2 passi tra le righe

Frasi rubate qua e là... di VILMA REMONDETTO

Creato da Vilma66 il 16/09/2012

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Ultime visite al Blog

Vilma66venere_privata.xjoefalchetto62mamatemonhyponoiaansa007lubopor1ck1lacey_munrolumil_0LORD_DEVID_2013GiuseppeLivioL2Stolen_wordsil_pablo
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« "Il muro"di William Sutcliffe"Il cielo dopo di noi"... »

"La passione di Frida" di Caroline Bernard

Post n°54 pubblicato il 06 Dicembre 2020 da Vilma66
 

1925 Quando si svegliò Frida vide la polvere d'oro che brillava. O era la luce accecante di una lampada puntata in faccia? Avrebbe voluto guardare giù, ma non riusciva ad alzare la testa, che sembrava inchiodata al cuscino, come tutto il suo corpo. Lo sentiva totalmente estraneo, caldo e freddo al tempo stesso, come se fosse avvolto nell'ovatta. Si accorse di essere in una specie di scatola che rendeva impossibile ogni movimento. Cercò di muovere le dita dei piedi, ma non ci riuscì. Fu travolta dal panico. Un vago ricordo la tormentava: rumori, schegge, stridio. "Sono morta," pensò in preda alla disperazione. "Sono morta e sono distesa in una bara."

Sino a pochi giorni addietro, prima di quel terribile incidente, era ancora una ragaza spensierata con un futuro promettente, con una vita piena di colori e di segreti che aspettavano soltanto di essere scoperti e decifrati con gioia e curiosità. Ma ora? Ora non c'erano più segreti. Più niente che potesse succedere. Era come se un fulmine avesse rischiarato la Terra e illuminato ogni angolo. Il suo pianeta era diventato un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio, e dietro c'era il vuoto. Frida aveva dovuto imparare tutte le lezioni della vita in un solo secondo, al momento dell'incidente. Sarebbe stata malata e sofferente per tutta la vita. Una vita che era finita ancor prima di cominciare. Per il resto della notte cercò di figurarsi il futuro e, per quanto si sforzasse, non ci trovò nulla di bello. Si immaginava da anziana, una donna che non aveva mai conosciuto le meraviglie della vita. Fu travolta da un'ondata di panico. Le lacrime scendevano lungo il viso e alzò la mano per asciugarle mentre una fitta le attraversava la schiena. Nemmeno questo innocuo sollievo le era concesso! No, non voleva vivere così.

Tornando a guardare Gesù si era accorta che non sorrideva più dolcemente. Sembrava indifferente. E all'improvviso Frida se ne era resa conto: quell'uomo gracile sulla croce non poteva essere il salvatore del mondo. Se lo era, perchè permetteva che la gente venisse uccisa per le strade della città? Che in Messico la Chiesa fosse uno strumento di oppressione e di controrivoluzione? Perchè lei aveva contratto la poliomelite, anche se era un'innocente bambina di sei anni? Perchè suo padre, un uomo dall'animo buono, soffriva di crisi epilettiche?

1926 Frida si preparò con particolare attenzione quella mattina. La camicetta bianca con la scollatura ricamata nascondeva l'odiato corsetto in gesso. La sua gamba malata era coperta da una lunga gonna a fiori. Chi non sapeva quanto fosse malconcio il suo corpo avrebbe potuto pensare che sul letto stesse riposando una regina. Si era circondata di cose belle. La testa era adagiata su un cuscino di lino su cui era stata ricamata la parola "corazon" con il filo colorato. Accanto a lei, su un tavolino, c'erano dei libri e il suo rossetto. Sulla testata in legno erano appesi foto e "retablos" colorati. Nell'angolo della stanza era stata sistemata una grande voliera con due pappagalli verdi. Frida si guardò intorno e si sentì soddisfatta. Era pronta a ricevere Alejandro ... "Santo cielo, sembra che sia andato a trovare una vecchia zia malata e non la donna che stava per sposare! ... "Ecco che il mio amore se ne va," pensò tristemente. Rimase a fissare il cancello per diversi minuti. Poi si tolse il rossetto passandosi il dorso della mano sulla bocca. Un altro sogno era appena svanito nel nulla. Non sarebbe diventata un medico, non sarebbe andata in Europa. E non avrebbe condiviso la sua vita con Alejandro.

