Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.

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Post N° 3161

Post n°3161 pubblicato il 12 Dicembre 2008 da blobbino2005

MA PERCHÉ I TOMBINI DOPO QUATTRO GOCCIOLONI SI INTASANO? - L’ONDA DI PIENA (TRA LE 18 E LE 20) RISCHIA DI AFFOGARE LA CITTÀ ETERNA - RETROMANNO MANDA TUTTI IN VACANZA (NON C’È OBBLIGO DI ANDARE AL LAVORO).

1 - ALEMANNO: NESSUNO E' OBBLIGATO AD ANDARE AL LAVORO...
(Ansa) - '
Essendoci uno stato di calamita' naturale nessuno e' obbligato a recarsi sul posto di lavoro'. Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno ribadendo 'l'invito a tutti a non prendere l'auto, a non circolare e a rimanere a casa'.

2 - PAURA PER IL TEVERE A ROMA EVACUATA LA SEDE DEL CONI...
Da "Il Messaggero.it"

È scattato nella notte il piano d'emergenza in vista dell'arrivo della piena del Tevere a Roma, prevista tra le 18 e le 20. Ponte Milvio, dove le due arcate laterali sono quasi completamente invase dall'acqua del fiume che ha raggiunto i 12 metri di altezza, è stato transennato. Vietato il passaggio pedonale a scopo precauzionale. Accesso vietato ai pedoni anche a ponte Garibaldi. Chiuso ponte Nomentano, dove l'Aniene ha tracimato per alcuni metri.

Evacuata la sede del Coni per la quale, ha fatto sapere Alemanno, operano «i vigili urbani e tutte le forze di polizia». Il capo della protezione civile Guido Bertolaso ha fatto sapere che potrebbe essere chiuso a scopo precauzionale anche ponte Marconi. Il livello del Tevere sale di circa 1 centimetro l'ora in maniera regolare.

Emergenza barconi. Cresce intano l'emergenza barconi. Tre hanno rotto gli ormeggi e il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha invitato i vigili a distruggerli: «Nonostante la protezione civile da tre giorni avesse invitato i proprietari a rafforzare al massimo gli ormeggi, tre barconi oggi li hanno rotti in conseguenza della corrente indotta per evitare eccessivi accumuli d'acqua in alcune zone critiche di Roma. I vigili del fuoco stanno intervenendo per distruggere quei barconi ed evitare che facciano tappo sotto le arcate dei ponti. Questo nell'immediato, poi, nel pomeriggio verso sera dobbiamo seguire la vera e propria ondata di piena».

esidio del Tevere. Dalle prime ore della mattina il territorio è presidiato da vigili urbani, forze dell'ordine, volontari e forze di polizia per evitare rischi alla popolazione. Gli esperti del Dipartimento non prevedono una vera e propria esondazione del fiume ma dei rigurgiti dalle fogne. In pratica si attende una fuoriuscita dell'acqua dai tombini con un lento e graduale innalzamento del livello sulla sede stradale. Una situazione dovuta al fatto che le fogne non riescono più a convogliare l'acqua al fiume.

Le zone interessate sono quelle del Prima Porta, Flaminio, Villaggio Olimpico, Ponte Milvio, Ponte Galeria, Magliana e Fiumicino (foce Tevere) ed è stato istituito unnumero di assistenza dedicato esclusivamente alle persone disabili iena tra le 18 e le 20. L'ora prevista per l'arrivo della piena del Tevere a Roma è tra le 18 e le 20, sei ore avanti rispetto alle previsioni fatte nella giornata di ieri. Il ritardo, rende noto la Protezione Civile, è dovuto al fatto che il fiume ha rallentato a causa di piccole esondazioni a Magliano Sabino e Orte. Attualmente il livello del fiume al Porto di Ripetta è di 11,82 metri.

