Pensieri sparsi

Senza un filo conduttore..mi racconto.

 

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Ti ho amato per molto, molto tempo
So che questo
amore è reale
Non importa come sia andato tutto male
Questo non cambia ciò che provo
E non posso credere che questo tempo
Cicatrizzerà questa ferita di cui sto parlando
Non c'è cura
Non c'è cura
Non c'è cura per l'
amore

Sto soffrendo per te ragazza
Non posso fingere di non esserlo
Io ho bisogno di vederti nuda
Il tuo corpo e i tuoi pensieri
Ho bisogno di te come un'assuefazione
E non ti avrò mai abbastanza
Non c'è cura
Non c'è cura
Non c'è cura per l'amore

Non c'è cura per l'amore
Non c'è cura per l'amore
Tutte le navi spaziali stanno salendo nel  cielo
I libri sacri sono aperti
I dottori stanno lavorando giorno e notte
Ma mai troveranno la cura per l'amore
Non ci sono bibite o droghe
(Ah ditelo, angeli)
Non c'è nulla di veramente puro per curare l'amore

Ti vedo nella metropolitana e ti vedo sui bus
Ti vedo coricarti con me, ti vedo svegliarti
Vedo la tua mano, vedo i tuoi capelli
Vedo i tuoi braccialetti e la tua spazzola
E ti chiamo, ti chiamo
Ma non chiamo abbastanza piano
Non c'è cura
Non c'è cura
Non c'è cura per l'amore

Camminai in questa chiesa spoglia non avevo altri posti dove andare
Quando la più dolce voce che avessi mai sentito, bisbigliò alla mia anima
Non ho bisogno di essere perdonato per amarti così tanto
E' scritto nelle scritture
E' scritto col sangue
Ho anche ascoltato angeli dichiararlo dai cieli
Non c'è cura
Non c'è cura
Non c'è cura per l'amore.

Non c'è cura per l'amore
Non c'è cura per l'amore
Tutte le navi spaziali stanno salendo nel cielo
I libri sacri sono aperti
I dottori stanno lavorando giorno e notte
Ma mai troveranno la cura per l'amore

 

 

Luoghi comuni

Post n°5 pubblicato il 20 Aprile 2012 da YuukiDeKiri
Foto di YuukiDeKiri

Detesto i luoghi comuni, le frasi fatte. Quelle usate sempre più spesso e spesso senza riflettere sul loro significato reale. Mi ribello a "..tanto io sono oltre", ma oltre dove, a cosa? Se fossi davvero oltre non saresti qua a dirmelo ma saresti là..a farlo. O ad esserlo. Oppure "..sai, nella mia compagnia, siamo tutti matti!!". Ma matti di che? Solo perchè si beve un bicchiere in più o si fa casino al ristorante si è matti? La pazzia è ben altra cosa e spesso è caratteristica degli innovatori, degli originali. Dei pazzi anche, si. Ma non degli sballoni del sabato sera. Quella cosa ha altri nomi.. Insomma, si è capito di cosa parlo. Ora vorrei però parlare di un proverbio che quando mi viene proposto scalfisce profondamente la mia placida calma Zen. Si tratta di "domandare è lecito, rispondere è cortesia!". Già la formulazione mi trova irritato, c'è un imperativo categorico di fronte al quale il poverino che lo riceve si trova indifeso. Colto in fallo dalla propria maleducazione nel non rispondere, già si becca dello scortese. E non abbiamo ancora cominciato! Dunque, il cuore della questione è, per me, la prima frase, quel "domandare è lecito". Ora è evidente che la parte lecita fa supporre che ogni domanda abbia il diritto di essere fatta: appunto essendo lecito. Ma siamo proprio sicuri che tutte le domande siano lecite? Perchè se così fosse, si aprirebbe un mondo di opportunità di conoscenza e praticità.. "scusi, mi regala 1000 €?", "signore, ma come mai le manca una gamba?", " signorina, sa solo perchè è lecito, lei è depilata o nature?", "scusa, ma tu quanto guadagni?". Insomma, siamo proprio sicuri che tutte le domande siano lecite? Siamo sicuri che - ne ho citate alcune semiserie - non vi sia un limite al domandare? Magari il buon gusto, l'opportunità, il tempismo dovrebbero suggerire di tenersi qualche domanda in tasca e magari le risposte arrivano lo stesso. E, qualora non arrivassero, vuol dire che non dovevano arrivare. Quindi se domandare NON è (sempre) lecito, allora il NON rispondere non è (quasi mai) scortese. Caro domandatore lecito, senza sentirmi scortese scelgo di non risponderti. Oppure, strategia più perversa, che adotto nei momenti di buon umore, appena data la risposta (che può anche essere falsa, tanto il proverbio non parla di risposta veritiera), comincio a porre io domande a raffica, anche le più imbarazzanti. Tanto, domandare è lecito. No?