Quando immerse il pennello nella pittura per la prima volta e tracciò una linea sul foglio, Lei si sentì travolgere da una vera e propria ondata di felicità. Avrebbe quasi voluto singhiozzare di sollievo. Se non poteva uscire nel mondo, forse poteva mettere il mondo su tela secondo ciò che scaturiva dalla sua immaginazione. Già solo il movimento oscillatorio con cui guidava il pennello sulla tela le faceva bene. Dapprima si limitò a dipingere a casaccio linee e cerchi, per suscitare una sensazione. Perchè dopotutto dipingeva da sdraiata, e la posizione insolita in cui doveva tenere il pennello le causava ancora difficoltà. Qualche schizzo di pittura finì sulla camicetta e sul cuscino, perchè aveva messo troppo colore sul pennello, ma piano piano avrebbe imparato a regolarsi.. 

Nei giorni e nelle settimane seguenti, produsse una gran quantità di studi. A ogni schizzo, a ogni tentativo, si rendeva conto dei cambiamenti che l'incidente aveva lasciato sul suo volto e nel suo sguardo. A volte quello che vedeva era troppo brutto e Frida piangeva per quello che aveva perso, per i mesi sprecati a letto nel dolore mentre gli altri viaggiavano per l'Europa come Alejandro, o studiavano, o amavano, vivevano. "Vivrò nella mia pittura allora," pensava con aria risoluta. "La vita è troppo bella, troppo colorata, per sopportarla e basta. Voglio godermela, voglio provare gioia e amore!"

1927 Frida scoltava a bocca aperta. Certo, sapeva che le donne se la passavano peggio rispetto agli uomini, che dovevano lavorare di più guadagnando meno soldi, che spesso erano sole ad occuparsi dei bambini, che ne sfornavano uno dietro l'altro senza poter fare nulla al riguardo, che molti uomini erano ubriaconi e violenti o le abbandonavano. Per sapere queste cose bastava attraversare il mondo ad occhi aperti e ascoltare le vicine di casa. Ma sentire tutto questo spiegato da un podio lo rendeva più vero e urgente. La donna accanto a lei la prese sottobraccio, dall'altra parte un'altra manifestante fece altrettanto. Insieme gridarono gli slogan che venivano dall'alto di un palco improvvisato: "Uguaglianza! Giustizia! Abbasso il maschilismo! Abbasso il capitalismo!" Il giorno dopo si recò alla sede del Partito Comunista e presentò domanda di ammissione. Quando uscì in strada con la tessera del partito in mano, si sentì euforica. Era così bello far parte di un movimento che lottava per ciò che era giusto.

Con pochi movimenti fissò i fiori l'uno accanto all'altro per formare una sorta di cerchietto. Una volta finito, si concesse un sorriso soddisfatto: chi ammirava i suoi ornamenti per i capelli non aveva occhi per la sua gamba atrofizzata. Era ancora lì con le braccia alzate sopra la testa quando notò nello specchio un uomo in piedi dietro di lei, un gigante che la fissava con i suoi occhi scuri. Quegli occhi brillanti dietro gli occhiali senza montatura la catturarono all'istante. Erano distanziati, irrequieti, sembravano sul punto di esplodere dalle palpebre leggermente gonfie. Uno sguardo di un'intensità incredibile. "Quest'uomo vede al di là delle cose," pensò Frida all'improvviso. "Vede il mondo con occhi diversi, e vorrei sapere cosa vede in me in questo momento." 

