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RIFLESSIONI. PARTENDO DALLA TRAGEDIA DI BARLETTA (di Francesco Polizzotto)

Post n°398 pubblicato il 08 Ottobre 2011 da marcozio1
 
Foto di marcozio1

 

 Ho deciso di riprendere il triste e tragico argomento della tragedia di Barletta perché, come spesso accade, notizie di questo genere, dopo qualche giorno di ribalta, di ipocrisie di rito di false costernazioni, di ripetizioni sino all'inverosimile delle stese parole e dopo il lutto cittadino, passano nel dimenticatoio e tutto torna ad essere come prima.

Aldilà della tragedia, la cosa che più mi sorprende sono le enunciazioni ei proclami fini a se stessi. Io avevo scritto nel gruppo facebook “MZ Il blog di Marco Zio” :

No al profitto a tutti i costi! Dobbiamo rifondare il Paese partendo dalla nostra testa! Che, in apparenza, non hanno nulla di diverso rispetto a tutte le altre affermazioni ma nella realtà non è così

Cercherò di essere il più chiaro possibile su qual è il mio pensiero circa queste dichiarazioni. “No al profitto a tutti i costi” è la sintesi della nostra tragedia umana, dell’egoismo incontrollato, della sete per il denaro a tutti costi , a qualsiasi costo. Per rendere meglio l’idea paragono la tragedia di Barletta a un “diamante” quale massima espressione di potenza, bellezza, preziosità e brillantezza conferitegli dalle molteplici facce: un diamante è per sempre! Ma è per sempre anche il dolore di quelle famiglie dell’Angola, della Liberia, del Congo, della Costa d’Avorio dove i signori della guerra la facevano (ma credo la facciano ancora oggi) da padroni, continuando a seminare morte ovunque. Sono in corso pregevoli azioni mirate a evitare lo sfruttamento delle persone per scopi come finanziare le guerre o produrre droga, rispetto a quelli civili e/o non rispettosi della vita dell’uomo.

 “Dobbiamo rifondare il Paese partendo dalla nostra testa”. La storia del nostro Paese è nota e noi ne siamo i principali protagonisti e gli inconsapevoli responsabili. Non abbiamo capito di essere in trappola, in cambio di 30 danari, abbiamo dato la nostra vita in ostaggio. Il lavoro nero, banalmente, esiste perché qualcuno si presta a farlo. Le ragioni sono della condizione attuale del nostro Paese sono da ricondurre alle menzogne, messe in atto nel sud dell’Italia già a metà dell’ottocento, e all’incapacità dei nostri politici di essere tali, di lavorare e dedicarsi, anima e corpo, agli interessi unici ed esclusivi della nostra Italia che, pur essendo stretta e lunga e con le montagne nel mezzo è la settima potenza industriale del mondo. Quindi vuol dire che siamo capaci e che abbiamo gli attributi…! Il lavoro nero può nascere o da attività illegali e, quindi, al di fuori della legge oppure da attività terziarie, di subcontracting. In quest’ultimo caso, aziende multinazionali e non, non strutturate al proprio interno per l’allestimento di alcuni prodotti e/o confezionamenti ( per esempio gli espositori o blocchi di prodotti promozionali ecc. ecc.) dove la manualità è la parte preponderante, si avvalgono della collaborazione di società in conto terzi specializzate in operazioni manuali. Queste società, a loro volta, per alcuni prodotti o rifiniture, come accaduto a Barletta, subappaltano e/o distribuiscono a una rete di laboratori esterni, che possono essere sia di carattere famigliare, sia individuali, i materiali da confezionare, o tagliare, cucire, abbinare ecc. ecc. ed ecco generato il nero e la paga di 4 euro/ora. Come primo passo, per contrastare questo fenomeno, sarebbe utile che le aziende che hanno la necessità di ricorre per alcune lavorazioni all’esterno, procedano ad una selezione accurata e severa di queste società mediante audit di processo o di prodotto a secondo delle necessità.

Che introducano una modulistica di responsabilità: una lettera di manleva sulla quale sia indicato, espressamente, che tutto il personale che verrà impiegato per le lavorazioni x, y, z, sia regolarmente assunto, che la paga oraria e i contributi ecc. sia secondo quanto previsto dai rispettivi contratti collettivi del lavoro (Fiat è uscita da Confindustria…) e a quanto previsto dalle leggi vigenti. Prevedere inoltre che l’eventuale ricorso ad eventuali subappalti vengano preventivamente comunicati, mediante notifica di assunzione di responsabilità, alla società e che comunque rispondenti ai medesimi criteri. Le autorità locali e le autorità competenti GdF (i Comuni) potrebbero eseguire controlli del caso. Non mi pare sia molto difficile…e una cosa a prova di stupido. Il compianto Steve Jobs ha fatto quello che ha fatto perche non si è fatto tante “seghe mentali” – forza “sforziamoci pretendiamo legalità”. Concludo dicendo che non c’è bisogno di grandi riunioni, tavoli e tavolini, ma soltanto di essere disponibili ad agire, il nero, come il precariato non possono essere la causa della nostra morte: la vita non ha prezzo.

 

 
 
 
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Data di creazione: 23/10/2010
 

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