Acqua sulle scale del pronto soccorso Fatebenefratelli. Il livello del Tevere, tra il ponte Fabricio e il ponte Garibaldi ha quasi raggiunto le stanze dei sotterranei dell'ospadale Fatebenefrattelli e l'acqua ricopre la prima rampa di scale che conduce al pronto soccorso dell'ospedale. «Nessun allarme, siamo abituati», assicura il responsabile del servizio tecnico del Fatebenefratelli, Maurizio Caporilli. «Ci sono state piene molto peggiori di questa e siamo ben attrezzati a fronteggiare la situazione: le finestre dei nostri sotterranei sono tutte oblò con doppio vetro ampiamente collaudate, gli ambienti sono tutti stagni. Se il livello dell'acqua continuerà a salire, chiuderemo le finestre isolando le stanze. Non c'è alcun rischio di infiltrazione dell'acqua».

Allagato un campo nomadi. Un campo nomadi in cui vivono circa 270 persone deve essere trasferito d'urgenza, a causa degli allagamenti, dal territorio del XX municipio, nella zona a nord di Roma. Lo hanno reso noto i vigili urbani, intervenuti nell'area della"Tenuta Piccirilli".

Sgomberata una scuola. Altri interventi di emergenza ci sono stati in VIII municipio, in via Giuseppe Medail, nella zona di Settecamini, dove l'edificio di una scuola elementare è risultato pericolante e gli alunni, con l'intervento dei carabinieri, sono stati trasferiti nell'adiacente scuola materna. Per un muro pericolante è stato poi necessario evacuare anche una palazzina, in via Maddaleno, nel IV municipio. Infine c'è particolare allerta anche in V municipio, in via di sant'Alessandro, dove il livello dell'Aniene è ormai a trenta centimetri dal ponte del grande raccordo anulare.

Aniene esondato a ponte Mammolo. Attorno alle 9 il fiume Aniene ha esondato nella zona di Ponte Mammolo senza provocare danni rilevanti. «Il fiume è uscito fuori dagli argini in una zona non urbanizzata, sono intervenuti subito uomini e mezzi dei vigili del fuoco per controllare la situazione» spiega Titti Postiglione, responsabile della Sala Situazione Italia della Protezione Civile.

3 - DI ETERNO RESTA IL TOMBINO...
Igor Man per "La Stampa"

Due giorni di alluvioni - caos a Roma - isolate Ostia e Fiumicino - allagata Piazza San Pietro: questo titolo è apparso su «La Stampa» del 2 di novembre del 2002, ma potrebbe tranquillamente apparire oggi, venerdì, e ancora domani.

Però questa volta è proprio brutta: è scattato addirittura il tenebroso «stato di calamità naturale», «concesso (ma guarda un po' che gesto, s'arrabbiano i romani) alla città di Roma e agli altri Comuni che si trovano in difficoltà». Vale a dire una bella fetta di Lazio. Con l'acqua a scatafascio piovono dal cielo corrusco colorite imprecazioni profane, mentre le autorità s'affannano a tappare «carenza di personale» e concedono vacanze forzate agli scolari e «quant'altro»: formula quest'ultima che, secondo l'opposizione capitolina, nasconde solo impotenza. E si riaccendono le polemiche: Rutelli, un sindaco in verità volenteroso e molto caro a molti romani, innamorato di Roma, se la prende con il suo successore, Alemanno, e questi ribatte che, se Roma rischia di affogare, lo si deve alla «incapacità» delle (solite) sinistre fino a ieri in Campidoglio.

 Sia come sia, Alemanno ha varato una «unità di crisi», giustappunto per gestire i guasti del nubifragio.

Come cittadino romano (d'adozione) trovo banale nella sua ripetitività lo scambio di accuse destra-sinistra. «Roma, non basta una vita», è il titolo di un libro-cult scritto da Silvio Negro, che intendeva dire come sia difficile, se non impossibile, «capire» Roma, nutrirsi del suo fascino, amarla. È con rammarico che scopriamo in noi un maligno pensiero: non basta una vita: ce ne vorrebbero tante, troppe per rimettere in sesto la capitale. Non basta una vita, ma che intanto si cominci a riparare i guasti più amari e pericolosi: prendiamo i famosi tombini in ferro antico, molti dei quali recano ancora il sigillo del «fascio».

Il Vecchio Cronista abita da 50 anni nella vecchia Roma, quella degli artigiani. E di disastri ne ha visti e sofferti: si prenda la nevicata che nel 1956 trasformò Roma in un sobborgo di Helsinki, senza naturalmente le attrezzature di quella bellissima città in antica confidenza con la neve, col gelo. Ecco, sono le attrezzature che mancano, nei casi dei tombini che a ben vedere sono alla fine il guaio più evidente d'ogni uragano o alluvione che sia.

