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Post n°3 pubblicato il 07 Maggio 2008 da GiusyMicalizzi
La guerra La guerra non era vista dagli indiani come un mezzo tramite il quale si potesse conquistare un territorio, perchè la terra era di tutti e non poteva essere comprata o conquistata. Era soprattutto un modo per dimostrare il proprio coraggio e di sfidare la morte. Non si affrontavano mai per dichiarare la guerra, ma bastava che un indiano compisse un'incursione in un altro accampamento, per scatenare la risposta della tribù offesa. Gli scontri seguivano, di solito, un codice d'onore; venivano uccisi gli uomini, ma le donne e i bambini venivano salvaguardati e i tepee non venivano mai distrutti. I metodi di combattimento consistevano nel seguire le piste, riconoscere il nemico dalle tracce che lasciava, da quanto tempo fosse passato e dove poteva essere incontrato. Era molto più qualificante affrontare tutto ciò che uccidere il nemico, al punto che era considerato più valoroso colui che arrivava al centro di un villaggio per rubare il cavallo di un famoso guerriero. La tattica preferita era la sorpresa, perchè con essa si poteva compensare anche l'inferiorità numerica. I guerrieri che dovevano attaccare, si preparavano danzando e pregando e, di solito prima dell'alba,attaccavano cogliendo così il nemico di sorpresa. Al termine dello scontro, gli indiani raccoglievano i corpi dei compagni per renderli onore e celebrare il funerale. Portare a casa lo scalpo del nemico, era considerata una notevole prova di coraggio. Lo scalpo, consisteva in un incisione intorno alla testa del nemico, poi con un colpo secco si strappava il cuoio capelluto ed il guerriero che toglieva lo scalpo ad un nemico ancora vivo, acquisiva un grande onore, mentre lo "scalpato" se rimaneva vivo, veniva deriso. Ma lo scalpo oltre a simboleggiare la vittoria, rappresentava la vita; gli indiani credevano infatti che lo spirito umano si trovasse nei capelli e colui che toglieva lo scalpo s'impossessasse dello spirito del nemico. Anche per questo era considerato un gesto di grande valore aiutare un compagno ferito. Prima di iniziare i combattimenti, il Capo spalmava sul viso dei suoi uomini un pugno di terra, invocando il Grande Spirito, mentre ogni guerriero disegnava particolari che considerava portafortuna con un pezzo di carbone. Questi disegni dovevano attirare i favori degli spiriti e rendere più cattiva l'immagine del guerriero. Se durante il combattimento, si catturavano dei prigionieri, questi ultimi venivano portati al villaggio ed una volta arrivati, la loro sorte era decisa dal Gran Consiglio. Spesso, se si trattava di donne e bambini, venivano adottati dalla tribù e diventavano come loro… GM
Post n°2 pubblicato il 05 Maggio 2008 da GiusyMicalizzi
Forse avrei dovuto rispondervi singolarmente ma non amo i numeri, le classifiche, i ciao carissimo/a … malgrado sia stata accusata, ed in maniera volgare, di esserlo. E' pur vero che visito tanti blog e profili ma ciò non può e non deve essere oggetto di scherno e di offese gratuite. Come ho premesso, il mio intento è quello di "sensibilizzare" e portare a conoscenza pezzetti di verità che, se nella fattispecie riguardano i Nativi Americani, in vero rappresentano le ingiustizie subite da tutte quelle "Minoranze" che furono un giorno "Nazioni". Come voi, vivo quest’ingiustizia con rabbia, con dolore ed impotenza ma consapevole che soltanto attraverso la conoscenza dei fatti reali è possibile evitare il ripetersi di tali "misfatti" che, ahimè, continuano oscurati da una ben mirata disinformazione e da una radicata censura che si chiama "Indifferenza"… ma questa è un’altra storia. Ringrazio tutti per l'accoglienza riservatami, in questo "virtuale" che riesce ad "emozionare" ma … anche a far male e spero di poter continuare in questo sentiero, alla ricerca di frammenti di verità che si svelano sempre più, strada facendo. Han Kola. GM
Post n°1 pubblicato il 28 Aprile 2008 da GiusyMicalizzi
. A proposito del massacro dell'Acqua Azzurra (1885). . …Vedevo gli indiani che cercavano di fuggire in tutte le direzioni, trascinandosi bambini, donne sanguinanti, uomini già chiaramente morti, ma che le loro squaw non volevano abbandonare...
La Cavalleria sopravveniva alle loro spalle e li spingeva verso i soldati appiedati, che tiravano su i loro con calma, caricando e ricaricando a turno i moschetti...
Quelli che riuscivano a fuggire, venivano inseguiti e finiti dai dragoni a cavallo...
I guerrieri cantavano il canto di guerra e si lanciavano contro i soldati, cadendo dopo pochi passi tra pallottole che ronzavano dappertutto come vespe furiose...
Cinque figure accovacciate sotto un cespuglio saltarono fuori, aprendosi le vesti sul seno per fare vedere ai soldati che erano donne, ma i soldati le inseguirono facendole a pezzi, tagliando via prima un braccio, poi una gamba e divertendosi a mozzare i loro seni con le sciabole...
Un gruppo di donne, saranno state cinquanta o sessanta, si erano rifugiate in una piccola grotta e mandarono fuori una bambina piccola, con uno straccio bianco in mano, per chiedere pietà... La bambina fu subito decapitata da un fendente di sciabola...
I soldati sembravano impazziti, correvano e sparavano e mutilavano... C'era chi mutilava anche i morti, tagliando via i testicoli ai maschi e dicendo che ne avrebbero fatto una borsetta per il tabacco...
Qualche ufficiale gridava basta, fermatevi in nome di Dio, siete soldati dell'esercito degli Stati Uniti, ma quegli uomini non erano più soldati, erano diventati come cani idrofobi. .
(Capitano John Todd)
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...(quando ero piccolo) i miei genitori e i miei parenti non mi dicevano mai una parola sgarbata, non mi sgridavano mai se combinavo qualcosa di sbagliato. Picchiare un bambino era, per un Lakota, la più incredibile crudeltà.
(Orso in piedi)
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