ViolaMentespettri viola di parole e musica |
CANZONE ECOLOGICA
Parole che vanno e vengono in quantità:
come pennellate di colore cariche
aggrumano le preziose tenuità
in cumuli di volgari croste, ovunque.
Forse sarebbe più bello tacere,
in accordo coi nostri pensieri,
che solo ad esprimerli in verbi e parole
non sono più verità.
Ma so che sarebbe anche bello
Sceglierle bene;
per farle aderire con più precisione
all’anima con la sua musica.
Sento svanire il suono infinito,
il timbro che unisce le vite
alle cose del mondo:
l’umano ululato strepita
e tutto si fa disarmonico.
Quanto rumore e parole in libertà…
Quanto timore di ammutolire in sé…
L’umano fracasso contamina
Il fiato dell’universo.
Marlene Kuntz
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« ECCEZIONI | A SUD DEL PROFONDO NORD » |
E’ fredda e nera, la morte, dunque. Non un nero impenetrabile, ma piuttosto un buio striato da scie di blu elettrico e da riflessi luminescenti. E di un freddo pungente, come se stessi con il corpo, nudo, immerso in una neve solida. Come se un corpo ce lo avessi ancora, e una coscienza.
E a pensare che proprio di questa mi volevo sbarazzare, ingollando pillole e gin e ancora pillole per approdare laddove nessun pensiero può più scorrere. Perché, lo ricordo chiaramente, con eccitazione mista ad un’angoscia che mordeva allo stomaco, è così che immaginavo la morte: un niente, senza spazio e senza tempo, e soprattutto, definitivamente, senza me stessa. Una compagnia che mi aveva nauseata e che, nonostante l’uso delle più disparate sostanze psicotrope, ritornava sempre, ogni volta più impresentabile di prima. Vent’anni sembrano pochi, ma provate voi a viverci con chi trasforma in paranoia ogni cosa, e che agisce con il solo intento di farti sperimentare vergogna, rimorso, o, peggio ancora, noia.
Ma persino la fine mi ha fottuta, condannata per l’eternità qui, in un andito immobile, con mille aghi di ghiaccio che pungono questa specie di membrana dove i ricordi possono rimbombare indisturbati da una parete all’altra, passando in rassegna ogni singolo sbaglio.
E’ mai possibile che adesso percepisca un peso sospingere sull’involucro? Un alito tiepido su di me? Ora, non mi sbaglio, è il basso ventre quello che scuote, piano e poi sempre più velocemente. Forte. Anche i suoni, dal silenzio, emergono ovattati fino avvicinarsi e farsi a poco a poco ansimi. Questa non può essere una tortura divina, sono viva, perché le sento le vibrazioni di un corpo caldo che sbattano il mio sopra ad una superficie metallica. Sono viva, e questo non è l’inferno, ma non riesco a controllare nessuna parte di ciò che rimane di me, sono in balia di un uomo e il mio corpo si lascia fare come fosse un cadavere.
Senza una vera ragione e guidate solo dall’istinto, tutte le energie e una forza di volontà sconosciuta si dirigono all’unisono, come soldati in marcia, verso un movimento, uno solo, spingendo le palpebre per schiudersi. Ecco, si aprono di scatto. Click: fotografano l’espressione contrita dal massimo piacere e dal vero terrore del tizio sopra alla mia faccia. Attorno pareti di metallo, luci al neon, corpi coperti da teli di plastica, cazzo, sono in un obitorio. L’uomo mi è caduto addosso con tutto il peso. Che sia morto dallo spavento?
Soundtrack: Have a nice life - Deathconsciousness
Foto: Nightmare Before Christmas - Tim Burton
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LA COLONNA SONORA
- La mia canzone d'amore: Trust
- La mia pazzia: Where is my mind
- La mia discoteca: Idioteque
- L'unione perfetta: Murder Ballads
- Il mio viaggio: Never let me down again
- La mia sensualità: Sex Changes
- Il mio live irripetibile: Last Goodbye
- La mia trasgressione: Transformer
- L'ultima ossessione: The Rip
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