 Ma perché i tombini dopo quattro goccioloni si intasano? Per colpa dei san pietrini, è solitamente la risposta alla domanda che abbiamo più volte rivolto ai signori del Comune (non facciamo distinzione fra destra o sinistra). Il fatto è, spiegano in Campidoglio, che Roma è tutta un cuci e scuci. E allora? Vediamo. Manca l'energia nel Rione Regola? Dopo tre giorni dalla disperata invocazione di aiuto di tutti i «regolini» arriva l'attesa squadra. Due ragazzotti sgarbati, guidati da un pacifico grassone (il capo squadra, ritengo). Bruciando i tempi, i due supponenti levano i san pietrini che circondano il solito tombino (stavolta da giudicare innocente) con un raggio forse eccessivo che blocca già il risicato percorso da Via del Conservatorio alle Zoccolette.
Dopo codesto lavoro la squadra se ne va, sparisce. Si rinnovano le telefonate, gli esposti. Invano. Finché un giorno torna la squadra e rimette i san pietrini al loro posto. Ma poiché lo spazio a raggiera da ricolmare si è fatto eccessivo, i san pietrini, percossi dalle auto e dai nostri passi, son diventati mobili e come tali mettono a rischio le caviglie. E quando ci si è rassegnati al «percorso di guerra», ecco arrivare una nuova squadra per rimettere in sesto quel pasticcio che coinvolge la centrale elettrica e altri centri di assistenza al territorio. Leggendo tutto ciò, il lettore penserà alle solite «superficialità» degli uffici comunali in genere, romani nella fattispecie. Certamente il cuci e scuci fa la sua parte di danni, ma finché splende il sole non ci bada: i romani bofonchiano spesso e non sempre a ragione, ma alla fine dimenticano. «Perché so bboni de core».

Ma non appena il Padreterno manda la pioggia, tutto cambia. Roma diventa un pantano e dopo tre giorni di «acqua alta» i Quiriti misurano con l'esperienza dell'occhio antico il livello del Tevere, che, per inciso, non è affatto biondo e sovente ha il colore della m...). In Via Arenula c'è un palazzone costruito dai buzzurri, mi dicono, dopo Porta Pia, che sulla facciata ha il segno dell'acqua rovinosamente straripata. Passiamo ai tempi di Papa Sisto, quello che costruì il ponte omonimo, oggi luogo d'appuntamento dei punkabbestia. «Quanto so carucci, dicono di loro le ragazze che vanno su e giù»: brave ragazze affascinate da avidi suonatori di sassofono circondati da una platea di cani accuditi con incredibile amore.

Incrociamo le dita: il Tevere minaccia di straripare. Solo stasera tardi sapremo se il pericolo sarà caduto. Nel contempo ai romani non resta che pregare o fare gli scongiuri.

Ma, mi chiedo, perché, come mai Roma è da sempre sotto schiaffo-inondazione? Proviamo (forse) la spiegazione nell'accusa lanciata ieri dal Wwf-Italia. «Non si tratta soltanto di sistemare scarichi, fogne e scoli quanto di capire il sistema di drenaggio idrico possa resistere e sopportare eventi estremi anche dopo che la città sarà cresciuta degli oltre 60 milioni cubi aggiuntivi, previsti dal nuovo piano regolatore. Senza considerare tutti quelli concessi attraverso accordi di programma o attraverso le sanatorie degli abusi edilizi». In fatto, codesto comunicato è un'accusa davvero pesante.

Ma il «commento» più forte, diciamo così, alla disgrazia (l'uragano) viene da Regina Coeli, la vecchia galera romana. Sulle ali del vento i parenti dei carcerati affidano messaggi che raggiungono i loro cari costretti nelle anguste celle. Ieri lo scambio di saluti e messaggi si è avuto in una breve pausa del nubifragio. «Roma è tutta un pantano», ha gridato al suo Remo la moglie Giulietta. Risposta: «Li possino ammazzà».

 

 
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