Solo.
In un inferno di lame spezzate,
di lingue disseccate,
di cuori divelti. Sono
uno stelo reciso,
straziato da intenzioni nevrotiche, poi
- passata la crisi di pianto - deposto,
sul ripiano ghiaccio
d’una tomba ignota.
Non c’è danza né colore,
non c’è danza né colore.
C’è solo
suono,
il suono di un silenzio ostinato.
La luce è presente sotto forma di immobili posture di resa.
Patetico sottrarsi…
Ultimo sole di un universo che collassa,
digradante
al di là del livido confino,
oltre gli eterni declivi.