a parte

Post n°10 pubblicato il 18 Luglio 2009 da viaggincanto
Foto di viaggincanto

24-09-2008

Strana cosa il tempo: sembra che qui scorri lentamente, ma poi mi accorgo che è già di nuovo passato un mese dalla mia ultima pagine del diario.

Come sempre sono successe molte cose che, anche se apparentemente piccole, qui si vivono in maniera più intensa, pesante. O forse è solo un problema mio che significa che non riesco ancora a relativizzare gli avvenimenti come si deve.

 

In ogni caso giornalmente si presentano delle nuove sorprese, come, per esempio, Salém l’agricoltore che parte in vacanza e poi non rientra più lasciandoci inguaiati con con un giardino enorme da seguire e soprattutto da bagnare!

 

Poi ci si ritrova a fare i conti con dei problemi tecnici che impediscono ogni contatto con il resto del mondo. Siamo stati praticamente 1 settimana senza poter contattare M’hamid per via di un guasto del sistema telefonico di M’hamid stesso. Ciò significa niente ordini di frutta, verdura e carne e, ad esaurimento scorte, 3 giorni di pane e sardine! Niente di grave, ma dopo un po’…….

 

Una delle domande più difficili da rispondere ai viaggiatori che si fermano qui all’Oasi riguarda le mie mansioni in questo posto. Tra i mille nuovi “mestieri” che mi trovo ad affrontare c’è, per esempio, anche quello di togliere le sanguisughe dalla bocca dei cani. I lazzaroni ogni tanto se la svignano all’esterno dell’Oasi e, bevendo l’acqua dalla sorgente, e acchiappando così gli ospiti indesiderati.

 

Una storia curiosa ed intensa è successa la sera prima di partire per il Friuli: Labbas era arrivato due giorni prima con un signore sulla cinquantina che doveva sostituire l’agricoltore che sostituiva Salém che non è più rientrato dalle vacenze (…. Non ho mai sostenuto che le cose qui siano facili! ;))

Il primo giorno di lavoro sembrava che sbagliasse tutto: Mohammed, l’altro agricoltore non finiva di lamentarsi con Labbas sui “disastri” provocati da Jellùl e quest’ultimo, già un po’ psicolabile del suo, la sera si è preso su ed è sparito. Quando ci siamo accorti che non era più nei paraggi, abbiamo iniziato a cercarlo dentro e fuori dell’Oasi, ma non si è trovata traccia. La mattina seguente ci siamo dati subito da fare per proseguire le ricerche, anche perché era partito senza acqua, cosa che nel deserto significa morire in poco tempo. In più non è della zona e non conosce il deserto. Abbiamo avvertito i militari che hanno iniziato la ricerca con 6 macchine, ma per tutta la giornata non fu trovato.

Poi, la sera, è rispuntato, non si sa come, presso i “falsi” nomadi che abitano dietro la collina a 500 m. Che sollievo!

Alla fine si è scoperto che, per reazione istintiva di concorrenza, Mohammed aveva raccontato un sacco di storie sul nuovo collega, probabilmente perché temeva che questo potesse soffiarli il posto. Così si è auto-condannato, poiché Labbas l’ha spedito a casa ed ha tenuto il sioretto, che si sta dimostrando un gran lavoratore e una persona molto simpatica, anche se, essendo berbero, neanche fra di loro non si capiscono del tutto!

 

La situazione del personale al momento: c’è Jellùl, l’agricoltore, che segue fedelmente il ramadàn, lavora duramente dall’alba a mezzogiorno senza bere un goccio d’acqua, poi fa la siesta fino verso le quattro quando riprende il lavoro fino al calar del sole che gli darà il permesso di bere e di mangiare. Come detto, Jellùl parla il berbero e solo un poco arabo.

