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Non sono mai stato un uomo superficiale, una persona che attraversa le cose distrattamente senza cogliere i dettagli e le sfumature del mondo. Ho sempre avuto una certa sensibilità per il particolare, il grigio celarsi d'un ombra, lo sbuffo arricciarsi delle labbra, il torcersi delle dita torturate dall'ansia. Sostare sui merli d'una torre ha il pregio di avere ai propri piedi i passi della gente, l'affannarsi rigoglioso dei pensieri di una moltitudine in continuo divenire. L'orizzonte che va distendendosi, l'aria che sale tiepida o che ne discende gelando il viso , rendendolo liscio e tagliente come il vetro, mentre il vento scompiglia i capelli e scuote le fronde. Si questa torre è sempre stata la mia compagna, alta come una colonna di un tempio insuperato, possente come i bastioni di Agharti, sassi lisci e smussati come rocce levigate dal mare, pietre d'angolo chiare come sabbia di un deserto infuocato. La amo e la odio ...si la amo come potrei amare una donna desiderabile e voluttuosa, capricciosa e superba con la mente fine come uno stiletto che ti entra lento fino al midollo d'ogni singola cellula. E la odio per il suo invulnerabile silenzio, per l'eternità che confina la mia umanità nel limbo delle cose che svaniscono nelle sabbie del tempo. La odio certo ...ma come potrei odiare una donna che mi si concede senza combattere, che svuota la mente dai ricatti del'adulazione, che si sveste senza grazia e nulla concede alla lussuria della raffinatezza, al compiacimento della bellezza dei movimenti o al fascino iniquio e ardente delle parole. Ma il mio odio altro non'è che invidia ... una gelosia malriposta verso cio che mi trascende, così resto nella mia umiliazione di mortale, di colui che osserva l'infinito con l'immutabile bellezza che la vista gli regala. Lo contemplo e in questo so d'essere granello d'infinitudine, ma resto solo in questo mio mutare. Ora è il ricordo di ciò che è stato a farmi vacillare, i roghi sotto gli archi del loggiato, le lunghe cavalcate fra i boschi di cedri, la spada che lesta s' abbatteva sui corpi dei nemici, come falce messoria sui teneri fili d'erba, e Lei... Lei con i suoi capelli vermigli, come rosse spighe di grano, Lei che mi scaldava il petto con l'indaco degli occhi, e ancora Lei che danzava scalza sulle coltri di neve, mentre tutto intorno taceva, e la notte, vestita d'inchiostro, col suo pennino d'argento scriveva le pagine del nostro Amore
Siddy
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S.
A parte la battuta gli amori hanno sempre felicita e infelicita ma l'eternità di un amore forse si ha solo negli amori insoddisfatti, recisi per altrui causa, quegli amori ch eil tempo non consuma perche rubato è quel sogno di un insieme e perciò stesso continuano a vivere nel rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato.
Un merci per i tuoi apprezzamenti Rosy...
S.