 
 
 

Lettera ad un figlio non mio, ma che vorrei.

Post n°4 pubblicato il 16 Aprile 2012 da YuukiDeKiri
 

Ciao Federico,

ti restituisco lo scodellino, per una prossima candela che certamente farai.  Ti ringrazio ancora per la candela, la accenderò in un’occasione veramente speciale. Ma soprattutto ti ringrazio per il biglietto che vi hai allegato: è per me più importante della candela stessa. Sono onorato e lieto che tu mi consideri un amico ed io ricambio volentieri questa amicizia. Per me AMICO è parola importante che uso con molta attenzione e sono contento di usarla ora. Fra noi. 

Approfitto subito della tua amicizia e, considerandomi un amico..anziano, mi permetterò di dirti alcune cose che direi ad un amico più giovane, seduti su di un muretto davanti al mare o su una panchina mentre ti riposi dopo aver giocato al pallone. Cose che nessuno mi ha mai detto quando avevo la tua età, e neanche dopo, ma che ho imparato con il tempo e che vorrei fossero utili a qualcuno. Ad un amico, appunto. Attenzione, non sono consigli, sono solo miei pensieri. Sentili e fanne ciò che vuoi.

Di fatto sono due le riflessioni che desidero condividere con te. Una riguarda il valore di noi stessi e l’altra è la possibilità di scegliere.

Ci sono tanti modi per definire il valore delle persone, il nostro personale valore. Alcuni lo identificano nel successo, altri nel denaro o nel potere. Qualcuno in quanti quadri o case riesce a possedere. Ci sono persone che definiscono il loro valore in base a quante cose conoscono o libri hanno letto. Altri ancora nel raggiungimento di obiettivi particolari. Ed ancora, alcuni si accontentano di dirsi di valere. Ma cosa è il valore? Difficile dirlo. Ognuno con il tempo trova le proprie risposte. C’era un cantante stravagante, che immagino tu non conosca, il quale ha scritto una canzone  che, ad un certo punto diceva: “..mi piacerebbe andare al tuo funerale per vedere se poi la gente piange davvero..”. Al di là della canzone stramba, ciò che voleva dire era: “Ma, in fondo in fondo, quanta gente si preoccupa di noi? Quante persone realmente si interessano a ciò che ci succede e, soprattutto, su quante persone possiamo contare nel momento nel quale abbiamo bisogno?”  Ecco io penso che questo sia un buon modo per valutare il valore di una persona. Cioè, nel corso della nostra vita, che segno lasciamo e come e cosa siamo riusciti a fare con le persone? Le relazioni che siamo riusciti a stringere e la loro qualità danno una misura di quanto siamo riusciti a trasmettere a coloro che hanno condiviso un periodo più o meno lungo della loro vita con noi. Quindi, ogni incontro è, in qualche modo, speciale e non dobbiamo tralasciare le occasioni che ci si presentano per dare il meglio di noi stessi e per farci conoscere per ciò che siamo. La misura, la quantità e la qualità delle relazioni che saremo riusciti a stringere nella nostra vita, in qualche modo, ci rappresentano e, possiamo dire, che danno una parte della misura del nostro valore. Se in ogni momento, in ogni luogo, in ogni ora del giorno e della notte potrai contare su qualcuno per scambiare una parola, per avere un aiuto, un consiglio allora, a mio parere, vuol dire che la tua vita avrà avuto valore. Questo non si trova per caso in un cassetto, si costruisce ogni giorno, ogni istante. Ogni persona che conosciamo ed incontriamo può essere quella che ci aiuterà, sosterrà, consiglierà un giorno. E, magari, noi per loro. Quindi, tu cerca la tua definizione di valore secondo le tue inclinazioni, ma considera anche questo punto di vista. E, qualunque cosa deciderai, chiediti sempre: “Cosa è per me il valore?”.

