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I due Messia

Storia di Giovanni di Gamala e Yeshu ben Pandera

 
 
 
 
 
 

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“Caifa”, il Sommo Sacerdote

Post n°18 pubblicato il 23 Gennaio 2014 da otto8dgl1
 



La discendenza da una famiglia di Sacerdoti, così antica e potente, ci ha convinti e le prove lo attesteranno che il nostro storico, Giuseppe Flavio, fu uno dei nipoti di “Giuseppe, che fu chiamato Caifa, proclamato Sommo Sacerdote dal Prefetto Valerio Grato” il 18 d.C. (Ant. XVIII 35); egli fu l’accusatore di “Gesù Cristo” nei Vangeli.
Nella genealogia della grande stirpe sacerdotale dello storico, risalente oltre un secolo e mezzo prima di lui, è contenuto un errore gravissimo che riguarda proprio suo nonno “Giuseppe”.
Questi, da quanto risulta in (Bio, 1-6) sarebbe nato:

“… Nel nono anno del regno di Alessandra nacque Giuseppe", cioè il 68 a.C. e "da lui nacque nel decimo anno del regno di Archelao, Mattia”, il padre di Giuseppe Flavio, cioè il 6 d.C., infine da Mattia nacqui io, il primo anno dell’Impero di Gaio Cesare, il 37 d.C.

Se fosse vero, suo nonno avrebbe avuto un figlio all’età di 74 anni, ma quest’assurdità viene smentita da un evento che correlato ad altri, ci aiuta a fare chiarezza.

“Quando Erode il Grande assunse il potere règio (37 a.C.), uccise Ircano e tutti gli altri membri del Sinedrio eccetto Samaia” (Ant. XIV, 175).

Fra quei membri del Sinedrio che misero sotto accusa Erode per l’uccisione di Ezechia, padre di Giuda il Galileo (Ant. XIV, 167-168), vi era certamente anche uno dei suoi antenati, ma non l’ultimo nonno Giuseppe: ecco perché i conti non tornano.
E’ evidente che fra l’antenato “Giuseppe” nato il 68 a.C. e il “Giuseppe” suo nonno, c’è una “mancanza”; ma l’errore non lo commise lo storico. E’ impossibile che lui non conoscesse l’età di suo nonno, l’errore si spiega con una “piccola manipolazione mistica” nella sua genealogia, descritta in “Autobiografia” effettuata da chi aveva l’interesse ideologico di non fare apparire “Giuseppe che fu chiamato Caifa”, il Sommo Sacerdote, come nonno di Giuseppe Flavio.
Il nostro scriba Giuseppe, ligio ai suoi doveri di storico, trasmise ai posteri tutti i nominativi dei Sommi Sacerdoti del Tempio che presiedettero il Sinedrio, i quali, per l’ecumene degli Ebrei di allora, erano equivalenti al Papa di oggi dei cattolici.
Lo fece riportando come d’obbligo, il nome del padre di ognuno di loro… TRANNE UNO: quello di “GIUSEPPE CHE FU CHIAMATO CAIFA”.
Se non si considera questa “mancanza”, si giungerebbe alla conclusione obbligatoria che escluderebbe matematicamente il nonno di Giuseppe Flavio come accusatore di “Gesù”, perché se nel 6 d.C. aveva 74 anni, all’epoca in cui lo incolpò ne avrebbe avuti CENTOUNO… secondo i Vangeli ( centosei secondo la storia) e secondo quanto vollero far apparire i manipolatori mistici, poiché simile vetustà sarebbe servita a dirottare la curiosità degli storici troppo indiscreti e pignoli…
E, guada caso, il Nuovo Dizionario Biblico della “Santa Sede”, edito nel 1993, alla voce “Sinedrio” fa una relazione delle funzioni e i poteri di tale organo riportando tutte le citazioni di Giuseppe Flavio TRANNE UNA: proprio il brano suddetto (Ant. XIV, 175). Questo passo, il più importante per l’uccisione di “TUTTI I SUOI MEMBRI” viene dimenticato.
Riflettiamo un attimo: se l’accusatore più accanito di Gesù Cisto, secondo i Vangeli, risultasse essere stato il nonno dello storico, immaginiamo quale dettagliata descrizione della vita del “Figlio di Dio” avrebbe dovuto tramandarci lo scrittore. Giuseppe non sarebbe stato “storico ebreo”, bensì “storico cristiano”, avendo suo nonno e suo padre toccato con mano a Gerusalemme il tanto atteso e sospirato “Messia”… e lo avrebbero sicuramente raccontato anche a lui da bambino, specie quando, dopo averlo accusato e fatto crocifiggere da testimoni esterrefatti, videro che:

“… Si fece buio su tutta la terra, il velo del Tempio si squarciò, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti morti risuscitarono e uscendo dai sepolcri entrarono nella Città Santa e apparvero a molti”. (Mt. 26, 51/53.

I copisti non seppero farsi una ragione del perché lo storico non avesse riportato la cronaca di quegli avvenimenti e non fosse diventato cristiano, ma soprattutto la mancata cronaca di quei fatti clamorosi dimostrava che non avvennero!
Si, non possono esservi dubbi, fu questo il movente della manipolazione genealogica dello storico sacerdote: Giuseppe detto CAIFA era il nonno di Giuseppe Flavio, ma con tale soprannome, non doveva risultare nella genealogia da lui riportata in “Autobiografia” per le deduzioni che ne avrebbero tratto gli storici; al contrario nei Vangeli, è solo con questo soprannome che conosciamo il Sommo Sacerdote “CAIFA”.
Ma “Caifa” come nome proprio non esisteva nella Giudea di allora: era solo una qualifica che significava “indovino” o (Profeta) e presa a se stante non aveva alcun senso. “Giuseppe detto l’Indovino”, questo era un nome con un significato, esattamente come lo riporta la storia… ma ancora senza patronimico.
Al nonno dello storico ebreo… il NOME gli venne censurato nei Vangeli, il SOPRANNOME in “Autobiografia” e il PATRONIMICO in “Antichità”… pur di impedire l’identificazione del personaggio con le pericolose conseguenze sulla Testimonianza di Giuseppe Flavio.

Di: Emilio Salsi da Giovanni il Nazireo e i suoi fratelli. (pag. 145-146-147)

 
 
 
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