Poi c’è Boujemäa, il giovane cammelliere che sostituisce il cuoco Mbarek il quale è partito a trovare la sua famiglia nel Sahara occidentale. Boujemäa ride sempre e riesce a comunicare bene con Jellùl, anche se sono sicura che non capisca molto di ciò che dice. Poi fa la traduzione per me, con quelle due parole di francese che conosce lui, mescolate a quelle due in arabo che conosco io. Si può facilmente intuire che non ci dilettiamo in discorsi sui massimi sistemi, ma in cambio ridiamo molto.

 

Al mio rientro dalla breve vacanza in patria ho cercato di convincere Labbas di partire per qualche giorno in vacanza. Vuole smettere di fumare (cosa assai consigliabile con quella tossaccia che ha!) e pensava di andare un po’ al mare. Per non affliggerlo con i problemi quotidiani, mi sono sobbarcata delle decisioni difficili che spero siano state giuste. Come, per esempio, l’altro ieri quando si è presentato qui Mouh, il guardiano dei dromedari, dicendo che un piccolo si era rotto il femore e che doveva essere abbattuto. Mi sono rassicurata con tutti che non esiste alcuna, neanche più remota, possibilità di cura e che, effettivamente la sola soluzione era quella di sgozzarlo. Per fortuna si trovava qui Hussein, un ragazzo che da anni collabora con Labbas, che mi ha aiutato nel risolvere la questione. Siamo partiti con il Landrover fino all’accampamento di Mouh, che ci ha mostrato il luogo dove il piccolo dromedario era caduto il giorno prima. Poi ci siamo diretti verso il piccolo di 7 mesi, l’abbiamo caricato in macchina e portato qui all’Oasi. I 2 signori che (previdentemente) accompagnavano Mouh si sono occupati della macellazione e della spartizione del povero animale.

Se si pensa, sono cose naturali, ma prendere la decisione sulla vita o la morte di un animale sofferente, non è davvero cosa facile.

 

Ultimamente qui soffia spesso il Saheli, un vento pomeridiano proveniente da sud. Non è un vento caldo, ma abbastanza forte. Poi abbiamo avuto qualche pioggerellina, niente di grave, ma con dei risvolti curiosi. Una sera, mentre cadeva una leggera pioggia, si sono materializzate tutto intorno a noi, una miriade di ranocchiette. Erano dappertutto: come ti muovevi le vedevi saltare via, e, soprattutto, in gran numero si erano rifugiate nella stanza-ufficio dove avevo deciso di passare la notte. Quando ho appoggiato la testa sul cuscino, due rane mi stavano guardando dritte negli occhi! Incomincio a credere la storia che qui spacciano per vera, ovvero che a volte piove rane…….

 

Con l’umidità della pioggia appaiono tutti i tipi di insetti, formiche alate, falene, zanzare e …. scorpioncini. Mi sorprende sempre la potenza della lingua: da quando ho iniziato a chiamarli tra me e me: sgripiòns, mi fanno molto meno impressione. Poi mi dico che la gente qui convive con loro da migliaia di anni, e pertanto è inutile farsi prendere dal panico.

L’altro giorno ho catturato da sola uno piccino, piccino, gli ho preparato un terrarium da dove non può scappare e che mi dà la possibilità di osservare le abitudini. È una buona terapia per perdere eventuali paure.

Ovviamente ai viaggiatori continuo a mentire spudoratamente dicendo che gli scorpioni sono assai rari e che se ne vedono rarissimamente…..

 

Questi ultimi tempi mi sono concessa qualche ora per la lettura e sto finendo un libro assai interessante ed illuminante: “In viaggio con Erodono” di Ryszard Kapuscinski. Anzi, penso proprio di chiudere questa pagina e andarmene a leggere l’ultimo capitolo distesa sull’amaca con bibita fresca accanto.

Non per farvi invidia, ma qui fa ancora assai caldo durante il giorno e le notti sono fresche da coprirsi, verso il mattino, con una copertina. Dopo tanto calore, veramente un clima di lusso!

 

Un abbraccio affettuoso e un salutone da tutta l’Oasi!

Alma   

 

 
 
 
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