Seconda cosa. La scelta.

Immagina di entrare in un negozio per comprare un paio di scarpe. In quel negozio c’è un solo paio di scarpe. Che possibilità di scelta hai? Nessuna. O meglio, puoi scegliere di uscire e non comprare nulla oppure, se sei fortunato, quello è proprio il paio di scarpe che volevi. Ma magari non sono della tua misura. In un altro negozio vi sono due paia di scarpe, ora la tua possibilità di scelta aumenta e magari trovi ciò che cerchi. Ma la tua possibilità è sempre molto bassa. Per fare la scelta che ti convince, che ti piace, tu hai bisogno di un negozio con molte paia di scarpe, oppure di tanti negozi con tante paia di scarpe. Alla fine la tua scelta sarà molto vicina a ciò che veramente volevi. Ma la chiave di tutto questo non è nella tua scelta ma nella possibilità di scegliere fra tante cose.

Cosa c’entra questo con la vita? C’entra. Perché ogni giorno sarai chiamato a fare delle scelte: lo studio, il lavoro, i contatti con le persone, una parola od un discorso, un film, qualunque cosa è una scelta. Più cose conoscerai  – cioè su quanti negozi e paia di scarpe potrai contare – e più avrai possibilità di scegliere. E magari di fare la scelta giusta. Nella vita le paia di scarpe sono rappresentate da tutto ciò che sarai in grado di conoscere, quindi. Non smettere mai di essere curioso, di chiedere, di voler sapere, di leggere, di domandare, di pretendere di sapere. Non accontentarti delle risposte a metà, delle cose che non ti convincono o che ti appaiono non credibili, cerca sempre una conferma a ciò che ti viene detto od almeno fatti delle domande su ciò che senti, senza per questo dubitare delle persone. Aggiungi sempre, ogni giorno, qualcosa – piccola o grande non ha importanza - alla tua conoscenza. Ogni giorno un paio di scarpe in più ti aiuterà ad essere sempre più pronto ad operare delle scelte corrette nel cammino che hai di fronte a te.  Ogni giorno, scegliendo, orientiamo un poco o tanto la nostra vita. 

 

Ecco queste due piccole cose desideravo dirti, in virtù del fatto che siamo amici e, fra amici, ci si può dire tutto.

Forse tutto questo ti potrà apparire ora come distante e prematuro ma, ti assicuro, il tempo passerà velocemente e, prima che tu te lo aspetti, farai i conti con alcuni di questi aspetti della vita. Ora gioca, studia, vivi, cresci senza pensarci troppo. Solo ogni tanto, un momento, pensaci. Se vorrai.

Bada bene, tutto questo  non ha nulla a che fare con la felicità. Quella è cosa che riguarda perlopiù le emozioni ed i sentimenti, e, per quanto riguarda queste cose non mi permetto di dare consigli a nessuno. Non ne sono capace e neanche lo farei se lo fossi. Questa è cosa che dovrai costruire da te ma non da solo, lo farai con le persone che ti amano e desiderano il tuo bene. Un po’ alla volta.

Ora basta così, come tutti coloro che hanno un po’ di anni, ho messo troppe parole in un unico posto.  Mi auguro non averti annoiato ma, fra amici, ci si può permettere anche questo sperando nella comprensione dell’altro.

