Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.
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Post n°3133 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da blobbino2005
CLEMENTINA PRENDE IL FUCILE - LIBRO-INTERVISTA DELLA FORLEO: GLI ABUSI CARCERARI DI MANI PULITE, LA MASSO-MAFIA, DALEMA – “LE PAROLE DI NAPOLITANO MI HANNO FERITO” – “QUEI PRANZI CON GLI EX COLLEGHI D’AMBROSIO NON LI DOVEVA FARE”… Da "Libero" "Clementina Forleo. Un giudice contro", edita Aliberti e scrive Antonio Massari. Pubblichiamo stralci del libro dedicato a Clementina Forleo, il gip più famoso d'Italia. Si è occupata, fra le altre, dell'inchiesta Antonveneta-Bnl e quindi di D'Alema, Fassino, Latorre. In una lunga intervista la Forleo affronta punti cruciali: il conflitto tra esecutivo e magistratura; il caso del pm Luigi de Magistris che lei ha difeso; ma soprattutto il nodo dei rapporti fra politica e magistratura
Il nemico era Berlusconi? Al Governo c'è ancora Berlusconi. Chi l'ha vinta quella fisiologica battaglia? In termini più astratti chi l'ha vinta questa battaglia? «La battaglia è sempre in corso. Altrimenti non sarebbe fisiologica. A mio avviso, però, s'è accresciuta la forza del potere politico e s'è indebolita l'immagine della magistratura. E le radici di questo mutamento risiedono anche in taluni innegabili eccessi che furono compiuti in quegli anni. Mi riferisco al 1994, al contesto storico di Mani Pulite, che non va sottovalutato per analizzare anche l'attuale rapporto tra politica e magistratura». Ci dica. Quali eccessi? Però? «Però ci fu un abuso dello strumento carcerario. Ripeto: non lo dico perché vennero coinvolti personaggi eccellenti. Condanno l'abuso, sia quando investe i colletti bianchi, sia quando investe i più deboli, magari l'immigrato che spintona il commesso dell'ipermercato che l'ha appena sorpreso a rubare. L'abuso è abuso. Punto». Poi s'è messa a difendere Luigi de Magistris. Le dico questo perché le stesse frasi le ho riportate ad Annozero, nella prima delle due trasmissioni "incriminate": scrissi che quella è la mia terra, dove sempre vivrò attratta da un indescrivibile desiderio, ovvero: spero che nel frattempo, il buio che la offusca sia stato debellato, e con esso la rassegnazione della sua gente. E' questo il sentimento che nutro verso il mio Sud. In de Magistris ho visto una persona che, in quest'ottica, per la vicenda che stava affrontando, era "liberatorio" nei confronti del Sud. Liberatorio rispetto ai tanti don Rodrigo che sopravvivono del nostro Sud. Ma c'era qualcosa in più, che avevo capito, seguendo le sue vicende». Cosa? Nella sua vicenda, a un certo punto, irrompe anche il presidente della Repubblica... Tra le icone della magistratura c'è anche Gerardo D'Ambrosio: ha nutrito dubbi pure sul suo comportamento. «Gerardo D'Ambrosio è stato ai vertici della Procura fino a poco tempo fa. Poi diventa senatore DS e si schiera pubblicamente contro la mia iniziativa di trascrivere le telefonate di D'Alema e gli altri parlamentari. Ma questo non mi riguarda. Il punto è un altro: lo vedo, per caso, mentre va a pranzo con alcuni pm che s'occupavano delle scalate. E questo m'indigna. Perché ritengo che, se qualcuno lascia la toga per diventare un politico, poi dovrebbe avere il buon gusto di non creare confusione di ruoli (...). Aveva stigmatizzato l'idea di trascrivere le telefonate di D'Alema, Fassino e Latorre, che in quel momento erano i vertici del suo partito. Per questo, quel pranzo tra D'Ambrosio e i colleghi, nel quale avremmo potuto parlare di tutto, io lo ritenni inopportuno (...)». Le è capitato di piangere in pubblico. E qualcuno l'ha criticata per questo.
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