"Mamma sposerò Diego perchè lo amo e lo ammiro, e non perchè può pagarmi le medicine. E' l'uomo adatto a me. Mi aiuta a credere in me stessa e a dipingere. Da quando lo conosco, i miei quadri spingono per uscire da me! E' la mia ispirazione. A volte ho l'impressione che la mia creatività sia più veloce delle mie mani. Tutto questo lo devo a Diego. La pittura mi aiuta a superare il dolore. Lui mi ripete spesso quanto sia orgoglioso di me per come so padroneggiare la mia vita. Mamma, Diego va bene per me. E io lo amo! Non puoi provare a capirmi? Almeno augurami buona fortuna." 

1931-1935 Fuori cominciò a imbrunire, e Frida vide il suo riflesso nel finestrino del treno. "Quella sono io?" si chiese, spaventata. Non mi riconosco. Dov'è la mia giovinezza? Dov'è la mia spensieratezza, la certezza quando ho sposato Diego, che la vita mi avrebbe riservato solo amore e meraviglia? Ecco di nuovo la sensazione di aver perso la strada. "E se ci fossero due Frida? Frida Rivera, la donna messicana che indossa abiti colorati e si fa notare ovunque. Che si circonda di immagini votive, che ha un marito, dei genitori e delle sorelle, dei cani e un giardino. Una moglie che porta il cibo al marito sul lavoro. Ma anche Frida Kahlo, la donna moderna che vive in un albergo, una donna che beve e fuma, una comunista che non ha figli, che viaggia per il mondo sena il marito... Sono Frida, giovane e bella. Amo ballare e cantare. Posso incantare qualsiasi compagnia di gente e farla innamorare di me. Scendo in strada per i miei diritti e per i diritti dei messicani. Trovo difficile restare ferma perchè c'è tanto da fare e da vedere. E sono Frida, costretta in un corsetto che mi impedisce di andare in giro. Non posso avere figli, il mio utero è vuoto. Sotto i miei vestiti colorati si nasconde un mostro. E sotto i tanti fiori infilati tra i capelli che porto come una corona, si nasconde la mia tristezza..."

Il suo corpo la piantava in asso sempre più spesso. Nonostante l'amputazione delle dita dei piedi, il piede destro era violaceo, il che indicava una setticemia. E se avessero dovuto amputarle anche il piede e magari la gamba? Dopo l'intervento alla colonna vertebrale, la ferita non si rimarginava. Tutto questo aveva portato a un deperimento cronico. Mangiava troppo poco ed era sempre più magra. Sapeva che questo dipendeva dall'alcol. Ma senza alcol non poteva sopportare i suoi dolori! Certi giorni trovava a stento la forza di alzarsi. Quando stava meglio, cercava sempre di trovare il tempo di dipdingere. Stava davanti alla tela a lavorare più velocemente di prima senza concedersi pause. Realizzò più quadri in questo periodo che in tutti gli anni precedenti. C'era anche un altro motivo per cui dipingeva così tanto. Nei momenti più bui, nella sua mente si insinuava il timore di non avere più molto tempo a disposizione. Ma non si lasciò mancare nemmeno le sue piccole tresche. La rassicurante sensazione di essere amata e desiderata stava diventando sempre più importante nella sua vita e le dava la forza per affrontare il resto.

"Senza i miei quadri probabilmente sarei già diventata pazza. Mi hanno aiutato a superare la mia tristezza, il mio dolore, la mia sofferenza. Nel momento in cui dipingevo, tutti quei bambini mai nati, l'infedeltà di Diego, i dolori alla schiena per un istante venivano dimenticati. Nei miei quadri, negli innumerevoli autoritratti che ho realizzato, mi sono ritrovata quando non sapevo più chi ero veramente. I miei dipinti mi rendono invulnerabile dalle avversità della vita e indipendente."

 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/VilmaRemondetto/trackback.php?msg=15248672

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963