Un abbraccio.

 
 
 

La forza delle parole.

Post n°3 pubblicato il 16 Aprile 2012 da YuukiDeKiri
 
Foto di YuukiDeKiri

Io sono un feroce e vorace lettore, leggo di tutto e leggo moltissimo. Casa mia è zeppa di libri e, da un bel po’ di tempo ormai, ho un settore della biblioteca destinato ai libri ancora da leggere; si, perché sono un compratore compulsivo e, pur leggendo molto e velocemente, ne acquisto più di quanti ne riesca a leggere. Non riesco a resistere dall’entrare in una libreria.

Ho libri in macchina - per ingannare le soste e le attese -, ho un libro in ogni borsa  - così, nel caso, ho sempre qualcosa da leggere. Insomma, avete capito.

Va da se che per me la parola ha una straordinaria importanza. Mi piacciono i suoni delle parole e l’armonia delle frasi, dei periodi. Mi piacciono le frasi lapidarie, quelle illuminanti, quelle ariose e quelle oscure. Ho cercato per tantissimi anni conforto, ispirazione, scoperta e rifugio nei libri, negli aforismi. Storie, fiabe, racconti, saggi, romanzi, poesie, biografie, tutto è servito per formarmi. A partire dal primo libro che mi fu regalato e che mi dischiuse la strada verso la bellezza della lettura: Il circolo Pickwick, di Dickens e per proseguire poi con quello che è stato il libro più significativo per me: Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, di Pirsig, non ho più smesso.

Pieno di immagini, parole – appunto –,  concetti, nozioni ho sempre creduto che in ciò vi fossero tutte le risposte: armi e scudi per il quotidiano.

Ogni situazione della vita è già stata vissuta, e raccontata. Ogni momento dell’esistenza può essere raccolto in un libro, in un aforisma, in una parabola o racconto. In un Haiku.

A questo punto della mia vita, complici alcuni accadimenti, devo dire che non è così. O meglio, non proprio così.

Mi sono trovato impreparato di fronte ad alcune contrarietà, ad alcuni ostacoli. Ecco che ho realizzato che tutto ciò che si legge, che si impara non conta nulla se non lo si cala nell’esperienza quotidiana.

Ricordo di aver letto – ecco di nuovo – che Lord Brummel, famoso per la sua eleganza facesse prima indossare i propri abiti a qualche suo servitore per poi iniziare ad indossarlo egli stesso. Come a dire che un abito nuovo è troppo…nuovo. Occorre dargli un po’ di vita, di percorrenza perché possa essere veramente elegante. Ecco, allo stesso modo, mi viene la sensazione che tutto ciò che possiamo leggere od imparare sia un po’ come quel vestito nuovo. Astratto e forse freddo. Le parole, anche le più belle, non hanno valore se non trovano il calore ed il colore della vivibilità. Dell’esperienza.

Mi sono trovato impreparato ed incapace di fronte ad alcuni passaggi della vita, bravissimo in teoria e scarsissimo nella pratica.

Da quando ho iniziato questo pensiero – non ancora compiuto – sto leggendo meno. Mi sono anche accorto che il leggere, quando diventa ossessivo, è un modo per estraniarsi dal quotidiano. Una modalità per privilegiare la fantasia alla realtà. Il sogno al realizzato.

Sto cercando di ascoltare più parole, dalle persone, e meno dai libri – che sono sempre parole di persone, ma non suonano alla stessa maniera. Hanno poca dimensione, come la pagine su cui sono scritte. Sto cercando di imparare di più dai fatti e non dalla teoria.

Sto cercando di capire il vero significato della parola “amore”, di cui so declamare molte storie o poesie, ma non so vivere. Con tutte le implicazioni terribilmente straordinarie di questa parola..

Pubblico così, ma non è ancora completo. Come il mio pensiero.

 
 
 

A volte, mi vergogno di essere uomo

Post n°2 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da YuukiDeKiri
 
Foto di YuukiDeKiri

Cari colleghi uomini. Basta!

Basta con i luoghi comuni, basta alle battute del branco. Ma credete davvero che la cameriera del ristorante non abbia già sentito, un milione di volte, le battute, i sottintesi, le allusioni che, forti, del gruppo d'ascolto di altri fenomeni come voi, vi sprecate a somministrarle?

Pensate davvero che la donna per la quale vi date di gomito, parlando di cosa le fareste se ce la aveste fra le mani, riconosca in voi una qualche esemplare degno di interesse solo per il fatto che esistete e respirate?

Usate il clacson dell'auto solo per gli scopi per i quali è nato: emergenza. Lo dice anche il codice della strada. Non mi risulta esistano suoni magici che, come grimaldelli, dischiudano all'istante le cosce delle signorine che incrociate per strada.

L'unica cosa che mi fa sorridere, come una legge del contrappasso è che le vostre amanti, fidanzate, mamme, mogli, sorelle a loro volta incontrano colleghi che offrono loro, gratuitamente per carità, lo stesso ricco e variegato repertorio. Esiste una giustizia!!

Non sarebbe forse meglio imparare l'arduo uso dei congiuntivi, magari vestirsi un pò decentemente, lavarsi di tanto in tanto, leggere qualche libro ed imparare a conversare? Conoscere, scoprire, esplorare, incuriosire, sedurre? Difficile? Forse si, ma si può fare. Si, dai che si può fare.    

 

 
 
 

Il tempo.

Post n°1 pubblicato il 21 Ottobre 2011 da YuukiDeKiri
 
Foto di YuukiDeKiri

Amico mio, sto aspettando che arrivi Carla. Immagino sarà in ritardo, come al solito. Ciò è molto fastidioso sul lavoro ed immagino anche nella sua vita privata sarà spesso fuori orario. Disorganizzazione? Leggerezza? Superficialità? Distrazione? Boh. Il fatto è che spesso mi arriva sul lavoro dopo il suo orario e già l'ho richiamata alcune volte. Questa cosa mi irrita moltissimo.

Mi viene così in mente qualche sera fa, quando ti aspettavo a casa mia per una grigliata e, anche tu lo fai di tanto in tanto, siete arrivati in ritardo. Anche in quella occasione mi sono irritato - il fuoco preparato per l'ora giusta, l'aperitivo già pronto. Cose così, da noi che cuciniamo e che prepariamo le cose con i tempi giusti. Ovviamente la mia irritazione ha generato i soliti commenti: ma quanto sei pignolo, ma rilassati e così via..

Quindi mi sono messo a riflettere, circa la mia suscettibilità su questo argomento. Non è che sono proprio un rompicoglioni? Poi ho capito! La chiave di tutto questo è una sola, il tempo.

Hai notato? Quando si aspetta qualcuno che ritarda il tempo risulta come fosse sospeso, sei pressochè immobile. Fermo ad un tratto di strada, in genere un angolo, già hai visto tutte le vetrine vicine, più volte. Oppure seduto in macchina a leggere il giornale, ma non ti concentri perchè ogni auto che arriva ti distrae perchè potrebbe essere la persona che attendi.

A casa, hai già sistemato tutto, cammini, ti siedi, ti alzi, sistemi ancora un dettaglio. Ma in nessun caso, inizi qualcosa: potrebbe arrivare da un momento all'altro..

Ecco quiindi che il ritardo è associato all'attesa e quindi al tempo, inutile che passa. Quindi il ritardo è un furto di tempo inutilizzato. Perciò conservo intatto il mio diritto di irritarmi. No, di incazzarmi proprio, con chi mi ruba il tempo, arrivando in ritardo. E magari neppure avvisa.

Ecco, amico mio, perchè continuerò a farti notare che sei in ritardo. Perchè fra amici non dovrebbero esserci furti. Ancor meno di tempo.

p.s. E' arrivata ora Carla, in ritardo. Of course

 

 
 
 
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Data di creazione: 05/10/2011
 

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